|
http://www.avantionline.it/per-cesare-battisti-dare-un-senso-di-continuita-e-di-attualita-allimpegno-e-al-sacrificio-dei-nostri-grandi-uomini/ Battisti: continuità al sacrificio dei nostri grandi uomini - di Nicola Zoller Nel luglio 1916 Cesare Battisti veniva catturato dagli austriaci sul monte Corno, sopra Rovereto tra la Vallarsa e Trambileno, e due giorni dopo saliva sul patibolo asburgico nel castello del Buon Consiglio a Trento. La ricorrenza del fatto vede tutti gli anni i socialisti roveretani e trentini partecipare all’incontro promosso dagli Alpini dell’ANA, salendo sul Corno “Battisti” per ricordare con questo “pellegrinaggio alpestre” il sacrificio dell’irredentista democratico, che fu un pensatore e un dirigente socialista di livello europeo. Quest’anno l’appuntamento è per domenica 7 luglio 2019, partendo per il Pian del Cheserle e poi per il Monte Corno Battisti alle ore 8 da piazza Podestà di fronte al Municipio di Rovereto. A 103 anni dalla morte, avvenuta il 12 luglio 1916, Cesare Battisti resta uno dei personaggi trentini più autorevoli in campo culturale e politico e di grande rilievo su scala nazionale e mitteleuropea; una figura complessa e ancora vitale. Uomo di scienza e geografo, si era laureato a Firenze con una tesi dedicata alla sua terra: “Il Trentino – Saggio di geografia fisica e antropogeografia”; continuò per tutta la vita a coltivare ricerche e studi in materia. Cesare Battisti con la moglie Ernesta Bittanti, al centro il figlio Gigino Battisti che diventerà primo Sindaco di Trento alla Liberazione nel 1945 Irredentista, fin da giovanissimo si legò agli ideali risorgimentali e mazziniani che animavano le giovani generazioni cittadine trentine; socialista, cresciuto in questa fede nell’esperienza universitaria fiorentina assieme alla futura moglie Ernesta Bittanti, riuscì a coniugare il socialismo con l’epos risorgimentale di Garibaldi, come – per volontà di Ernesta – sta scritto sul marmo della sua tomba al Doss Trento. Ideali ed esperienze che al culmine del suo percorso umano Battisti trasferì nella scelta di farsi soldato per liberare le nazionalità oppresse dell’impero austro-ungarico, al pari di Tomáš Masaryk – parlamentare a Vienna come Battisti – che fondò la legione cecoslovacca, con decine di migliaia di combattenti contro l’Austria-Ungheria, schierati anche sul fronte italiano: diventerà primo presidente della repubblica cecoslovacca nata il 14 novembre 1918, appena finito il conflitto. Diverso e tragico fu il destino di Battisti, il quale avrebbe potuto dare un analogo alto contributo al nostro Paese. Battisti è stata la figura più bella e rappresentativa del socialismo trentino, un socialismo che riuniva in sé gli ideali della socialdemocrazia mitteleuropea e quelli mazziniani, la lotta per l’autonomia dall’Austria e gli ideali risorgimentali. Claus Gatterer, lo storico sudtirolese che ha voluto far conoscere all’opinione pubblica austriaca un uomo che gli austriaci conoscevano soltanto come ‘alto traditore’, ha scritto: «Gli ideali battistiani attingono a due fonti: il Risorgimento italiano e il socialismo d’Austria-Ungheria. In Battisti questi ideali si erano pienamente fusi. Rappresentavano per lui stesso, per i famigliari, per i suoi amici le direttrici per una vita e per un’opera di rara coerenza»: possiamo ritenere che tali parole, per la fonte da cui giungono, siano chiare per tutti. Altrettanto precisa resta la testimonianza della nostra storica Maria Garbari: “Tutte le nazionalità costituenti l’impero austroungarico – oltre ad austriaci e ungheresi, c’erano cechi, slovacchi, polacchi, ucraini, sloveni, croati e serbi, rumeni, italiani e ladini – stavano perdendo la speranza di poter tutelare la loro identità in uno Stato realmente federale. La guerra, anziché creare la solidarietà fra quei popoli, contribuì allo sfascio dei possedimenti asburgici. La lotta in difesa della propria nazionalità, combattuta magari con l’espatrio, la diserzione, il passaggio al campo opposto fu un tradimento? Ma allora l’intera Europa pullulava di traditori cechi, slovacchi, croati, polacchi, romeni, italiani…”. Anche il leader sudtirolese Silvius Magnago ha spiegato a tutti: “Cesare Battisti fu un uomo che sacrificò la vita per i suoi ideali e dunque è degno della stima anche di coloro che come gli austriaci lo condannarono a morte”. Se cerchiamo un’attualità al ricordo di questo luglio 2019, possiamo ritrovarlo nell’appello che una impegnata e gloriosa associazione trentina, la SOSAT – Sezione operaia della Società Alpinisti Tridentini – volle indirizzare al lavoratori trentini quando risorse dopo la caduta del fascismo nel 1945: «Nel nome dei nostri grandi Cesare Battisti, Giannantonio Manci e di tutti i martiri della Libertà, i cui spiriti aleggiano sopra di noi, riprendiamo il cammino verso le grandi mete dell’avvenire per tutte le genti amanti della pace e della fratellanza umana». Sì, c’è retorica in questi propositi, ma anche e soprattutto si avverte il dovere di dare un senso di continuità e di attualità all’impegno e al sacrificio di questi nostri grandi uomini. Nicola Zoller torna in alto |