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Trevisan e le conseguenze del dopo-Craxi 19.1.22

Trevisan racconta le conseguenze del dopo-Craxi. “Quando il fango riempie il vuoto”

La storia di Craxi e dell’Italia repubblicana dei partiti democratici non finirà confinata sotto le macerie di ‘Mani pulite’

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È in sentito ricordo di Vitaliano Trevisan – scrittore, attore e drammaturgo vicentino scomparso drammaticamente nei primi giorni di quest’anno – che proporrei la rilettura della sua tragi-commedia “Una notte in Tunisia” (Einaudi) nella ricorrenza della morte di Bettino Craxi avvenuta il 19 gennaio di 22 anni fa. Ne ho una buona memoria perché il regista Andrée Ruth Shammah la portò a teatro nella mia Rovereto, con protagonista l’attore Alessandro Haber.
«È tempo di morire, quanto a vivere c’è più male che bene». È questo il destino di X, il personaggio che rappresenta Bettino Craxi in “Una notte in Tunisia”. In una nota al testo Trevisan spiega precisamente il punto di vista di X e gli dà le sue ragioni. Craxi dal 1994 è in ‘esilio’, ciò che altri chiamano ‘latitanza’; la politica è finita, non era questa l’Italia che sognavamo, mentre si prospetta un ventennio post-Mani pulite rovinoso sul piano etico ed economico, nonostante o – piuttosto – grazie a quella che l’esponente socialista considera la «falsa rivoluzione morale»: che in effetti – aggiungiamo noi – accompagnerà il Paese in una progressiva recessione dopo che nel quarantennio precedente, secondo la testimonianza dell’autorevole prof. Carlo M. Cipolla, «dal 1950 al 1990 il reddito nazionale era cresciuto di circa cinque volte collocando l’Italia fra i Paesi a più elevato tenore di vita nel mondo»; mentre sul piano propriamente etico sarà il giurista Michele Ainis a ricordare con plastica efficacia in un editoriale del 16 giugno 2014 che «all’alba degli anni ’90 la classifica di Trasparency International – l’Associazione che misura l’indice di percezione della corruzione, partendo dai Paesi migliori – situava l’Italia al 33° posto nel mondo; ora siamo precipitati alla 69.a posizione».
Inevitabilmente nel Paese si è creato un incurabile vuoto politico, mentre chi poteva fare molto si trova nella condizione di non poter far nulla: ma la natura ha orrore del vuoto, e più il vuoto si fa strada – racconta l’autore – più essa lo riempie, «magari di merda». E allora «la libertà capitola e il potere degradato non ottiene nessuna pietà».
Il destino di Craxi non solo è segnato, ma è ‘cercato’. Trevisan si è fatto questa idea: che «l’uomo non si sia piegato a un compromesso – farsi processare, magari fare dei nomi, e tacerne degli altri – che gli avrebbe guadagnato, molto probabilmente, una vita più comoda. È una cosa – continua Trevisan – che mi chiedo spesso quando penso ai cosiddetti ‘pentiti’. In ogni caso X rifiuta di farsi umiliare pubblicamente… È un rifiuto che viene dal carattere più che da considerazioni di ordine politico, o di strategia difensiva; anche se X – e così Craxi – è sicuramente consapevole delle inevitabili implicazioni politiche, non meno che delle ricadute private-familiari che detto rifiuto comporta». Un destino appunto ‘prescelto’, scomodo, ma comunque ormai «a vivere c’è più male che bene»: la commedia umana diventa tragedia.
Ma c’è un seguito inaspettato. La pièce si conclude teatralmente con uno svolìo di carte che scompaiono nel vuoto. Erano il frutto dei pensieri di Craxi, di quel bisogno di scrivere che è connaturato ai politici intelligenti e – segnatamente – a quel rifugiato che ripete «le proprie idee fino a sfiancarsi, perché è il solo modo per difendere la propria libertà». «È un lavoro fondamentale» raccomandava Craxi. Nell’opera teatrale finisce nel vento, resta come un sogno. Ma nella realtà quel «lavoro» ritorna. Ecco che un giovane storico ha raccolto per davvero quelle carte e le ha commentate e pubblicate sotto il titolo “Io parlo e continuerò a parlare: note e appunti sull’Italia vista da Hammamet” (Mondadori). È il libro curato da Andrea Spiri, che per professione e vocazione è impegnato «nell’analisi dei processi di delegittimazione dell’avversario nelle culture politiche italiane». Se arriveranno altri giovani studiosi, nuovi storici liberi da legami con le versioni di parte del circuito mediatico-giudiziario di ‘Tangentopoli’, la storia di Craxi e dell’Italia repubblicana dei partiti democratici non finirà confinata sotto le macerie di ‘Mani pulite’. Il magistero di Vitaliano Trevisan non resterà senza eredi. A lui un ringraziamento commosso.

Nicola Zoller




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