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RICORDIAMOCI LE LEZIONI DEI LIBRI -di Nicola Zoller, giornale “TRENTINO”, domenica 24 settembre 2017, p.1 s. “Leggere da noi rimane un'attività per pochi sfigati di cui è inutile se non nocivo vantarsi”: è il commento sconsolato e scanzonato dello scrittore Paolo Di Stefano in questi giorni di settembre, tra il Festival della letteratura di Mantova e quello di Pordenone che pur invitano ad andare contro questa tendenza, come hanno fatto e fanno anche nel nostro ambito provinciale Trentino Book Festival di Caldonazzo, Trentino d'Autore di Comano, Medita-Mostra dell'editoria Trentina, MontagnaLibri con Trento Film Festival. A Di Stefano cadono le braccia di fronte alla scarsa dimestichezza con i libri di tanti connazionali e anche dei politici: e invece sarebbe una bella sorpresa “vedere qualcuno entrare a Montecitorio con un romanzo tra le mani, per una volta non impegnate a reggere un cellulare o un microfono”. Purtroppo dà un cattivo esempio anche il premier Paolo Gentiloni che ha dichiarato candidamente di non avere il tempo di leggere alcun libro. Gli ha replicato l'editore Laterza - che in Trentino è tra i benemeriti che hanno progettato il Festival dell'economia - affermando che la lettura non è solo piacere e tempo libero. Non poteva che essere lui a ricordare che i libri sono di grande utilità per capire la vita, come spiegato da critici, storici e scrittori. Grazie alla letteratura – argomentava il critico Harold Bloom - giungiamo ad una consapevolezza e a una saggezza che non avremmo mai raggiunto da soli. Anche lo storico Tzvetan Todorov affermava: “Amo la letteratura perché mi aiuta a vivere. Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: la letteratura apre all’infinito questa possibilità di interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente”. Allo stesso modo lo scrittore Alan Bennett ha dimostrato che i libri aiutano a confrontarsi e a dialogare con gli altri: “I libri non sono un passatempo. Parlano di altre vite. Di altri mondi”. Quante cose pratiche e immediatamente utili, vengono dai libri: non a caso ci sono grandi imprenditori e grandi politici che non hanno problemi, anzi, a dirsi lettori accaniti e competenti: da Bill Gates a Mark Zuckerberg, da Macron a Obama. Ma nel nostro paese pare sia diverso, con le dovute eccezioni fortunatamente. Come in una sorta di parabola usata per riferire meglio un insegnamento pratico, dal mio piccolo ambito proverei a ricordare un libro di Roberto Cotroneo, una "lettera" a suo figlio sull'amore per i libri, che servirebbe mirabilmente anche a noi più grandicelli. Ad un certo punto Cotroneo tenta di indicare un metodo per le 'scelte di vita'. Per questo si serve della storia di J. D. Salinger, "Il giovane Holden", dalla quale ricava questa morale ad uso del suo interlocutore: sospetta sempre quando qualcuno ti dice di avere le idee chiare, quando qualcuno ostenta una verità buona per tutte le cose. Parti sempre da un presupposto: le verità non sono mai piene; sono sempre parziali, sempre imperfette. Così la vita, che è un mix sottile: non è fatta solo di trasgressione, e non è fatta solo di obbedienza; non è fatta solo di ironia, e neanche di bolsa retorica. Questo è un invito alla meditazione, ma non a scoraggiarsi. Tutt’altro. Così andando avanti e commentando "Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock" del poeta Thomas S. Eliot, Cotroneo dichiara che è giusto osare, è giusto turbare l’universo. Ma ora il problema è un altro: la domanda non è più se si possa osare, ma quanto osare. Tutti non diventano dei geni o personaggi di gran talento. E ci vuole tanta generosità per sopportare tale situazione, che pur riguarda la infinita maggioranza degli uomini. Molti sono caduti nella trappola ed hanno sofferto per non essere riusciti a trasformare la propria vita in un capolavoro: ce lo ricorda rammentando la vicenda descritta ne "Il soccombente" di Thomas Bernhard, quando uno dei protagonisti si suicida perché non ha raggiunto la perfezione. Quale può essere 'l’uscita di sicurezza' umanamente praticabile? Bisogna avere tanta passione e generosità per amare le cose che si fanno senza pensare di dover comunque primeggiare o essere dei geni. Ma le cose - anche quelle che si fanno senza bramose ambizioni - devono essere fatte con serietà, senza cedere alla tentazione del dilettantismo: le cose bisogna farle bene, sempre. Quanto si impara dai libri! “Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro”: questa dichiarazione del grande saggista e poeta Jorge L. Borges ci aiuta a capire l’ultimo consiglio: anche i giuristi, gli economisti, i medici, i politici saranno bravi giuristi, bravi economisti, bravi medici e bravi politici solo se avranno imparato come si legge veramente una grande poesia o un grande libro. Altrimenti saranno solamente dei mestieranti, e molto mediocri. Nicola Zoller -collaboratore della storica rivista Psi "Mondoperaio" fondata da Pietro Nenni torna in alto |