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STIAMO PEGGIO DI 25 ANNI FA -di Alessandro Pietracci Giornale l’ADIGE, 8 maggio 2019, pg.1 La “rottura” del 1993-94 non ha prodotto una rivoluzione. Dobbiamo dircelo: è stata la sanzione del declino imboccato dall’Italia. Un piano inclinato cominciato alcuni anni prima, dopo un ventennio di governi di centro sinistra, frutto della collaborazione tra democristiani, socialisti e laici (una collaborazione, magari tormentata, ma basata su programmi e non su contratti). Gli anni di Craxi, come vengono definiti dagli storici non di parte, furono segnati dal tentativo ahimè fallito di una grande riforma dell’Italia. Furono anni di alti e bassi conclusisi però con un incancrenire progressivo del sistema. Tangentopoli non è soltanto un’inchiesta giudiziaria al sistema della politica. È il segno della crisi del sistema, ormai al crepuscolo. Poi tutto è crollato. Molti rimpiangono, oggi, quella fase storica. Da socialista non voglio autoassolvermi e non voglio assolvere i partiti di allora, in particolare il PSI e il PSDI. Le colpe ci sono state, ed errori, anche evidenti e imperdonabili, sono stati commessi. Da cittadino attento alla politica però non posso non dire che i governi di Craxi sono stati l’ultimo tentativo riformatore e da militante lo rivendico con orgoglio. Poi abbiamo navigato a vista, ci siamo salvati dall’abisso grazie ai vari Ciampi, Amato, Monti, ci siamo illusi con Berlusconi, abbiamo confidato e poi affossato Prodi: alla fine di tutto l’Italia è messa peggio, molto peggio, di venticinque anni fa. In pieno declino. Da tutti i punti di vista. Cosa dire del Trentino? In parte la nostra Provincia ha seguito un cammino diverso. Non abbiamo sperimentato l’ondata berlusconiana. Per un motivo principale, cioè l’abilità politica di un giovanissimo Lorenzo Dellai, capace di interpretare un passaggio traumatico restando quello che era, vale a dire un democristiano, in grado di cogliere l’anima profonda del Trentino (centrista, moderata) aprendola a istanze riformiste di sinistra. In questo modo abbiamo subito di meno la crisi politica e abbiamo affrontato meglio la crisi economica degli ultimi anni. Dellai aveva creato un sistema che funzionava e che non può essere ridotto alla “magnadora” o ad altri episodi di clientelismo, che tra l’altro hanno più interessato Grisenti che lui. Allo stesso tempo il centro destra non ha avuto alcuna fase “liberale”: il sogno berlusconiano non è arrivato fino a noi o è stato marginale ed effimero. Adesso ci svegliamo con una destra dai tratti completamente diversi rispetto a quella di Forza Italia, che ha sempre avuto come riferimento il Partito Popolare Europeo della Merkel e di Juncker. La presenza di Malossini, a cui va riconosciuta un’encomiabile tenacia, rappresenta la reiterazione del passato, non uno sguardo al futuro. Così Grisenti: lui stesso ha affermato più volte di voler lasciare spazio ai giovani. Gli crediamo perché troppo forte sarebbe il rischio di passare per reduce. Dopo Dellai il centro sinistra autonomista ha segnato continue battute d’arresto, culminate con il suicidio politico seguito alle inconcludenti trattative dell’estate scorsa che hanno portato alla rottura della coalizione che aveva governato il trentino per quasi vent’anni. Così il centro sinistra non ha saputo rigenerarsi e quindi è stato sconfitto. Dal vero “nuovo che avanza” in peggio. In questo senso le elezioni politiche del marzo 2018 hanno segnato uno spartiacque maggiore rispetto al 1994. Allora il Trentino aveva “resistito”, l’anno scorso no. Lega e 5 stelle sono davvero “il nuovo”. Ovviamente penso che questo ” nuovo” sia una grave iattura, come un drastico aumento della pendenza di quel piano inclinato verso il basso in cui si dimena l’Italia trascinando nel declino lo stesso Trentino, privo ormai dei paletti rappresentati dalla sua speciale autonomia. Si invoca il passato, ma il passato non ci può salvare. In politica è vietato guardarsi indietro: perché è impossibile ricreare le condizioni storiche anche se fossero solo di qualche anno fa. Siamo in un’altra fase. Davvero per la prima volta le grandi tradizioni dell’Italia repubblicana non sono più maggioranza nel Paese. E neanche in Trentino. I nomi che vengono dal passato non cambieranno il quadro. Il futuro ci chiama a sintesi diverse, senza rinnegare nulla della nostra storia. Non possono essere neppure i “contenitori” a segnare la svolta necessaria: la Lega è un partito che più tradizionale non si può, sempre più il partito di Salvini. I suoi atteggiamenti autoritari e neo-nazionalisti non possono che inquietare, anche perché non si può dire che la Lega sia un ”partito di plastica” come era stata Forza Italia. Probabilmente i nostri partiti di centro e di sinistra hanno perso troppo tempo in discussioni interne alla forma della loro organizzazione, dimenticando cosa veramente interessava ai cittadini e soprattutto abbiamo continuato a discutere e dividerci su questioni ormai di scarso interesse per l’opinione pubblica, senza accorgerci che tutto stava cambiando, anzi era già cambiato. Tuttavia si muove qualcosa anche con le elezioni del 26 maggio per il rinnovo del Parlamento Europeo. Manca ancora un’analisi più approfondita da fare insieme. Per la mia area politica ci vorrà certamente molto tempo per la risalita. Oggi però si potrebbe cambiare il detto evangelico: non servono più gli “otri nuovi” per mettere vino nuovo. Bisognerebbe restaurare gli otri vecchi, cioè i partiti. Ma questa è un'altra storia e forse ci vorranno anni per scriverla . Alessandro Pietracci Segretario Provinciale del Partito Socialista Italiano torna in alto |