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LE LISTE CIVICHE E IL TRENTINO -di Nicola Zoller*, giornale “TRENTINO”, 22 agosto 2017, p.8 Che le liste Civiche in Trentino possano essere interessate a migliorare la vita politica collettiva è un bene! Anche alcuni di noi hanno provato a condividerne il percorso. Che ora esse siano disponibili ad assumere responsabilità addirittura su scala più ampia di quella locale-municipale-provinciale - come dichiarato dal sindaco Valduga - può far arricciare il naso a qualcuno, ma invece ciò va ben accolto. Basta intendersi, altrimenti si darà ancor più spazio all'antipolitica e al grillismo. Ci sono infatti "civici" di vario temperamento, come illustra recentemente la rivista "Paradoxa" sul numero 2/2017 intitolato esemplarmente "Le società (in)civili". Le uniche formazioni civiche che contribuiscono al capitale sociale collettivo sono "quelle che puntano a costruire ponti piuttosto che a innalzare muri", favorendo "forme di integrazione e cooperazione, la diffusione nella comunità di legami di solidarietà e sentimenti di fiducia reciproci". Le formazioni civiche che invece puntano al proprio interesse limitato - di territorio o di corporazione - considerando gli "altri" tutti corrotti o quasi, finiscono per assumere un ruolo già esercitato in primis dai populisti amorali già operanti: si presentano sostenendo che eliminando i politicanti al potere tutto si aggiusterebbe, quando invece questi "contestatori" mirano semplicemente a sostituirli "predicando l'antipolitica per occupar meglio la scena politica"; possono anche finire per rappresentare il "lato più incivile della società", dedito al proprio "particulare", con scarso senso della legalità e delle norme (è incredibile apprendere che solo il cinque per cento del IRPEF è versato da lavoratori non dipendenti, mentre - ad ulteriore disarmante esempio - registriamo che delle "case di vacanza una su due è affittata in nero"!). Avanti dunque col civismo democratico che getta "ponti", che arriva dove le organizzazioni più tradizionali e burocratiche non riescono a giungere: e se tale civismo merita un riconoscimento politico - come un posto in Parlamento - che gli venga pure assegnato. *impiegato d'azienda, collaboratore volontario della storica rivista Psi "Mondoperaio" fondata da Pietro Nenni ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ LA GIUSTA STRADA DEI SINDACI CIVICI -di Alessandro Pietracci, giornale “TRENTINO”, 27 agosto 2017, p.1. s Se il tormentone dell’estate musicale italiana è stata la canzone “l’esercito del selfie”, quello dell’estate politica trentina, più del maltempo e della questione degli orsi, è stato il dibattito intorno ad alcuni movimenti legati alle scadenze elettorali (nazionali e provinciali) del 2018; soprattutto l’iniziativa dei cosiddetti “sindaci civici” che, dopo aver presentato nelle settimane scorse una piattaforma programmatica, ora sembrano pronti per qualcosa di più di una semplice animazione del dibattito. I socialisti valutano positivamente questa azione. Innanzitutto perché, con i tempi che corrono, è sempre utile che qualcuno si mobiliti ancora con entusiasmo per “fare politica”, per contribuire alla crescita globale del Trentino. Al di là degli specifici schieramenti, sarebbe bello avere l’onestà intellettuale di cogliere possibili cammini di convergenza piuttosto che vedere sempre le dietrologie o i doppi fini. Così invece di discutere troppo sulle future collocazioni, sarebbe meglio partire dalle stesse dichiarazioni dei civici che sanzionano una loro lontananza da posizioni di destra o populiste (da questo punto di vista si distanziano dagli strumentali movimenti berlusconiani in direzione di un “civismo” di maniera). E questo, intendiamoci, è un fattore non di certo trascurabile. In secondo luogo, presentandosi come amministratori di comuni, i civici puntano alle cose concrete, a quelle che interessano per davvero ai cittadini. Oggi abbiamo bisogno di un pragmatismo con una forte impostazione teorica e culturale. Il pericolo è cadere nella retorica del “non siamo né di destra né di sinistra”. Oppure – forse ancora peggio – di non avere alcun retroterra politico e di proporre soluzioni al limite della credibilità. Abbiamo bisogno invece di forze politiche responsabili e riformiste, che hanno dato prova di capacità di governo. Può sembrare che ci accontentiamo di poco, ma a fronte degli apprendisti stregoni che spuntano ovunque, già una concretezza amministrativa è un buon viatico per il futuro. Infine l’aggettivo “territoriale” che da solo non vuol dire granché, ma che, se declinato in maniera intelligente, può essere una via innovativa per il Trentino. Il territorio indica una specificità da coltivare. La terra, per dare frutti, deve essere costantemente curata, deve essere protetta dalle intemperie. Non basta perpetuare le coltivazioni passate. Occorrono nuovi accorgimenti, nuove tecniche, nuove colture. Oggi territoriale vuol dire, a prima vista paradossale, aperto al mondo. Su questo giornale più e più volte si è tornati a ribadire la necessità che il Trentino, se vuole mantenere e far progredire la sua autonomia, si prodighi a rendere visibile la sua specificità riuscendo a risolvere in maniera originale i più scottanti problemi all’ordine del giorno, come per esempio quello dei migranti. Ancora una volta non abbiamo bisogno di slogan urlati, ma di un pragmatismo che non dimentica i valori ideali. Partecipazione, capacità di governo, attenzione al territorio: su questi punti la coalizione del centro sinistra autonomista può trovare un accordo con i civici. In questi giorni tuttavia si è sprecato troppo tempo in questioni “geometriche”. La compagine capitanata dal giovane sindaco Valduga è più vicina al PATT o all’UPT? Tifa per la conferma di Rossi come candidato presidente? Vuole un seggio alle politiche? E chi glielo darà? Siamo di fronte a una strategia per creare una coalizione di centro senza la sinistra? E quali sono i confini di questo “centro”? Non siamo così ingenui da non sapere che la politica si fa anche attraverso gli accordi sugli “assetti”. Prima però occorre capire se la coalizione al governo della Provincia abbia una propria fisionomia unitaria e se ci siano le condizioni per un allargamento. Da troppo tempo sembra che i partiti della coalizione vogliano fare un gioco a sé, con divisioni interne che si ripercuotono anche all’esterno. È tempo di ritrovarsi insieme prima che la situazione sfugga di mano e ognuno pensi solo a sé stesso. Le occasioni si possono anche creare in modo assolutamente virtuoso, basta volerlo. Si badi bene che questa necessità, ribadita in ogni modo dal PSI, non nasce dal desiderio di “contarsi” o di “spartirsi” le poltrone, ma dalla consapevolezza che una coalizione unita e salda serve per un migliore Governo del Trentino. La finalità della politica è solo questa: risolvere i problemi concreti con un coinvolgimento attivo dei cittadini. Non è solo tecnica amministrativa, ma è anche azione tra la gente. Mettere insieme questi due aspetti è una sfida a cui non possiamo sottrarci. *Segretario Provinciale PSI torna in alto |