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Battisti 10 luglio 1916
LUGLIO 2015

IL 10 LUGLIO CATTURARONO BATTISTI
-di Nicola Zoller, giornale "Trentino"

Il 10 luglio 1916 Cesare Battisti veniva catturato dagli austriaci sul monte Corno, sopra Rovereto tra la Vallarsa e Trambileno, e due giorni dopo saliva sul patibolo allestito a Trento nel Castello del Buon Consiglio. Il sacrificio dell’irredentista ed interventista democratico va congiunto con il fondamentale impegno di uomo di cultura e dirigente socialista di livello europeo. Infatti Battisti è stata la figura più bella e rappresentativa del socialismo trentino, un socialismo che riuniva in sé gli ideali della socialdemocrazia mitteleuropea e quelli mazziniani, la lotta per l'autonomia dall'Austria e gli ideali risorgimentali. Claus Gatterer, lo storico sudtirolese che ha voluto far conoscere all’opinione pubblica austriaca un uomo che gli austriaci conoscevano soltanto come ‘alto traditore’, ha scritto: «Gli ideali battistiani attingono a due fonti: il Risorgimento italiano e il socialismo d’Austria-Ungheria. In Battisti questi ideali si erano pienamente fusi. Rappresentavano per lui stesso, per i famigliari, per i suoi amici le direttrici per una vita e per un’opera di rara coerenza»: possiamo reputare che tali parole, per la fonte da cui giungono, abbiano posto fine a polemiche insultanti che tuttavia a volte riemergono, ritorcendosi peraltro contro chi le attizza. Non a caso Gatterer ha posto ad introduzione della sua opera la citazione di Karl Kraus: «Chi giudica farabutto il patriota dell’altrui patria, dev’essere un imbecille della propria».

Dunque, allo scoppio della prima guerra mondiale Battisti sceglie l'interventismo. Se lo storico Ernesto Sestan rileva che «sul piano puramente teorico socialismo e irredentismo non sono facilmente conciliabili», eppure il socialismo di Battisti - aggiunge lo stesso Sestan - «vuole fare la guerra non al sentimento nazionale, ma – sono sue parole – ad ogni oppressione nazionale»: il patriottismo dei socialisti considera la nazione una ‘mediazione’ fra l’individuo e l’umanità ed esige «il rispetto per la propria nazionalità come per tutte le altre». La scelta di Battisti non fu dunque dettata da sentimenti nazionalistici: nel 1915 contrapponendosi in armi alla guerra scatenata dall’Austria nell’estate 1914, vede la possibilità della caduta degli imperi centrali, che avrebbe permesso di costruire un nuovo assetto dell'Europa, dando vita ad un processo di profondo rinnovamento sociale ed economico. Per queste ragioni Cesare Battisti è stato definito «un irredentista non-nazionalista», un «socialista internazionalista» che nel 1914, dopo che altri aveva iniziato la guerra, si fece «banditore dell’ultima guerra risorgimentale dell’Italia».

La ‘memoria’ battistiana è stata poi ampiamente contesa e usurpata dal nazionalismo italiano, che volle fare di Battisti un ‘proprio’ eroe. Eppure c’è sempre stato di mezzo un discrimine: è il discrimine dell’odio verso il popolo avversario, che – come annota lo storico Massimo Tiezzi - nelle posizioni nazionaliste diventa «un inno alla violenza, alla crociata distruttrice contro il nemico» mentre in Battisti come in tutti gli interventisti democratici non ci fu istinto vendicatore. Il leader socialista Filippo Turati ben lo chiarì nel ricordo alla Camera dei deputati: «egli odiò l’Impero, non il proletariato dell’Austria».


Nicola Zoller, consigliere nazionale Psi



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