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Mattarella, un'altra storia
4.2.2015

MATTARELLA, L’EUROPA LAICAMENTE PROGRESSISTA E’ LONTANA
- a cura di Nicola Zoller www.socialistitrentini.it -

Si possono fare delle considerazioni controcorrente sull’elezione di Sergio Mattarella? Ripetiamo con tutti che ha vinto Renzi, compattando il suo partito ed estendendo i consensi addirittura oltre i confini delle forze che dovevano appoggiare la candidatura di Mattarella. Ripetiamo con altri che ha vinto ancora una volta la vecchia Dc. Con Renzi segretario del Pd oltre che presidente del Consiglio e Mattarella alla presidenza della Repubblica hanno ragione quanti hanno richiamato la vocazione ex democristiana prevalente del Pd e il tramonto della sua classe dirigente ex comunista. Proprio a fronte dell’elezione del presidente della Repubblica sono riapparse le vecchie identità. Mattarella è stato un dirigente e ministro della Dc con Goria, De Mita e Andreotti dal 1987 al 1990, parlamentare per 25 anni, dal 1983 al 2008. Si è dimesso dal governo su sollecitazione di De Mita assieme agli altri ministri della sinistra democristiana nel 1990 ed è riemerso ancora come ministro con D’Alema e Amato tra il 1998 e il 2001. Dal 2011 è giudice costituzionale. Se ci pensiamo ha un pedigree simile a quello di Giuliano Amato. Anzi un po’ meno autorevole perché Amato è stato per due volte anche presidente del Consiglio. Mattarella è degno di salire al colle, Amato invece no. Perché?

È vero che la nuova classe dirigente del Pd, più ancora dei vecchi ex comunisti oggi in disuso, non ama i socialisti, forse neppure quelli europei. Sono più figli di Veltroni, che è nato kennediano, che non nipoti di Napolitano. Sono anti identitari, ma se proprio devono salvare qualcosa salvano i cattolici fondamentalisti Dossetti, La Pira e qualche pagina di Fanfani, patron dell’occupazione politico-clientelare delle risorse statali e para-statali. E ora promuovono Mattarella. Il Pd in questo momento non è la somma di ex democristiani ed ex comunisti, ma la prosecuzione, l’attualizzazione e la sintesi del cattolicesimo integralista e in parte della stessa sinistra Dc. Una “sintesi” che si spinge per amore del vecchio partito anche ad esaltare De Gasperi - che di Dossetti fu avversario e la causa del ritiro dalla politica di quest’ultimo - e che si mostra “generosa” anche con gli altri: se hanno eliminato gli ex comunisti, non hanno eliminato la loro storia. Anzi, certo strumentalmente, finiscono per esaltare Gramsci e l’Unità, Berlinguer, e perfino Togliatti.

Auguri cari compagni, pardon, amici del Pd. Ma l’Europa laicamente progressista – e dunque socialdemocratica e laburista – è lontana. Noi proveremo ancora a farci modesti testimoni di quest’ultima: inascoltati ma non esausti.






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