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BOBBIO E LA MITEZZA -di Nicola Zoller, Corriere del Trentino, 3 settembre 2014, p.9 Con piacere e anche commozione ho letto sul "Corriere del Trentino" di mercoledì scorso l'articolo del prof. Giovanni Pascuzzi dedicato all'avvio della scuola politica estiva della Rosa Bianca. Nel titolo e nel contenuto dell'articolo ricorre questo pensiero, in omaggio al magistero di Norberto Bobbio: che la formazione politica debba porre in evidenza la mitezza, in antitesi alla prepotenza, all'insulto e alla svalutazione fisica e morale dell'avversario, all'interesse personale a scapito di quello collettivo. Ho accennato poc'anzi alla commozione perché nello scorso decennio ho raccolto proprio sotto il titolo di "Breviario di politica mite" una serie di commenti alle riflessioni di maestri che - da Giordano Bruno a Bernard de Mandeville e Cesare Beccaria, da Karl Popper a Jacques Le Goff, da Raymond Aron a Fernando Savater, da Carlo Rosselli a Gustavo Zagrebelsky - hanno posto somma attenzione al principio che le nostre battaglie vanno "combattute con le parole invece che con le spade" e che alla "fonte della politica va posta la cultura, il rifiuto del semplicismo, l'attaccamento agli ideali". Naturalmente parlavo di "politica mite" nel mezzo dell'ultimo Ventennio, che dopo aver assistito all'uso delle spade contro gli avversari è precipitato nella pochezza morale e programmatica più penosa della storia repubblicana. Sorge ora una nuova speranza? Può essere, ma bisogna ripartire dal pensiero e dalle persone miti, consiglia Pascuzzi. E ancora rifarsi a quel pensatore come Bobbio che allo studio della politica e del diritto mite ha dedicato la vita, ben sapendo dalle sue ricerche su Machiavelli che la mitezza rischia di essere sopraffatta dalla violenza del potere. Come reagire? Personalmente avevo posto all'inizio del mio "breviario" proprio un libro di Bobbio Politica e cultura, che va considerato basilare da ogni scuola di formazione politica democratica. Perché qui troviamo delle risposte ancora attuali: dobbiamo coltivare la vocazione alla riflessione, al dubbio, a non sottometterci supinamente alla verità di una parte sola, privilegiando la volontà di dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, il senso della complessità delle cose. Perché - insiste Bobbio - la libertà personale si fonda principalmente proprio sull’esercizio della cultura e dello spirito critico. E solo un sistema politico che permetta l’esercizio e lo sviluppo di tale facoltà potrà reggere le sfide che la democrazia dovrà affrontare nel corso del nostro XXI secolo: in primo luogo quella portata dall’assolutismo tecnocratico che proverà a livellare coscienze e cervelli. Occorrerà una politica per la cultura, che allarghi la dimensione dell’individualità, rafforzando gli strumenti della sua formazione, in primo luogo con un alto grado di istruzione e di intraprendenza personale, anche nell’educazione ricorrente (solo il 25 % dei nostri giovani legge con una certa frequenza e solo un liceale su dieci frequenta le biblioteche...). Se interverremo su questa realtà, la libertà e l’autonomia dell’individuo potranno essere salvate dall’invadenza di chi vorrà imporre ordini, moniti, modi di pensare e di giudicare. torna in alto |