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MATTEOTTI, OPEROSO ANTIFASCISTA RADICALE- 30.5.24

GIACOMO MATTEOTTI, OPEROSO ANTIFASCISTA RADICALE
-di Nicola Zoller*
giornale l’Adige – giovedi 30 maggio 2024 (riquadrato nei Commenti)

Quest’anno ricorre il centesimo anniversario della morte violenta di Giacomo Matteotti ad opera dei fascisti nel giugno 1924. Lo ricorderemo in Trentino nella ricorrenza del suo ultimo intervento alla Camera dei deputati il 30 maggio. Per questo sarà a Trento il sen. Riccardo Nencini a presentare il suo recentissimo libro “Muoio per te” (Mondadori) su vita, affetti e morte di Matteotti, giovedì 30 maggio alle 17.30 all’hotel Trento. In attesa dell’appuntamento propongo ai lettori de l’Adige un conciso racconto politico-biografico – mai superfluo – sul deputato socialista.
Era nato a Fratta Polesine nel 1885 da una famiglia proveniente dal Trentino: il nonno Matteo – calderaio a Comasine di Peio – era sceso nel Polesine nella prima metà del 1800. Abbracciò fin da giovanissimo la causa socialista. L’ambiente familiare progressista lo portò sedicenne ad aderire al Psi, colpito dalle condizioni di vita delle plebi polesane, condannate alla miseria e allo sfruttamento. Laureatosi in giurisprudenza nel 1907, Matteotti dedicò la sua vita al riscatto della sua gente e del proletariato italiano, collocandosi tra le personalità più impegnate per i diritti civili e sociali delle classi popolari.
L’azione di Matteotti non si scostò mai da quel socialismo «padano» gradualista, costruito attraverso un’azione organizzata quotidiana. Si occupò di associazioni operaie, imprese cooperative agricole e di consumo, leghe, Camere del lavoro, circoli ricreativi ed educativi, ospedali, biblioteche, asili, municipalità socialiste. Questo era appunto nei fatti il suo riformismo: non un impaziente rivoluzionarismo velleitario, ma un’opera concreta per la trasformazione delle condizioni del proletariato e la profonda riforma delle leggi.
È nella sua successiva azione parlamentare – svolta dal 1919 al 1924 – che Matteotti conferma la sua posizione su due punti fondamentali: il riformismo e il ruolo del Parlamento. Matteotti è un socialista riformista, vale a dire un socialista che ha rifiutato lo strumento della violenza per la presa del potere, nella persuasione che il socialismo si raggiunge attraverso riforme compiute con metodo democratico e pacifico. In questa ottica egli ha difeso il Parlamento come l’istituzione fondamentale del confronto politico. Per ciò ha sempre respinto una riduzione dei poteri del Parlamento, in nome dell’efficienza, dell’economia, di emergenze variegate... È stata questa la radice della sua intransigenza contro il fascismo e della sua fiducia nella democrazia.
A questa linea si collega anche la sua chiara posizione verso il comunismo. Dopo la scissione comunista consumatasi al congresso Psi di Livorno, nel corso del 1921 Matteotti sottolineò in più occasioni l’urgenza di abbandonare i richiami dei miti rivoluzionari, alimentati dal bolscevismo russo. Denunciò la inconciliabilità assoluta tra i principi socialisti e la dittatura sovietica, sostenendo la pluralità dei partiti, il nesso tra libertà e socialismo. Purtroppo la polemica scatenata dai comunisti contro i socialisti – specialmente attraverso la rivista ‘L’Ordine Nuovo’ di Gramsci – non giovò al popolo italiano, che si ritrovò di lì a poco tra le braccia del fascismo. E sempre di Gramsci dobbiamo registrare la sprezzante definizione che lanciò contro Matteotti a pochi giorni dal suo funerale: giunse a definirlo «pellegrino del nulla», un sostenitore di idee «senza risultato e senza vie d’uscita».
Ora, abbiamo visto che Matteotti fu proprio l’opposto di un agitatore inconcludente: fu il leader di quel socialismo «propositivo» capace di indicare le vie operose per organizzare le classi popolari e per attrezzarle culturalmente con una «dura preparazione» sulle questioni economiche e amministrative, oltre che politiche.
Rammento in conclusione che anche dalla nostra terra alpina si alzarono per Matteotti parole di ammirazione che ancora commuovono. L’on. Karl Tinzl, ricordandone la difesa degli altoatesini di lingua tedesca, scrisse al gruppo parlamentare socialista nel giugno 1924: «L’abbiamo ammirato sempre per il suo altissimo senso ideale, la sua profonda competenza e le sue qualità di uomo e parlamentare intrepido. Gli dovevamo speciale riconoscenza per l’interesse che incontravamo sempre in lui per i diritti e problemi delle minoranze allogene». Anche per il Trentino-Alto Adige dunque il sacrificio di Matteotti non è stato vano e la sua opera non resta senza memoria: apostolo laico di tutte le libertà, l’esatto opposto di «pellegrino del nulla».
Quello di Matteotti è anche un esempio contro chi fomenta l’antipolitica di ogni tempo: di fronte a chi è pieno di avvilenti interessi personali, egli dimostra che l’impegno politico può e deve essere svolto nell’interesse di tutti, anche a costo della propria esistenza.

Nicola Zoller*, collaboratore della storica rivista socialista "Mondoperaio", fondata da Pietro Nenni




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