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Autonomia Trentina
21.1.2015

RICRESCITA DA TURISMO E AMBIENTE

di Alessandro Pietracci * - giornale "Trentino", mercoledì 21 gennaio 2015, p.1

Si è acceso il dibattito intorno al futuro dell’autonomia trentina. Molte riflessioni hanno riguardato aspetti giuridici e istituzionali, altre si sono soffermate su aspetti storici, culturali e politici che dovrebbero sostenere, soprattutto in una fase di non più celata ostilità esterna, le nostre rivendicazioni di autogoverno. Pochi invece, mi pare, gli interventi focalizzati sulle dinamiche economiche derivanti dalla specificità trentina: la domanda verte dunque sulla possibilità stessa dell’esistenza di un “modello” economico alpino che differenzi il Trentino Alto Adige dalle regioni limitrofe, garantendoci nel contempo crescita e prosperità.

Da questo punto di vista il Trentino arranca. Proprio nei giorni scorsi è stato presentato il Rapporto sulla situazione economica sociale del Trentino 2014 elaborato da IRVAPP, il Centro dell’FBK che si occupa del monitoraggio delle politiche pubbliche. Il Trentino “tiene” certamente, possiede elementi di base positivi, ma sta inesorabilmente declinando. Più anziani, meno giovani che vanno all’Università, netta diminuzione della ricchezza complessiva. A dispetto dello stereotipo che ci descrive come “isola felice” dal 2000 al 2014 il reddito effettivo pro-capite è calato del 10% (in Italia è sceso di circa l’8%), facendo aumentare notevolmente il divario con Bolzano che, in questi anni di crisi, ha “resistito” perdendo soltanto il 3% circa. Ciò è dovuto a molteplici fattori: aziende con dimensioni troppo ridotte, lentezza dell’innovazione, rarefazione della presenza di industrie, burocrazia invasiva e spesso asfissiante, eccessiva dipendenza dai contributi pubblici.

Settori cardine come l’edilizia sono fermi e le opere pubbliche – che in un recente passato hanno mobilitato grandi risorse ed energie – non possono più godere dei massicci investimenti provinciali, a causa del notevole taglio nel bilancio. Il comparto dell’edilizia è stato “pompato”, con avidità, in questi anni. Non ce lo possiamo più permettere, non solo perché il mercato è in profonda crisi, ma anche perché l’urbanizzazione e la cementificazione del territorio hanno superato da tempo il livello di guardia. Per salvare questo settore in crisi sono fioccati gli aiuti pubblici. Pure in questo caso non ce lo possiamo più permettere.

In questo contesto il Trentino deve ripensare il suo modello economico in una direzione diversa da quello che tutti auspicano per l’Italia e per l’Europa. Quasi tutti gli osservatori – e ormai anche molti ambienti politici – dicono che le ricette liberiste (meno Stato, meno vincoli, più concorrenza) condite con un’eccessiva preoccupazione per i conti pubblici hanno finito per portare l’intero continente alla stagnazione. Di qui l’idea keynesiana di un nuovo protagonismo dello Stato, cioè delle istituzioni comunitarie dell’Unione Europea, capaci di investire direttamente nell’economia reale, senza temere l’inflazione e il sostegno pubblico alle attività produttive.

In Trentino abbiamo bisogno di uno snellimento dell’intervento provinciale in economia. La Giunta Provinciale può mantenere il ruolo di regia, ma sono tutti i livelli della società a doversi prendere le proprie responsabilità. Il governo della PAT ha ben presente la situazione: il Presidente Rossi, nell'incontro di venerdi scorso con i segretari dei Partiti della coalizione di centro sinistra autonomista, ha presentato le linee guida del Programma di sviluppo provinciale, un programma punta sull’innovazione, sulla produttività (che vuol dire anche più efficienza nella burocrazia), su una migliore relazione tra la formazione e il lavoro per i giovani. I partiti e le istituzioni dovrebbero discutere di più su questi temi concreti, evitando così di accapigliarci per la nomina dei “grandi elettori” per le prossime votazioni per il Presidente della Repubblica. Una vicenda, che comunque vada a finire, fa davvero fare l’ennesima brutta figura alla nostra autonomia!

Per risalire la china il Trentino deve trovare la strada verso un originale modello di crescita. Faccio soltanto un esempio. Buone notizie sembrano venire dal turismo, nonostante l’estate piovosa del 2014 e quest’inverno avaro di neve persino in quota. Il Trentino comunque riesce a reinventarsi, aumentando e diversificando la sua offerta turistica. Un Trentino che dovrebbe diventare una terra ospitale e accogliente per tutto l’anno al di là delle consuete stagioni. Il settore turistico è davvero strategico perché assomma aspetti economici a quelli ambientali, fattori indivisibili per un reale sviluppo sostenibile. Si tratta di quel processo verso l’integrazione di turismo, ambiente, agricoltura e cultura delineato dal Presidente Rossi: un progetto di lungo periodo che dovrebbe portare al risparmio del territorio e alla valorizzazione effettiva della qualità ambientale. Essa è la nostra risorsa per il futuro. E la fiducia nel futuro è il nostro punto di forza. *Segretario Provinciale PSI






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