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MITI CONSIGLI ELETTORALI LA CULTURA CI RENDE PIÙ LIBERI -di Nicola Zoller Giornale l’Adige, domenica 18 settembre 2022 "Nel bel mezzo di una campagna elettorale in cui nulla sembra risparmiato all'elettore, qualcosa di fatto lo è: la cultura" (La Stampa); "…Neanche una parola sulla cultura" (Corriere della Sera). Utilizzo queste due recenti citazioni giornalistiche per un conciso commento, dopo aver letto, a distanza di pochi giorni, un articolo del responsabile cultura del Pd intitolato: "Campagna elettorale: quasi nessuno parla di cultura": eppure, si afferma giustamente, "la cultura identifica agli occhi del mondo l'anima più profonda della storia passata e presente dell'Italia". Il mio è un commento di stampo letterario, che faccio con non segreta nostalgia, giacché molti della nostra generazione sono cresciuti seguendo l’insegnamento “a porre la cultura come fonte della politica, a rifiutare il semplicismo, a coltivare l’attaccamento alla memoria e alle idee”. Non a caso nostro punto di riferimento è stato a lungo un libro di Norberto Bobbio intitolato “Politica e cultura”, pubblicato da Einaudi nel lontano 1955. Un libro ancora attualissimo. Perché proprio questo libro? Perché insinua in noi “l’inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura e lo scrupolo nel giudicare, il senso della complessità delle cose”. Molti, troppi, di questo bagaglio son privi, considerava sconsolato Bobbio alla metà degli anni ’50. Ma ora, quanti di noi lo possiedono o l’hanno ritrovato? Eppure la libertà personale si fonda principalmente proprio sull’esercizio della cultura e dello spirito critico. E solo un sistema politico che permetta l’esercizio e lo sviluppo di tale facoltà potrà reggere le sfide che la democrazia dovrà affrontare nel corso del nostro XXI secolo: in primo luogo quella portata dall’assolutismo tecnologico, che proverà a livellare coscienze e cervelli. Occorrerebbe - sosteneva Bobbio - una "policy for knowledge", una politica per la cultura, che allarghi la dimensione dell’individualità, rafforzando gli strumenti della sua formazione, in primo luogo con un alto grado di istruzione e di intraprendenza personale, anche nell’educazione ricorrente (solo il 25 % dei nostri giovani legge con una certa frequenza e solo un liceale su dieci frequenta le biblioteche). Se interverremo su questa realtà, la libertà e l’autonomia dell’individuo potranno essere salvate dall’invadenza dei nuovi network superstatuali - l’altra faccia tremenda della mondializzazione - che dalle loro torri imporranno ordini, moniti, modi di pensare e di giudicare. E con queste considerazioni di pertinentissima attualità, tornano buone le argomentazioni che ricorrono nel saggio di Norberto Bobbio, particolarmente nel capitolo finale intitolato "Libertà e potere". Egli illustra la teoria e la pratica della limitazione del potere, qualunque sia la classe o il gruppo dominante e la dirigenza amministrativa ed economica; una limitazione che “assicuri all’individuo una sfera di attività non controllate, non dirette, non ossessivamente imposte”; che garantisca la non sottomissione ad alcuno della “ricerca della verità e della coscienza morale”. Infine un consiglio, in tempi di propaganda, per tutti noi: dovremmo rifuggire da chi propone alternative troppo nette, coltivando invece la vocazione a riflettere, a dubitare, a non abbandonarsi a soluzioni affrettate... a “non sottomettersi passivamente alla verità di una parte sola”: per poter decidere – come si accennava sopra – con misura e scrupolo. Nicola Zoller, collaboratore della storica rivista “Mondoperaio” torna in alto |