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Info SOCIALISTA – 25 dicembre 2005 a cura della segreteria regionale SDI, per i rapporti con l’azione nazionale dei socialisti e del centro sinistra n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592 – fax 0461-944880 – Trento/Bolzano Quindicinale - Anno 2° UN LIBRO, per cominciare “Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro” Jorge L. Borges Autore: Bernard de Mandeville Titolo: LA FAVOLA DELLE API Le Lettere ed., Firenze , 1995 PENSIERO DI NATALE SULLA CONDIZIONE UMANA ...Provate a chiedere ai moralisti e ai teologi di ogni paese che cosa intendano per piacere autentico: vi risponderanno che la felicità non può risiedere in ciò che è mondano e corruttibile. Se poi però osserverete da vicino la loro vita, vedrete che essi traggono il loro diletto esclusivamente da ciò che è mondano e corruttibile". E come se la passano i bacchettoni 'comuni'...? (si veda la nota* in conclusione) Il medico Bernard de Mandeville (Rotterdam 1670 - Londra 1730), bersagliato simbolo del libero pensatore, venne accusato - "per ignoranza o in malafede" - di aver scritto La favola delle api per incoraggiare il vizio. Soavemente controbatté:"Se mi si chiedesse a che scopo ho fatto tutto questo (cui bono ?) e quali benefici possa portare la lettura di quanto ho scritto, risponderei che non ho avuto altro scopo che cercare di divertire i lettori. Ma se mi si chiedesse cosa ci si può attendere dalla lettura di questi versi, risponderei prima di tutto: la gente che trova sempre difetti negli altri, trovandoli descritti qui, potrebbe imparare a guardare in casa propria e a esaminare il proprio comportamento, e così forse si vergognerebbe di rimproverare agli altri i vizi di cui anch'essa è più o meno colpevole". Il moralismo ipocrita, che resiste in ogni tempo e luogo e che dilaga nelle fasi di transizione - e l'Italia è in una di queste - trova nella 'favola' mandevilliana, brillantissime esemplificazioni. Naturalmente il 'grande alveare' di cui Mandeville narra lusso, vizio, decadenza e infine...disperata virtù, rappresenta in miniatura il mondo degli umani: "Non c'era impiego privo di imbrogli, né professione priva di trucchi...Chi comprava concime per ingrassare la terra spesso vi trovava pietre, ciottoli e sassi, e brontolava. Ma chi brontolava vendeva usualmente burro pieno di sale...Ognuna sapeva che imbrogli faceva, ma non c'era un'ape che sopportasse gli imbrogli che commettevan le altre". E, in nota, Mandeville aggiunge: "Provate a chiedere ai moralisti e ai teologi di ogni paese che cosa intendano per piacere autentico: vi risponderanno, come gli Stoici, che la felicità non può risiedere in ciò che è mondano e corruttibile. Se voi però osserverete da vicino la loro vita, vedrete che essi traggono il loro diletto esclusivamente da ciò che è mondano e corruttibile". Magnifico e mite sovversivo, bestia nera dei bacchettoni e dei sepolcri imbiancati d'ogni epoca, non chiedeva - come pretende invece qualsiasi demagogo - l'approvazione delle folle. Spiegava con smagato distacco: "Io non scrivo per molti e non ambisco ad incontrare gente che si congratuli con me...; nulla dimostrerebbe la falsità delle mie opinioni più dell'approvazione generale". Per paradosso - espediente retorico di cui Mandeville si avvaleva con la "cura di suscitare a bella posta l'indignazione dei benpensanti"- noi suggeriremmo l'adozione della "Favola" come lettura edificante per l'ora settimanale di educazione civica che i programmi ministeriali vorranno finalmente fissare stabilmente nel calendario scolastico. Peraltro, i nostri filistei - qualora nutrissero ancora qualche dubbio sulla serietà di questa sortita - potrebbero scoprire, scavando solo un poco negli scritti di Mandeville, che egli finiva realisticamente per ammettere come "la società non sarebbe mai sopravvissuta se un lento processo di adattamento non avesse immesso in questo aggregato di interessi e di passioni l'elemento della razionalità, l'artificiosa creazione di idoli che, predicando la Virtù, il Bene o l'Onore, promettevano prestigio e considerazione a chi avesse seguito i dettati di quei valori e disprezzo a chi avesse preferito la brutale soddisfazione dei propri istinti"( in Ricerca sulla natura della società ). Quello che per l'uno resta comunque e dovunque la fiera dell'ipocrisia, per gli altri può diventare il regno dell'ideale. Contenti ? Macchè! Continuano, con la bava alla bocca, a predicare 'legge e ordine' (specialmente a carico del prossimo, secondo l'impostura di voler applicare rigidamente le leggi agli altri e di desiderarle interpretate comodamente per sé medesimi). Non capiscono - come invece prova a farci intendere il nostro medico anglo-olandese con il suo umanissimo disincanto - che la virtù meritoria ed il bene autentico non possono essere imposti per decreto delle autorità o dei costumi: sono mete di una ricerca interiore, una ricerca dall'esito incerto. Immanuel Kant dirà che "da un legno storto, come è quello di cui l'uomo è fatto, non può uscire nulla di interamente dritto". Chi è credente potrà anche riparare sotto la protezione della madonna: "Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte". Nota* Quest'infida, estesa tipologia, descritta con schiettezza dal Mandeville, è sopravvissuta prosperosamente al nostro autore e continua viepiù a lanciare acrimoniose invettive contro la disonestà altrui ed a giustificare generosamente sé stessa. Alla fine del nostro secolo, così viene illustrata, in terra italiana, dal Corriere della Sera del 15 maggio 1995 sotto il titolo Non paga tasse, tv, tram: è l'italiano onesto : "Chissà come se la ride a leggere le cronache di Tangentopoli. O forse no. L'esercito dei microtruffatori - evasori fiscali, titolari di pensioni di invalidità che scoppiano di salute, inventori di incidenti stradali, portoghesi tranviari - ha di sé un alto concetto. Vanta un fatturato di migliaia di miliardi ma, se dovesse scegliere per sé un nome si chiamerebbe 'banda degli onesti', tanto si sente distante dal malaffare della politica". Sembra di risentire, in versione prosaica, le parole in versi di Mandeville: "...inveivan contro i loro politici, contro la marina e l'esercito, e ogni ape gridava: "Maledetti, maledetti gli imbrogli" ".Eppure ognuna conosceva gli imbrogli che commetteva per proprio conto, come gli 'onesti banditi' contemporanei. Quest'ultimi - sempre in modo prosaico - si giustificano (cfr. C. S. Fioretti, Ma in quale legge credi ?, rivista Sette, settembre 1998) in variegati modi. Eccone alcuni. Quelli che non pagano i contributi della colf: Io la metterei in regola, ma è lei che non vuole. Quelli che danno lezioni private e non le denunciano: Con la miseria che lo stato ci paga... .Quelli che inventano falsi incidenti per farsi pagare dall'assicurazione: Sono anni che pago e non ho mai fatto un incidente. Quelli che duplicano illegalmente le videocassette: Perché? Non si può?. Quelli che non pagano il canone Rai: Con tutta la pubblicità che mettono nei programmi ! E poi io guardo solo Canale 5. Quelli che non registrano il contratto d'affitto: Se ci pago le tasse, non mi conviene affittare. Quelli che dichiarano la metà nella compravendita di una casa: E' normale. Si è sempre fatto così. Quelli che commettono abusi edilizi: Se chiedo il permesso devo aspettare un anno. Quelli che si mettono in malattia. E sono sanissimi: Mi sono fatto un mazzo per 20 anni. Che cosa sarà mai un giorno. ... Emilio Lussu, spirito libero della sinistra italiana, avrebbe commentato: "Il vero peccato non è commettere una infrazione alle leggi di nostro Signore, ché tutti siamo dei deboli mortali, ma fingere di essere virtuosi e agire da imbroglioni". Nicola Zoller ATTUALITA’ POLITICA dedicata alla Marcia di Natale E’ la prima volta che in Italia si manifesta per quella che consideriamo la più grande questione sociale del nostro paese Marcia di Natale per l'amnistia, la giustizia e l'indulto “Anche lo S.D.I. del Trentino-Alto Adige appoggia sentitamente l’iniziativa” E’ la prima volta che in Italia – a Roma il giorno di Natale partendo da Castel S.Angelo - si manifesta per quella che consideriamo la più grande questione sociale del nostro paese, determinata dalla non-amministrazione della giustizia e dalla disastrosa situazione delle carceri, fatti per cui lo stato italiano è stato condannato dalla giustizia europea, sin dal 1980 e ripetutamente, per violazione di diritti umani fondamentali. Non si tratta solo della condizione delle carceri nelle quali 60.000 detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 42.000, si tratta anche e soprattutto della vita di almeno 18 milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie che sono parti in causa negli attuali 9 milioni di processi pendenti, molti dei quali destinati a risolversi per prescrizione (come è accaduto a 1 milione di processi negli ultimi cinque anni). Secondo il recente rapporto del Consiglio d'Europa, circa il 30% della popolazione italiana è in attesa di una decisione giudiziaria. Da Castel Sant'Angelo, un carcere storico ma anche il luogo più vicino a San Pietro e al ricordo di Papa Giovanni Paolo II che nella sua visita in Parlamento chiese clemenza tra gli applausi, la marcia proseguirà per il Carcere di Regina Coeli, per il Senato e la Camera dei Deputati che da quindici anni non approvano una misura di clemenza, per Palazzo Chigi, sede del Governo, ma anche per Piazza Santi Apostoli, sede dell'Unione di quei partiti di centrosinistra che hanno dimostrato di volere rimuovere la grande questione sociale della giustizia e del carcere. I perché della Marcia «Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni» Dostoevskij, Memorie da una casa di morti (1862) Con la Marcia di Natale i promotori intendono manifestare sia per l'amnistia che per l'indulto. Entrambi i provvedimenti, adottati per l'ultima volta 15 anni fa, sono necessari per diverse ragioni, che riguardano le inique condizioni carcerarie ma anche il cattivo stato della giustizia in Italia, rallentanta da migliaia di processi arretrati, che provocano un'amnistia di fatto, strisciante e di classe, costituita dal milione di reati prescritti per scadenza dei termini soltanto negli ultimi 5 anni. Il 30 novembre scorso il Consiglio d’Europa ha denunciato che i ritardi della giustizia in Italia sono causa di numerose violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sin dal 1980, ritardi che “costituiscono un pericolo effettivo per il rispetto dello stato di diritto in Italia”. Attualmente sono 60.000 i detenuti nel nostro paese, contro la capienza regolamentare di 43.000 unità. 21.000 di questi sono in attesa di giudizio. La nuova legge ex-Cirielli, che inasprisce le pene per i recidivi, si calcola che porterà in carcere in breve tempo altri 20.000 detenuti. Chi si oppone alla clemenza dimentica che in Italia esiste un'amnistia strisciante che si chiama "prescrizione" e che è spesso riservata a chi può permettersi un bravo avvocato. Solo negli ultimi cinque anni, ben 865.073 persone hanno beneficiato della prescrizione dei reati penali per i quali erano state inquisite. Chi si oppone alla clemenza dimentica che l'aumento delle carcerazioni non determina la riduzione dei reati. Se in Italia la mano pesante della giustizia si scarica quasi per intero sugli esclusi, senza avvocato e senza difesa, soprattutto immigrati e tossicodipendenti. Il 32,2% dei detenuti sono extracomunitari, mentre il 27,4% sono tossicodipendenti. Solo il 4,4% dei detenuti ha terminato la scuola media superiore. In totale sono 8.942.932 i processi pendenti, di cui 5.580.000 penali. Tra la data del delitto e quella della sentenza la durata media è di 35 mesi per il primo grado del processo e di 65 mesi per l'appello. Sono moltissimi i reati che non vengono nemmeno perseguiti: nel 2003 le persone denunciate sono state 536.287 e i delitti denunciati per i quali è iniziata l'azione penale sono stati 2.890.629 (in crescita rispetto all'anno precedente), ma nell'80,8% dei casi l'autore era ignoto. Chi si oppone alla clemenza dimentica che spesso sono leggi inique a produrre criminalità. Basti osservare come sia risibile il numero degli immigrati regolari in carcere, mentre è crescente quello degli immigrati senza permesso di soggiorno. L'impossibilità di ingresso legale produce illegalità e reati, mentre chi ha possibilità di regolarizzazione dimostra di essere pressoché esente da pratiche illegali e criminali. Chi si oppone alla clemenza dimentica che in molti casi è il carcere stesso a portare alla commissione di nuovi reati. I dati dicono che se la percentuale della recidiva è del 75% nei casi di detenuti che scontano per intero la condanna in carcere, questa si abbassa drasticamente al 27% nel caso di tossicodipendenti condannati che scontano la condanna o una parte di essa in affidamento ai servizi sociali, e al 12% nel caso di non tossicodipendenti affidati ai servizi sociali. L'amnistia e l'indulto, dunque, non sono contraddittori con un'attenzione ai temi della sicurezza. Investire sul recupero e sulla prevenzione è la vera politica per la sicurezza, una politica meno costosa socialmente, umanamente ed economicamente. Tenere una persona in carcere, peraltro nelle attuali condizioni miserevoli e spesso illegali (basti pensare che il Regolamento penitenziario, varato nel 2000, è rimasto in buona parte lettera morta), costa 63.875 euro l'anno, in gran parte per la struttura, mentre per il vitto di ogni recluso si spendono mediamente solo 1,58 euro al giorno. Tenere un tossicodipendente in carcere (e sono almeno 18.000) costa il quadruplo che assisterlo in una comunità o affidarlo a un servizio pubblico. Sono passati 5 anni dal Giubileo e dalla campagna per l'amnistia e l'indulto e per un "Piano Marshall" per le carceri e il reinserimento sociale. Sono passati 3 anni da quando il Parlamento applaudì ripetutamente Giovanni Paolo II mentre invocava una riduzione delle pene. L'amnistia e l'indulto sono oggi l'unica risposta possibile a quella che nel frattempo è diventata la più grande emergenza sociale del nostro paese. Una questione che, direttamente e indirettamente, riguarda la vita e le condizioni di milioni di cittadini e di famiglie italiane. Per costruire una nuova giustizia, occorre sbloccarla con un'amnistia. Attraverso l'indulto, invece, è possibile riportare il numero delle presenze a quello delle capienze, vale a dire ridurre di almeno 15.000 gli attuali detenuti. I promotori della Marcia Tra i promotori della marcia, oltre a Marco Pannella, Don Antonio Mazzi, presidente della Fondazione Exodus Onlus (presidente del Comitato promotore della marcia), Giulio Andreotti, senatore a vita, Emilio Colombo, senatore a vita, Francesco Cossiga, senatore a vita, Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, Beppe Grillo, Vasco Rossi, Sergio Pininfarina, senatore a vita, Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Vassalli, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Margherita Boniver, Sottosegretario per gli Affari Esteri, Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, Don Andrea Gallo, fondatore Comunità San Benedetto al Porto di Genova, Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Enrico Boselli, presidente dello SDI, Emma Bonino, parlamentare europea radicale, Benedetto Della Vedova, presidente di Riformatori Liberali, Massimo Barra, presidente della Croce Rossa italiana, Paolo Beni, presidente nazionale ARCI, Patrizio Gonnella, presidente nazionale Antigone, Roberto Della Seta, Presidente nazionale di Legambiente, Riccardo Bonacina, direttore di ‘Vita’, Francesco Ceraudo, presidente dei Medici Penitenziari Italiani, Sergio D’Elia, segretario di “Nessuno tocchi Caino”. torna in alto |