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CONTRIBUTO PROGRAMMATICO DEI “RIFORMISTI PER L’AUTONOMIA” ALLA COALIZIONE DEL CENTROSINISTRA AUTONOMISTA Sommario: La lista Riformisti per l’autonomia Il Trentino di ieri e di oggi Rilanciare l’economia: produzione, turismo, cooperazione Ambiente La politica culturale Università e ricerca Laicità e diritti civili Welfare, lavoro e opportunità Un piano speciale giovani Riforme istituzionali Quattro parole chiave Informazioni di contatto La lista Riformisti per l’autonomia Energie nuove e esperienza del passato: La proposta per il governo del Trentino avanzata dalla lista dei "Riformisti per l’autonomia – Diritti opportunità equità" nasce dall’incontro fra la tradizione del socialismo europeo e trentino, e da un gruppo di persone che si identifica in un progetto culturale e politico denominato Doe Diritti opportunità equità. Essa porta a compimento la scommessa di portare in prima linea energie nuove per il futuro del nostro territorio annunciata con la candidatura alle primarie di Alexander Schuster. La lista prende inoltre spunto dall’iniziativa promossa da Mario Raffaelli e dal gruppo “Trentino33” e dai preziosi contenuti programmatici da questo sviluppati. Infine, a Riformisti per l’autonomia aderiscono anche candidati e sostenitori indipendenti che credono in una capacità di governo che leghi l’esperienza di chi ha già amministrato la cosa pubblica alle energie giovani di generazioni che intendono riconquistare un ruolo attivo nel plasmare il futuro della nostra comunità, dentro e fuori le istituzioni. Un impegno di cittadini per i cittadini: Il frutto di queste fiducie reciproche è una lista dal profilo fortemente civico e una visione condivisa per il Trentino del quinquennio 2013-2018. Essa è soprattutto un cantiere che dia espressione in forma singola o associata a quanti vogliano condividere l’obiettivo di ampliare l’offerta politica del centro-sinistra valorizzando le proposte programmatiche innovative e le culture che si riconoscono nei valori della sinistra europea, della laicità non integralista, della democrazia liberale. L’apporto programmatico: Il progetto della lista, rappresentato nelle istituzioni dai suoi candidati eletti, sarà prima di tutto apporto costruttivo per il buon governo del Trentino. Il presente documento approfondisce alcuni ambiti ritenuti cruciali. Essi devono vedersi come complementari alla stessa carta di intenti sottoscritta dai socialisti trentini e dal candidato alle primarie Alexander Schuster, nonché – seppur chiaramente in quanto piattaforma a cui attingere secondo la sensibilità diffusa che accomunerà la coalizione – al documento strategico sviluppato da Trentino33. Il Trentino di ieri e di oggi Le elezioni provinciali di ottobre segneranno un passaggio fondamentale che inciderà profondamente sul futuro del Trentino. La situazione che stiamo vivendo è caratterizzata infatti da molteplici elementi di natura non certo ordinaria. Tutti ormai hanno capito come la crisi economica internazionale sia diversa rispetto ai periodi di recessione occorsi nei decenni passati: la globalizzazione, l'ipertrofia della finanza, l'affacciarsi di nuovi protagonisti, la questione ambientale ridisegnano il quadro e richiedono una nuova capacità di analisi e di proposta. L'Europa fatica più di altri a rintracciare questi nuovi paradigmi, a sviluppare capacità di intervento e ad affrontare i futuri anni di crescita senza occupazione. Pertanto, si trova ancora immersa in gravi difficoltà. Permangono egoismi nazionali, mentre le istituzioni dell’Unione non riescono a svilupparsi secondo un preciso disegno: manca infatti l'Europa politica. Da solo l'euro non potrà certo unificare il continente. Ci sono anche elementi positivi, come l'esempio della Germania dimostra: un paese che ha trovato il coraggio di attuare riforme strutturali uniche e inimitabili, e che ora è molto più attrezzato per affrontare questa epoca di grandi mutamenti, pur essendo caratterizzata da una forte polarizzazione dei redditi e da differenze sociali crescenti. L'Italia è, purtroppo, sempre sott'acqua. Il declino, cominciato ormai più di vent'anni fa, continua inesorabile. Debito pubblico, inesistente sviluppo economico, disoccupazione, corruzione ed evasione fiscale, scarso senso civico, intere porzioni di territorio in mano a mafie sempre più agguerrite, sono solo alcuni dei fattori più gravi che degradano il paese. È la politica tuttavia a mancare. Il perdurare dell'anomalia rappresentata dalla destra di Berlusconi, l’emergere di populismi fortemente personalistici e la farraginosità di un quadro politico e istituzionale sempre precario consegnano l'Italia a stagioni di incertezza che non sembrano mai avere fine. Tutto questo incide in maniera pesante sul presente e sul futuro del Trentino. I cambiamenti nello scenario europeo costringono la nostra autonomia a un grande ripensamento di se stessa, così come la delicata situazione finanziaria del paese richiede alle autonomie speciali di contribuire al risanamento dello Stato. Spesso, però, questo comprensibile spirito di solidarietà richiesto a tutti si traduce nella messa in discussione dello stesso modello autonomistico. È finito un ciclo. Non solo perché Dellai ha esaurito i suoi mandati, ma soprattutto perché è necessario cominciare una stagione nuova. Le primarie di luglio hanno consegnato a Ugo Rossi il ruolo di candidato presidente per il centro sinistra autonomista: un risultato che comporta sfide inedite per ogni formazione politica della rinnovata coalizione di centro sinistra autonomista. Apprezziamo particolarmente alcune prospettive indicate da Rossi: maggiore collegialità nelle scelte; ancoraggio del Trentino ai migliori standard europei; attenzione all'equilibrio della finanza pubblica; trasparenza e snellimento della burocrazia provinciale. Per confermare la vittoria alle elezioni di ottobre e superare la soglia del 40% necessaria per mettere in “sicurezza” la maggioranza, occorre avanzare una proposta programmatica, ma anche un'iniziativa capace di attrarre e dare spazio sia alle culture politiche che non erano presenti nella maggioranza uscente sia a quanti non sono soddisfatti di come si è configurata l’offerta politica in questi ultimi anni. Questo intende essere l’obiettivo e l’apporto di Riformisti per l’autonomia. Il Trentino di domani Diritti, opportunità, equità, ambiente, semplificazione, autonomia europea Constatiamo la necessità collettiva, il bisogno di vedere tutelati ed estesi i propri diritti, di guardare al futuro come laboratorio di opportunità e di sentirsi costantemente trattati con equità. Si apre un percorso politico nuovo. Dobbiamo prendere atto che il mondo, l'Italia e il Trentino sono stati profondamente trasformati dalla competizione tra territori chiamata globalizzazione: a un peso minore della produzione manifatturiera si affianca la maggiore diffusione di infrastrutture tecnologiche (siano esse la rete Internet o i collegamenti aerei e ferroviari) e di capacità cognitive, legate al successo, anche se parziale, dell'istruzione di massa. Dobbiamo essere consapevoli che, in Italia, coloro che più potrebbero fare leva su tali infrastrutture per costruire benefici collettivi, i gruppi di persone capaci, creative e innovative, trovano ostacoli costanti: la precarizzazione del lavoro, il conformismo nella vita privata, il senso di impunità di certi poteri forti, la burocrazia invasiva e la pressione fiscale eccessiva. Questa è la constatazione che anche in Trentino, tali gruppi sono presenti in ogni ambito sociale ed economico, dalla ricerca al turismo, dalla cultura alle tecnologie, dall'impresa al sindacato, dall'agricoltura alla politica. Nonostante la loro diffusa presenza e la loro aumentata centralità nella vita produttiva e pubblica, le persone capaci di sperimentare sono troppo spesso ostacolate da pratiche di gestione della cosa pubblica ancorate a un Trentino del passato, ricche di buone intuizioni ma scarsamente propense all’ascolto e al dialogo nella quotidianità, retoricamente orientate al futuro ma sostanzialmente conservatrici. Riformisti per l’autonomia esiste perché siamo convinti che solo una sinistra di governo del territorio, che dialoghi con le buone intuizioni del passato consapevole dei limiti delle pratiche conservatrici, può aiutare il Trentino in una fase difficile della sua storia, con la crisi economica strutturale del capitalismo mondiale e la crescente riduzione delle risorse monetarie disponibili per l'autonomia territoriale. Cinque anni di governo sono necessari per affrontare le disuguaglianze odierne e prevenire quelle future, per permettere alle energie delle persone creative e innovative di far emergere nuove opportunità. Questo è possibile solo costruendo rinnovate relazioni sociali e valorizzando le buone relazioni sociali del passato. Il Trentino ha bisogno di trasformarsi: dal governo di pochi alla democrazia diffusa e partecipata, dalla proprietarizzazione all'uso civico dei beni comuni. Il nostro apporto programmatico e politico è il simbolo di una volontà di aggregare tutte le persone che vorrebbero una vita fatta di rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana, una vita di partecipazione alla costruzione di opportunità presenti e future per tutte e tutti, una vita segnata dall'equità nel giudizio, nella distribuzione delle risorse, nell'accesso alle posizioni di responsabilità e di governo. La nostra lista è la prova della possibilità di costruire collettivamente un Trentino in cui ciascuno si senta partecipe della vita della comunità e in grado di determinare il proprio futuro, un Trentino in cui chi ha posizioni di responsabilità si comporti in maniera trasparente, sentendo di dover rendere conto alla collettività, un Trentino in cui la crescita della collettività prevalga sull’interesse di pochi. La nostra proposta è una visione: quella di chi crede che solo diritti, opportunità ed equità possano garantire una vita piena e dignitosa a chiunque. Rilanciare l’economia Produzione, turismo, cooperazione: Solamente un progetto complessivo a sostegno del lavoro e dell’occupazione tramite investimenti infrastrutturali per le aziende, potrà sviluppare e garantire le migliori condizioni sociali sul nostro territorio. Per le imprese, si devono creare le condizioni necessarie alla loro qualificazione, competitività e crescita in un contesto ormai indirizzato verso la più ampia globalizzazione. L’azienda deve essere partecipe e parte integrante di un sistema di sostegno e valorizzazione del territorio dove opera e volto a favorire le migliori condizioni sociali a tutti i cittadini. Per raggiungere questo obbiettivo bisogna superare progressivamente le tradizionali logiche assistenzialiste dirette, la logica degli ammortizzatori sociali come risoluzione del problema ed indirizzare invece risorse ed investimenti in progetti condivisi di riqualificazione complessiva, che garantiscano una ricaduta immediata dei benefici sull’intero territorio. Comparto produttivo, commerciale, agricolo, forze politiche e sindacali in un unico sistema, motore di cambiamento delle logiche tradizionali e di traino verso l’internazionalizzazione delle imprese e l’integrazione del Trentino in un contesto globale. Dobbiamo creare rete, spazi e forze comuni per le piccole imprese artigianali, le piccole imprese agricole, le piccole imprese turistiche, la piccola e media industria, l’imprenditoria reale. Spazi di formazione per imprenditori e spazi di condivisione per progetti integrati, dove gli spazi aperti inducano al confronto e alla crescita individuale. Il Trentino avrà bisogno di vere imprese che sappiano reggere e conquistare i mercati con i loro prodotti e i loro servizi, anche tradizionali, ma con una veste necessariamente al passo con i tempi. Il Trentino avrà bisogno del vero imprenditore che non chiede iniezioni di denaro pubblico nella propria impresa, ma chiede infrastrutture, chiede accesso al credito, chiede supporto di idee e progetti. Il Trentino con la propria autonomia e le proprie risorse ha le basi necessarie per affrontare il futuro; basi che non sarebbero sufficienti senza l’innovazione e la ricerca gestita dalla propria importante Università che già ci conduce oltre i confini morfologici del nostro territorio, e che già ci riporta dentro i confini, un grande valore ed una grande eredità per le nostre future generazioni. Sviluppo e territorio: Le imprese determinano e condizionano le sorti di un territorio e dei propri abitanti; solamente valutazioni lungimiranti e scelte consapevoli forse apparentemente anche improprie, permettono di indirizzare le risorse a beneficio dell’intera collettività. Prospettare al Trentino un’economia futura basata sulle grandi industrie, sulle grandi imprese agricole, sul turismo di massa non è pensare per il bene del nostro territorio. I grandi numeri e le grandi imprese sono assimilanti ad altri territori ed altre regioni. Non crediamo e non vogliamo chi ci lusinga con investimenti per grandi volumi produttivi a fronte di artificiose compartecipazioni pubbliche e richieste di contributi anticipati. Il Trentino per naturale collocazione e per morfologia propria del territorio è da sempre vocato ad attività rurali ed agricole di piccole dimensioni ed in genere a quelle attività tipiche dei territori alpini. Al grande e sicuro beneficio creato dall’innovazione, dalla ricerca, dalle nuove tecnologie, al beneficio della media industria ed in genere delle attività manifatturiere, si può e si deve affiancare un beneficio donato dalla nostra terra , dal nostro territorio unico ed esclusivo, un beneficio naturale a disposizione di tutti; uno strumento che deve essere utilizzato con alto senso di responsabilità per garantire anche alle prossime generazioni la tranquillità e la sicurezza di cui abbiamo fino ad ora beneficiato. Agricoltura, enogastronomia, turismo, sono elementi trainanti dell’intera economia. Uno sviluppo eco compatibile del territorio con incremento forte e costante delle produzioni biologiche e particolari; non grandi quantità, non grandi numeri, il nostro Trentino non lo può fare. Il mercato di riferimento per le grandi produzioni convenzionali è saturo e poco redditizio. La richiesta di biologico invece è in continua crescita ed i prodotti trasformati portano alto margine contributivo. Il turismo enogastronomico e le diverse produzioni tipiche attirano sempre maggiori attenzioni. La validità della proposta del gruppo Trentino33: Vorremmo in questa sede riprendere quanto già espresso in premessa e, cioè, che la proposta sviluppata dal gruppo coordinato da Mario Raffaelli, Trentino33, è fonte assai rilevante per articolare il programma del Presidente della coalizione del centro-sinistra autonomista. In particolare, riportiamo in questa sede alcune parti che i Riformisti ritengono di poter condividere. Agricoltura: Si sostiene da sempre che le caratteristiche del sistema economico trentino consentono di tenere al riparo il nostro territorio dalle crisi ricorrenti. In effetti, un’economia che vede la storica compresenza di tutti i comparti (dall'agricoltura al produttivo industriale e artigianale, al terziario) consente di ammortizzare meglio le difficoltà di un comparto attraverso la “tenuta” degli altri. Qu esta teoria, però, non tiene conto delle evoluzioni recenti e in particolare della globalizzazione in corso, che impone non solo alle imprese ma anche ai sistemi territoriali di adottare strategie “integrate” e legate alle specializzazioni produttive per sostenere la competitività della propria economia. Per fare questo serve puntare, appunto, sulla specializzazione produttiva, sulle filiere, sull' innovazione. É fondamentale, allora, aprirsi verso l'esterno, internazionalizzarsi, e puntare sulle “filiere di specializzazione naturale” • quella delle costruzioni che, oggi forse al punto più basso della sua storia, deve scommettere sulla rigenerazione imprenditoriale puntando sulle tecnologie ambientali, il risparmio energetico, la domotica intervenendo sull’imponente stock di strutture edilizie, da riqualificare); • quella agroalimentare, oggi ampiamente internazionalizzata - da un lato - attraverso le aziende (in particolare cooperative) di maggiori dimensioni e sufficientemente legata al territorio e alla proposta turistica - dall'altro lato - nella componente più privata; • quella turistica, l’economia più territoriale e non de - localizzabile del Trentino, forte di oltre 5 milioni di arrivi turistici e di circa 30 milioni di presenze. Agricoltura e turismo possono rappresentare per il Trentino il tessuto connettivo per uno sviluppo duraturo dell’economia e un potente volano per internazionalizzare le nostre produzioni e/o i servizi ai frequentatori del nostro territorio. L’Agricoltura di montagna del Trentino, che negli ultimi 10 anni si è sensibilmente rafforzata come emerge dalle statistiche ufficiali, avrà un triplice, fondamentale ruolo nel prossimo futuro con l’obiettivo di: • generare produzioni di qualità ad alto valore aggiunto; • presidiare il territo rio salvaguardandone l'integrità ambientale e paesaggistica; • integrarsi in modo sistematico con la proposta turistica. Si dovrà, inoltre, incrementare l’agricoltura biologica in tutte le produzioni agricole, dalla vitivinicoltura alla frutticoltura. Da produzione di nicchia, l’agricoltura biologica deve crescere e conquistare ulteriore spazio, lo richiede il consumatore e lo esige il mercato. Il rapporto con la ricerca e lo sviluppo tecnologico è cruciale. Quello agricolo è un settore in costante evoluzione e aggiornamento, sempre più popolato da giovani preparati, formati in scuole tecniche e centri universitari e para - universitari, che utilizzano tecnologie avanzate e sistemi informatici nella gestione delle loro aziende. La Fondazione Mach di San Michele all’Adige rappresenta un punto di riferimento di alto livello culturale per tutta l’agricoltura nazionale e sicuramente un nome molto stimato sul piano internazionale. Di fronte alle scelte della prossima Politica Agricola europea 2 014 - 2020, in un’Europa allargata e con meno tutele, nella quale verranno meno alcune storiche difese (come le quote latte), queste scelte costituiscono una strada obbligata, nella quale dovranno trovare sempre più spazio i giovani (il cui interesse al settore sta crescendo esponenzialmente e che andrà ulteriormente assecondato), la ricerca, l'innovazione organizzativa, di prodotto e di processo. Turismo: Il turismo ha fatto passi avanti enormi negli ultimi venticinque anni ma oggi, di fronte a rischi di saturazione, da un lato, e apertura di enormi mercati dall’altro, deve divenire sempre più la leva per l’attivazione delle risorse del territorio, nell’assoluto rispetto dell’ecosistema, puntando sulla qualità come segno distintivo e integrato in un sistema che deve essere inteso nel suo complesso. Accanto ai servizi segnatamente turistici, la presenza di un fiorente artigianato, di un’enogastronomia realmente distintiva, di una rete museale adeguatamente integrata e promossa con le strutture ricettive e i pacchetti di viaggio e di soggiorno, possono divenire ulteriori bacini di investimento, occupazione e sviluppo. La politica dei contributi, anche piccoli, oltre ad essere vietata dalle norme comunitarie, non è più sostenibile dalla finanza pubblica e, per di più, non è nemmeno fattore di competitività strutturale in un mercato globale. Affinché il turismo possa avere un ruolo determinante per la crescita del “sistema Trentino”, è necessario predisporre una politica di sviluppo turistico basata su: • qualità dell’offerta e dei servizi; • valorizzazione dell’ambiente; • autenticità della proposta; • offerta verso s i a i mercati di prossimità che i nuovi mercati internazionali (Est e Nord Europa, paesi BRIC), innalzando la quota di turismo straniero in particolare d'estate; • la promozione del brand “Trentino” dovrà rimanere appannaggio dell’Ente pubblico mentre la commercializzazione andrà totalmente privatizzata, reperendo le risorse finanziarie attraverso meccanismi impositivi a carico della domanda (imposta di soggiorno) da utilizzare per introdurre servizi aggiuntivi a quelli tradizionali legati all’ospitalità (card per traspor ti, servizi territoriali, ecc.); • gli incentivi pubblici andranno finalizzati alle infrastrutture e a progetti di sistema, in particolare nel settore della mobilità alternativa/integrativa; • la crescita dell’offerta dovrà passare anche per un rafforzamento della proposta formativa per accrescere le competenze manageriali nella gestione aziendale e le competenze specialistiche (oggi quasi totalmente mancanti) nella progettazione integrata delle infrastrutture funzionali al turismo. Cooperazione: Non fosse esistita la “Cooperazione”, il Trentino sarebbe più povero, meno produttivo e con una classe dirigente meno sensibile alle tematiche sociali. Nel campo agricolo, poi, la difesa del lavoro, della proprietà e la possibilità di commercializzare i prodotti nei mercati più remunerativi sarebbero stati impossibili senza gli strumenti rappresentati dal mondo cooperativo. Solo così, infatti, son o potute sopravvivere micro - aziende e piccole proprietà capaci di produrre redditi integrativi diffusi. Nel contempo, il Trentino ha sposato questa forma di impresa in tutti i campi, sviluppando un esercito di cooperatori attivi, una cultura della mutualità, del bene comune, del reinvestimento per scopi sociali degli utili. Oggi la cooperazione costituisce una delle realtà produttive, commerciali, finanziarie più importanti del Trentino e la sua struttura sociale le conferisce una notevole valenza politica: i suoi successi come le sue debolezze si traducono inevitabilmente in successi /insuccessi del Trentino; per questo la governance della cooperazione merita tutta la nostra attenzione. In un momento critico come quello attuale, quindi, la cooperazione è chiamata a giocare ancor più un ruolo importante, in alleanza e condivisione con le altre realtà economiche e finanziarie del territorio. Infatti, la dinamica dei mercati e la competizione che sarà sempre più accesa fra i territori, chiederà a tutte le forze presenti nella nostra realtà sociale ed economica di fare squadra. Nessuno può pensare di agire in totale isolamento. Il mondo della cooperazione, economica e sociale, sarà parte importante di questo gioco di gruppo. Il mondo del credito cooperativo, le cooperative di consumo – famiglie cooperative – le cooperative di produzione e lavoro e le cooperative sociali dovranno esercitare insieme un duplice ruolo: da un lato per essere un’infrastruttura di servizio e supporto allo sviluppo, e dall’altro una rete d’inclusione per evitare che, in un momento di forte crisi, ci possano essere sacche pesanti di emarginazione, sia economica che sociale. Infatti, lo strumento cooperativo si è rivelato sempre decisivo per mantenere livelli elevati di coesione e inclusione delle persone. In futuro ve ne sarà oltre modo bisogno. Come attraverso uno strumento a vasi comunicanti, attraverso la cooperazione dalle aree a grande valore aggiunto le risorse dovranno essere messe a disposizione delle aree a maggior fabbisogno economico e impatto sociale. La politica di promozione e valorizzazione dei prodotti del territorio – in particolare guardando al vino e a tutta la frutta – potranno contare sulla rete cooperativa già esistente, la quale però dovrà essere sempre più market-oriented – sia in termini di qualità che di prezzo – per consentire il raggiungimento di due finalità strategiche: • offrire, come sopra ricordato, agli agricoltori l’opportunità di crescere e garantire l’importante presidio del territorio; • promuovere il brand “Trentino” in Italia ed all’estero, attraverso un’attenzione stretta alla qualità dei prodotti ed all’integrazione con la promozione turistica. Un ulteriore settore sul quale la cooperazione dovrà intensificare la propria attenzione, accanto alle altre forze economiche, é quello della cooperazione allo sviluppo. La Provincia di Trento già spende per legge una quota fissa del proprio bilancio in strumenti e politiche di sostegno allo sviluppo, in particolare per le famiglie trentine emigrate all’estero e versanti in condizione di debolezza. Le tante iniziative economiche nate attraverso questi strumenti nelle zone in ritardo di sviluppo (pensiamo alle aziende di produzione e valorizzazione dei propri prodotti locali, dai generi alimentari all’artigianato), potrebbero trovare in uno strumento d’importazione e distribuzione in Trentino degli stessi beni ( catene delle famiglie cooperative, centri commerciali, ecc. ) un aiuto attraverso il nostro mercato locale al loro sostegno economico. Si creerebbero opportunità di lavoro e strumenti concreti sostenuti dal mercato all’inclusione social e, sia qui che laddove siamo intervenuti nel corso degli anni in aiuto dei trentini all’estero. Accanto alla parola “cooperazione” va posta anche la parola “competizione”. Competere in un mercato sempre più globalizzato ed in continua evoluzione tecnologica e strategica, richiede grande tempestività ed attenzione perché anche i piccoli passi falsi possono avere conseguenze devastanti. Coniugare cooperazione e competizione richiede grande professionalità ed equilibrio. Il mercato pretende risposte rapide e efficaci pena la perdita di competitività; devono tuttavia essere accuratamente evitate rischiose avventure imprenditoriali/finanziarie per non disperdere un enorme patrimonio di credibilità e fiducia costruito mattone su mattone in tanti anni di lavoro, sacrifici, successi. Accettare la competizione non significa abdicare al valore solidale; significa piuttosto alimentare il percorso che rende la cooperazione uno strumento indipendente e libero dai contributi pubblici, già da tempo ridotti e ormai in de finitivo declino sia per le normative europee sulla concorrenza che per mancanza di denaro. La grande rete cooperativa presente sul territorio in mille modi, deve sempre più alimentare il proprio valore di leva dello sviluppo. Uno strumento a tal fine indispensabile è la qualità del personale direttivo. Sempre maggior attenzione deve essere posta alla selezione del capitale umano cui affidare responsabilità di guida a tutti i livelli e in tutti i settori di intervento. Perché, se da un lato la cooperativa, latu sensu intesa, rappresenta un punto di riferimento per l’impiego e il ruolo sociale ed economico delle persone e della loro difesa, dall’altro lato saranno sempre di più le esigenze di efficienza e razionalizzazione che verranno richieste sia nella gestione economica che nella gestione delle scelte operative, in particolare di quelle a valore strategico. Le qualità e le competenze delle risorse umane saranno il vero differenziale di competitività che renderà sostenibile il modello nel lungo periodo. Competenze che dovranno essere associate in maniera strutturale a una formazione continua, svolta anche con confronti internazionali ed esperienze sistematiche all'estero. Anche per la cooperazione, quindi, la dimensione internazionale deve diventare obiettivo strategico attraverso il varo di alleanze con i sistemi cooperativi di altri territori al fine di ottenere una sempre maggiore penetrazione nei mercati esteri. Gli obiettivi indicati non sono di facile realizzazione. Serve tempo, gradualità, determina zione e coesione da parte di tutti i soggetti in campo. È indispensabile la realizzazione di un piano strategico pluriennale, condiviso e integrato con altri soggetti di rappresentanza economica e sociale, all’interno del quale inserire obiettivi, metodi, regolamenti e atteggiamenti che dovranno caratterizzare le scelte di lungo periodo, orientate allo sviluppo sostenibile e strutturale. Tale piano dovrà essere accompagnato anche da impegni finanziari e da criteri qualitativi che aiutino a riposizionare competenze e razionalizzare i costi. Infine, questo processo deve essere portato avanti in assoluta trasparenza, e in maniera democratica, coinvolgendo l'intera platea degli associati, senza atteggiamenti che possano diventare discriminatori nei confronti di chi esprime posizioni differenziate. Ambiente Anche con riguardo all’ambiente, in questa prima fase riteniamo di attirare l’attenzione su quanto proposto da Trentino33. Nei prossimi decenni l’umanità dovrà governare la transizione da u n modello non più sostenibile a uno più equilibrato, basato su un uso attento di risorse rinnovabili, per garantire vita e qualità ambientale. Questo riequilibrio ambientale è una sfida che coinvolge l’umanità nel suo complesso e ciascuno di noi, passando dagli Stati nazionali ai Territori. Nessun territorio può pensare di vincere autonomamente, ma quelli che per primi adotteranno modelli di sviluppo ecocompatibili potranno contare su risultati e conoscenze in grado di generare importanti vantaggi competitivi. Per il Trentino le proposte sono: • Energia: completare l’utilizzo delle risorse idrauliche per la produzione d’energia (la possibilità di incrementare la produzione idroelettrica, nel rispetto dei criteri di sostenibilità già adottati, è stimata in circa 700 milioni di kwh all’anno); realizzare centri di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e calore per teleriscaldamento utilizzando biomasse rinnovabili; promuovere e incentivare la ricerca, lo sviluppo e la realizzazione capillare del solare ( termico e fotovoltaico) della geotermia e della maggior efficienza energetica degli edifici e degli impianti; razionalizzare i traspor ti, migliorando ed estendendo l’offerta di trasporto pubblico, incentivando l’uso di mezzi di trasporto privato a emissioni zero o a bassa emissione. • Aria: sostituire gli attuali impianti di riscaldamento con impianti di teleriscaldamento; favorire l’uso dei mezzi alternativi alle automobili private per gli spostamenti brevi. • Acqua: una consolidata ed efficiente rete di depuratori a presidio degli scarichi civili e industriali garantisce un sostanziale equilibrio ecologico nelle acque dei nostri laghi, fiumi e torrenti. I nostri acquedotti possono contare su un approvvigionamento idrico generalmente abbondante e di buona qualità. Tuttavia il rapido scioglimento dei ghiacciai, dovuto all’aumento della temperatura, porterà inevitabilmente a una profonda modifica del sistema idrico naturale con un sostanziale impoverimento delle riserve naturali di acqua di buona qualità in altura. É quindi indispensabile predisporre un piano acquedottistico strategico, da rea lizzare con gradualità, per garantire anche per il futuro il necessario approvvigionamento su tutto il territorio. • Rifiuti: adottare efficaci politiche incentivanti per la riduzione degli imballaggi nella produzione e nella grande distribuzione. Disinquinare e recuperare i vecchi siti industriali. Razionalizzare e omogeneizzare le raccolte differenziate tenendo conto dei costi e delle possibilità di riciclaggio. Risolvere definitivamente il problema dello smaltimento dei rifiuti non convenientemente riciclabili, chiudendo e bonificando definitivamente le discariche (che consumano e inquinano territorio e rimandano un grave problema alle generazioni future) privilegiando soluzioni sicure dal punto di vista ambientale ed economicamente sostenibili. • Sicurezza: avviare un esteso controllo della resistenza antisismica di edifici e infrastrutture private e pubbliche. Dare attuazione ai progetti per migliorare la sicurezza idraulica del fiume Adige con particolare riferimento al rischio alluvione di Trento. • Paesaggio: promuovere i programmi di recupero delle aree industriali abbandonate. Fermare il consumo di territorio promuovendo il recupero a fini abitativi dei centri storici, anche tramite piani di comparto che consentano il raggiungimento di standard abitativi adeguati ai criteri e alle esigenze di oggi, rendendo l’attuale normativa più vincolante La politica culturale Nel territorio trentino è presente una gioventù cosmopolita fatta di studenti universitari e una comunità intellettuale e dinamica alla ricerca sia di possibilità di crescita culturale e professionale, sia di ciò che dà pienezza al vivere insieme: la socialità creativa. Alla luce di questa premessa, i Riformisti articolano la loro politica culturale partendo prima di tutto da due constatazioni complementari sulla vita culturale del territorio: la presenza di un settore pubblico o para-pubblico molto sviluppato che include, tra gli altri, i grandi musei e i grandi festival; la proliferazione di attività culturali, dagli spettacoli teatrali alle piccole mostre, dai reading nei circoli culturali alle attività musicali nelle sagre e feste di paese. Finora queste attività, grazie anche a un supporto pubblico o privato (ad esempio delle Casse Rurali), hanno vissuto prevalentemente in maniera quasi completamente autonoma e indipendente. La risposta che i Riformisti danno al futuro problema della riduzione delle risorse economiche pubbliche disponibili si può riassumere nella maggiore trasparenza e condivisione cooperativa tra i vari attori del mondo culturale. Questa visione trova una sua applicazione primariamente nel ruolo che vediamo proprio dei grandi musei, dei grandi festival e della Film Commission, che dovranno agire direttamente su due binari complementari: 1. mantenere o migliorare la capacità del Trentino di attrarre turisti e idee nuove di respiro internazionale (es. con le grandi mostre o i convegni con artisti ed esperti di fama internazionale); 2. supportare, attraverso i propri spazi, la crescita e lo sviluppo delle piccole realtà culturali (es. l’inclusione nel programma dei grandi festival degli eventi organizzati da piccole realtà, come caffè culturali, gruppi teatrali, ecc., o il ricorso a competenze locali quando possibile). In secondo luogo, è necessario creare tra le piccole realtà forme di competizione, sostenendole nel mettere in condivisione le risorse necessarie per alcune produzioni e stimolandole nel tentativo di raggiungere sia i mercati nazionali che internazionali. Due esempi possono chiarire tale funzione di supporto alla competizione: 3. alcune attrezzature, es. tendoni, ecc., usati solo saltuariamente, ma costose, possono essere condivise se viene costruita la necessaria funzionalità di coordinamento, anche con l’ausilio delle tecnologie digitali; 4. la sempre maggiore presenza di bandi competitivi per l’accesso a risorse economiche, europee ma non solo, spinge verso un supporto per le piccole realtà da parte delle componenti provinciali alla partecipazione a tali bandi, ovviando ai problemi di competenza e scala che una piccola realtà può incontrare. Tutte queste operazioni si muovono in un quadro di riflessione e ripensamento collettivo delle relazioni tra attività culturali e pratiche consolidate: una società moderna come il Trentino necessita di un orientamento positivo e propositivo verso le attività culturali negli spazi pubblici, intesi come il centro del vivere sociale. Inoltre – con considerazioni che valgono anche per l’ambito della ricerca – anche in campo culturale sono necessarie partecipazione e valutazione dal basso: le scelte di indirizzo dovranno essere sempre più condivise con gli operatori culturali del territorio, così come le forme di valutazione dell’operato delle figure manageriali pubbliche. In questo senso, nella direzione della partecipazione continua, è cruciale il richiamo alla trasparenza accennato sopra: tracciare i finanziamenti pubblici (e non) al settore può esser utile per capire come vengono allocate le risorse complessivamente disponibili e misurare l’impatto culturale, sociale ed economico delle attività poste in essere, con l’obbiettivo di migliorare l’effetto moltiplicatore sull’economia e sul sense-making territoriale. Da ultimo, ma non per ultimo, la nostra attenzione e il nostro impegno sono rivolti al supporto delle tante forme di iniziativa (spesso nel volontariato e nell’associazionismo) con l’intento di semplificare l’impianto normativo e facilitare la sostenibilità di tutte le attività culturali ad esempio stimolando la trasformazione di enti non profit verso forme organizzative di tipo imprenditoriale. Anche in questo caso, ciò sarà possibile mettendo al centro trasparenza e condivisione delle migliori pratiche negli input pubblici e di sistema (incentivi, bandi, seed money, ecc.) al settore. Università e ricerca Gli investimenti nella ricerca fatti negli ultimi decenni hanno raggiunto molti degli scopi che si sono prefissati, come dimostrano, per esempio, le eccellenze raggiunte da molte unità di ricerca delle grandi fondazioni, sia la Fondazione Edmund Mach sia la Fondazione Bruno Kessler. Ai risultati scientifici si affiancano quelli istituzionali, per esempio l'inclusione di Trento nello European Technology Institute, e sociali, con la presenza di una classe sociale altamente formata, cosmopolita e creativa che ha arricchito il territorio. Questo quadro di successi apre nuove possibilità e allo stesso tempo una sfida: come migliorare i risultati in una fase con finanziamenti in calo. Il quadro positivo è offuscato da una serie di carenze che tutti coloro che appartengono alle fondazioni conoscono: cattivo utilizzo delle risorse da parte del management, come mostrato dal recente conflitto precari-sprechi nella Fondazione Mach; criteri di selezione del management stesso opinabili, di cui il caso COSBI-Microsoft è un esempio lampante; mancanza di trasparenza nella definizione degli obiettivi, nell’attivazione dei contratti e delle collaborazioni, nell’inquadramento contrattuale dei ricercatori, che a volte rivela disparità sconcertanti; scarso coinvolgimento dei ricercatori nell’elaborazione delle linee di ricerca e nella gestione, in particolare per quanto riguarda l’Università di Trento; presenza ancora molto debole delle donne in posizioni direzionali e manageriali; inadeguatezza delle forme di valutazione dei risultati da parte della PAT, per esempio in sede di rinnovo degli accordi di programma, che nelle “piccole fondazioni” a volte diventa assenza. Per ovviare a questi problemi, noi proponiamo una visione generale e tre linee di intervento, il cui effetto combinato sarà, a nostro parere, il miglioramento qualitativo della ricerca trentina nelle sue sacche di debolezza e la possibilità di una maggiore sostenibilità economica, accrescendo le possibilità di raccolta di finanziamenti diversi da quelli provinciali. La visione generale su cui prospettare il futuro della ricerca trentina è quella di rafforzare il ruolo di chi fa ricerca: i ricercatori, in particolare quelli giovani. Intendiamo farlo in due direzioni principali: sia discutendo con l'Università di Trento una riforma dello statuto che allarghi la rappresentanza e la partecipazione dei ricercatori e degli studenti; sia rafforzando le fondazioni come elemento competitivo e collaborativo, capace di attrarre sempre più laureati e dottori di ricerca non solo da Trento, ma da tutta Italia, i quali devono percepire le fondazioni trentine come un'opportunità di sviluppo verso carriere di successo globale. Per raggiungere questi risultati, a nostro parere, un governo del territorio incentrato su diritti, opportunità, equità si declina anche sul terreno della ricerca, valorizzando partecipazione, trasparenza e valutazione. Per un miglioramento qualitativo della ricerca trentina e delle sue strutture crediamo sia fondamentale accrescere sensibilmente la partecipazione dei ricercatori nelle istituzioni (università, fondazioni, Provincia) attraverso la costituzione e il rafforzamento di organismi di rappresentanza, di indirizzo e di verifica dei risultati scientifici. Condizione preliminare è l'applicazione integrale, in tutte le fondazioni, grandi e piccole, dell'ottimo contratto provinciale, già costruito al meglio per incentivare lo sviluppo professionale dei singoli ricercatori e delle unità intere (incluso il modello “obiettivi chiari – autonomia nel loro perseguimento”, descritto nel contratto e spesso inapplicato). Oltre a sanare le ingiustificate disparità di trattamento, l'applicazione del contratto porterebbe ovviamente con sé un rafforzamento della posizione dei lavoratori delle fondazioni come soggetto collettivo negoziale, sia attraverso una maggiore partecipazione sindacale, sia attraverso forme organizzative sperimentali da individuare caso per caso. Ma partecipazione significa anche accrescere l’attualmente scarsa presenza delle donne negli organismi dirigenziali della ricerca: in questo senso la recente nomina di una rettrice all’Università costituisce una prima, felice eccezione. Una maggiore partecipazione dei ricercatori alla gestione degli enti di ricerca potrà favorire, oltre alla qualità stessa della ricerca, la trasparenza nei processi decisionali, attraverso una necessaria attività di vigilanza. La pubblicità dei documenti relativi alla ricerca (programmi, bilanci, valutazioni, retribuzioni), al momento non obbligatoria per soggetti di diritto privato quali le fondazioni, costituisce una condizione necessaria. Solo così le istituzioni di ricerca del Trentino potranno liberarsi dai residui di localismo e rappresentare sempre di più un’opportunità di crescita per i ricercatori del territorio e della comunità scientifica nazionale e internazionale. La cosiddetta “ricaduta” sul territorio non va intesa solo nel senso di una vivace relazione tra gli enti di ricerca, le imprese, le istituzioni e la cittadinanza del Trentino, ma anche come creazione di eccellenze internazionalmente riconosciute, poiché è l’eccellenza a fare il prestigio di un territorio, a definirlo come una terra di opportunità, e ad attrarre i migliori ricercatori e i migliori investimenti. Anche il problema della valutazione dei risultati della ricerca, e dunque del management, va a nostro parere affrontato a partire da una più estesa partecipazione, ispirata alla valutazione tra pari propria del mondo della ricerca. Si potrà in tale contesto pensare a forme collaborative innovative coinvolgendo e prendendo spunto da un tessuto associazionistico e cooperativo di cui il Trentino è ricco. La valutazione non può essere demandata unicamente alla Provincia, dal momento che questa esercita un’influenza decisiva nella nomina del management che dev’essere poi valutato. Da una parte, i criteri di valutazione delle unità già individuati dalla legge provinciale che istituì FEM e FBK – numero di pubblicazioni scientifiche, partecipazione a progetti di ricerca e impatto sul territorio – vanno applicati laddove attualmente non lo siano e la loro applicazione dovrebbe incidere primariamente sui ruoli e le ricompense dei manager delle fondazioni stesse; inoltre, proponiamo che nelle valutazioni delle unità, in particolar modo delle figure manageriali, debbano pesare in maniera maggiore i risultati raggiunti dai giovani ricercatori (R4 e R3, nel gergo contrattuale), in quanto questi risultati sono capaci di evidenziare in maniera tangibile quanto un'unità di ricerca sia un luogo di crescita professionale. Dall’altra occorre studiare forme di valutazione partecipata, che non si limitino all’applicazione di criteri meramente quantitativi (facilmente manipolabili), ma coinvolgano attivamente i ricercatori attraverso organismi di rappresentanza. Infine, con riguardo specifico all’Università degli studi di Trento, l’adozione di un nuovo statuto nel 2012 non è che l’inizio di un percorso che non può ritenersi concluso. Esso, anzi, deve essere inteso con una prima fase sperimentale che dovrà vedere nel quinquennio 2013-2018 una riflessione nuova per migliorare la governance dell’ateneo. Non si potrà non partire dalle problematicità di un iter di adozione dello statuto unanimemente giudicato carente e lesivo dello spirito di universitas che ha accomunato nei primi decenni sia il personale ricercatore e docente, che quello tecnico-amministrativo, che, infine, gli studenti. In particolare, gli interventi descritti con riguardo al restante sistema di ricerca trentino non possono non trovare applicazione – nel rispetto dell’autonomia dell’università – anche in riferimenti all’ateneo trentino. Laicità e diritti civili Il primato della scuola pubblica: La riduzione delle risorse già sperimentata, così come quella che si preannuncia per i prossimi cinque anni imporrà all’amministrazione provinciale di compiere delle scelte prioritarie nell’allocazione delle risorse pubbliche e nella visione da adottare per dare un orizzonte di crescita al sistema provinciale dell’istruzione. In linea con i valori sanciti dalla Costituzione repubblicana, i Riformisti per l’autonomia, ritengono che questa coalizione dovrà assumersi l’impegno di onorare il diritto ad un’istruzione di alta qualità per tutti i cittadini e di garantire prima di tutto la qualità del servizio pubblico. La scuola pubblica trentina, va difesa e potenziata per affrontare la scommessa più importante per una società: la formazione della futura classe dirigente e lavorativa. Consapevoli del contributo che il sistema privato dell’istruzione apporta, si tratterà di assistere le scuole paritarie e non di adottare una strategia che consenta alle stesse di mantenere un’elevata offerta anche in presenza di un calo delle risorse pubbliche. Per quanto riguarda infine i problemi del corpo insegnante sarà importante puntare sulla valorizzazione delle professionalità presenti e nel contempo individuare regole chiare e risolutive per il precariato. La laicità quale valore della nostra comunità democratica: I Riformisti credono fortemente nella laicità quale valore supremo del nostro ordinamento repubblicano. Per questo riteniamo che la Provincia debba investire nel dialogo con tutte le visioni religiose così come filosofiche, consentendo alla ricchezza di tradizioni ed etnie, anche non autoctone, di divenire patrimonio di tutti e motore di crescita creativa per il territorio. Per questo riteniamo che nel rispetto delle sensibilità morali di ognuno la prossima amministrazione debba dare un segnale di indipendenza da visioni conservatrici e adottare strumenti che consentano ad ognuno di esprimere la propria visione del mondo e di plasmare la propria esistenza. Una società inclusiva: I Riformisti auspicano che strumenti di autodeterminazione della persona come il registro provinciale per le disposizioni anticipate di trattamento sanitario siano posti al servizio dei cittadini e siano occasione di avviare un dialogo di dialogo e trasparenza fra pazienti e amministrazione sanitaria. Questa coalizione dovrà anche essere espressione di un desiderio condiviso di garantire la pari dignità di tutti i trentini. Per questo riteniamo che ci debba essere un impegno ad adottare un quadro legislativo rinforzato e rinnovato contro le discriminazioni e le violenze, ad esempio dando seguito ad una proposta di legge di iniziativa popolare sulla discriminazione per orientamento sessuale, identità di genere e intersessualità e pensando ad altri strumenti per una maggiore inclusione di tutte le situazioni in cui versano gruppi sociali minoritari, a cominciare dai disabili. Welfare, lavoro e opportunità Riforma del welfare: Il quadro internazionale è caratterizzato da una crisi economica ancora apparentemente senza via d’uscita e dalla possibilità concreta di sviluppo di fenomeni di “crescita senza occupazione”, in cui all’aumento del PIL non corrisponde una redistribuzione del reddito tramite il lavoro. Pertanto, il ruolo dello Stato sociale diventa sempre più cruciale, con la necessità di affiancare al modello assistenzialistico, necessario per persone in difficoltà, anziani, e situazioni di disagio, un modello di Stato sociale come infrastruttura per lo sviluppo di buone relazioni sociali e di ricchezza, misurata anche con criteri diversi dal PIL. Pensiamo all'indice BES elaborato dall'ISTAT o ad altre forme di valutazione di criteri non monetari. L'ambizioso tentativo di riforma del sociale locale che andrà affrontata, partendo dalla delega sugli ammortizzatori sociali, potrà essere completato con successo solo affrontando contemporaneamente la complessità dell'organizzazione della macchina amministrativa. Al momento, si testimonia una disomogeneità dei distretti territoriali di intervento, ad esempio nel socio-sanitario, ed emerge la necessità di superare una frammentazione dell’azione amministrativa che va a detrimento della sua stessa efficacia. Per fare questo occorre superare l’idea che gli assessorati e le varie, troppe agenzie nonché gli enti funzionali siano monadi amministrative. Lavoro: Nonostante il difficile quadro economico, con una crisi di sistema che trasforma il modo di leggere la società e l'economia, la redistribuzione della ricchezza tramite il lavoro resta uno degli elementi chiave per lo sviluppo di un territorio. Il quadro internazionale si caratterizza per una polarizzazione dei redditi e della ricchezza, per la possibilità concreta di “crescita senza occupazione”, per una sempre maggiore insufficienza dei redditi da lavoro nel permettere lo sviluppo umano e professionale delle persone. Tali problemi richiedono interventi innovativi e riformisti, le cui intuizioni fortunatamente non mancano in Trentino. In primo luogo, i Riformisti sono convinti che forme di reddito di base, come lo strumento del reddito di garanzia, vadano estese e articolate per permettere sia l'uscita da situazioni di indigenza sia lo sviluppo personale. Nello specifico, le proposte di redditi di qualificazione per i giovani, costituiscono un primo modello, in quanto supportano le persone nella crescita professionale e nell'acquisizione di competenze necessaria sia per trovare un lavoro sia per creare lavoro, attraverso la costruzione di nuove imprese. In linea di massima, i Riformisti per l'autonomia spingerebbero per una semplificazione del quadro degli strumenti adottati, avendo come obiettivo di lungo periodo l'istituzione di un reddito di base incondizionato, capace di sostenere la domanda interna in un momento di crescente disoccupazione. Alle forme di sostegno al reddito, si affianca la necessità di rafforzare le politiche attive per il lavoro. Nello specifico, pensiamo che la ripresa dell'economia reale possa essere supportata in modo virtuoso, mettendo in campo, con il consenso delle parti sociali, percorsi di qualificazione e riqualificazione professionali con minori, ma precisi contenuti teorici e moltiplicando la formazione sul campo. Questo aiuterebbe molto di più i lavoratori e le parti datoriali, oltreché qualificare la spesa pubblica. I tempi di Bill Clinton sono passati da tempo, ma alcune delle intuizioni sulla formazione permanente rimangono tuttora validi. Programmi di finanziamento comunitari, come il cosiddetto LLP o l'FSE, possono costituire una forma di sostentamento per queste attività. Senza dimenticare il contributo fondamentale dell'Agenzia per il Lavoro, attore chiave nel mercato del lavoro trentino. Un'ultima questione che ci sembra doveroso affrontare è il problema, ben presente anche in Trentino e nella pubblica amministrazione, del precariato. Oltre a discutere con le parti sociali percorsi di stabilizzazione, vanno elaborate visioni analitiche del mondo del precariato, al suo interno diversificato. In particolare, la priorità è contrastare le forme di precariato che divengono particolarmente vessatorie per la persona, soprattutto se supportate dall'azione di taglio dei costi della pubblica amministrazione, che si riflette poi nello scaricare il peso dei tagli sulle componenti più deboli della società. I Riformisti credono che i costi della crisi non debbano essere caricati sui più deboli ma che l'autonomia trentina debba intervenire per una migliore redistribuzione delle risorse, non solo attraverso la trasmissione di denaro ma anche attraverso un cambiamento nelle pratiche decisionali che consideri centrale la condizione sociale dei più deboli. L'intervento sulla precarietà è pertanto complesso ma non può prescindere da tali considerazioni e da un rafforzamento della posizione di chi lavora, anche attraverso rinnovate relazioni industriali sui luoghi di lavoro, riconoscendo il conflitto sociale e rendendolo opportunità di crescita e sviluppo collettivo. Equità: I Riformisti lavorano perché il Trentino divenga, sempre di più, terra di equità in un contesto internazionale difficile e in cui le strategie di distribuzione delle risorse a pioggia non sono più possibili. I tempi impongono delle scelte e le scelte dei Riformisti sono improntate a una prima importante riflessione, il rischio di una crescita senza occupazione. Senza promuovere slogan come “lavorare meno, lavorare tutti”, i Riformisti sostengono pragmaticamente un intervento che parta dal buono delle politiche fatte fino ad ora per caratterizzarle nella direzione di una maggiore equità, premessa per la crescita sociale ed economica del Trentino. L'estensione di forme di sostegno al reddito, con l'obiettivo di lungo periodo di un reddito di base incondizionato; la strutturazione di percorsi di qualificazione e formazione, che alzino il livello di competenze disponibili sul territorio; e un contrasto alla precarietà che non si risolve nella semplice richiesta di stabilizzazioni, ma in un ripensamento dei modelli di organizzazione degli appalti e delle relazioni industriali, sono i tre punti fermi da cui partire. Un piano speciale giovani Un quadro drammatico: I dati degli ultimi mesi evidenziano un chiaro segnale di allarme. La disoccupazione, in particolare giovanile, è in drastico aumento anche in Trentino. Nel contempo, un dato strutturale aggrava il quadro: il Trentino-Alto Adige Südtirol è la regione italiana con la più bassa percentuale di imprenditori sotto i trent’anni. Sul fronte dei dati meno quantificabili, si registra una sfiducia inedita dei giovani sul futuro. I Riformisti esigono una chiaro impegno di questa coalizione per invertire la rotta e recuperare queste forze quali motori dell’innovazione e della crescita e desiderano farsi garanti sin da ora con gli elettori che sarà adottato un piano speciale per i giovani, linfa e sostanza per il futuro del Trentino. Una strategia trasversale urgente: Gli interventi per investire sui giovani e recuperarli quali forza creativa e propulsiva dello sviluppo della comunità trentina non possono che essere trasversali e oggetto di un piano speciale che coinvolga diversi settori dell’amministrazione. Si tratta di rivedere le strategie di impiego della pubblica amministrazione, abbandonando logiche di blocco del turn-over e avviando un piano condiviso di solidarietà fra chi gode di un lavoro subordinato a tempo indeterminato e chi è disoccupato o in condizioni di impiego precario. Si tratta di adottare riforme che valorizzino la capacità delle persone e non lascino adito a dubbi sull’impegno della coalizione a combattere ristagni di clientelismo e logiche corporative. Si tratta, ancora, di lasciare maggiore spazio alla intrapresa di giovani coraggiosi, che desiderano confrontarsi con le sfide e le opportunità di un mercato competitivo locale e internazionale. In particolare, la Provincia dovrà ridefinire il giusto equilibrio fra tutela del lavoratore e accettazione delle regole del mercato, investendo primariamente sulla riconversione economica e le politiche attive del lavoro. La coalizione dovrà responsabilizzare i giovani nelle istituzioni economiche e di ricerca, assicurando la loro partecipazione al governo dell’organizzazione di cui sono parte vitale. Non si tratta che di esempi. Si dovrà – questo è certo – elaborare una road-map verso il 2018 che superi i confini dei singoli assessorati per abbracciare tutto il futuro della società trentina. I Riformisti, proprio per la storia e le persone che rappresentano, non cesserà di insistere perché ciò si realizzi. Riforme istituzionali Trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche: Deve essere un impegno concreto e attuato nel più breve tempo possibile. Non si tratta solo di adottare un efficace strumento di monitoraggio delle risorse pubbliche investite, ma di rispondere ad un’esigenza della popolazione oramai avvertita universalmente. Solo con una chiara rendicontazione delle spese sarà possibile porre freno ad un troppo pericoloso populismo che minaccia la stessa esistenza di una partecipazione democratica di ogni cittadino alla vita politica del Paese. Il principio di trasparenza deve riguardare in primo luogo i rappresentanti dei cittadini. I Riformisti adotteranno un impegno preciso nei confronti degli elettori per quanto riguarda le spese e gli eventuali contributi, prima e dopo il voto del 27 ottobre. La speranza è che tutta la coalizione sia esempio di trasparenza e sobrietà nell’affrontare i costi della democrazia. Valorizzazione delle capacità delle persone: Riteniamo imprescindibile adottare riforme per dare alla gente, e ai giovani in particolare, fiducia in loro stessi. Fra gli esempi che auspichiamo vi è una riforma del reclutamento di dirigenti e posizioni apicali, una riduzione degli enti funzionali o partecipati dalla Provincia, la creazione di una anagrafe dei soggetti coinvolti nell’amministrazione pubblica o in enti che beneficiano di finanziamenti pubblici. Decentralizzare i servizi pubblici provinciali: La riforma delle attuali Comunità di valle è unanimemente ritenuta opportuna. Si dovrà affiancare ad una riforma dei servizi che conti da una parte sulla digitalizzazione, dall’altra sulla sperimentazione di soluzioni amministrative che consentano di rendere meno opaca e più fruibile l’interfacciamento con l’amministrazione. Si tratta in prima battuta di valutare formule che consentano al cittadino di trovare un unico interlocutore per il dialogo con i diversi livelli territoriali coinvolti nell’erogazione di un servizio (comuni, comunità di valle, provincia e – possibilmente tramite protocolli ad hoc – lo stesso Stato). Inoltre, questa sperimentazione deve essere altresì al servizio di un obiettivo: la prossimità dell’amministrazione al cittadino. Come già avanzato anche dal programma di Trentino33, deve essere possibile utilizzare la rete dei comuni trentini per relazionarsi ove possibile con l’amministrazione provinciale. Anche questa è innovazione al servizio dei cittadini. Un’amministrazione moderna: I Riformisti chiedono che si adotti un piano speciale tramite una missione amministrativa ad hoc per far sì che si capovolga il triste dato pubblicato nell’estate corrente secondo cui il Trentino, pur essendo fra le amministrazioni con maggiore disponibilità di mezzi informatici, è fra le peggiori per quanto riguarda la digitalizzazione delle procedure amministrative. Consapevoli che non si può convertire l’amministrazione al digitale terminando nel breve periodo il canale tradizionale cartaceo, deve però essere possibile per le forze economiche che sanno cogliere i vantaggi delle tecnologie informatiche abbracciare una amministrazione dematerializzata. La creazione di un binario interamente digitale per le pratiche amministrative comporta vantaggi evidenti: riduzione dei tempi e dei costi dei procedimenti, trasparenza in tempo reale, monitoraggio preciso dell’efficienza delle unità amministrative, strumento oggettivo di valutazione e premio, semplificazione tramite la creazione di interfacce uniche per il dialogo con l’amministrazione. Centralità del Consiglio nel governo del Trentino: I consiglieri provinciali sono in constante dialogo con i propri elettori e con la società civile. In particolare i componenti che sostengono la Giunta devono essere resi partecipi delle scelte strategiche di governo del territorio, sia all’inizio che in costanza del mandato della Giunta. Questi trentacinque rappresentanti dei cittadini trentini sono una risorsa essenziale per migliorare la definizione delle strategie per i cinque anni di consiliatura. Il Presidente della Provincia dovrà essere primo garante di una reale ed efficace compartecipazione dei consiglieri, i quali non dovranno essere ridotti a meri esecutori di scelte adottate dalla Giunta senza adeguato confronto e condivisione. Alcune parole chiave Autonomia: Perché in questa coalizione l’autonomia deve diventare ancora di più occasione per smarcarsi dalle cattive prassi che affliggono il contesto nazionale e abbracciare i migliori standard europei di governo del territorio. L’autonomia è occasione di riscatto, è opportunità per investire prima di altri sul futuro, per divenire laboratorio in grado di fare del Trentino una terra di innovazione politica e culturale, di crescita personale e collettiva e di benessere economico e sociale. Diritti: Perché è una parola che sta alla base del rispetto reciproco, del nostro vivere assieme. Sono i diritti della nostra Costituzione, così come i diritti che ci fanno sentire europei. In quella parola leggo laicità, eguaglianza, inclusione, ma anche molto di più. C’è il diritto al lavoro, che non deve mai essere ridotto al mero salario, ma diventare diritto a realizzarsi tramite il lavoro. Soprattutto, non c’è crescita materiale senza crescita dei diritti. La creatività e l’innovazione non le crea il denaro. Sono frutti di una società inclusiva, che accoglie le idee di ognuno, per quanto insolite. Non c’è sviluppo senza pluralismo, non c’è socialità creativa senza rispetto per l’altro. Il Trentino dev’essere terra di diritti e di idee. Opportunità: Perché il Trentino divenga un territorio in cui i talenti si sentono a casa, in cui ci sono opportunità per tutte e tutti, occorre porre al centro della società le capacità di ognuno, senza favoritismi, nepotismi e clientelismi. Tanto basta per far diventare la nostra autonomia terreno fertile per chi vuole fare ricerca mettendo in discussione i dogmi scientifici del passato, per chi vuole innovare nel turismo, nell’agricoltura, nell’industria contando sulle proprie risorse individuali, non sugli incentivi. La crisi non è del solo Trentino, è globale: ecco perché essa è una sfida ricca di opportunità per chi sa mettersi in gioco. L’autonomia non deve essere privilegio, deve essere opportunità per spiccare il salto e guardare il futuro con ottimismo. Equità: Perché ognuno deve sentirsi parte della comunità. I più capaci non abbandonano gli altri, ma vivono quel sentimento di solidarietà e fraternità che è alla base delle grandi sfide. Perché il salto in avanti il Trentino può farlo solo tutti assieme. I Trentini, si dice, gente strana, ma anche i Trentini, gente generosa. In questa parola sta la storia del volontariato e associazionismo trentino, dell’aiuto alle altre Regioni italiane in difficoltà. Equità significa volontà del Trentino a porre la giustizia sociale al centro del proprio futuro. Informazioni di contatto Alessandro Pietracci Segretario Socialisti Trentini Tel. 340 3607256 alessandro.pietracci@tin.it Alexander Schuster Capolista con Zoller Tel. 328 9193970 alexanderschuster@gmx.net Nicola Zoller Capolista con Schuster Tel. 338 2422592 n.zoller@trentinoweb.it torna in alto |