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Chi come noi socialisti ha tante colpe da scontare sul duro circuito politico/mediatico - che da tempo ne ha registrato e amplificato la caducità elettorale - non può certo fare il grillo parlante. Forse però può ancora proporre una concisa osservazione di fronte al fatto eclatante dell’elezione di Trump alla presidenza Usa, magari anche alla luce di nostri interventi che in tempi non sospetti segnalavano la problematicità della candidatura Clinton. Scontato che tra i due contendenti rimasti in campo avremmo votato per la candidata democratica, vorremmo riandare alla chance alternativa che i democratici avrebbero avuto nello scegliere il socialista Bernie Sanders, che meglio di altre/i poteva rappresentare i vasti interessi popolari e delle classi medie marginalizzati negli ultimi anni. Lo scrivevo sul “Trentino” del 19 marzo 2016 indicando in Sanders la personalità che “con un’affabilità e una gentilezza nuova” poteva riuscire a proporre all’America gli ideali socialdemocratici che coniugavano giustizia sociale e liberalismo politico. Lo ripetevo sempre sul “Trentino” del 23 aprile 2016 riportando la critica serrata di Sanders agli appoggi “osceni” dei poteri finanziari forti alla Clinton. Si fa questa osservazione, perché non è ineluttabile che la protesta popolare debba per forza incanalarsi verso sbocchi destrorsi sia in America che in Europa, sbocchi che si riveleranno purtroppo nefasti per il cittadino comune. Se c’è in campo una sinistra attenta come un tempo alle esigenze sociali antiche e nuove piuttosto che a quelle dell’establishment detentore del potere economico e attento al mantenimento dell'ordine costituito, forse c’è ancora una speranza di progresso. E’ un lavoro rinnovato e urgente che spetta alla sinistra liberal e socialdemocratica, guardando senza sufficienza oltre che alle posizioni di Sanders anche quelle del laburista inglese Jeremy Corbyn: prima che nell’onda xenofoba affoghino intere nazioni e fasce popolari. torna in alto |