|
MATTEOTTI: IL SOCIALISMO NON APPARTIENE ALLA STORIA, MA ALL’AVVENIRE 10 giugno 2022: il sindaco di Milano Beppe Sala ha attualizzato in un libro recente il testamento di Matteotti: «Dico che il socialismo non appartiene alla storia, ma all’avvenire» Ogni anno, il 10 giugno i socialisti trentini salgono a Comasine di Peio per unirsi col Comune e con Anpi (l’appuntamento è per venerdì alle ore 11) nel ricordo del deputato del Psi Giacomo Matteotti. Infatti proprio in quella giornata del 1924 Matteotti venne sequestrato e ucciso dai fascisti. Era nato nel 1885 da una famiglia proveniente proprio da Comasine: il nonno Matteo – di professione calderaio – era sceso nel Polesine nella prima metà del 1800. Giacomo e i suoi fratelli aderirono fin da giovanissimi alla causa socialista, colpiti dalle condizioni di vita delle plebi polesane, sfruttate e soggette alle febbri malariche. La sua azione fu dedicata al riscatto della sua gente e del proletariato italiano, anche con un acceso radicalismo quando necessario, tanto da ricevere spesso accuse di estremismo dalla stampa borghese e anche di massimalismo all’interno della sinistra. Ma Matteotti non si scostò dal socialismo gradualista: «Giorno per giorno gli operai in fabbrica, i contadini sulla terra, gli impiegati nel loro lavoro, si devono organizzare costituendo con i comuni socialisti, le scuole, le cooperative tanti nuclei pronti per il domani». Così Matteotti si occupò di associazioni operaie, cooperative agricole e di consumo, Camere del lavoro, circoli ricreativi ed educativi, ospedali, biblioteche, asili, municipalità socialiste a cui prestava con assiduità i propri consigli tecnici. Questo era appunto nei fatti il suo riformismo: non un generico ideale umanitario né un impaziente rivoluzionarismo, ma un metodo per migliorare le condizioni del proletariato. Contro il fascismo Matteotti mosse «questioni di dati e di documenti» – come scrisse un altro fiero antifascista, Piero Gobetti – riguardanti anche l’affarismo mussoliniano e della monarchia, sicché i fascisti individuarono in lui «il capo di uno Stato Maggiore» dell’unica opposizione davvero pericolosa e da eliminare. Anche dalla nostra terra alpina si alzarono per Matteotti parole di ammirazione che ancora commuovono. L’on. Karl Tinzl, ricordandone la difesa degli altoatesini di lingua tedesca – difesa che i socialisti italiani continuarono con Ernesta Bittanti Battisti prima, e con la promozione per l’Alto Adige e il Trentino del Pacchetto d’Autonomia poi – scrisse al gruppo parlamentare socialista nel giugno 1924: «L’abbiamo ammirato sempre per il suo altissimo senso ideale, la sua profonda competenza e le sue qualità di uomo e parlamentare intrepido e fedele ai suoi ideali. Gli dovevamo speciale riconoscenza per l’interesse che incontravamo sempre in lui per i diritti e problemi delle minoranze». Anche per il Trentino-Alto Adige il sacrificio di Matteotti non è stato vano e la sua opera non resta senza memoria: è l’apostolo laico di tutte le libertà. Un apostolato che dà frutti anche oggi. Dichiarò nel suo ultimo intervento parlamentare: «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai». Il sindaco di Milano Beppe Sala ha attualizzato in un libro recente quel testamento, con questo commento: «Dico che il socialismo non appartiene alla storia, ma all’avvenire». Il libro si intitola “Società: per azioni” (Einaudi), con questa spiegazione: “Affetti ed emozioni, azioni e produzioni - le idee per il nuovo socialismo dell'epoca planetaria, per realizzare lo spirito e l'utopia, una società composta di azionisti dalle risorse infinite: tutti noi”. Bentornata antica, nuova primavera. Nicola Zoller, segretario PSI del Trentino-Alto Adige, collaboratore della storica rivista “Mondoperaio” torna in alto |