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Euro di sinistra
6 gennaio 2014

Euro di sinistra. Possibile... di Nicola Zoller*, in Archivio Trentino, n. 2- 2012, edito dic.2013

L’INGORDIGIA DEI POLITICANTI E QUELLA Più SMISURATA ANCORA DEL CAPITALISMO FINANZIARIO: i compiti di una “sana socialdemocrazia”

-recensione al libro di Luciano CANFORA, “E’ l’Europa che ce lo chiede!” (Falso!) Laterza, Roma - Bari, 2012


Tutti sono giustamente scatenati nell’ inveire contro l’attuale ceto politico. E dicesi giustamente, perché è “il più lautamente retribuito in Europa”, con tutta una sequela di indennità personali e per i gruppi politici che dopo il referendum abrogativo del finanziamento pubblico ai partiti del 1993, ha portato viceversa a moltiplicare per dieci volte – rispetto alla prima Repubblica – tale finanziamento sotto forma di rimborsi elettorali e premi ai gruppi parlamentari e regionali.
Ma non si sottolinea bene l’altro aspetto. Questo ceto politico è anche fra i più mediocri, perché è succube del ceto “burocratico finanziario” che comanda in Europa e in Italia. Un ceto politico che è “molto ben retribuito” perché “resti docile nei confronti dell’ élite finanziaria che emana gli ordini”: tanto che quest’ultima può ordinare pesanti sacrifici per il popolo, senza scalfire più di tanto i privilegi delle caste superiori, politiche e non.
Ma sono soprattutto quest’ultime, le caste “non politiche”, ad avvantaggiarsi della situazione: ed è qui che manca l’attenzione necessaria. Luciano Canfora svela molte verità tenute nascoste dai veri potentati, quelli burocratico-finanziari e mediatici (per tacere qui della “casta” giudiziaria, per la quale rinviamo al libro del giornalista de l’Espresso Stefano Livadiotti, Magistrati – L’ultracasta, edito da Bompiani). Il titolo del fragrante pamphlet di Canfora “E’ l’Europa che ce lo chiede!” (Falso!), è formulato proprio con l’intento di smascherare i luoghi comuni che ci hanno accompagnato negli ultimi anni: e non a caso questo libro inaugura la collana che l’editore Laterza ha varato nel settembre 2012 sotto il nome di “Idòla”, dal termine usato dal filosofo inglese Ba cone per definire “le nozioni errate che si radicano nelle menti fino a diventare luoghi comuni e a condizionare così il comportamento degli uomini rendendoli incapaci di cercare e raggiungere la verità”.
Dunque il luogo comune è che sia l’Europa a imporci regole, revisioni, tagli, etc., dall’alto di una autorevolezza riconoscibile. Canfora – uno studioso del mondo classico che in questo libro manifesta la sua passione per la politica contemporanea in termini e modi che ai chierici dei poteri costituiti e agli intellettuali benpensanti risulteranno totalmente indigesti (eppure confessiamo che pure a noi certi passaggi appariranno non condivisibili, anche se aderiamo ai sentimenti dell'Autore) - in primo luogo irride l’ideologia “europea”, quel termine che vorrebbe richiamare progetti altisonanti quando invece si è storicamente “immemori della vera realtà del fenomeno Europa: epicentro di imperi coloniali ferocissimi e di due guerre mondiali regalate all’umanità intera”. Ora “europeo” vorrebbe essere un o spazio per un nuovo umanesimo lastricato di buone intenzioni! Suvvia, non è l’Europa dei Popoli o dei Parlamenti che decide: il “popolo” è considerato un peso, così come le istituzioni, per non parlare dei partiti. La nuova “forza direttrice è nel potere bancario (Bce e Fmi in primo luogo), che preferisce collocare d’autorità, al vertice degli Stati nazionali subalterni, direttamente suoi funzionari, saltando il fastidioso problema della conquista del consenso e del cimento elettorale”.
1. Così è successo per l’euro: al popolo si fece credere che “sarebbe stato un semplice cambio di valuta fondato sulla rigida equivalenza di 1 euro pari a 2000 lire, laddove ben presto si capì che il cambio reale era di 1 a 1000, con tutte le conseguenze catastrofiche” a partire dal dimezzamento del salario e degli stipendi reali. Commenta Canfora: “neanche la più feroce politica confindustriale d’altri tempi avrebbe ottenuto, in guanti gialli, un tale risultato in tempi così rapidi”.
Per inciso, rintraccio sulla rivista Mondoperaio del dicembre 2011 una uguale pertinente denuncia di Marco Preioni che esemplifica l’andamento disperatamente negativo per i redditi fissi rispetto ai prezzi del mercato lasciato senza regole: mentre per l’insegnante lo stipendio di 2.300.000 lire al mese venne pedissequamente trasformato in 1.187,85 euro, ecco che l’appartamento da 500 milioni venne riproposto a 500 mila euro. Perché?
Ancora per inciso riporto la testimonianza impeccabile di un dirigente dei commercianti della Confesercenti, che sul giornale l’Adige del 4 agosto 2012 ricorda – a titolo esemplificativo - come ai tempi dell’introduzione dell’euro il prezzo della pizza Margherita sia transitato bellamente “da 5.000 lire a 5 euro e così via”. Un ‘così via’ senza ritegni e freni che ha impoverito enormemente le classi popolari e medie, con un danno procurato al Paese nel suo insieme: “se il potere d’acquisto si contrae, è tutto il sistema produttivo che entra in crisi”. E pensare che una élite di tecnici graditi a destra (pazienza!) ma anche a sinistra (più precisamente, dai gruppi dirigenti della sinistra liberal chic) finirà tra il 2011 e 2012 per mettersi la maschera di “gente benestante che discetta frivolmente su come convincere chi marcia con 1.000 euro al mese a rassegnarsi ai sacrifici in attesa di un futuro migliore”.
2. Si fanno credere esigenze “europee” (si veda la famosa lettera Bce al governo italiano del 5 agosto 2011) le restrizioni di salari e pensioni e l’aumento della tassazione indiretta, tutti provvedimenti che gravano sui gruppi sociali più deboli. Sono esigenze invece imposte dalla Bce, braccio operativo di un mondo capitalistico/finanziario la cui visione ideologica è considerata - dagli innumerevoli ‘servants’ che spiegano al popolo quali sia la “retta” via da seguire – l’approdo ottimale del progresso umano. Anche questo è un “idòlum” falso: il modo di produzione capitalistico basato sul profitto è destinato ad evolversi e a decadere. E a questo punto un classicista come Canfora non poteva non risalire al magistero eterno dello storico Sallustio: “Omnia orta occidunt et aucta senescunt”, tutte le c ose nate muoiono e raggiunto il rigoglio invecchiano. Gli “idòla” impostici dai burocrati al servizio del capitale faranno la stessa fine. Ma intanto vengono vessate le classi subalterne che vedono crescere in tutto il mondo la divaricazione con i ceti ricchi. Incurante di ciò, il circuito mediatico-finanziario sta orchestrando “una campagna ostile, truccata nei suoi termini e ricattatoria nei modi”, contro il lavoratore dipendente che giustamente cerca di difendere i diritti conquistati in un secolo di lotte. Gli viene ingiunto di rinunciare alle sue conquiste, “la cui ostinata difesa penalizzerebbe (è questa la paradossale accusa) le generazioni future. Abbarbicato ai suoi ‘privilegi’, a quei poco più di mille euro mensili che nei casi migliori guadagna e a quelle garanzie previdenziali e statutarie che ha ottenuto, egli viene presentato come il cieco egoista che si disinteressa del destino delle generazioni a venire. Rare volte – continua Canfora – h a raggiunto queste vette l’impudicizia di chi pretende, dall’alto di un suo elevatissimo benessere, di fare la lezione di etica e di politica ai propri dipendenti attestati sul minimo vitale. Questa gente impudica addita, ai generici ‘giovani’ della cui sorte si dichiara pensosa, l’operaio garantito quale nemico che toglie loro il futuro e preclude loro il presente. L’individuazione del falso bersaglio è un vecchio trucco. Qui il falso obiettivo verso cui canalizzare lo scontento è il sindacato che difende i lavoratori garantiti. Lungi dal riconoscere che è l’intangibilità del profitto - architrave intoccabile e sacro del sistema – che scaraventa intere generazioni fuori dal mercato del lavoro, si ricorre all’abile e ricattatoria denuncia contro l’egoismo (!) di chi, per sua fortuna, non è stato ancora estromesso e non si rassegna ad autoridursi il salario e ad appesantire, per ‘salvare l’euro’, le condizioni di lavoro.”
Ma cosa dovrebbe fare una “sana socialdemocrazia”, una risorta sinistra senza letali nostalgie pro-sovietiche ma anche senza sudditanza al liberismo capitalistico?
A) Dovrebbe smontare il dogma che “il profitto è sacro”, non si tocca! “Se banchieri e magnati si rassegnassero a ridurre i loro profitti, il che vuol dire ridurre l’orario di lavoro a pari salario e aumentare i posti di lavoro, il problema giovani sarebbe perlomeno avviato a soluzione… E’ evidente che la riduzione dell’orario e il rispetto delle conquiste sociali in campo pensionistico (soprattutto per i lavori usuranti) creerebbero più posti di lavoro: ma intaccherebbero indubbiamente il profitto”. E se di fronte a provvedimenti legislativi innovativi sull’orario di lavoro, si determinassero fughe di capitali all’estero e investimenti in Paesi dove vige la semi-schiavitù, una “sana socialdemocrazia” dovrebbe essere in grado di concertare su scala nazionale e internazionale una azione difensiva degli interessi più generali del mondo del lavoro.
B) Canfora insiste ancora sul tema del lavoro. La soluzione a cui aderisce suonerà fastidiosa alla retorica corrente: in Europa si dovrebbe procedere alla svalutazione dell’euro per aumentare il lavoro e produrre beni a prezzi più bassi e competitivi sui mercati mondiali, statunitensi ed asiatici. Canfora scrive subito che la Germania rifiuterà seccamente questa linea perché dalla situazione attuale essa ricava solo vantaggi, essendo “l’euro-zona il suo mercato”. Eppure, l’Europa dei Popoli, l’Europa sociale, dovrebbe reagire, impedire che il continente diventi un feudo tedesco, con la Germania trasformata in “vero vincitore della Seconda guerra mondiale”, addirittura “inattesa realizzazione del sogno del Führer”!
Insomma, una “sinistra risorta” dovrebbe avere il coraggio di svelare le tare dei potentati imperanti, anche con l’uso sottile degli argomenti che provengono da altri campi. Ad esempio, ricordando che “la svalutazione dell’euro è stata prospettata anche da Nouriel Roubini, l’economista americano che aveva previsto la crisi statunitense del 2007”. Continua Canfora: “Sorge però la domanda: siamo certi che la sovranazionale propaggine dei centri di potere statunitensi, cioè la ‘Trilateral’, che gode più che mai di ottima salute, non abbia in alcuni governi d’Europa, per esempio in quello italiano, suoi uomini, il cui compito è quello di impedire misure come la svalutazione poiché esse metterebbero in difficoltà l’economia statunitense?”. Ecco il compito non proprio facile di “una sana socialdemocrazia” invocata da Canfora: salvar e l’Europa sociale, lo Stato sociale europeo come “patrimonio dell’umanità”, fuori dalla morsa della finanza euro-americana.

*Nicola Zoller (Rovereto,1955), studi classici, laurea in Scienze politiche, lavoro aziendale, continua a dedicarsi allo studio del pensiero democratico e socialista.

SCHEDA:
Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. Dirige i “Quaderni di storia” e collabora con il “Corriere della Sera”. E’ autore di molte opere, più volte ristampate e molte delle quali tradotte nelle principali lingue, tra cui segnaliamo:
-Storici della rivoluzione romana, Bari, Dedalo, 1974.
-Teorie e tecniche della storiografia classica. Luciano, Plutarco, Dionigi, Anonimo su Tucidide, Bari, Laterza, 1974.
-La Germania di Tacito da Engels al nazismo, Napoli, Liguori, 1979.
-Ideologie del classicismo, Torino, Einaudi, 1980.
-Analogia e storia. Uso politico dei paradigmi storici, Milano, Il Saggiatore, 1982.
-La biblioteca scomparsa, Sellerio, 1986; 1988.
-Storia della letteratura greca, Roma-Bari, Laterza, 1986.
-Una società premoderna. Lavoro, morale, scrittura in Grecia, Bari, Dedalo, 1989.
-Autori e testi della letteratura latina, con Renata Roncalli, Roma-Bari, Laterza, 1993.
-Libro e libertà, Roma-Bari, Laterza, 1994.
-Manifesto della libertà, Palermo, Sellerio, 1994.
-Pensare la rivoluzione russa, Milano, Teti, 1995.
-Idee di Europa: Attualità e fragilità di un progetto antico, a cura di, Bari, Dedalo, 1997.
-Un mestiere pericoloso. La vita quotidiana dei filosofi greci, Palermo, Sellerio, 2000.
-Critica della retorica democratica, Roma-Bari, Laterza, 2002.
- Noi e gli antichi. Perché lo studio dei greci e dei romani giova all'intelligenza dei moderni, Milano, Rizzoli, 2002.
-La democrazia. Storia di un'ideologia, Roma-Bari, Laterza, 2004.
- Esportare la libertà. Il mito che ha fallito, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2007.
-La prima marcia su Roma, Roma-Bari, Laterza, 2007.
-1956. L'anno spartiacque, Palermo, Sellerio, 2008.
-Filologia e libertà. La più eversiva delle discipline, l'indipendenza di pensiero e il diritto alla verità, Milano, Mondadori, 2008.
-La storia falsa, Milano, Rizzoli, 2008.
-La natura del potere, Roma-Bari, Laterza, 2009.
-Il mondo di Atene, Roma-Bari, Laterza, 2011
- Gramsci in carcere e il fascismo, Roma, Salerno, 2012



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