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12 Luglio 2006 di UGO INTINI Viceministro agli Affari Esteri E’ sempre la realtà nuova del presente che ci obbliga incessantemente a porre nuove domande alle pagine della storia. Così oggi nell’accostarci ancora una volta con emo-zione alla figura di Cesare Battisti dobbiamo fare i conti con inerzie interpretative ,per superare i vecchi modi di pensare e di agire ,per batterci contro facili schemati-smi resistenti e duri a morire, talvolta contro ogni logica ,per riflettere sul nostro tempo ,sulle nostre tensioni intellettuali, sulle nostre aspirazioni di vivere in una so-cietà libera e democratica. Cesare Battisti ha abitato il tempo di una delle più gravi e complesse crisi che hanno attraversato il secolo scorso ,ha dovuto combattere con il vuoto di analisi socio-politiche all’interno della sinistra europea .Ma ha saputo affrontare questo dato di o-biettiva debolezza con grande autonomia intellettuale e grande coraggio . Come san-no fare gli uomini saggi che valutano le spirali della società nella quale vivono, Cesa-re Battisti per comprendere la contemporaneità nelle complessità dei suoi dati ,dei suoi elementi potenziali di riferimento critico, ha cercato in una solitudine generosa e concreta di comporre tutto con uno sforzo di sintesi ammirevole e attuale . Convinto alle idee socialiste dalla moglie Ernestina ,conosciuta a Firenze tra i discepoli di Gaetano Salvemini, era capace di possedere sempre un punto di osservazione sulla realtà non cedevole agli strappi che, l’impero austro-ungarico e il partito al quale ade-riva ,imponevano per cercare di condizionare le sue scelte e i suoi chiari obiettivi politici .Credeva spettasse agli irredentisti la difesa dell’italianità riprendendo la lotta per il distacco del Trentino dal Tirolo con qualunque mezzo : resistenza attiva e pas-siva ,ostruzionismo mediante manifestazioni pubbliche e soprattutto con la stampa. Cesare Battisti era convinto che le contraddizioni difficili da identificare con labirin-tici strumenti ideologici potevano essere comprese e comunicate sotto la forma di un deciso impegno per elevare la lotta contro le ingiustizie e contro la mancanza di libertà .Per questo si impegnava in studi severi e ricerche di esplorazione appassiona-ta nella sua terra. Il 26 giugno 1912 in sede di discussione sulla nuova legge di ri-forma del servizio militare al Parlamento di Vienna formulò questa dura analisi “In Austria vi è un esercito ancor più grande in continuo movimento. Vi è l’esercito dei pezzenti dei miserabili che devono abbandonare la patria per cercarsi un pane in terra straniera. Questo esercito composto di giovani sul fior degli anni è più grande di quel-lo che voi tenete nelle caserme .Esso supera ogni anno i settecentomila uomini. Sol-tanto negli Stati Uniti arrivano ogni anno 180.000 emigrati austriaci .Di questi dise-redati lo stato non ha alcuna cura”. Era certo che l’idea di nazione alla quale si rifaceva fosse un portato della storia poli-tica e diplomatica del ‘8oo, per questo l’autonomia della sua regione gli stava a cuore e per questo sacrificò la sua vita. Ma in un’ottica di modernità e di influenza mazzi-niana che aveva come fondamento l’idea di un’Europa solidale con riferimento alle corrette profetiche analisi che Mazzini aveva compiuto : o l’Austria sarebbe rimasta un regno ereditario fondato sul prestigio militare dell’esercito imperiale oppure, se fosse prevalsa la strategia del partito socialista austriaco e dei movimenti nazionali slavi, l’impero si sarebbe dissolto. Durissima fu la requisitoria ,nel parlamento vien-nese, contro il militarismo imperiale: “L’Austria- gridò Battisti prendendo la parola nella Dieta del Tirolo nel 1914 – è una bolgia infernale nella quale le patrie si acca-vallano l’una sopra l’altra: la più forte contende il terreno alla più piccola, noi vivia-mo in uno Stato che misconosce tutti i diritti e tutti gli interessi degli Italiani”. Obiettivo di Battisti irredentista , tolta all’Austria la possibilità di soffocare le altre nazioni, sarà la federazione degli Stati d’Europa e a questo disegno dedicò con con-sapevole rischio gli ultimi due anni della sua vita. Con una navigazione piena di ostacoli ,scoppiata la guerra , Battisti si prodigò, in mezzo a mille difficoltà, per la causa di un interventismo non nazionalistico ,non esaltatore della “bella “ guerra ,di stampo futurista –dannunziano . Leo Valiani, in un basilare studio sul problema della neutralità dei socialisti, parla della autorevolezza eccezionale di Battisti “ uno dei tramiti tra l’interventismo democratico e quello na-zionalista ,ma anche tra le sue posizioni e quelle dei sindacalisti rivoluzionari e dei socialisti ad essi vicini “. Il suo amore di patria nasceva dalla esperienza di instanca-bile organizzatore del movimento sindacale e contadino sotto la gestione economica di una potenza straniera, che usava metodi feudali ed era ostile all’italianità del Tren-tino, nonostante l’alleanza firmata tra le due nazioni. L’irredentismo come pregiudi-ziale alle rivendicazioni politiche del socialismo per rendere partecipe e protagonista il popolo. Grande folla c’era sempre ai comizi di Battisti. Uno fu tenuto a Genova l’11 ottobre del ’14. Due giorni dopo, comparve una sua intervista sul “Lavoro”, quotidiano so-cialista della città fondato dai lavoratori portuali nel 1903 e che fu diretto anche da Sandro Pertini . Rispondendo alle domande del giornalista anonimo, Battisti esprime tutta la sua dolorante critica per gli atteggiamenti incoerenti dei partiti socialisti eu-ropei ,soprattutto di quello tedesco e di quello austriaco ,detta parole di pessimismo sul futuro dell’Internazionale socialista spiegando che “ per l’internazionale socialista valgono gli stessi e precisi criteri che per la federazione degli Stati Europei. Non sarà possibile un’intesa finchè le singole nazionalità non siano costituite in organismi in-dipendenti “ . Attacca il clero che domina la parte rurale del paese e confida che Mussolini possa ricordarsi i suoi trascorsi di ospite nelle galere austriache per dichia-rarsi a favore della guerra. Mussolini passerà( secondo Valiani dopo l’intervista di Battisti ) repentinamente dal neutralismo all’interventismo più acceso ,ma non dalla parte dei contadini trentini ,bensì dalla parte dei guerrafondai . Battisti con coerenza nobile e straordinaria andò incontro al patibolo tra i crudeli ol-traggi dei suoi nemici politici che lo sbeffeggiarono per le strade di Trento. Ebbe onore di pianti da Francesco Ruffini (uno dei dodici professori universitari che rifiutò di giurare fedeltà al fascismo) che il 12 luglio 1918,nel secondo anniversario della morte commemorò Battisti a Milano per invito della società Dante Alighieri. Qualche anno dopo dalla cella del carcere di Regina Coeli, Ernesto Rossi ,(autore insieme ad Altiero Spinelli, dal confino di Ventotene, del manifesto sul federalismo europeo ) scriveva alla moglie “ Battisti non è stato solo un grande italiano ,ma un eroe dell’umanità. In Battisti troviamo espressi in forma concreta quegli ideali che noi europei chiamiamo senz’altro la nostra civiltà. Battisti guardava dal Trentino all’Italia con lo stesso animo con cui i liberali lombardi e napoletani guardavano al Piemonte nel 1848. Né Battisti poteva trascurare, volendo far presa sulle masse ope-raie, quei motivi universali –guerra alle guerre ,difesa della civiltà, lotta per un mi-gliore assetto politico europeo - che erano le basi del suo pensiero socialista ”. Pietro Nenni nel volume “Vent’anni di fascismo” ha scritto : “ Particolarmente in Battisti socialismo e patriottismo erano due aspetti dell’eterna lotta per la giustizia sociale e la libertà. A questa lotta egli fu fedele fino all’impiccagione nel castello di Trento”. Oggi ancora una volta la crisi del nostro Paese si misura anche con i problemi della politica estera : il rischio di una destabilizzazione incontrollata del Medio Oriente, l’Europa alle prese con una carta costituzionale da rendere accessibile al popolo eu-ropeo e non solo agli esperti giuridici ,i problemi delle immigrazioni che travagliano gli assetti sociali dei paesi ricchi , la necessità di convogliare maggiori investimenti alla ricerca scientifica. E inoltre convincere i Paesi estrattori di petrolio che non sta rinascendo il coloniali-smo del secolo scorso. Saranno ritirate dall’Iraq, secondo gli impegni del programma elettorale, le truppe italiane così come è stato fatto dalla Spagna . L’Unione Europea ha accettato la proposta del governo israeliano per avere una presenza civile e milita-re che dia possibilmente stabilità di pace lungo il confine dell’Egitto e il territorio di Gaza : a capo di questa missione vi è un generale italiano dell’arma dei carabinieri che in passato molto bene aveva operato a Ebron. C’è il problema dell’uso di tecno-logie nucleari in Iran ,che la comunità internazionale auspica vengano destinate a usi civili ,senza che sia messo a rischio l’equilibrio mondiale. Sono sfide per l’Europa chiamata a proporsi come riferimento di una strategia mul-tilaterale dei diritti, della libertà e della democrazia. Come cittadini europei dobbiamo batterci per una politica estera e di difesa comune, per consentire al nostro continente di avere un ruolo nelle strategie mondiali. Così Cesare Battisti si batteva per avere una società europea che riconoscesse le più ampie strutture di una organizzazione statale che consentisse diritti ,certezze e opportunità. E’ una grande sfida che ha per oggetto quelli che mi piace chiamare “gli Stati uniti del mondo”. Impegno che ci viene dall’esempio delle più belle figure della nostra sto-ria patria per la ricerca di un dialogo,di collaborazione ,di condivisione di responsabi-lità, che sono le premesse per un mondo di pace. torna in alto |