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Bisessuali for ever
settembre 2022

CRISI DEL MATRIMONIO ALL’ALBA DEL XXI SECOLO? UN ANTEFATTO DIDATTICO E UNA PREVISIONE PIÙ RADICALE ANCORA
-di Nicola Zoller
RIVISTA UCT, cultura, ambiente e società del Trentino - SETTEMBRE 2022
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Non solo la famiglia basata sul matrimonio è in crisi, ma da tempo è al crepuscolo la stessa monogamia. «Nulla ci impedisce di innamorarci di più di una persona contemporaneamente» ha scritto il saggista Jacques Attali, mentre Umberto Veronesi ha previsto un futuro bisessuale.
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Crisi del matrimonio all’alba del XXI secolo? In effetti ci si sposa di meno, chi decide di vivere insieme lo fa more uxorio ma senza vincoli, insomma la famiglia tradizionale è in crisi profonda, ma non è una situazione imprevista. Ricordo una ricerca della sociologa Laura Balbo che fin dagli anni Settanta dello scorso secolo aveva previsto questa crisi, legata strettamente al processo di emancipazione della donna come esito di una evoluzione che nell’arco di tre secoli ha modificato radicalmente i rapporti tra i sessi e di quel nucleo sociale denominato «famiglia», i cui membri – due o più individui – erano legati normalmente dal vincolo del matrimonio.
Ecco, è quel termine «normalmente» che oggi regge molto meno. Rileggo quella ricerca di Balbo, che costituì il testo base del mio esame di 'Sociologia della famiglia' del 1980. Il testo è appesantito da una marcata impronta marxisticheggiante, ma non esclude un fondo di oggettività. In epoca preindustriale nel mondo agricolo spettava all’«unità familiare» sia l’attività di produzione che l’attività domestica, restando impreciso il confine tra le due attività. Ma anche le prime attività manifatturiere – segnatamente nel settore tessile – si organizzano in famiglia. «Inoltre, praticamente tutti gli eventi relativi alla vita degli uomini e della società hanno posto nella famiglia: le nascite, le malattie, l’educazione delle nuove generazioni, la cura dei vecchi, il tempo del riposo, le occasioni di festa».
È nel successivo imporsi della rivoluzione industriale che l’unità familiare subisce l’attacco dello sfruttamento capitalistico: «… della famiglia si poteva fare a meno». L’attività produttiva si sposta dalla famiglia alla fabbrica e le stesse attività di assistenza e cura finiscono fuori dall’ambito familiare: lo sfruttamento intensivo di uomini, donne e fanciulli disarticola rapporti e consuetudini precedenti.
In seguito, nello stadio di capitalismo maturo, la famiglia assume ancora un ruolo fondamentale: diventa «il tramite istituzionale per l’utilizzazione di larga parte dei beni prodotti dal sistema produttivo». Nel contempo , all’unità familiare è assegnato il compito di soddisfare i bisogni, ma in un’ottica «borghese, privatistica, tale da assicurare il benessere dei membri della propria famiglia, non di altri, anzi è giusto non porsi il problema degli altri perché ciò potrebbe tornare a danno della propria famiglia». Contro questo tipo di unità familiare, sull’onda dei rivolgimenti post-Sessantotto, si finisce per invocare «la distruzione della famiglia», per rompere il ciclo che da una generazione all’altra riproduce comportamenti e regole egoistiche.
Fin qui la ricostruzione affatto sommaria della ricerca di Laura Balbo (cfr. L. Balbo, Stato di famiglia, Etas libri, Milano, 1980) che in conclusione avverte l’affacciarsi di innovative esigenze, ribadendo che «di nuovo esistono condizioni oggettive e pressioni soggettive contro la definizione tradizionale dei ruoli familiari, contro la gestione tradizionale dei bisogni, contro il privato, in breve contro la famiglia». Nuovi diritti, individuali e collettivi, sociali e di genere, porteranno almeno in Occidente se non a «distruggere» la famiglia fondata sul matrimonio, a rivoluzionare i rapporti familiari e fra i sessi.
Anche il mondo politico e istituzionale ne prenderà coscienza: in altre epoche sarebbe stato impossibile, ma la sostenitrice di tesi tanto ardite, eppure preveggenti, diventerà alle soglie del Duemila 'Ministro delle pari opportunità' della Repubblica italiana.
Eppure tanta preveggenza trovava basi teoriche perfino in pieno Ottocento: non solo nel Manifesto quarantottesco del Partito Comunista che voleva «abolire la famiglia», ma soprattutto in una più raffinata elaborazione di Friedrich Engels risalente al 1884 L’origine della famiglia, della proprietà privata e della Stato. In quest’opera Engels descriveva il passaggio dalla promiscuità primitiva – nella quale «poligamia e poliandria marciano insieme, regnando il commercio sessuale illimitato, tale che ogni donna apparteneva ad ogni uomo e viceversa, con i figli considerati come appartenenza comune» – alle famiglie delle epoche civili greche e romane, fino a quelle dell’epoca capitalistica nella quale «i soli scopi della monogamia furono: preponderanza dell’uomo nella famiglia e procreazione di figli che non possono essere che suoi e destinati a diventare gli eredi della sua fortuna». Per Engels la famiglia moderna fondata sul matrimonio è basata sulla schiavitù domestica più o meno palese della donna». Ecco allora l’esigenza di una rivoluzione libertaria: «l’affrancamento della donna esige la soppressione della famiglia individuale come unità economica della società».
Sembrano proposizioni ardite: eppure la realtà attuale e le prospettive future sopravanzano di gran lunga quelle tesi. Non solo la famiglia basata sul matrimonio è in crisi, ma da tempo è al crepuscolo la stessa monogamia. Quest’ultima è stata una convenzione sociale più o meno formalmente rispettata, perché nella pratica ha lasciato spazio ad ampie contraddizioni («solo una coppia su quattro è monogama e felice» ricorda la scrittrice Rossana Campisi) . Con l’introduzione del divorzio si è formalizzata la possibilità di rompere il legame precedente, consentendo quindi di dare spazio legale ad un nuovo legame sentimentale. Ma ora si affaccia una nuova possibilità, ben più radicale di quella preconizzata da Engels e da Balbo. Un grande pensatore francese, consigliere di due Presidenti della République, Jacques Attali, che ha scritto un saggio formidabile intitolato Breve storia del futuro (Fazi editore, Roma, 2007), immagina che «nulla ci impedisce di innamorarci di più di una persona contemporaneamente»: dunque, così come col divorzio «molte società accettano la possibilità di relazioni d’amore successive, presto – afferma – riterremo accettabili e legali relazioni simultanee; sarà possibile per uomini e donne avere legami con diverse persone che a loro volta avranno altri partner; alla lunga riconosceremo che è umano amare più persone allo stesso tempo». Ci saranno resistenze, «tutte le Chiese cercheranno di impedire una cosa del genere, soprattutto alle donne… ma alla fine trionferà la libertà individuale».
Ma più radicale ancora risulterà un altro passaggio. L’oncologo e scienziato Umberto Veronesi ha previsto un futuro bisessuale. Riporto alcuni passi salienti tratti dai siti di due importanti quotidiani nazionali, invitando a confrontarli per averne compiuta conoscenza. Dunque: «La specie umana — cfr. Veronesi: «L'umanità sarà bisessuale» - Corriere della Sera, 19 agosto 2007 — si va evolvendo, le differenze tra uomo e donna si attenuano: l'uomo, non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni… Negli ultimi vent'anni le donne hanno assunto ruoli sempre più attivi nella società e questo porta con sé un'attenuazione delle differenze sessuali. Avremo uomini meno virili (il processo è già in atto: dal dopoguerra in poi la «vitalità» degli spermatozoi è mediamente calata del 50%) e donne più mascoline».
«E' inevitabile – cfr. «I bisessuali domineranno l'umanità»: Il futuro secondo Umberto Veronesi - la Repubblica 2 settembre 2013 - che la sessualità si evolva per aprirsi sempre più alla omosessualità e alla bisessualità, che del resto non sono fenomeni di quest'epoca; basta pensare alla civiltà greca, che non ha mai stigmatizzato omosessualità e bisessualità come deviazioni… Le attuali condizioni sociali stanno facendo emergere con sempre maggiore evidenza questo aspetto; è ragionevole pensare che il trend continuerà stabilmente nel futuro, salvo grandi rivoluzioni socio-demografiche. E' un'evoluzione in corso che sfocerà in una nuova e più ampia sessualità, senza una data di inizio e una di fine».





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