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A quarant’anni dalla scomparsa… ciao Nenni! Quarant’anni fa, nel gennaio 1980, moriva Pietro Nenni, uno dei più amati leader socialisti. Aveva appena scritto un ultimo, estremo articolo per la rivista da lui fondata, Mondoperaio, in cui ci ammoniva a considerare gli anni Ottanta come quelli di un necessario e profondo cambiamento: “rinnovarsi o perire”. La sua fu una grande passione politica, la ‘politique d’abord’ come la chiamava, quel dedicarsi anima e corpo - come in questi giorni ha ricordato il direttore dell’Avanti! Mauro Del Bue - a perseguire con coraggio le idee alle quali credeva. Non c’è svolta in Italia nel dopoguerra che non porti il nome di Nenni. Prima, sotto il fascismo aveva operato in Italia e all’estero per mantenere viva la presenza organizzativa del Psi, aveva poi partecipato alla guerra antifranchista di Spagna, poi durante la seconda guerra mondiale era stato arrestato dalla Gestapo e trasportato nell’isola di Ponza. Riprese poi nel 1942 i contatti coi socialisti rimasti in Italia; poi con il gruppo interno di Rodolfo Morandi che agiva a Milano e con Lelio Basso che aveva fondato il Mup (Movimento per l’unità proletaria), il Psi si unificò divenendo la prima forza della sinistra. Infatti il partito all’indomani della Liberazione - grazie alle iniziative di Nenni a favore della Repubblica e per la nuova Costituente - nel 1946 ottenne più voti del Pci: il 20,6 per cento contro il 18,9. Con l’inizio della guerra fredda tra Usa e Urss, Nenni si convinse - ma poi più volte ammise l’errore commesso nel 1948 - della necessità di collocarsi dalla parte del comunismo internazionale. Se ne distaccò decisamente nel 1956 dopo la denuncia dei crimini di Stalin e ancor più a seguito della tragica invasione sovietica all’Ungheria. Lo fece alla Nenni: con coraggio, passione e dedizione, senza curarsi delle divisioni interne. E gettandosi a capofitto nella duplice direzione dell’unificazione socialista col Psdi di Saragat e della nascita del centro-sinistra, che già aveva preconizzato col congresso di Torino del 1955, dedicato al dialogo coi cattolici. Oggi tutti, a sinistra, ammettono che nel 1956 Nenni - l’autonomista - aveva ragione e Togliatti - il filosovietico - torto. Come sempre accade alle svolte di Nenni, prima il centro-sinistra e poi l’unificazione socialista, la ragione gli venne accordata con venti, trenta anni di ritardo. L’azione politica autonoma e di governo di Nenni si scontrò col muro di tante polemiche, scomuniche e laceranti divisioni anche all’interno del Psi, la prima delle quali venne consumata al congresso di Venezia del 1957, mentre poi l’ala filocomunista ancora presente all’interno del Psi decise di lasciare il partito nel gennaio del 1964 e votò contro la fiducia al primo governo Moro. Costruendo un partito, il Psiup, coi soldi sovietici. Dopo la fine dell’unificazione socialista avvenuta nel luglio del 1969 a seguito della formazione di una nuova maggioranza all’interno del Psi, che escludeva gli ex socialdemocratici, il vecchio leader decise di ritirarsi nella sua casa di Formia. Non seppe però resistere alle tante sollecitazioni dei compagni e la sua passione politica lo spinse a tornare nella mischia. Al congresso di Genova del 1972 capeggiò la corrente autonomista. Accettò la presidenza del partito, si lanciò a capofitto nella battaglia referendaria sul divorzio del maggio 1974 e per la ripresa del centro-sinistra, dopo l’esperienza del governo Andreotti di centro-destra coi liberali, che finì poco prima. Dal 1976 fu poi al fianco di Bettino Craxi - da sempre suo delfino - e fino all’ultimo partecipò attivamente alla vita del partito. Nel 1979, dopo le elezioni politiche, presiedette l’aula di palazzo Madama. Pochi anni orsono é stato pubblicato l’ultimo diario di Nenni che attraversa per intero gli anni settanta. La sua grande capacità di giornalista qui emerge in tutta la sua brillantezza. Nenni aveva mantenuto da ottuagenario quell’indole innata a sintetizzare in slogan efficaci i suoi concetti politici. Fino alla fine. Fino a quell’esplicito invito a rinnovarsi che lanciò poco prima di morire in quel gennaio del 1980. E si ritrovarono in tanti, ci ritrovammo in tanti, in Corso del Rinascimento a Roma per l’ultimo saluto gridando “Ciao Nenni!”, come fecero i suoi seguaci per quasi tutto il Novecento fin dai tempi della guerra di Spagna. Dal palco, parlarono Luciano Lama, a nome dei sindacati italiani, Mario Soares per l’Internazionale socialista, Felipe Gonzales per i socialisti spagnoli e il segretario del Psi Bettino Craxi. Son trascorsi 40 anni oggi. Chissà cosa sarebbe accaduto se Nenni ne avesse vissuti altri quindici… Alessandro Pietracci e Nicola Zoller torna in alto |