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Gentile “Corriere della Sera” ESAGERAZIONI: DALLA «NETTA SCONFITTA» DEL 1992 AI «MOMENTI MAGICI» DI TANGENTOPOLI -di Nicola Zoller Gentile “Corriere della Sera”, da vostro costante lettore seguo e apprezzo i contenuti dei vostri commenti ed editoriali. Permettetemi di segnalare tuttavia una tendenza seguita anche dal “Corriere” – pur in modo molto più equilibrato di altri – sulla questione della corruzione italiana. Su quest’ultima si è fatto con esagerazione un «racconto lontano dalla realtà», come ha segnalato la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano (mi sono permesso di ricordarlo in due articoli pubblicati – e qui allegati – recentemente su www.avantionline.it/corruzione-un-racconto-italiano-lontano-dalla-realta/ e sul giornale di Trento “l’Adige” del 5 aprile 2024, pag.42: rimando a questi per completezza, qui menzionando soltanto il prof. Angelo Panebianco che definì «madre di tutte le fake news la falsa idea secondo cui questo sarebbe il Paese più corrotto del mondo»). Questa esagerazione purtroppo è una costante nella vita politico/mediatica italiana, soprattutto nell’ultimo trentennio. Essa si insinua nella caduta della prima Repubblica, che è stata accompagnata da una operazione di deformazione dei dati, che purtroppo continua in sede di report cronachistici o storici. È il caso del commento di Giovanni Bianconi alla “pagina storica” del “Corriere” dedicata all’uccisione del magistrato Giovanni Falcone. Descrivendo il contesto in cui è avvenuta, Bianconi riporta uno dei tanti eccessi mediatici, che a forza di essere ripetuti si consolidano ingannevolmente nelle menti . Egli scrive che «le elezioni di aprile (1992) avevano sancito la netta sconfitta dei partiti tradizionalmente di governo travolti dallo scandalo di Tangentopoli». Ebbene, tale «sconfitta» non fu assolutamente «netta», ma è stata così descritta proprio per fomentare la polemica e la contestazione verso i partiti democratici (di governo e non), che solo dopo ha portato alla loro delegittimazione e sconfitta, che fu di marca editoriale-giudiziaria più che elettorale. I dati del 1992 riferiscono infatti di una flessione, non di una netta sconfitta – rispetto al 1987 – del quadripartito DC-PSI-PSDI-PLI che con 331 seggi alla Camera dei Deputati su 630 componenti e 167 al Senato su 315 componenti (anche senza il PRI, pur esso «tradizionale» forza di governo), porteranno il governo Amato – tra Camera e Senato – ad ottenere complessivamente 503 voti favorevoli contro 422 tra contrari e astenuti. «Netta sconfitta»? Come i dati testimoniano si può parlare – ripeto – di flessione rispetto al 1987, ma siccome non si profilò alcuna coalizione alternativa, quel sistema di alleanza poteva reggere, nonostante la notevole avanzata della Lega con l’ 8,8 % dei voti, ma col PDS che nel 1992 recuperò solo il 16,1% dei voti rispetto al 26,5 % raccolto dal PCI nel 1987. «Nessuno dei commentatori politici – scrissero Indro Montanelli e Mario Cervi – si rese conto della fortuna toccata al ‘sistema’, che teneva ancora». E ce l’avrebbe fatta ancora a proseguire, se si pensa che il quadripartito nel 1992 aveva ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento grazie a 19.170.106 di voti: come ha ricordato spesso l’on. Ugo Intini, “nel trentennio successivo mai nessuna coalizione vincente avrebbe ottenuto un risultato in voti popolari così elevato”! Invece cosa successe? La deformante predicazione sulla «netta sconfitta» ebbe un’eco mediatica tambureggiante, che unita alle modalità da giustizia sommaria delle operazioni giudiziarie, portò ad un clima torbido e alla caduta dei partiti democratici (un valente giornalista come Mattia Feltri, che nei primi anni Novanta aveva seguito con passione quell’assedio mediatico-giudiziario, ha poi scritto un libro che illumina quella 'torbida' temperie: “Novantatré. L’anno del Terrore di Mani pulite”) . Qualche anno dopo, nel 1998, il procuratore aggiunto di Milano Gerardo D’Ambrosio – ignorando i dati dei voti popolari e i seggi della maggioranza quadripartita – dichiarerà spavaldamente: «Quando dopo le elezioni del 1992 capimmo che quel quadripartito non avrebbe raggiunto la maggioranza in Parlamento, intuimmo che era il momento di dare un’accelerazione all’inchiesta»; l’autoproclamata 'Mani pulite' «visse improvvisamente il suo momento magico» (v. M. Feltri, cit., pag. 26). Anche altri parleranno – presi da una sorta di tracotanza, l’antica hybris – di «momenti magici» per significare il momento in cui, costretti in carcere, molti imputati saranno indotti a confessare dagli inquirenti, dimentichi del richiamo – valido in ogni tempo – dell’illuminista Pietro Verri: «carcerari idest torqueri», carcerare è uguale a mettere sotto tortura, altro che 'mani pulite'. «Accelerarono», dunque, supportati da quel distorto mito mediatico della «netta sconfitta» di chi, invece, aveva una legittima maggioranza in Parlamento. Come impedire a più di un commentatore di definire «colpo mediatico-giudiziario» quei pronunciamenti obiettivamente anti-istituzionali e anti-democratici? allegati: -www.avantionline.it/corruzione-un-racconto-italiano-lontano-dalla-realta/ -giornale “l’Adige”, La corruzione e la «via italiana», 5 aprile 2024, pag.42 torna in alto |