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IL CASO ITAS E LA CRISI “DI SISTEMA” -di Alessandro Pietracci, giornale “Trentino”, giovedì 20 aprile 2017, p. 1 s Qualche giorno fa sotto uno dei tanti articoli di questo giornale dedicati al caso che ha coinvolto il direttore dell’Itas, appariva la pubblicità della quattordicesima edizione di “Ortinparco”, l’evento dedicato all’orto e al giardinaggio. Il titolo della kermesse di quest’anno è “Trasparenze”. Lo sguardo del lettore, partecipe alla cronaca dello scoramento dei dipendenti Itas, non può non cadere sulla sottostante scritta che appunto rimanda alle “trasparenze”. Ebbene, la coincidenza ha voluto che sia proprio la parola “trasparenza” ad essere fondamentale in questo periodo di palude generalizzata. Possiamo aggiungere anche altri termini affini: pulizia, cambiamento, controllo, correttezza. Ma pure autorevolezza e dignità. Parole che sembrano davvero perdute. Chi viene dalla tradizione socialista, riformista e garantista non intende mai dare giudizi sommari come se il direttore dell’Itas Grassi fosse già colpevole e condannato dalla magistratura. Non possiamo infatti mai dimenticare quante volte la vita di figure pubbliche, di politici e di manager sia stata distrutta da inchieste giudiziarie rivelatesi poi prive di fondamento. Personalmente dunque e sarò sempre garantista. Il piano politico (e sociale) deve essere assolutamente distinto da quello giudiziario. Per quest’ultimo ci sono i magistrati, gli avvocati, le procedure, le regole su cui è superfluo pronunciarsi. Ci sono le responsabilità individuali che vanno accertate, evitando quella giustizia sommaria e preventiva in grado di fare solo male. Detto questo, esiste anche un altro livello di analisi. Quello che dovrebbe spettare alla politica, o meglio all’intero sistema Trentino. L’Itas, pur essendo un’azienda privata, è una colonna di questo sistema. Sarebbe sciocco dimenticarsi del suo ruolo passato e presente oppure immaginarla come un pozzo senza fondo stile Monte dei Paschi. Da questo punto di vista sarà l’assemblea dei soci, convocata tra pochi giorni, a decidere sugli assetti interni e sui provvedimenti, anche molto rigorosi, da prendere per scongiurare altri scandali. Al di là delle questioni giudiziarie, i resoconti ci parlano dei vertici dell’azienda avviluppati in una spirale personalistica e oscura, lontanissima da quegli ideali di trasparenza e di partecipazione tanto propagandati all’esterno. La deriva verso uno stile personalistico – con tratti di vera e propria esaltazione della ricchezza più sfrenata, del privilegio più sfacciato e del lusso più pacchiano – va assolutamente fermata. Il cittadino medio, il piccolo risparmiatore è indignato. Quello stile non è il suo. Quell’immagine di Trentino non è la sua, non è la nostra. È su questo che si deve interrogare la politica. Itas non è un attore qualunque. Nella nostra Provincia poi, dove ingenti risorse sono gestite da una ristretta “classe dirigente”, ogni settore economico o sociale è interconnesso agli altri, formando appunto un “sistema” fortemente intrecciato. Simul stabunt aut simul cadent. La ricostruzione complottista e populista dipinge tale sistema come una congrega di “poteri forti”, dediti a coltivare i propri interessi, con una tendenza innata al malaffare. Non credo che sia così. Gli intrecci e le zone d’ombra ci sono sicuramente. Vanno portati alla luce e stigmatizzati. Tuttavia dobbiamo ricordare quanto il benessere del Trentino sia dovuto a un modello economico capace di far uscire la nostra terra da una condizione di povertà (ce lo dimentichiamo troppo spesso) e poi di creare una struttura virtuosa e competitiva. La cooperazione, la sinergia tra pubblico e privato, i settori dell’agricoltura e del turismo sono stati gli assi portanti della nostra crescita. Sono patrimonio di tutti i cittadini. Anche l’Itas è patrimonio di tutti i cittadini, non solo dei suoi soci. Per questo leggere di certi comportamenti fa così male. In questo quadro la politica deve battere un colpo. Sia detto ancora una volta: l’Itas è un’azienda privata e ha regole interne per la gestione delle sue attività. Non spetta ad altri questo compito. Tuttavia questa vicenda rappresenta un ulteriore segnale di una crisi “di sistema”. La Provincia è troppo interessata a scongiurare il crollo generalizzato di tale sistema per starsene tranquillamente in disparte. Sono tantissimi gli enti, le partecipate, le aziende, le società che ricevono contributi o che in qualche modo sono collegate con la Provincia autonoma. Occorre una pronta iniziativa da parte del Consiglio provinciale: avviare una sorta di monitoraggio generalizzato per verificare se ci sono state distorsioni nell’utilizzo degli incentivi erogati. È fondamentale almeno conoscere dove vanno i soldi. La trasparenza resta l’obiettivo, ma pure il punto di partenza. Facciamolo per un sussulto di orgoglio. Altrimenti il Trentino rischia di perdere la sua sbandierata specificità. Alessandro Pietracci è segretario provinciale PSI torna in alto |