|
CURON VENOSTA, IL LAGO E LA LEZIONE DI RESILIENZA -di Nicola Zoller Giornale TRENTINO, 7 dicembre 2020, p.1 s. Un film-documentario sulla drammatica sorte di Curon Venosta/Graun im Vinschgau – il paese invaso dalle acque sbarrate dei laghi di Resia e Curon per formare una immensa diga idroelettrica della Montecatini – è stato ora trasformato in quest’autunno 2020 in un libro a firma del regista Georg Lembergh e di Brigitte Pircher. È intitolato “Curon. Il paese sommerso”. L’unico simulacro che testimonia la precedente presenza di quel paese alpino è il campanile del 1300 che emerge dalle acque del grande lago alpino artificiale: non si è potuto abbattere come le altre costruzioni perché protetto per la sua antichità dalla Soprintendenza del beni culturali. E ora è lì a interrogare i passanti e gli attoniti curiosi sulla aggressività delle azioni umane. Il documentario ricorda che sotto il fascismo fin dagli anni venti-trenta del 1900 si preparava quella operazione, fino all’approvazione del progetto della Montecatini nel 1940. Poi la Guerra mondiale bloccò l’opera, che però procedette fino a compiersi nel 1950. Brigitte Pircher, insegnante in Val Venosta e coautrice del libro, ci scrisse sopra la sua tesi di laurea, che poi servì da base del docu-movie del regista austriaco Lembergh. Ora il libro riunisce tutti i materiali documentari raccolti e ordinati per il film, comprese fotografie d’archivio e dichiarazioni degli abitanti del paese sommerso, lasciandoci una formidabile cronaca – seccamente senza veli – degli avvenimenti. Quella vicenda commovente e dolorosa non poteva non essere considerata anche dalla letteratura. E infatti un libro pluripremiato – finalista al premio Strega 2018, premio Dolomiti Unesco 2018, premio Rigoni Stern 2019, Prix Méditerranée/France 2019 – è stato edito nel 2018. L’autore Marco Balzano ha saputo dare respiro vitale all’angoscia dei personaggi di “Resto qui”, il titolo del suo libro dedicato agli abitanti di Curon che hanno scelto di resistere. Provo ad aggiungere di seguito la traccia di questo libro-romanzo, che ben si affianca al libro-documentario di Lembergh e Pircher. Trina e Erich vivono insieme intorno alla chiesa di Curon Venosta, prima che una diga idroelettrica non sovrasti la valle, faccia scomparire il paese, lasciando emersa solo la parte sommitale del campanile «che da allora svetta come il busto di un naufrago sull’acqua increspata». Prima c’era stato il fascismo, poi la seconda guerra mondiale, a infestare le loro vite. Se ne era andata insalutata anche la loro figliola, che ai tempi delle 'opzioni' aveva appunto optato per la Germania, accettando il baratto su cui Hitler e Mussolini si erano accordati: il primo in nome del risorgente invasivo pangermanesimo, il secondo per liberarsi di sudtirolesi scomodi o reputati infedeli. Finita la tristissima guerra 1939-1945, il progetto della diga maledetta – arrestatosi durante le vicende belliche – riprende però fiato fino a compiersi. Curon scompare, come la speranza di una vita felice. Ma Trina se ne fa una ragione, con una sconfinata amara resilienza, assorbendo senza rompersi l’urto di quell’evento traumatico. Bisogna comunque guardare avanti, dice: «È l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci». Nicola Zoller, collabora alla pagine letterarie della storica rivista “Mondoperaio” torna in alto |