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infoSOCIALISTA
25marzo2006

Info SOCIALISTA – 25 marzo 2006
a cura della segreteria regionale SDI, per i rapporti con l’azione nazionale dei
socialisti e del centro sinistra
n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592 – fax 0461-944880 – Trento/Bolzano

www.socialistitrentini.it - www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno 3°


PER LA ROSA NEL PUGNO
www.rosanelpugno.it


ROSA NEL PUGNO – I CANDIDATI della NOSTRA REGIONE

Enrico BOSELLI
Emma BONINO

Donatella TREVISAN – Sudtirolese di famiglia mistilingue, da sempre sensibile ai temi dei diritti civili e dell’emancipazione femminile, ha iniziato due anni fa a fare politica attiva nel movimento radicale. Promotrice del manifesto per il referendum sottoscritto trasversalmente da donne sudtirolesi di ogni professione, estrazione politica e fede religiosa, è stata candidata sindaca a Bolzano alle recenti elezioni amministrative del 2005.
Celso PASINI – ha diviso la sua attività politica tra Bolzano e Trento. Dirigente della Federazione Giovanile Socialista di Bolzano negli anni 1970 e attuale segretario provinciale dello SDI a Trento. Ha dedicato tutta la vita professionale all’attività manageriale presso aziende internazionali, con riconoscimenti in campo nazionale e internazionale.
Achille CHIOMENTO –.Medico. Segretario dell'associazione Radicali Bolzano. Da sempre ginecologo AIED, è membro del coordinamento della Rosa nel Pugno per la circoscrizione Trentino Alto Adige. Suo l'intervento a favore dei bambini ceceni ospitati presso gli ospedali della provincia di Bolzano.
Giuseppe SFONDRINI – Chi pensa o ricorda i socialisti dell’Alto Adige, pensa o ricorda Beppino. Assessore provinciale per diverse legislature, assessore nel Comune di Bolzano, Presidente del Consiglio provinciale, e Presidente nell’ultima legislatura del Consiglio Comunale di Bolzano, dove è rientrato quale consigliere anche nelle recenti elezioni di novembre 2005. Uno dei sostenitori e artefici dell’Autonomia della Provincia di Bolzano.
Claudio DEGASPERI –Liberale e libertario è stato tra i promotori del 1°congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica. Già socio sostenitore dell'associazione Luca Coscioni, ha aderito alle campagne internazionali del Nonviolent Radical Transnational Party per la libertà d'opinione, di stampa e di religione nei paesi oppressi dai totalitarismi.
Lorenza VISINTAINER –Ingegnere, componente del comitato esecutivo SDI di Trento.E’ nata l’8 marzo 1977 e residente a Trento. Dopo la maturità scientifica frequenta l’Università ' degli Studi di Trento e un anno la City University a Londra per conseguire nel 2004 la laurea in ingegneria civile. Attualmente svolge attività di libero professionista nel campo della progettazione architettonica e impiantistica con particolare attenzione al settore dell’energia. Impegnata dal 1999 al 2005 come consigliere nella circoscrizione Argentario a Trento e dal 2004 nell’Esecutivo dello Sdi trentino. Presiede dal 2004 l’Associazione culturale Angolazioni. Ama gli animali, viaggiare, praticare sport, cucinare e leggere.
Claudia ZANTEDESCHI – Cinquant'anni, sposata, un figlio laureando, con una tesi, non a caso,sull'eutanasia. Da oltre vent'anni militante storica del Partito Radicale. Convinta libertaria. Appassionata dei temi della giustizia giusta, della laicità, dei diritti civili. Culturalmente molto curiosa, soprattutto verso i diversi da se, cosa che la porta spesso, anche per bravissimi periodi a "sniffare" arie diverse. Negli ultimi anni visitatrice appassionata e sistematica della cattolicissima Spagna, di cui invidia libertà di costumi, progresso laico ed economico e naturalmente, il quotidiano El Pais. Per tutte queste ragioni e molte altre, candidata naturale della Rosa nel Pugno.
Nicola ZOLLER - manager aziendale, segretario regionale SDI. Dopo la maturità classica si è laureato in Scienze politiche all’Università di Padova. Dal 17° anno d’età milita nelle file socialiste, prima come attivista della Federazione giovanile (FGSI) e poi del PSI trentino, di cui è stato segretario provinciale dal 1980 al 1984. Amministratore comunale di Brentonico e -dal 1996 al 2000- di Rovereto, è stato presidente dell’Istituto trentino per l’edilizia abitativa. E’ consigliere nazionale SDI. Ha pubblicato per l’editrice Temi due ricerche: “La vita è scettica” (1999) e “Breviario di politica mite”(2006, terza edizione).

Fonte:
http://radicalibz.blog.tiscali.it



Per Marco Biagi

Scegliendo, come commento musicale, la canzone dei Pink Floyd 'Wish you were here', vorrei che fossi qui, la Rosa nel pugno ha ricordato Marco Biagi, il professore giuslavorista e socialista ucciso 4 anni fa dalle Br.
Marco Biagi era un servitore dello Stato, che dagli anni ‘90 ha operato al Ministero del lavoro per creare nuovi varchi lavorativi per i giovani: addebitare ad una legge che porta il suo nome i disastri del Paese e' ingiusto e ingiustificato. La Rosa nel Pugno si richiama al suo Libro Bianco, crediamo che la legge 30 non vada abrogata, ma accompagnata dalle parti relative agli ammortizzatori sociali che il Governo Berlusconi non ha inserito.
Con il prof . Montuschi, uno dei maestri di Biagi, ripetiamo anche noi che “Marco pedalava avanti, si faceva fatica a stargli dietro perche' aveva una marcia in piu'. Credeva nel dialogo e soffriva per l'isolamento ed il vuoto attorno a se'. Deve essere un esempio per i giovani e per i nostri figli'.

L’operaio Buglio e il "nemico" Biagi «Riforma giusta, uomo coraggioso»

• da Il Riformista del 17 marzo 2006, pag. 3


«Marco Biagi è stato un uomo coraggioso. Soprattutto perché ha messo le mani dove altri hanno sempre avuto paura di metterle. La sua riforma andava nella direzione giusta. Lo faccia dire a me che questi temi li conosco per averli provati sulla mia pelle e non certo perché li ho letti sui libri di scuola». In calce a queste parole dette al Riformista c'è la firma di Salvatore Buglio. Proprio lui, l'operaio che nel 1996 passò dalla mobilità in cui si trovava dopo il fallimento dell'impresa in cui lavorava a un seggio in Parlamento conquistato con le insegne dei Ds che - tiene a precisare - «mi diedero un collegio tutt'altro che sicuro. Eppure vinsi, sconfiggendo una signora di Forza Italia che faceva l'industriale». Oggi Buglio sarà candidato con la Rosa nel pugno ma spiega: «Non è che difendo la legge Biagi perché sono passato in una nuova casa. Io queste posizioni le ho sostenute sempre. E per questo, in molte occasioni, sono stato guardato con sospetto da quelli che pensavano che fossi un operaio-macchietta di quelli che avrebbero ripetuto dalla mattina alla sera che Berlusconi è il male assoluto e cose del genere». Un riformista, Buglio, lo è da sempre. Le sue idee sul mercato del lavoro sono dettate dalla convinzione, più che dalla vocazione. Spiega Buglio: «Biagi aveva intuito che bisogna preparare le persone non al lavoro, ma ai lavori. Io sono convinto, e non da oggi, che gli ammortizzatori sociali “passivi" vadano aboliti. Prendiamo la mobilità. Ma la conosce la frustrazione di un operaio in mobilità? Lo sa quanti miei colleghi lo nascondevano addirittura alla mogli e la mattina uscivano di casa per andare al parco del Valentino fingendo di andare a lavorare? Lo sa di quanto aumentavano le vendite di tranquillanti e antidepressivi presso gli operai in cassa integrazione?».

Parla con il cuore in mano Salvatore Buglio. Lo si capisce quando afferma senza esitazioni che «le riforme sul mercato del lavoro devono sempre essere legate alla formazione. Sugli ammortizzatori sono stato in disaccordo non solo con i sindacati ma anche con quella parte della Confindustria che li sosteneva. Sulla mobilità lunga, condivido la posizione di Maroni. Il problema non è il lavoro atipico ma studiare le garanzie, i sostegni, il paracadute. Sbaglia Epifani quando sostiene che esiste solo il lavoro a tempo indeterminato».

Passano gli anni, eppure la figura di Manzo Biagi continua a dividere gli animi. Osserva Buglio: «C'è anche chi pare vergognarsi di chiamarla legge Biagi. Secondo me, alcuni la chiamano “legge 30" quasi come se avessero qualche rimorso. In questo dibattito, purtroppo, la sinistra conserva molte rendite di posizione». E ancora: «Pare quasi che ci siano sensi di colpa. Non mi riferisco nella maniera più assoluta alle tragiche circostanze in cui Biagi ha trovato la morte, ci mancherebbe. Però il giuslavorista, e con lui personalità come Ichino, sono stati a lungo demonizzati da gran parte della sinistra». Buglio difende quest'ultimo asserto e ne rintraccia possibili cause. «La verità è che del fatto che Biagi fosse un uomo di sinistra, che addirittura si era candidato con il centrosinistra alle comunali di Bologna non gliene frega niente a nessuno. In molti non gli hanno perdonato di aver collaborato con il governo Berlusconi. Lo stesso trattamento che riservarono a Pezzotta quando la Cisl firmò il Patto per l'Italia. Lo trattarono come un traditore solo perché aveva fatto al meglio il suo lavoro di sindacalista».

Eppure, nei Ds, anche Buglio coltivò i suoi sogni. «Ricordo la coraggiosa riforma del lavoro del governo di D'Alema. Un'idea geniale. Peccato che ci fermammo di fronte al niet della Cgil di Cofferati». Per l'operaio siciliano emigrato a Torino e arrivato a Montecitorio, il percorso tracciato da Biagi va proseguito. Anche perché, aggiunge, "rappresenta un incentivo a far emergere il sommerso. Penso a me, ai tanti anni in cui ho lavorato in Sicilia senza maturare nemmeno un centesimo di contributi». L'operaio continua la sua energica campagna elettorale con la Rosa. «Non è vero che sto con Pannella per cancellare la chiesa e i sindacati, come alcuni mi dicono. Sono arrivato in un luogo in cui mi sento di poter esprimere al meglio le mie idee di sempre». Quelle della Rosd nel pugno, quelle dell'agenda Giavazzi. Proprio ieri quest'ultimo ha invitato i futuri ministri della Rosa a far ricorso alle «terapie d'urto». All'appello Salvatore Buglio, operaio prestato alla politica, ha già risposto «presente».


Veronesi, quello che le donne devono chiedere
Dieci anni di impegno per sconfiggere i tumori al seno. Un nuovo libro con Mario Pappagallo. L'etica non può essere un alibi. E critica i limiti alla ricerca sulle staminali.


• da Corriere della Sera del 20 marzo 2006, pag. 31

di Daniela Monti

“La psiche ha un ruolo nel combattere la malattia, soprattutto oggi, che la guarigione non è un'utopia e la bellezza può restare integra o essere ripristinata senza conseguenze invalidanti”. Le possibili cause del tumore al seno, la diagnosi precoce, le nuove tecniche di intervento. Umberto Veronesi racconta gli ultimi dieci anni di progressi nell'affrontare il cancro più diffuso nella popolazione femminile e mai, neppure in una riga del suo libro Le donne vogliono sapere (Sperling & Kupfer), scritto a quattro mani con il giornalista scientifico del Corriere della Sera Mario Pappagallo, fa i conti senza di loro: le donne. A cui parla, spiega, apre gli occhi su un mondo dove tutto è cambiato, nonostante molti medici, è ancora Veronesi a raccontare, restino ancorati a vecchie tecniche devastanti come la mastectomia radicale, che «in Italia, purtroppo, viene scelta in quasi la metà dei casi per la lenta accettazione da parte dei chirurghi o per la difficoltà ad avere la radioterapia». Conoscere e imparare a chiedere, anche quello che a volte non viene proposto: è questa la lezione di Veronesi e lo scopo del libro. “Ottenere un alto livello di coscienza assicura l'oncologo è facile e non deve spaventare». Ecco allora il perchè del titolo Le donne vogliono sapere, che arriva un decennio dopo quel Le donne devono sapere che servì per la prima volta a fare il punto in Italia sui progressi della medicina e della cura.

Se la psiche ha un ruolo nel combattere la malattia, conoscere il male aiuta a sconfiggerlo. «Oggi più che mai, proprio perchè le notizie sono buone e numerose», scrive Veronesi nell'introduzione. Trentacinquemila nuovi casi all'anno in Italia, con una percentuale di guarigione che sfiora il 90 per cento se la neoplasia viene diagnosticata in fase precoce (di dimensione inferiore a un centimetro di diametro e con linfonodi negativi all'attacco delle cellule cancerogene). Partendo da questo dato, che fotografa il lungo percorso compiuto dalla medicina, le domande di Pappagallo incalzano il medico a passare in rassegna tutte le tappe, con un occhio attento al futuro: dalla radioterapia eseguita durante l'intervento, alla simultanea ricostruzione del seno; dalla mammografia digitale al nuovo concetto di «tumore occulto»; dallo studio dei geni che predispongono alla malattia ai farmaci intelligenti che distruggono solo le cellule malate, aprendo la possibilità di convivere con il tumore, tenendolo circoscritto.

Un libro scritto per le donne, ma anche per i medici perchè una tecnica come la quadrantectomia, cioè l'asportazione parziale della ghiandola mammaria di fronte ad una massa tumorale contenuta, ideata da Veronesi all'inizio degli anni Ottanta, in Italia è utilizzata ancora solo «nel 53 per cento dei casi in cui andrebbe applicata»: «Oggi sappiamo invece che meno si taglia - scrive Veronesi - e più probabilità ci sono di non scatenare una reazione favorevole al tumore (con la messa in circolo di «fattori di crescita»). Quindi i chirurghi italiani dovrebbero al più presto allinearsi ai Paesi in cui la quadrantectomia si applica in oltre l'80 per cento dei casi». E questa, sembrano indicare gli autori, è la strada da percorrere anche per altri tumori.

Stili di vita, alimentazione, prevenzione: tutto è passato al setaccio.

Senza nessuna deferenza verso altro che non sia la scienza e la volontà di fare il possibile perchè il cancro al seno sia sempre meno un dramma che sconvolge la vita. Con due frecciate nello stile dell'uomo e dello scienziato alla legge che delimita il campo di applicazione della fecondazione assistita e a quella che impone steccati alla sperimentazione delle cellule staminali embrionali. La prima «ci ha impedito la prassi della preparazione di embrioni da impiantare in utero dopo la guarigione, in quei tipi di tumori la cui cura prevede l'asportazione delle ovaie o condizioni che lasciano sterili. Per fortuna - polemizza Veronesi - per le donne italiane è sufficiente recarsi nel Canton Ticino per superare questo ostacolo». E sulla seconda: «Già ora si è scoperto che quante più sono le staminali presenti in una neoplasia, tanto più quest'ultima sarà aggressiva e difficilmente attaccabile dai farmaci. La ricerca genetica però e, in particolare, l'uso delle staminali umane, sollevano questioni etiche che si traducono in limiti e divieti. Ma gli scienziati sono convinti - è la conclusione del libro - che questi vincoli prima o poi cadranno. E’ anche la mia speranza. Allora, probabilmente, fra dieci anni il cancro esisterà ancora, ma noi saremo pronti a trasformarlo in una comune malattia, guaribile senza angosce».


«Io sogno un paese davvero laico con più scienza e meno Chiesa»


• da L'Unità del 20 marzo 2006, pag. 6

È un laico senza se e senza ma. Maurizio Mian, farmacologo, ricercatore, editore dell'Unità, candidato con la Rosa nel pugno alle prossime elezioni insieme ad un bel gruppo di medici e scienziati. «In questo Paese c'è una reverenza eccessiva per lo slogan Dio, Patria e famiglia. Per carità, si tratta dei grandi puntelli della civiltà ma proprio perché i valori di fondo sono condivisi e indiscutibili serve il coraggio di fare molto di più per vivere meglio. Il coraggio fa avanzare le società».

Cos'è il coraggio?
«E’ Pannella che tocca la palla, si sposta lontano dalla destra, mi convince ad entrare in politica. E l'ex presidente del Pisa (lui, ndr) che ha chiesto aiuto l'altra sera allo stadio Picchi di Livorno, a Lucarelli e Spinelli, sensibili e di sinistra. È la volontà di credere nelle donne, il futuro è rosa (nel pugno o senza...). E’ Hillary Clinton che salverà questa brutta America di Bush e Cheney».

Laici, aperti. La Rosa nel Pugno poteva anche chiamarsi: Viva Zapatero.
«Lui è un grande. È la sinistra che vince perché si incarica di rispondere alle esigenze del futuro».

Ma lei è di sinistra?
«Prima della caduta del Muro votavo Dc. Era il male minore. Poi scelsi i Ds ma ho scoperto che non amano così ciecamente la scienza. E bazzicando le loro Feste non mi sentivo a "casa". Ho scelto Pannella con i socialisti. Una novità liberale e libera. Ma non si fanno polemiche: bisogna vincere, mandare a casa i conservatori. E la libertà, oggi, sta a sinistra».

Cosa pensa quando il ''suo” giornale viene accusato di comunismo (anche nel senso: ottusa fedeltà alla linea)?
«Che c'è bisogno dell'Unità perché ha dato aria alla sinistra. Un quotidiano aperto, che ospita anche le opinioni diverse, come la mia».

Perché si è candidato?
«Per le mie idee in campo scientifico, sono un farmacologo, mi sono occupato di quello, sono stato all'estero, cerco di annusare la frontiera della ricerca e vedo che in Italia la destra ha degradato in senso puritano. Perché la Rosa nel Pugno crede nelle cose che penso, perché deve vincere l'Unione».

Ma qualcuno dice che l'Unione è troppo cauta su temi che la interessano...
«Veniamo da un periodo, referendum inclusi, in cui la scienza è stata insultata. Ho deciso di fare qualcosa, e così han fatto altri: non saremo eletti, sono candidature di bandiera. Ma l'ambizione è massima: siamo tornati ai tempi in cui il sole girava intorno alla terra. Era e doveva essere così. Invece deve tornare a girare la terra, bisogna ridimensionare il fronte nazional-clericale».

Chi ha piacere di avere a fianco in questa avventura?
«Oliviero Toscani, Marco Bellocchio - che bello il film L'ora di religione. Soprattutto il diessino Lanfranco Turci, è un vanto, può essere per l'Unione ciò che Ciampi fu nel governo Prodi del 1996».

Gira una pubblicità curiosa: lei che offre 15 voli lowcost per chi vuole andare all'estero per «visitare i laboratori di ricerca che lavorano sulle cellule staminali» o per«sottoporsi a un ciclo di fecondazione assistita". La gente ci sta?
«Vediamo. A due anni dall'approvazione della legge 40 era doveroso fare qualcosa. E siamo pronti - con la Gunther corporation - a rincarare. Rilanceremo altre iniziative, il 25 marzo ci sarà la giornata antiproibizionista e anche la storia dei voli sarà precisata e allargata, offrendo la possibilità a piccoli gruppi di persone di esercitare e godere dei loro diritti civili. Vorrei fare presente che non andiamo in Iran ma si va a Lugano, a Nizza, a Barcellona, in Francia e in Inghilterra».



APPENDICE



BREVIARIO DI POLITICA MITE
di Nicola Zoller - editrice Temi

In libreria - terza edizione marzo 2006:
a Trento presso Libreria Disertori in via Diaz - a Rovereto presso libreria Blu Libri in via Portici

INTRODUZIONE
Ho sempre dedicato una parte del mio tempo libero alla lettura. E con le letture ho provato ad accompagnare anche l’azione politica che - con vario esito – da anni svolgo negli spazi non occupati dal tempo di lavoro e dai normali impegni, piaceri e… dispiaceri della vita. Molti della nostra generazione sono cresciuti infatti seguendo l’insegnamento “a porre la cultura come fonte della politica, a rifiutare il semplicismo, a coltivare l’attaccamento alla memoria e alle idee”.
Leggendo o rileggendo, ho messo talvolta per iscritto dei commenti. Trattandosi di una attività non professionale, anche se svolta con una certa serietà, ne sono nati dei testi, come quelli della presente rassegna, che non seguono un percorso sistematico e non hanno alcun intento classificatorio ma sono legati alla erratica sensibilità dell’autore al quale – si veda la recensione posta in appendice – è stato fatto credere che “tutte le cose del mondo conducono ad un libro”.
Non poteva che trattarsi di una rassegna per una “politica mite”, secondo il magistero di Karl R. Popper: “combattiamo le nostre battaglie con le parole invece che con le spade”
Nicola Zoller

INDICE

2 Introduzione
4 Norberto Bobbio, Politica e cultura
6 Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene
8 Pietro Verri, Osservazioni sulla tortura
11 Francesco Galgano, Il rovescio del diritto
14 Alexander Demandt, Processare il nemico
16 Franz Kafka, Il processo
18 Nikolaj Gogol’, Il revisore
20 Bernard de Mandeville, La favola delle api
23 Intermezzo machiavellico
24 Francesco Alberoni, Valori
26 Luigi Malerba, Itaca per sempre
28 Lidia Storoni Mazzolani, Tacito o della potestas
30 Vito Fumagalli, Matilde di Canossa
32 William Shakespeare, Macbeth
34 Bertolt Brecht, Vita di Galileo
36 Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
38 Sergio Romano, Finis Italiae
40 Jacques Le Goff, L’Europa raccontata ai ragazzi
43 L. F. Signorini - I. Visco, L’economia italiana
C. M. Cipolla e altri autori, Storia facile dell’economia italiana
dal Medioevo a oggi
47 Mercedes Bresso, Economia ecologica
49 Giorgio Ruffolo, Lo sviluppo dei limiti
51 Anonimo Ateniese, La democrazia come violenza
54 Fernando Savater, Etica per un figlio
57 Karl R. Popper, La società aperta e i suoi nemici
Hegel e Marx falsi profeti
60 Max Weber, La politica come professione
63 Gustavo Zagrebelsky, Il “Crucifige !” e la democrazia
65 Friedrich A. von Hayek, Perché non sono un conservatore
68 Raymond Aron, Il concetto di libertà
71 Carlo Rosselli, Socialismo liberale
74 S. Natoli - L. Verga, La politica e il dolore

Appendice
76 Roberto Cotroneo, Se una mattina d’estate un bambino
Lettera a mio figlio sull’amore per i libri

****************

APPENDICE
“Todas las cosas del mundo llevan a una cita o a un libro” ( Jorge Luis Borges)
Roberto COTRONEO
Se una mattina d’estate un bambino
Lettera a mio figlio sull’amore per i libri
- Frassinelli ed., Milano, 1994 -

Roberto Cotroneo, scrittore e critico letterario, ci offre una guida per interpretare e, soprattutto, per amare i libri. Sono ‘istruzioni’ che indirizza al proprio figliolo e indirettamente a tutti i piccini del mondo, ma che serviranno mirabilmente anche ai più grandicelli.
L’autore rilegge per noi alcuni libri ‘fondamentali’, cavandone delle istruzioni concrete per la nostra vita. Tutti abbiamo letto L’isola del tesoro di R. L. Stevenson: eppure Cotroneo scava forse più a fondo di tanti di noi. E a proposito della figura di John Silver - l’uomo senza una gamba, pirata e gran mascalzone - ci passa una interpretazione più nuova e autentica: John non è solo un criminale che sa anche essere simpatico; e non è neppure un banale traditore, un voltagabbana dei più visti. John Silver è qualcosa di più: è la vita, il mondo che svela il suo vero volto, è l’inquietudine, la complessità, l’immoralità che galleggia nelle acque del buon senso. Ma Silver è ancora qualcosa d’altro: Silver non è semplicemente l’uomo disdicevole che cambia partito, che passa dalla parte opposta secondo le convenienze. Non fidiamoci delle apparenze: John non è una vittima, lui è un regista. Non arranca dietro ai vincitori. Capisce per primo e fa sì che i vincitori lo seguano... Capito?
Dopo averci proposto questa ‘chiave’ per indagare sull’umanità, Cotroneo tenta di indicare un metodo per le ‘scelte di vita’. Per questo si serve della storia di J. D. Salinger, Il giovane Holden, dalla quale ricava questa morale ad uso del suo piccolo delfino: sospetta sempre quando qualcuno ti dice di avere le idee chiare, quando qualcuno ostenta una verità buona per tutte le cose. Parti sempre da un presupposto: le verità non sono mai piene; sono sempre parziali, sempre imperfette. Così la vita, che è un mix sottile: non è fatta solo di trasgressione, e non è fatta solo di obbedienza; non è fatta solo di ironia, e neanche di bolsa retorica.
Quello di Cotroneo è un invito alla meditazione, ma non a scoraggiarsi. Tutt’altro. Commentando The Love Song of John Alfred Prufrock di T. S. Eliot, egli dichiara che ‘è giusto’ osare, è ‘giusto’ turbare l’universo. Ora il problema è un altro: la domanda successiva non è più se si possa osare, ma quanto osare. Tutti non diventano dei geni o personaggi di gran talento. E ci vuole tanta generosità per sopportare tale situazione, che pur riguarda la infinita maggioranza degli uomini. Molti sono caduti nella trappola ed hanno sofferto per non essere riusciti a trasformare la propria vita in un capolavoro: ce lo ricorda Cotroneo rammentando la vicenda de Il soccombente di T. Bernhard, quando uno dei protagonisti si suicida perché non ha raggiunto la perfezione.
Quale può essere ‘l’uscita di sicurezza’ umanamente praticabile ?
Bisogna avere - suggerisce l’autore - tanta passione e generosità per amare le cose che si fanno senza cercare a tutti i costi un risultato, senza pensare di dover comunque primeggiare o essere dei geni. Ma le cose - anche quelle che si fanno senza ambizioni - devono essere fatte con serietà, senza cedere alla tentazione del dilettantismo: le cose bisogna farle bene, sempre.
Quanto si impara dai libri ! “Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro”: questa dichiarazione di Jorge L. Borges ci aiuta a capire l’ultimo ‘ammonimento’ di Cotroneo: anche i giuristi, gli economisti, i medici, ...i politici saranno bravi giuristi, bravi economisti, bravi medici e bravi politici solo se avranno imparato come si legge veramente una grande poesia o un grande libro. Altrimenti saranno solamente dei mestieranti, e molto mediocri. Ricordati, caro figlioletto, la sentenza del grande Jorge: todas las cosas del mundo llevan a una cita o a un libro.

n.z.


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