|
AUTONOMIA PROVVISORIA? "NON SPECIALE MA PIUTTOSTO PRAGMATICA" di Alessandro Pietracci -giornale TRENTINO, venerdì 12 dicembre, p.1 e 13 Il dibattito sul futuro dell’autonomia del Trentino si gioca molto sugli aggettivi. Quello che ha colpito tutti, aprendo un problema fondamentale troppe volte scansato, è stato quello lanciato dal direttore Faustini: “provvisorio”. L’autonomia della nostra terra non sarebbe un dato acquisito per sempre. L’ostilità esterna crescente e le difficoltà interne rendono la gestione del nostro autogoverno fragile e pericolosamente sospesa in balia degli eventi. Sembra finito il tempo di altri aggettivi: il primo, “speciale”, sembra consegnato ai libri di storia. Un tempo insegnavamo ai nostri studenti che il Trentino Alto Adige era una Regione autonoma “a statuto speciale”. Ultimamente tale aggettivo è stato sostituito da un altro: “integrale”, in passato usato solo dal PPTT di Enrico Pruner, espressione trentina della SVP di Bolzano. Il Trentino deve diventare una Comunità autonoma. Le nostre competenze devono essere integrali, allargandosi anche alla fiscalità e alla giustizia e, per qualcuno, addirittura alla politica estera e alla sicurezza locale. Ci si è inebriati di questa retorica mentre a Roma bisognava lottare euro per euro, normativa per normativa, comma per comma per veder tutelati i nostri diritti, per altro sanciti da accordi internazionali. La dura realtà dei fatti dimostra che la provvisorietà dell’autonomia è un elemento da tenere sempre presente, soprattutto perchè nessuna "potenza tutrice" sarà disposta a proteggerci. Di questo dato, che non riguarda solo il Trentino, ma anche il Sud Tirolo-Alto Adige, prende atto lo stesso On. Brugger, intervenendo su questo giornale. Infatti i richiamati principi di sussidiarietà, i valori storici e costituzionali dell'autonomia, i benefici del decentramento, sono oggiAggiungi un appuntamento per oggi, diversamente dal passato, vissuti come negativi dalla prevalente opinione degli italiani. Sia a Trento che a Bolzano, dunque, stiamo svegliandoci da un sogno durato troppo a lungo. In particolare il Trentino registra la riduzione crescente delle risorse del bilancio provinciale, con conseguenti provvedimenti dolorosi di taglio in settori strategici, dalla sanità alla ricerca. Tutto questo ci fa capire di essere al centro di una fase storica difficile e dagli esiti imprevedibili. Così Ugo Rossi, in evidente sintonia con il suo omologo bolzanino Arno Kompatscher, giovedì sera, ha lanciato un altro aggettivo: “pragmatico”. L’autonomia, deve essere responsabile e pragmatica, cioè partire dai dati di fatto, non dalle ideologie, né di destra né di sinistra. Intanto il PATT sta diventando l’acronimo di "pragmatismo autonomista trentino tirolese", con una capacità attrattiva degna di nota. Ora è Rossi a insistere sul tema del Partito territoriale, un tempo cavallo di battaglia di Dellai. L’ex presidente della Giunta invece, nella sua convention in stile renziano (per la partecipazione: ampia; per l’entusiasmo: grande; per i contenuti: magari ancora vaghi), rispolvera una visione riformista che punta di nuovo ad uno stretto legame con il PD (per formare un partito unico?) rigettando la proposta del PATT che sarebbe soltanto un puntello per gli autonomisti. Sarebbe sbagliato però ridurre ad una schermaglia tra partiti il dibattito che si è aperto. Molti hanno dato la loro ricetta, la società civile si è dimostrata vivissima e partecipe. Basta trovare i canali giusti e offrire spazi adeguati. In questo caso mi sembra ugualmente svilente la questione dei contenitori: vanno bene i partiti esistenti oppure bisogna aprire un “cantiere” nuovo? Per storia e sensibilità personali propendo per la prima ipotesi. I partiti, secondo la Costituzione, sono i soggetti insostituibili che fanno da cerniera tra il popolo e la classe dirigente. I partiti dovrebbero elaborare idee, scegliere le persone, monitorare l’effettiva capacità di governo. Sappiamo però, a Roma come a Trento, come tutto questo non avvenga più da tempo. Sorge allora un problema: le buone intenzioni e le buone idee scaturite dalla convention di Dellai, da chi verranno raccolte e tradotte in decisioni concrete? Saranno gli assessori del PD a portarle in Giunta? Oppure un UPT diviso al suo interno Ancora una volta il partito più strutturato si è rivelato essere il PATT che a sua volta però rischia di arroccarsi nella difesa del "suo" Presidente Rossi. Così la nostra autonomia scivola sul tatticismo e sulla mancanza di contenuti concreti. Nelle due recenti occasioni di confronto è mancata drammaticamente la discussione sui temi centrali di oggiAggiungi un appuntamento per oggi: a livello provinciale il piano sanitario, la politica di investimenti nel settore turistico e cooperativistico, il processo necessario di unificazione dei comuni, lo snellimento della burocrazia. Non se ne parla, ma intanto la Giunta deve decidere. A livello nazionale: Rossi ha lamentato la mancanza di adeguato sostegno da parte della delegazione parlamentare, soprattutto PD. Ne sono seguite le scontate e inevitabili polemiche. Si potrebbe organizzare un incontro di coalizione da cui uscire con una posizione comune, concreta e magari vincolante oppure dobbiamo essere ancora sommersi dalle parole, prive di riscontro reale? La nostra autonomia può morire dentro parole vuote. Si salva con idee forti capaci di tradursi in quei provvedimenti che i cittadini aspettano e che possono far capire ai nostri critici, soprattutto delle Regioni vicine, quanto la nostra capacità di autogoverno produca frutti di sviluppo e di progresso sociale e civile. Alessandro Pietracci -segretario Psi del Trentino torna in alto |