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rivista UCT per Cesare Battisti, socialista risorgimentale (n°454-ottobre 2013) -«Chi giudica farabutto il patriota dell’altrui patria, dev’essere un imbecille della propria» Karl Kraus, 1874-1936 (scrittore austriaco che sull’impiccagione di Battisti affermò: «Si credeva di aver impiccato l’Italia ma sulla forca in verità stava l’Austria») dalla Rivista UOMO CITTA' TERRITORIO, Trento, n°454 - ottobre 2013, p.22 s. CESARE BATTISTI, SOCIALISTA RISORGIMENTALE -di Nicola Zoller * Cesare Battisti (1875-1916) è uno dei personaggi trentini più autorevoli in campo culturale e politico tra fine Ottocento ed inizio Novecento; una figura complessa e ancora vitale che non a caso il Comune di Trento ha voluto riproporre, rinnovando - nell’autunno 2011 - la mostra permanente battistiana sul Doss Trento che ricorda Battisti in una felice concisa sintesi dei suoi molteplici interessi. Uomo di scienza e geografo, si era laureato a Firenze con una tesi dedicata alla sua terra: Il Trentino - Saggio di geografia fisica e antropogeografia; continuò per tutta la vita a coltivare ricerche e studi in materia. Irredentista, fin da giovanissimo si legò agli ideali risorgimentali e mazziniani che animavano le giovani generazioni cittadine trentine; ideali che al culmine del suo percorso umano trasferì nella scelta di farsi soldato per liberare le nazionalità oppresse dell’impero austro-ungarico. Socialista, cresciuto in questa fede nell’e sperienza universitaria fiorentina assieme alla futura moglie Ernesta Bittanti, riuscì a coniugare il socialismo con l’epos risorgimentale di Garibaldi, come - per volontà di Ernesta - sta scritto sul marmo della sua tomba al Doss Trento. L’IMPRESA CULTURALE DE “IL POPOLO” Ed è proprio con Ernesta che Cesare Battisti inizia – fresco di matrimonio – la più impegnativa impresa, insieme politica ed imprenditoriale: la fondazione del giornale “Il Popolo”. Non fu un semplice foglio di partito, uno strumento di propaganda. Spiega Annalia Dongilli, - autrice dell’opera Un giornale per “Il Popolo” – L’impresa culturale dei coniugi Battisti (1900-1914) edita da UCT – che il nuovo quotidiano puntava con convinzione sulla sua«funzione culturale» affinché il popolo, leggendolo, potesse «partecipare al banchetto del sapere»: sulle sue pagine «alla politica e alla cronaca, si avvicendano articoli dedicati alle scienze, alla letteratura, alle associazioni culturali o a scottanti questioni sociali». Confermando questa impostazione, lo storico Vincenzo Calì sottolinea che non vi fu battaglia di libertà che non abbia trovato spazio sulle pagine del giornale: «dai temi della libertà religiosa, alla denuncia del pregiudizio antiebraico, dalla questione femminile alla lotta contro il militarismo». Questa visione aperta – grazie specialmente alla penna incisiva e brillante della Bittanti e alla sua azione insostituibile, che la qualificò come simbolo vitale della emancipazione della donna – conferì al giornale battistiano un’impronta cosmopolita, coinvolgendo una piccola regione dell’Impero Asburgico come il Trentino nella temperie culturale europea. Tutto precipitò nell’agosto 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale dopo l’ultimatum dell’Austria alla Serbia: «Non è facile - dichiarò Battisti- fare all’ultimatum dell’Austria i necessari commenti, senza essere confiscati». E “Il Popolo” – che subì nei quattordici anni di vita trecento sequestri inflitti dall’Imperialregia censura – scelse di cessare di vivere. Ma qui inizia la parte finale più conosciuta e drammatica della vita di Cesare Batt isti. RISORGIMENTO E SOCIALISMO Difatti ai più è noto l’epilogo della intensa vita di Battisti: il 10 luglio 1916 viene catturato dagli austriaci sul monte Corno, sopra Rovereto tra la Vallarsa e Trambileno, e due giorni dopo sale sul patibolo allestito a Trento nel castello del Buon Consiglio. Ma il sacrificio dell’irredentista ed interventista democratico va congiunto con il fondamentale impegno di uomo di cultura e dirigente socialista di livello europeo, come abbiamo richiamato nel presentare l’impresa politico-culturale de “Il Popolo”. Infatti Battisti è stata la figura più bella e rappresentativa del socialismo trentino, un socialismo che riuniva in sé gli ideali della socialdemocrazia mitteleuropea e quelli mazziniani, la lotta per l'autonomia dall'Austria e gli ideali risorgimentali. Claus Gatterer, lo storico sudtirolese che ha voluto far conoscere all’opinione pubblica austriaca un uomo che gli austriaci conoscevano soltanto com e ‘alto traditore’, ha scritto: «Gli ideali battistiani attingono a due fonti: il Risorgimento italiano e il socialismo d’Austria-Ungheria. In Battisti questi ideali si erano pienamente fusi. Rappresentavano per lui stesso, per i famigliari, per i suoi amici le direttrici per una vita e per un’opera di rara coerenza»: possiamo reputare che tali parole, per la fonte da cui giungono, abbiano posto fine a polemiche insultanti che tuttavia a volte riemergono, ritorcendosi peraltro contro chi le attizza. Non a caso Gatterer ha posto ad introduzione della sua opera la citazione di Karl Kraus: «Chi giudica farabutto il patriota dell’altrui patria, dev’essere un imbecille della propria». Dunque, allo scoppio della prima guerra mondiale Battisti sceglie l'interventismo. Se lo storico Ernesto Sestan rileva che «sul piano puramente teorico socialismo e irredentismo non sono facilmente conciliabili», eppure il socialismo di Battisti - aggiunge lo stesso Sestan - «vuol e fare la guerra non al sentimento nazionale, ma – sono sue parole – ad ogni oppressione nazionale»: il patriottismo dei socialisti considera la nazione una ‘mediazione’ fra l’individuo e l’umanità ed esige «il rispetto per la propria nazionalità come per tutte le altre». La scelta di Battisti non fu dunque dettata da sentimenti nazionalistici: contrapponendosi in armi alla guerra scatenata dall’Austria vede la possibilità della caduta degli imperi centrali, che avrebbe permesso di costruire un nuovo assetto dell'Europa, dando vita ad un processo di profondo rinnovamento sociale ed economico. Per queste ragioni Cesare Battisti è stato definito «un irredentista non-nazionalista», un «socialista internazionalista» che nel 1914, dopo che altri aveva iniziato la guerra, si fece «banditore dell’ultima guerra risorgimentale dell’Italia». L’INTERVENTISMO DEMOCRATICO Prima di giungere a questa determinazione si era battuto per tutto un decennio per ottenere l'autonomia amministrativa del Trentino all'interno dell'impero. Ma invano. Da questa travagliata esperienza scaturiva la sua adesione all'entrata in guerra contro l'Austria-Ungheria, che motiva con le ragioni di tanti altri ‘interventisti democratici’ italiani. Come per Bissolati e Salvemini - e a differenza di quanti vagheggiavano una guerra di conquista - ripetiamo che il fine era quello di smembrare l'impero asburgico, liberando le nazionalità oppresse, per spegnere definitivamente in Europa un permanente focolaio di reazione e di guerra. Va segnalato che per lo storico Renato Monteleone le cose andranno in modo diverso: a suo parere le ragioni dei popoli oppressi hanno giocato un ruolo marginale «rispetto a quelle imperialistiche delle grandi potenze»; d’altro avviso, Giuseppe Galasso nella sua Storia d’Italia ril everà che la guerra, accanto agli enormi lutti inizialmente non previsti (si pensava ad uno scontro di pochi mesi), darà «alle masse un senso più pieno e più alto del loro peso effettivo e ne promosse l’esigenza di partecipazione al potere politico in misura assai più alta di quanto non avessero fatto fino allora il movimento sindacale e quello operaio». IN GUERRA Su tutto resta il sogno di Battisti per una federazione europea di libere nazioni, fondata su una risorta internazionale socialista fatta di partiti su base nazionale. Con l'entrata in guerra dell'Italia nel maggio 1915, Battisti si arruolò nell'esercito italiano andando a combattere sul fronte del Trentino. La sua anima socialista lo portò a fraternizzare più con la truppa e con gli ufficiali di complemento che con gli ufficiali di carriera, che egli individuava come il punto debole dell'intera compagine militare. Egli vide nella guerra un fattore di coagulazione nazionale attraverso cui si sarebbe potuto, una volta terminata vittoriosamente, giungere ad una autentica coscienza nazionale. In questo spirito egli tenne varie conferenze ai soldati, sia di istruzione militare che di sostenimento morale; ma non bisogna pensare che al profugo trentino sfuggissero il vero volto della guerra e le sue inumane crudeltà, come emerge chiaramente dal suo epistolario. Il 10 luglio 1916 venne catturato sul monte Corno. Il 12 luglio, dopo un rapido processo, fu impiccato. Il 5 dicembre 1916 il leader socialista Filippo Turati lo commemorò alla Camera dei deputati con commosse parole. Lo definì «socialista di principi e di azione» fin dalla prima giovinezza, sottolineò «la coerenza della vita» e lo «splendore del carattere», cose che lo rendevano «uno dei simboli più significativi di altissima umanità». Turati rifiutò poi con fermezza ogni strumentalizzazione, che già si andava profilando, della sua figura da parte della destra politica e specialmente degli ambienti nazionalisti, sostenendo giustamente che in lui «non vi fu mai sentimento di odio tra le genti o animosità di stirpi, ma una fusione di senso della giustizia e della libertà». A Turati fece eco Gaetano Salvemini, il quale l'anno successivo scrisse che Battisti, con la sua cultura, con il suo disinteresse, con la sua inaudita capacità di la voro e con i suoi precedenti, avrebbe compiuto nella nuova vita italiana una funzione benefica di prim'ordine, in cui nessuno avrebbe potuto sostituirlo. La sua morte era «per la parte sana e consapevole della democrazia italiana, una perdita funesta». IL DISCRIMINE DELL’ODIO NAZIONALISTA E’ qui necessario richiamare che la ‘memoria’ battistiana lungo il Ventennio fascista fu ampiamente contesa e usurpata dal regime, che volle fare di Battisti un ‘proprio’ eroe; l’opera e gli scritti battistiani vanno in opposta direzione, ma quando la complessità e l’inevitabilità delle situazioni può aver portato le variegate posizioni irredentiste a convergere, c’è sempre stato di mezzo un discrimine: è il discrimine dell’odio verso il popolo avversario, che – come annota lo storico Massimo Tiezzi - nelle posizioni nazionaliste diventa «un inno alla violenza, alla crociata distruttrice contro il nemico» mentre in Battisti come in tutti gli interventisti democratici non ci fu istinto vendicatore: «egli odiò l’Impero, non il proletariato dell’Austria» asserì Turati. Cinquant'anni dopo, Alessandro Galante Garrone, introducendo gli Scritti politici e sociali di Cesare Battisti , rese ulteriore completa giustizia alla ‘contesa’ memoria battistiana: «Tradizione risorgimentale e fede nel socialismo: con queste idee, che lo avevano accompagnato per tutta la vita e per cui aveva sempre lottato nelle condizioni più avverse, Battisti si avvia al supplizio, il 12 luglio 1916. Il significato vero di quella vita e di quella morte fu inteso appieno otto anni dopo, all'indomani dell'assassinio di Matteotti: quando a Firenze i nomi dei due martiri furono posti l'uno accanto all'altro, in una sfida coraggiosa al regime fascista... Un anno dopo, a Trento, nel primo anniversario della morte di Matteotti, un mazzo di fiori era gettato nella fossa del castello del Buon Consiglio, con un cartoncino che protestava contro gli oppressori», i nuovi oppressori di marchio fascista. L'attualità dei valori di Matteotti - che è per antonomasia il simbolo mite ed operoso del combattente per la libertà - richiama così inscindibilmente l'attualità dei valori di Batt isti, stupendamente presentita dal patriota triestino G. M. Germani, incarcerato dai fascisti: «Battisti e Matteotti io li vedevo così, uniti, simboli e sintesi di una Italia avvenire». BATTISTI, MATTEOTTI E SALVEMINI Eppure le esperienze di Matteotti e Battisti furono diverse, in relazione soprattutto al comportamento discorde che tennero di fronte al primo conflitto mondiale, pacifista intransigente l’uno, interventista democratico l’altro. Ma, come rammenta la ricerca storica di Mirko Saltori, c’era una base comune per le due personalità: «il socialismo non era stato né per Battisti né per Matteotti un’etichetta o una superficiale infatuazione, bensì un impegno costante e rigoroso, e certo nella concezione della realtà e della politica dell’uno e dell’altro vi sarà stata una larga identità di vedute». Una consonanza di visione democratica che ritroviamo plasmata nell’appello che una impegnata e gloriosa associazione trentina, la SOSAT, volle indirizzare al lavoratori trentini quando risorse dopo la caduta del fascismo: «Nel nome dei nostri grandi Cesare Battisti, Giannantonio Manci e di tutti i martiri de lla Libertà, i cui spiriti aleggiano sopra di noi, riprendiamo il cammino verso le grandi mete dell’avvenire per tutte le genti amanti della pace e della fratellanza umana». Sì, c’è retorica in questi propositi, ma anche e soprattutto si avverte il dovere di dare un senso di continuità e di attualità all’impegno e al sacrificio di grandi uomini. E qui ritornano infine a valere le parole che l’ormai maturo illustre pensatore Gaetano Salvemini dedicò agli amici di studi universitari fiorentini, di quella temperie che fece incontrare Cesare Battisti ed Ernesta Bittanti: separati da disparate esperienze era comunque sicuro che tutti «avevano conservato il rispetto di se stessi; poter chiudere gli occhi alla luce dicendo ‘cursum consummavi, fidem servavi’, quale migliore successo nella vita!». Anche le parole sante tratte dalle lettere di S. Paolo servono a scolpire nella memoria l’esempio di questi grandi maestri laici. BIOGRAFIA Cesare Battisti (Trento, 4 febbraio 1875 – Trento, 12 luglio 1916), studioso, giornalista e politico, ha dedicato la vita alla conoscenza e alla sviluppo sociale e culturale della sua terra. Dopo gli studi liceali, frequenta le Università di Graz, Vienna e di Firenze, dove si laurea nel 1897 con una tesi in Geografia. Nella città toscana conosce la futura moglie Ernesta Bittanti (1871-1957), donna colta e raffinata intellettuale, con la quale scopre e condivide gli ideali del socialismo traducendoli in battaglie politiche dai concreti tratti umanitari. A partire dal 1895 fonda e dirige numerosi settimanali e riviste, tra i quali: “Tridentum”, il quotidiano socialista “Il Popolo” e il periodico “Vita Trentina”. “Il Popolo” rappresenta la tribuna privilegiata per le sue campagne politiche, si occupa particolarmente delle condizioni della popolazione trentina, della crisi dell’agricoltura e del mancato sviluppo industriale. Nel 1902 è eletto consigliere comunale a Trento, nel 1911 deputato al “Parlamento” di Vienna e nel 1914 alla “Dieta” di Innsbruck. Con lo scoppio della prima guerra mondiale e l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, Cesare Battisti – dopo un’attiva campagna interventista in molte città italiane - si arruola volontario come alpino nelle file dell’Esercito italiano. Il 10 luglio 1916 viene catturato dalle truppe austriache sul Monte Corno. Condannato per ‘alto tradimento’, viene messo a morte per capestro il 12 luglio 1916 (note tratte dalla Guida al Mausoleo Cesare Battisti curata dal Comune di Trento). BIBLIOGRAFIA 1. Scritti di Cesare Battisti - Il Trentino. Saggio di geografia fisica e di antropogeografia, ed. Zippel, Trento, 1898 - Scritti politici e sociali, ed. La Nuova Italia, Firenze, 1966 - Epistolario, a cura di Renato Monteleone e Paolo Alatri, ed. La Nuova Italia, Firenze, 1966 - Monografie geografiche del Trentino: Pergine, la valle dei Mocheni e Pinè, ed. STET, Trento, 1904; Mezolombardo e dintorni, ed. STET, Trento, 1905; Levico, ed. STET, Trento, 1907; Rovereto e dintorni, ed. STET, Trento, 1908; Le Giudicarie, ed. STET, Trento, 1909; Da Trento a Malè, ed. STET, Trento, 1909; Altopiano di Folgaria e Lavarone, ed. STET, Trento, 1909; Il Trentino – guida pratica, ed. STET, Trento, 1910; Il Primiero, ed. STET, Trento, 1912; Il Trentino. Cenni geografici, storici, economici con un’appendice sull’Alto Adige, ed. Istituto geografico De Agostini, Novara, 1915 2. Scritti su Cesare Battisti - AA.VV., Atti del Convegno di Sudi su Cesare Battisti, ed. La Nuova Italia – Temi, Firenze-Trento, 1979 - AA.VV., Socialismo, Nazionalità, Autonomie, ed. La Nuova Italia, Firenze, 1983 - Alessandro Galante Garrone, Introduzione, in Cesare Battisti, Scritti politici e sociali, op. cit. - Arduino Agnelli, L’ordinamento Austriaco e i problemi delle nazionalità nell’epoca di Cesare Battisti, in Atti del Convegno di Sudi su Cesare Battisti, op. cit. - Gaetano Arfè, Cesare Battisti, in Dizionario biografico degli italiani, ed. Treccani, Roma, 1965 - Livia Battisti, Cesare Battisti, processi e autodifese, ed. Saturnia, Trento, 1971 - Livia e Camillo Battisti, Ernesta Battisti Bittanti, Brescia 1871-Trento 1957. In memoria, Trento, 1962 - Aroldo Benini, Il socialismo autonomistico di Cesare Battisti, Il Paradosso n. 31-32, Milano, 1962 - Sergio Benvenuti, Il 2. Congresso socialista a Trento e la fondazione del Popolo di Cesare Battisti, Bollettino del Museo Trentino del Risorgimento n.1, 1978 - Stefano Biguzzi, Cesare Battisti, ed. Utet, Torino, 2008 - Ernesta Bittanti, Cesare Battisti nel pensiero degli italiani, ed. Temi, Trento, 1928 - Ernesta Bittanti, Con Cesare Battisti attraverso l’Italia, ed. Garzanti, Milano, 1945 - Vincenzo Calì (a cura di), Salvemini e i Battisti: carteggio (1894-1957), ed. Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà, Trento, 1987 - Vincenzo Calì, Patrioti senza patria: i democratici trentini tra Otto e Novecento, ed. Temi, Trento, 2003 - Vincenzo Calì, Linea del Partito Socialista Trentino e del Pensiero Politico di Cesare Battisti, in Atti del Convegno di Sudi su Cesare Battisti, op. cit. - Enzo Collotti, Irredentismo e socialismo in Cesare Battisti, Studi Storici n.1, Roma, 1968 - Annali Dongilli, Un giornale per “Il Popolo” – L’impresa culturale dei coniugi Battisti (1900-1914), ed. UCT, Trento, 2005 - Giuseppe Galasso, Storia d’Italia , vol I, ed. Einaudi, Torino, 1972-76 - Maria Garbari, Il Circolo trentino di Milano: l’irredentismo trentino nel Regno, ed. Temi, 1979 - Claus Gatterer, Unter seinem Galgen stand Österreich - Cesare Battisti, Porträt eines 'Hochverräters' - Cesare Battisti, ritratto di un 'alto traditore', Europa Verlag, Wien, 1967 - ed. La Nuova Italia, Firenze, 1975 - Claus Gatterer, Italiani maledetti, maledetti austriaci: l’inimicizia ereditaria, ed. Praxis, Bolzano, 1986 - Mario Isnenghi, Il mito della Grande Guerra, ed. Mondadori, Milano, 1973 - Diego Leoni e Camillo Zadra, Classi popolari e questione nazionale al tempo della prima guerra mondiale: spunti di ricerca nell’area trentina, Materiali di Lavoro n. 1, Rovereto, 1983 - Christoph von Hartungen, Le circostanze di un processo e i perché di una condanna: il procedimento per alto tradimento contro Cesare Battisti visto da un giurista austriaco contemporaneo, Archivio trentino n.2, Trento, 1993 - Walter Micheli, Il social ismo nella storia del Trentino, ed. Il Margine, Trento, 2006 - Renato Monteleone, Il movimento socialista nel Trentino 1894-1914, Editori Riuniti, Roma, 1971 - Renato Monteleone, Cesare Battisti, in Il movimento operaio italiano: dizionario biografico, Editori Riuniti, Roma, 1975 - Günther Pallaver, Cesare Battisti: i tirolesi e l’austriaco, il disagio i un rapporto, Archivio trentino n.2, Trento, 1996 - Giuliano Piscel, Contributi alla storia del Partito Socialista Trentino, in Atti del Convegno di Sudi su Cesare Battisti, op. cit. - Fabrizio Rasera, Gatterer e i Battisti, Archivio trentino n.3, Trento, 1991 - Giovanni Sabbatucci, I socialisti fra crisi dello Stato liberale e fascismo, in Storia del Partito socialista, ed. Marsilio, Venezia, 1979 - Mirko Saltori, Giacomo Matteotti e il Trentino, Archivio trentino n. 1, Trento, 2006 - Ernesto Sestan, Cesare Battisti tra socialismo e irredentismo, in Atti del Convegno di Sudi su Cesare Battisti, op. cit. - Massimo Tiezzi, L’eroe conteso – la costruzione del mito di Cesare Battisti negli anni 1916-1935, ed. Museo storico in Trento, Trento, 2007 - Leo Valiani, Il Movimento Socialista e le questioni nazionali in Austria-Ungheria, in Atti del Convegno di Sudi su Cesare Battisti, op. cit. * (Nicola Zoller, laureato in Scienze politiche, è segretario Psi del Trentino-Alto Adige) torna in alto |