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Info SOCIALISTA 25 agosto 2006 a cura della segreteria regionale SDI, per i rapporti con l'azione nazionale dei socialisti e del centro sinistra n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592 - fax 0461-944880 Trento/Bolzano www.socialistitrentini.it - www.socialisti.bz.it Quindicinale - Anno 3° Costruttori d'Europa, tra Ciampi e Napolitano - perché la politica sia sincera - Carlo Azeglio Ciampi, "costruttore d'Europa"… Dal nostro Trentino, sotto l'egida del premio Alcide De Gasperi e alla presenza di Giorgio Napolitano e Romano Prodi, è venuto al presidente Ciampi un meritato riconoscimento, oltre che per l'azione politico-istituzionale, per l'iniziativa in campo economico svolta negli anni '90 a livello governativo con il passaggio dalla lira all'euro ma anche - restando ai meriti di natura finanziaria - per la connessa eccellente, anche se spesso sottaciuta, opera svolta in precedenza alla Banca d'Italia di cui fu Governatore dal 1979 al 1993. Egli in questa alta funzione accompagnò per tutti gli anni '80 il risanamento della nostra economia, conti pubblici compresi. In sede di studi storici economici (diverso è il discorso riferito alla politica politicante che ha demonizzato la classe dirigente degli anni '80, quella del centro-sinistra pentapartitico) si considera - nel bene e nel male - che proprio "in quei tanto 'famigerati' anni '80 si gettarono le basi che permisero al Paese di presentarsi in regola all'appuntamento con l'Europa" : dal blocco della spirale inflazionistica avviato con il famoso accordo sulla scala mobile, alla ristrutturazione del sistema produttivo, alla crescita economica (nel 1990 il reddito nazionale "è cresciuto di cinque volte rispetto al 1950, collocando l'Italia fra i paesi a più elevato tenore di vita nel mondo"); mentre la vera svolta sul fronte dei conti pubblici si ebbe proprio negli anni '80 con l'introduzione del Documento di programmazione economica e finanziaria, con le riforme dei mercati finanziari e il rispetto dei vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. In tutto questo, fondamentale fu l'apporto di Ciampi dal fronte della Banca d'Italia, che come ha richiamato il senatore Giulio Andreotti nel suo intervento al teatro Sociale di Trento (in un passaggio che però non mi sembra sia stato evidenziato dai resoconti mediatici) coadiuvò dal punto di vista tecnico l'azione governativa di collegamento all'Europa. Si fa questa puntualizzazione perché oggi è facile o scontato fare gli europeisti, ma tra gli anni '70 e '80 ci fu in Italia un esteso fronte antieuropeo, con successivi rovesciamenti di posizione che fanno meditare. I professori Ferrera e Gualmini, nel libro "Salvati dall'Europa?" edito da il Mulino, nel confermare che "l'agenda del risanamento è stata in buona misura messa a punto proprio negli anni Ottanta" ricordano significativamente che "molti degli europeisti più integerrimi di oggi, vent'anni fa militavano sul fronte opposto". Va riconosciuto quindi un alto merito particolare a quelle personalità che come Ciampi furono coerenti nell'impegno europeista allora come oggi. Spiace molto invece dover rilevare come allora nel fronte antieuropeo si siano segnalati tanti personaggi specialmente di area comunista, tra cui lo stesso presidente Giorgio Napolitano. Su tutto spicca significativamente il compito affidatogli dal suo partito di dire un reciso "no" in Parlamento allo Sme, il sistema monetario europeo che alla fine degli anni '70 rappresentava la prima iniziativa europea di controllo delle fluttuazioni monetarie (il settimanale comunista Rinascita bollò lo Sme come un tentativo di legare le mani dell'Italia a quella di paesi "ancora più crudelmente classisti del nostro"!). In seguito l'on. Napolitano si distinguerà fra i promotori più autorevoli di una svolta filoeuropea del Pci, partito che tuttavia tra il 1984-85 si distinse ancora per ostilità alla politica europeista di controllo dell'inflazione, promovendo il referendum contro il blocco degli effetti inflazionistici della scala mobile. Ma l'eco di quel discorso in Parlamento dell'on. Napolitano sullo Sme rimase a lungo nella memoria degli osservatori, tanto che ancora nel 2002 Paolo Mieli sul Corriere della Sera si incaricava di scrivere una nota dal titolo "Europa: il coraggio di ammettere le contraddizioni" osservando che "sarebbe di grande interesse se oggi Giorgio Napolitano raccontasse come maturarono in lui le ragioni dell'opposizione a quel primo strumento di armonizzazione monetaria europea". Questo perché la politica sia sincera. Nicola Zoller UN LIBRO, per concludere ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges) Autore: Umberto Ranieri Titolo: La sinistra e i suoi dilemmi Venezia, Marsilio Editore 2005 , pg.128 €.10. (collana i Grilli) di Paolo Borghi Parte dal vecchio Bernstein, Ranieri, non certo dai Montagnardi Giacobini senza se e senza ma e dai loro epigoni, per ricordarci che già nella seconda meta' dell''800 c'era chi pensava che il socialismo non fosse semplicemente un sistema antagonistico e alternativo al capitalismo, ma un processo di estensione dei diritti tramite strumenti di regolazione sociale finalizzato alla effettiva democratizzazione della società e alla effettiva costituzione di liberta' per tutti i cittadini. Tale intuizione (che è stato oggetto di una lunga battaglia politica nella socialdemocrazia tedesca e in settori della socialismo europeo) era basata sulla constatazione che l'aumento della ricchezza prodotta, consentiva una liberta' rispetto agli eventi economici mai raggiunta dal genere umano, e che in ogni caso la liberta' individuale fosse un valore irrinunciabile e incomprimibile rispetto alle logiche collettive. Cosi' i Socialdemocratici riformisti (in Europa inseguiti dai Cristiani e perfino dai Liberali, tutti inneggianti oggi al Modello Sociale Europeo!), magari continuando a sublimarsi il fine ultimo anticapitalistico, potranno edificare pacificamente e democraticamente imponenti sistemi di tutela del lavoro e del sindacato, di istruzione, sanitari, di assicurazione e previdenza sociale, piegando lo stesso Capitalismo Europeo a logiche sociali impensabili. I loro avversari nella sinistra, i social-comunisti sia di qua che di la dalla presa del Palazzo d'Inverno e dal mausoleo di Lenin, invece si dedicheranno alla teorizzazione e costruzione delle esperienze di presa rivoluzionaria del potere e, in larghe parti del mondo, alla costruzione di sistemi socialisti post-capitalistici oppure alla sublimazione di tali processi teorizzando vie più o meno contorte capaci di trasformare il capitalismo in socialismo, tutti uniti dalla filosofia che dava per moribondo il capitalismo e matura una nuova società (anche se poi vistose erano le differenze tra chi approcciava democraticamnte questa trasformazione, e chi negava ogni possibilità tramite la democrazia di produrre questa stessa trasformazione). Quando arriva sulle faccende nazionali (Turati, Gramsci, Rosselli, Togliatti, il Centro Sinistra, il PSI di Craxi e il PCI degli anni 60-80), Ranieri illustra dettagliatamente tutti i limiti del Riformismo e le venature Riformiste presenti tra i rivoluzionari; la subalternita' dei Riformisti Socialisti al Moderatismo e al Massimalismo. Si arriva cosi' a esplicitare senza ambiguità il riformismo nel PSI solo con la vittoria di Craxi (abbandonando la forma di rivoluzionarismo finalistico che era residuata), mentre nel PCI solo dopo la trasformazione del Partito in PDS (iniziando l'abbandono della Via Italiana al Socialismo, portatrice di Riforme di struttura, fieramente alternative al riformismo gradualista e non anticapitalista). L'approdo riformista nell'ultima stagione, unisce DS e SDI concludendo una evoluzione politica lenta e sofferta, in cui il riformismo socialdemocratico si unisce con altri riformismi, a partire dalla proposta di Prodi "Il sogno, l'Europa" del 2003, e in cui si realizzano, pur tra difficoltà, la lista uniti nell'Ulivo alle Europee e si cerca di realizzare la Federazione tra Uniti per l'Ulivo, nel contrasto delle ipotesi messe in campo dai Radicali e nelle continue difficoltà delle relazioni Riformisti-Radicali e tra Riformisti. L'approdo nel Partito Riformista è quindi per Ranieri la modalità politica capace di far superare al Riformismo Italiano difficoltà ed ambiguità, ma soprattutto la debolezza storica che lo ha caratterizzato, e di candidare il Riformismo stesso alla guida del Paese, trovando tra i suoi partner i radicali presenti nel centro sinistra e le quote di elettorato del centro destra oramai disilluse dalla ginnastica propagandistica del Cavaliere. Un saggio illuminante quello di Ranieri (scritto prima di veder gli esiti del Congresso Diesse - partito di cui Ranieri è deputato - e prima di vedere i primi vagiti della Federazione dei Riformisti), e maggiormente importante se si pensa alla perseveranza dei Riformisti che hanno attraversato anche il PCI (Amendola, Napolitano nel dopoguerra, ma già anche dalla fondazione del Partito). Sono queste posizioni che consentono l'evoluzione dei Comunisti Italiani, e la loro alleanza riformista con i filoni che si ritrovano poi nell'esperienza dei diesse (solo ora compiutamente socialdemocratici e riformisti). Certo l'orgoglio riformista non puo' che palpitare scorrendo le pagine di questo agile libro, riscoprendo nobili radici a tutta una tradizione di governo trasformatore delle cose e dei fatti che ha attraversato l'intera sinistra, pur toccando con mano i danni realizzati dal massimalismo socialista e dal leninismo rivoluzionario o dalle tante ambiguità delle terze vie. Ma per non passare dalla "teologia" dello storicismo marxista (affetto dalla predestinazione delle classi e del mondo, oggettivamente e addirittura soggettivamente verso il comunismo), alla "teologia" del riformismo (che non si coniuga indifferentemente dalle trasformazioni che intende realizzare), occorre pur mettere i piedi in terra. Infatti i Riformisti che intendono migliorare il Capitalismo ed estendere le liberta' e le opportunità privilegiandole rispetto alla logica dell'antagonismo (quelli insomma che si ritrovano nelle parole d'ordine di Prodi del Capitalismo Democratico ben temperato), sono ancora troppi pochi, indecisi, spesso in ritardo, poco convinti e , diciamola tutta, spesso subalterni e riluttanti nello scontro con i Radicali della sinistra o nello scontro con i Moderatismi che li circondano, e spesso incapaci di abbandonare vecchi vizzi (pacifismo integralista; terzomondismo; populismo movimentista; difficoltà a coniugare intenti politici e prassi di governo; difficoltà ad assumersi integralmente la logica di governo di una società aperta che naviga nei complicati mari della globalizzazione e dei mercati). Certo ci sarebbe da chiedersi che i riformisti siano veramente pochi (intendiamo quelli veri, ovviamente), oppure il paese non li digerisca ancora, e se siano destinati a farsi travolgere dallo sport politico nazionale per eccellenza, vale a dire il trasformismo. Ma forse è più utile misurarsi sull'effettivo problema se i tanti riformisti della sinistra che affollano le pagine di Ranieri, abbiano saputo effettivamente parlare alla pancia e al cuore di questo paese e delle grandi masse che hanno caratterizzato il suo lunghissimo '900, oppure si siano limitati a far da salottino o a montare in cattedra, oppure siano semplicemente stati soverchiati da forze ben più imponenti. Di una cosa siamo sicuri. Se il Partito Riformista ha da esservi (come rivendica apertamente Ranieri), questo si potrà realizzare anche per l'intelligenza, la sagacia e la pazienza di tutti quelli che per anni hanno tenuta accesa la fiammella di un modo nuovo di fare politica e di cercare di cambiare questo paese, e di tutti quelli che ce l'hanno fatta a tessere la rete che ora occorre mettere in campo. In questo momento i Riformisti possono finalmente attrezzare un preciso asse politico, riducendolo poi in programmi specifici, e hanno una occasione irripetibile per parlare alla pancia e al cuore del paese. E certo è che se mandano a casa il Cavaliere potranno giocare le loro migliori carte (come negli anni '90, in cui salvarono la Repubblica e riuscirono a portarla fin in Europa e tra i primi). Motivi anche questi ottimi per riflettere con questo bel libro sulla battaglia, ieri e oggi, dei Riformisti @@@@@@@@@@@@@@ torna in alto |