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Info SOCIALISTA – 10 novembre 2005 a cura della segreteria regionale SDI, per i rapporti con l’azione nazionale dei socialisti e del centro sinistra n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592 – fax 0461-944880 – Trento/Bolzano Quindicinale - Anno 2° UN LIBRO, per cominciare “Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro” Jorge L. Borges Autore: Giulietto Chiesa Titolo: CRONACHE MARXIANE La visione apocalittica dello “stato del mondo” di Giulietto Chiesa La fine della democrazia di Cecilia Sammarco Oggi la democrazia è seriamente minacciata. L’occidente è finito e le sue conquiste sono state cancellate attraverso la finzione di elezioni che, in gran parte, non rispondono più al minimo requisito di onestà e verità, grazie alla “Grande Fabbrica dei sogni e della Menzogna”, che oscura verità e obnubila coscienze. Il nostro destino si ferma al 2055, quando gli ecosistemi principali su cui si regge la vita sulla Terra che non riescono più a riprodursi finiranno intorno a quella data. La guerra fredda, già in atto, prepara quella calda, dove le due Americhe, Stati Uniti e Cina, si scontreranno nella folle corsa all’accaparramento delle scarse risorse disponibili. Lo scenario dai toni quasi apocalittici, ma non per questo per alcuni aspetti meno reali, è quello descritto nelle “Cronache marxiane” di Giulietto Chiesa, un libro intervista curato da Massimiliano Panarari, che non risparmia critiche a nessuno. In testa alla lista ci sono, naturalmente l’impero Usa e il “superclan” dei padroni del mondo, dalle banche d’affari anglosassoni, al “commediante” Berlusconi (come dargli torto?), a un Bush più pericoloso che mai, che pilota e dirige “la macchina dei sogni”, l’onnipervasivo sistema contemporaneo dei media che stritola le menti e ci conduce “a milioni, agnelli sacrificali allegri e spensierati, topi danzanti al suono di dieci pifferai magici, verso un tumultuoso suicidio collettivo se non delle stesse vite, certo delle nostre intelligenze, certissimamente della nostra democrazia”. Ma Chiesa va oltre e non risparmia nessuno né teme di fare nomi e cognomi, come quando se la prende con i nostri Ferrara o Battista, Lerner o Mieli, o quando si lascia trascinare dall’astio politico personale definendo D’Alema un apostata del comunismo: politici, giornalisti, intellettuali, opinionisti, tutti colpevoli o complici. In un lungo j’accuse dove le parole più comprensive sembrano essere quelle riservate a Milosevic che, secondo l’autore, “non era più macellaio di quanto lo sia stato Bush junior”. Peccato, perché al di là dei toni “estremisti”, di alcune tesi che ricalcano le posizioni della sinistra girotondina, di quel fastidioso “ ve lo avevo detto” che fa da sfondo a tutto il libro, e dell’artificiosa formula dell’intervista (che quando l’intervistato è un giornalista risulta ancora più antipatica), Chiesa illustra con estrema chiarezza lo scenario internazionale odierno e ci fornisce non pochi spunti di riflessione. Come quando ci parla, appunto delle due Americhe (“Non c’è posto per due americhe su questo pianeta. Né democratiche, né autoritarie. Una si chiama Cina ed è molto più grande dell’altra, più grande dell’intero Occidente. Ed affamata”); o quando analizza la Russia post sovietica di Putin che ha cominciato a capire di aver sbagliato troppe mosse, e ha “armi nuove e potenti da agitare sul naso di coloro che l’avevano già dato spacciato” e che è stanca di ritirate strategiche; o quando ancora ci parla delle possibili tensioni con l’Iran o del futuro dell’Europa che dovrebbe dotarsi di una forza militare autonoma europea, a garanzia di un possibile ruolo indipendente nei confronti degli Stati Uniti. Una ricca e documentata analisi della politica internazionale, che non dimentica gli “altri” Paesi, volta a comprendere lo scenario che ci attende nei prossimi quattro anni. Politica interna inclusa come quando si insiste sulla sottovalutazione del ruolo dei media da parte delle sinistre, che continuano a credere che per vincere siano sufficienti una buona piattaforma e un buon programma e che tutt’al più prendono in considerazione i tg, che rappresentano una parte infinitesimale delle trasmissioni. Uno scenario per nulla confortante che però si conclude con la speranza che questo processo possa ancora in qualche modo essere contrastato, anche se “il tempo sta scadendo”. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ IL PUNTO DI VISTA SOCIALISTA SULL’ATTUALITA’ CONSIGLIO NAZIONALE SDI – 6 NOVEMBRE 2005 Boselli: «Prendere quella rosa mettersela in pugno e portarla in casa di ciascuno degli italiani». «Il giorno dopo la presentazione del simbolo dovremmo dare vita a migliaia di gazebo, di punti d'incontro per la strada, nelle università, dicendo alla gente: "è accaduto un fatto nuovo, forse il primo da molti anni nella politica del nostro paese"». Così il presidente dello Sdi esorta la sua base durante l’intervento finale al Consiglio nazionale che domenica 6 novembre ha compiuto un'ulteriore tappa verso la formazione del nuovo soggetto politico insieme ai radicali. Molti i temi trattati nella relazione iniziale di Boselli che non manca di rispondere indirettamente a Bobo Craxi che ieri nell'assemblea congressuale del Nuovo Psi aveva proposto di presentarsi con il Garofano alle amministrative. Il presidente dello Sdi elude questa possibilità e ribadisce che la Rosa sarà presente anche alle elezioni amministrative. «Sul terreno delle prossime elezioni amministrative dobbiamo mettere al più presto in campo la Rosa nel pugno, poiché è impensabile che socialisti e radicali, mentre si presentano uniti alle elezioni politiche, possano andare in ordine sparso nelle altre prove elettorale». La rosa nel pugno «è il simbolo dell'Internazionale socialista e di molti altri importanti partiti europei - aggiunge Boselli - ci sono tutte le condizioni perché abbia un successo politico ed elettorale». Il presidente risponde inoltre alle accuse d’incoerenza giunte da alcuni esponenti del centrosinistra. «Noi socialisti non abbiamo abbandonato l'Ulivo, ma abbiamo constatato che si era verificata una crisi di portata strategica alla quale bisognava prontamente reagire. La crisi dell'Ulivo non è stata di carattere congiunturale - sottolinea Boselli - non è nata da una pura e semplice volontà di competizione della Margherita nei confronti dei Ds, non è stato un accidente di percorso che può essere facilmente superato. E' stato Francesco Rutelli - spiega Boselli- a bloccare la lista unitaria nella quota proporzionale alla Camera, ed è stato lo stesso leader Dl ad assumere una posizione sul referendum sulla fecondazione assistita che è stato in sintonia con le posizioni più arretrate delle gerarchie ecclesiastiche e del cardinal Ruini. Con questa nuova impostazione - fa presente il presidente dello Sdi - la Margherita ha puntato ad una divisione dei compiti tra centro e sinistra che è l'esatto contrario di ciò che implicava la costruzione dell'Ulivo». Boselli infine torna a spiegare l’urgenza delle battaglie laiche. «Noi socialisti assieme ai radicali non abbiamo aperto alcun fronte laico contro la Chiesa, ma abbiamo individuato un nostro fondamentale ruolo comune nel cercare di contrastare l'offensiva neo integralista delle gerarchie ecclesiastiche». «Nel nostro paese le gerarchie ecclesiastiche si muovono ancora - aggiunge Boselli - come se il cattolicesimo fosse la religione di Stato e tutti gli altri culti e le altre concezioni filosofiche fossero tollerate o comunque destinate a svolgere un ruolo modesto. Il presidente della Conferenza episcopale in prima persona, non solo ha difeso i valori della Chiesa, come era del tutto naturale, ma ha dato dettagliate indicazioni sul modo piu' efficace con cui vanificare il referendum sulla procreazione assistita». «Dato che noi non ci sogniamo di esercitare forme di censura, tanto meno nei riguardi della Cei, l'unica strada che ci restava era quella di rilevare che così erano state poste le premesse per il superamento del Concordato». da Radio Radicale, domenica 6 novembre 2005 Boselli: D'Alema sbaglia, sul Concordato vado avanti L'INTERVISTA / «Incomprensibili gli ostacoli posti dall'Unione ai radicali. Ma appena la “Rosa nel pugno" sarà ufficiale Pannella parteciperà ai nostri vertici». Il leader sdi: «Non ho fatto battute, né gaffes: ho posto un problema all'alleanza». • da Corriere della Sera del 7 novembre 2005, pag. 15 di Maria Teresa Meli Enrico Boselli è soddisfatto: ha appena chiuso i lavori del consiglio nazionale dello Sdi e la "rosa nel pugno" vedrà la luce ufficialmente alla fine della settimana. Onorevole Boselli, Massimo D'Alema in un'intervista all'Unità sostiene che è stata tutta colpa dei giornali, che quella sulla revisione del Concordato era solo una battuta amplificata a dismisura dalla stampa. «Sbaglia: non ho fatto nessuna battuta e non ho commesso neanche una "gaffe", se si vuole in realtà intendere questo. Io ho posto un problema serio. La "questione vaticana" avrebbe dovuto chiudersi con il Concordato, e invece non si è chiusa affatto: alcune gerarchie ecclesiastiche interferiscono nella vita politica del nostro Paese come non è mai accaduto in nessun'altra nazione europea. La Cei ha svolto un intervento costante e continuo in Italia: nel referendum sulla fecondazione assistita Ruini si è comportato da segretario di partito. La Cei è liberissima di fare politica, ma poi deve sapere che vi sono delle conseguenze, e la prima di queste conseguenze riguarda la discussione del Concordato». Ma il presidente dei Ds lancia un appello al senso della misura. «Quell'appello va rivolto alla Cei. Il senso della misura dovrebbe averlo il presidente della Conferenza episcopale italiana. Invece, oltre a intervenire sul referendum, ha fatto un'entrata a gamba tesa quando Romano Prodi ha giustamente sollevato il problema dei diritti civili per le coppie di fatto. Diritti che vengono sanciti in tutta Europa, eccezion fatta per la Grecia, l'Islanda e l'Italia...». Onorevole Boselli, D'Alema dice anche che l'Unione non deve offendere il mondo cattolico. «E chi lo offende? Abbiamo tanti cattolici nello Sdi. Non si sta discutendo di questo: io parlo delle gerarchie ecclesiastiche. Comunque la verità è un'altra: io sono veramente sorpreso per gli ostacoli che vengono posti ai radicali. Questo non è accettabile. Non mi pare che nessuno abbia aperto bocca o fatto appelli alla prudenza quando un partito dell'Unione ha chiesto l'abolizione della proprietà privata. Ci vuole veramente senso della misura: questa volta lo dico io. Non ci si può dimenticare che la storia radicale ha accompagnato tutta la storia italiana delle grandi battaglie per il diritti civili: il divorzio, l'aborto...». Allora lei insiste, altro che battuta. «Già: io penso che ci sia un vero problema nel nostro Paese e che il nostro primo obiettivo sia quello di difendere la laicità che è stata messa pesantemente in discussione». Concretamente che cosa significa questo? «Concretamente significa che nel programma dell'Unione la difesa della laicità deve essere messa nero su bianco. Ce n'è bisogno, tanto più se si pensa che l'Ulivo è andato in crisi proprio sulla laicità. Rutelli rifiutò la lista unitaria e subito dopo fece un intervento durissimo contro i referendum sulla fecondazione assistita. Ma nel programma vogliamo anche qualcos'altro». Cosa? «La difesa della scuola pubblica deve essere uno dei punti principali del nuovo programma. Non si può continuare ad aggirare la Costituzione con le scuole private come si è fatto finora. Peraltro noi siamo contrari alle scuole confessionali. Vogliamo forse riempire il Paese di scuole cattoliche... islamiche? Sarebbe questa l'integrazione?». Nel centrosinistra i radicali vengono accolti con una certa freddezza, ma anche Bobo Craxi la mette in guardia dal non annacquare il socialismo nel mare radicale. «La rosa nel pugno, il nostro nuovo simbolo, rappresenta bene sia la storia socialista che quella radicale. Tra l'altro è il simbolo dell'internazionale socialista e di molti partiti socialisti europei. Comunque noi dobbiamo far nascere una forza nuova che non guardi al passato, ma che si occupi dell'Italia di oggi». Detto ciò, par di capire che il film di un vertice dell'Unione con Marco Pannella non verrà mai trasmesso sugli schermi della politica italiana. «Lei sbaglia. Tra l'altro con la nuova legge elettorale proporzionale (che pure noi contrastiamo) il rapporto non è più tra Prodi e un unico soggetto politico, ma tra Prodi e le diverse liste elettorali del centrosinistra, quindi anche con la Rosa nel pugno dove c'è Pannella. Tutti nel centrosinistra dovranno fare i conti con questa realtà». Ma veramente Pannella parteciperà ai vertici dell'Unione? «Vedrà Pannella ai vertici, stia sicura. Appena la "Rosa nel pugno" si costituirà ufficialmente, alla fine di questa settimana, certamente lo vedrà». Boselli schiaffeggia la Margherita: «Rutelli convertito all'iintegralismo» • da Il Giornale del 7 novembre 2005 di RS Garofano addio, in sedici mesi, tanti ne mancano alle elezioni, la Rosa nel pugno, simbolo dell'internazionale socialista, entrerà «nelle case degli italiani» e si presenterà a politiche e amministrative. Ma soprattutto vorrà innestarsi nel tronco dell'Unione, dove un soggetto laico è «una risorsa preziosa» e incomprensibilmente viene accolto da diffidenza. «E assurdo lo sbarramento» nei confronti dei Radicali, ha ribadito ieri il «traghettatore» di Pannella e soci, Enrico Boselli, ottenendo il via libera dal Consiglio nazionale dello Sdi con voto unanime (due astenuti). La Rosa nel pugno va avanti e si caratterizza fortemente proprio laddove «si è aperta una falla nel progetto dell'Ulivo, ovvero sul terreno della laicità». Molti apprezzamenti per Bobo Craxi, meno sul «sorprendente» De Michelis. Boselli allarga le braccia: «Che dire... L'ho sentito ancora, non riesco a capire che vuol fare...». Davanti a una platea dove spiccavano molti nomi della vecchia nomenklatura del Psi (Claudio Signorile, Franco Piro, Salvo Andò), il segretario socialista ha spiegato l'orizzonte comune con i Radicali, sintetizzato nella proposta di revisione del Concordato. «Non ci sogniamo di esercitare censure nei confronti di chicchessia - ha detto Boselli -. tanto meno nei confronti della Cei e del cardinale Ruini. Piuttosto è l'offensiva neointegralista delle gerarchie ecclesiastiche a porre le premesse per il superamento del Concordato. Una sollecitazione che non è un colpo di testa o una provocazione, ma la conseguenza del modo in cui la Cei si è comportata... ». Le «ingerenze» del cardinale Ruini, che fa bene «a difendere i valori della Chiesa», ma non «a dare dettagliate indicazioni a elettrici ed elettori, come se fosse il capo di un partito politico», vanno contrastate. Chi lo fa, ha continuato, viene «descritto come un mangiapreti che vuole strappare le radici cristiane dal nostro Paese, invece non esiste un'ideologia laicista da imporre ai cattolici, ma solo un gran numero di cattolici laici. Il pluralismo, che mette alla pari le diverse concezioni religiose e filosofiche, assicura la libertà di tutti». Nessuno sconto ai «convertiti» della «deriva clericale» che siedono nell'Unione. Il «riconvertito» numero uno si chiama Francesco Rutelli e, solo dopo «il grande successo politico e personale di Prodi alle primarie», ha operato la sua «mossa tattica dettata da sano realismo», ovvero l'adesione alla lista Dl-Ds. Boselli ha rimesso ordine nei fatti dell'Ulivo, un progetto che non certo lo Sdi «ha abbandonato» e fatto fallire. I socialisti hanno solo preso atto della crisi, determinata dalle posizioni di Rutelli, «in sintonia con quelle più arretrate delle gerarchie ecclesiastiche» e «in totale contrasto» con l'impostazione onginaria. Oggi Rutelli ci ripensa, ma senza far accompagnare la «riconversione da una profonda revisione critica del neointegralismo assunto dalla Margherita». Troppo poco perché lo Sdi tornasse indietro. L'innesto della Rosa funziona, e andrà avanti. ___________________ Una forza riformatrice fuori dalla soap italiana Verso il congresso radicale: le alleanze possibili • da La Repubblica del 27 ottobre 2005, pag. 24 di Emma Bonino Caro direttore, da 4 mesi Socialisti Sdi, Radicali Italiani, Fgs, Associazione Luca Coscioni s'affannavano a ripetere quotidianamente: un nuovo obiettivo "strategico" del nuovo soggetto politico riformatore come Alternativo all'attuale assetto politico-istituzionale. Un Trinomio: Loris Fortuna, Tony Blair, Jose Zapatero, e quattro termini storici (Laico Socialista Liberale Radicale) provocatoriamente assemblati come sinonimi, piuttosto che evocati come "distinti", hanno trovato spazio e interesse nell'estate italiana e non si è esaurita con essa. Eppure Boselli e Villetti, Capezzone e Cappato, Socialisti e radicali si sono trovati ogni giorno dinanzi alla determinazione convergente di molte, troppe parti di imporre al nuovo soggetto un caricaturale ruolo nella soap-opera partitico-politica italiana, cioé Il "ruolo", la "parte" dei cercatori di "unità e identità" smarrite,da ritrovare, celebrare, rifondare, vendicare, catarticamente. Leaders Sdi e radicali hanno dovuto faticare per ribadire che il loro progetto non è affatto quello, evangelicamente nobile, di "morti" che debbano essere lasciati liberi di seppellire i loro morti, comunisti o fascisti, liberali o democristiani, repubblicani o socialisti o socialdemocratici, o radicali, in tal modo "Uniti" o riuniti ad essi. Ché non si tratta di sistemare le rovine del passato, ma di tornare a concepire un nuovo possibile (cioè l'impossibile, di ieri). Si veniva imponendo l'immagine di un progetto volto e ingabbiato all'unità socialista, con un po' di spezia radicale per rendere più appetitoso il convivio, avvertito oltretutto come un pò funereo. Unico risultato di tanto impegno: si è riusciti a nevrotizzare o psicotizzare un processo di riaggregazione del mondo socialista italiano-che era effettivamente in corso, e omogeneo al progetto Sdi-radicali, - e che con la passione catartica e nostalgica dell'"Unità dei socialisti" ha provocato la dolorosa, inutile scissione - lacerazione del Congresso del Nuovo Psi. Si sono in tal modo, dissipate alcune preziose settimane marcate dall'attesa delle decisioni del Nuovo Psi, quando mancano solo tre mesi per passare alla costituzione e alla presentazione delle liste per le elezioni del 9 aprile. Cos'hanno in comune il Trinomio Fortuna, Blair, Zapatero,e un soggetto definito "laico-socialista-liberale-radicale"? E' presto detto: quello che per due decenni almeno ha unito il popolo, le masse, l'opinione pubblica attorno alle lotte sociali di diritto e di libertà che hanno reso l'Italia alla civiltà "europea"e "occidentale", e che oggi potrebbero finalmente unire anche i popoli e le nuove élite mediorientali e musulmane nella vittoria e non piu in una loro "shoa". Perché quel "Laico" è il filo d'acciaio che lega i nomi di Fortuna, di Blair, di Zapatero; di Liberale, Socialista, Radicale: un filo di acciaio di liberta innanzituto per i credenti, per tutti i credenti, anticlericale e antifondamentalista in nome della liberta di coscienza, quindi della fede, di tutte le fedi. Negli anni sessanta e settanta, "Il Mondo", "l'Espresso", i radicali, i Socialisti, i Liberali, le masse "comuniste" e "cattoliche", sull'onda delle questioni sociali venute alla luce e superate sul divorzio e sull'aborto, erano pronte all'abolizione dei Concordati. Oggi l'Italia sta riprecipitando in una situazione che troppo ricorda alcuni aspetti degli anni 20, 30, 40; isolata, o male accompagnata. Allora da Bobbio, a Jemolo, a Fortuna, Baslini, Montale, Terracini e Scalfari si passò alla costituzione della Lega Italiana per l'Abrogazione del Concordato, che si perse e distrusse nel 1983 in un "nuovo" - ahinoi - Concordato..... Ormai, torna ad urgere una grande, attualissima tradizione, "vieta" sol perché vietata, come ripete il mio amico Pannella. Nei prossimi giorni il Congresso di Radicali Italiani, il Consiglio Nazionale dello Sdi, il precongresso per la formazione del Congresso Mondiale per la Libertà della Ricerca scientifica organizzato al parlamento europeo dall'Associazione Luca Coscioni e dal Gruppo Liberale dovranno compiere e perfezionare le loro scelte, finalmente sapendo se nell'Unione vi sia, o no, con pari dignità e rispetto, spazio per questa tradizione, al pari di quelle comuniste, democristiane, neo-centriste, democratico di sinistra. Da decenni affermiamo di essere non già divisi ma uniti con i credenti, laici o sacerdoti che siano, dalle grandi lotte sui diritti e doveri di coscienza. La sinistra, ai suoi vertici, non l'ha sempre compreso o voluto comprendere. Speriamo - almeno - che non si replichi ora quanto accadde in occasione delle regionali e speriamo anche che nel mondo laico non si continui a ritenere tutto questo come "cosa nostra" ma anche cosa loro, perché é dal loro impegno che dipende l´esito del confronto attuale! Per terminare, mi limito qui ad accennare che contemporaneamente c'è il tentativo in corso - per noi primario - del rilancio o del superamento - entro il 15 dicembre - del Partito Radicale Transnazionale, come Partito anche Nonviolento e Transpartito, progetto su cui sono impegnata con Marco Pannella. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ IL CENTROSINISTRA VINCE A BOLZANO • da SDI NEWS del 7 novembre 2005 Boselli, continua il trend positivo “Molto positivo” afferma il presidente dello SDI Enrico Boselli – “è stato il risultato delle elezioni comunali a Bolzano. Si è trattato di una prova che presentava difficoltà sotto l’incalzare di una campagna delle destre volta a provocare fratture tra i diversi gruppi linguistici. Questo tentativo è stato bocciato da una comunità che ha saputo difendere i proprio valori di convivenza civile. È continuato il trend positivo del centrosinistra che fa ben sperare per il futuro. Lo Sdi ha notevolmente migliorato il suo livello elettorale tenuto conto della particolare geografia politica di Bolzano confermando la propria rappresentanza in consiglio comunale”. Zoller: lo Sdi da 468 a 814 voti “Salutiamo con grande soddisfazione” - afferma il segretario regionale dello SDI del Trentino Alto Adige Nicola Zoller - il risultato del centrosinistra e autonomista di Bolzano e l'elezione a sindaco di Luigi Spagnolli, che ha superato positivamente la difficile prova del confronto con un centrodestra assai reattivo che era riuscito in precedenza ad eleggere sindaco il proprio candidato Benussi. Un significativo ringraziamento va ai nostri compagni socialisti dello SDI di Bolzano, con i quali giovedì scorso assieme al vicepresidente nazionale dello SDI Roberto Villetti abbiamo presentato l'appello finale al voto per gli elettori bolzanini. Lo SDI dalle elezioni di maggio 2005 a quelle del 6 novembre incrementa i consensi addirittura di oltre il settanta per cento passando da 468 a 814 voti, contribuendo all'importante risultato dello schieramento autonomista e progressista. E' un segno di speranza per un nuovo e impegnativo lavoro di rinascita della prospettiva laica e socialista”. torna in alto |