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1. CANDIDATURE, IDEE, REGOLE PER IL TRENTINO -di Alessandro Pietracci 2. CAMERA E SENATO: LE PRIME PROPOSTE DEI SOCIALISTI -di Barbara Conti 3. Grillo come Berlusconi, più povero senza la politica -di Carlo Correr @@@@@@@@@@@@@@@ 1 CANDIDATURE, IDEE, REGOLE PER IL TRENTINO -di Alessandro Pietracci*, giornale TRENTINO del 30 marzo 2013, p. 1 Siamo entrati nel vivo delle schermaglie che ci accompagneranno in questa lunga campagna elettorale per le provinciali di ottobre. Oggi come non mai la confusione regna sovrana e i piani si sovrappongono. Mettiamo un attimo tra parentesi il quadro europeo e soprattutto nazionale, da cui la situazione del Trentino non potrà comunque prescindere e concentriamoci sul nostro territorio e sulle criticità che si impongono ogni giorno alla cronaca. Il lavoro per primo. Nello spazio temporale di questa legislatura il tasso di disoccupazione è raddoppiato arrivando al 6%. Siamo ancora un’isola felice? Secondo: i tagli al bilancio provinciale. Stanno già investendo pesantemente sanità e scuola. Su quest’ultimo versante in questi giorni la Giunta ha operato scelte significative ma adottate in perfetta solitudine, secondo la prassi ormai consolidata che è l’organo esecutivo a decidere tutto: si sono sentite le parti sociali certo, ma le altre istituzioni, compresi i partiti, sembrano distratti o peggio inconsapevoli e comunque inesistenti. Giungiamo così ad un terzo punto, la riforma della politica trentina (e del pesante, macchinoso e spesso insopportabile apparato burocratico provinciale). Qui siamo nel marasma concretizzato nel dibattito surreale intorno alle Comunità di valle. Addirittura qualcuno vorrebbe una drastica rivisitazione dell’architettura dell’ente intermedio prima delle elezioni. Ciò si tradurrebbe sicuramente nell’ennesimo pasticcio, perché, come suggeriscono buon senso e precedenti, qualsiasi provvedimento varato a ridosso del voto risulta sempre poco credibile ed efficace. Questa preoccupazione non toglie l’urgenza della complessiva e radicale revisione del sistema di governo “dei territori” che dovrebbe essere collocata tra le priorità del programma elettorale della coalizione del centro sinistra autonomista. Ed ecco la domanda amletica: prima i nomi o i programmi? È venuto prima l’uovo o la gallina? Intanto si riempiono le pagine dei giornali di interviste ai vari esponenti di partito, mentre le figurine degli aspiranti candidati presidente potrebbero ormai formare una squadra dei vecchi album dei calciatori. Così si alimenta il circolo vizioso dell’anti politica. Ognuno ha la sua ricetta, la sua road map (termine quest’ultimo che non dovrebbe mai essere utilizzato, visto i fallimentari esiti di quella per il medio oriente). Si parla sempre più spesso di primarie, di geometrie variabili, di autocandidature, di promesse di ritorni attesi, anche se smentiti. Non si sa quanto interessino queste giravolte della politica locale. Come esponente di un partito, quello socialista, che sembra contare poco perché piccolo, ma che invece esiste e resiste (e che al Senato è in gruppo insieme con i “nostri” senatori per le autonomie), mi sento di dare, anche per ragionarci sopra con amici e compagni della sinistra riformista, qualche “consiglio” alla mia coalizione. È necessario tenere presente tre aspetti che caratterizzano questa delicata fase della politica trentina: servono segnali di profondo rinnovamento in uomini e donne e soprattutto in idee; siamo di fronte all’elezione diretta del Presidente della Provincia; viviamo in un periodo di crisi ad ogni livello, da affrontare con prudenza ma pure con determinazione. Ho volutamente proposto, all’inizio di questo articolo, tre ambiti su cui riflettere: lavoro, revisione del bilancio provinciale, riforma della politica. Qui dentro ci sta di più di un programma per una sola legislatura. Ecco la cornice all’interno della quale elaborare le priorità che caratterizzano la coalizione di governo del Trentino. Il cambio di passo indispensabile per attraversare questo deserto democratico che sta lambendo anche la nostra “fortunata” provincia riguarda pure il personale politico, dopo il lungo “dominio” della scena politica da parte di Lorenzo Dellai. E se veramente vogliamo percorrere la strada del ricambio della classe dirigente, guardando al futuro con fiducia e speranza, è necessario trovare insieme i meccanismi adatti. I partiti più grandi della coalizione faticano in questa direzione, mentre il presunto coinvolgimento della gente per mezzo della Rete si sta rivelando un’illusione che nasconde tentazioni autoritarie. Eppure non si possono lasciare fuori dalla porta i cittadini che finiscono per essere delusi ed arrabbiati. Facciamo dunque queste primarie per la scelta del candidato presidente: ma con regole certe, che non respingano quanti abbiano la volontà di impegnarsi. Non possono essere quattro persone a decidere per tutti. Il tavolo della coalizione servirà solo per decidere le regole. E poi, vinca il migliore. Il PSI può farsi da garante del rispetto delle regole, e di un programma condiviso. Non vale più il gioco “prima la persona poi il programma” o viceversa. I due percorsi devono procedere paralleli. Mancano 7 mesi alle elezioni e non ci sono coalizione, programma, regole, ipotesi di candidature, idee concrete. Cosa aspetta ancora il centro sinistra autonomista? *segretario provinciale del Partito Socialista Italiano @@@@@@@@@@@@@@@ 2. CAMERA E SENATO: LE PRIME PROPOSTE DEI SOCIALISTI -di Barbara Conti – Avanti della Domenica, 31 marzo 2013 E' di sei, due senatori e quattro deputati, la rappresentanza dei socialisti in Parlamento dove sono tornati dopo 5 anni, ed è già attiva con una serie di proposte di legge sulle più importanti questioni del Paese. Le Pdl sono state presentate nella sala stampa della Camera dei Deputati, mercoledì 20 marzo. Alla conferenza stampa sono intervenuti: Riccardo Nencini, Marco Di Lello, Pia Locatelli e Oreste Pastorelli che hanno illustrato alla stampa i contenuti delle proposte di legge. Eccole in breve: 1) Disposizioni per l’attuazione dell’art 49 della Costituzione che prevede la regolamentazione giuridica dei partiti, della loro vita democratica interna (condizione indispensabile per l’accesso ai finanziamenti pubblici) e la garanzia della partecipazione degli iscritti. “Fu Calamandrei – sottolinea Nencini - che già dai primi lavori della Costituente, chiese di scrivere un articolo ‘nuovo’ che garantisse un’organizzazione democratica dei partiti, ma la sua opinione non venne ascoltata. Oggi l’art 49 è decisamente vacuo e deve essere declinato diversamente”. L’intenzione è quella di assicurare maggiore trasparenza e chiarezza sui bilanci. E il Psi è stato il primo ad aver pubblicato sul suo sito la situazione patrimoniale degli eletti socialisti; 2) Dibattito pubblico e nuove forme di partecipazione, “già applicate in Francia, con ‘le débat public’ – spiega il segretario – che consentono il coinvolgimento dei cittadini interessati, prima che le istituzioni assumano decisioni, su opere pubbliche significative”; 3) “ Ius soli al posto dello Ius Sanguinis, per chi è figlio di genitori stranieri residenti in Italia da almeno cinque anni – continua Nencini – ai quali dovrebbe essere garantito il diritto di cittadinanza”; 4) Modifica dell’articolo 1 della Costituzione, con l’introduzione della parola ‘laica’, e dunque la nuova lettura: “L’Italia è una Repubblica democratica ‘laica’ fondata sul lavoro”; 5) Una nuova legge sul testamento biologico con cui si consente a chiunque di stabilire il trattamento sanitario da ricevere in caso di sopravvenuta incapacità di volere. Con essa, poi, si vuole garantire la sicurezza e l’efficacia delle cure, al di là della libertà di ogni singolo di curarsi o meno, come ha spiegato Pia Locatelli; 6) Interventi a sostegno dell’occupazione giovanile e femminile che “prevedono – chiarisce il Segretario – la defiscalizzazione fino a 300 Euro mensili a persona per imprese che assumano giovani e donne sotto i 38 anni e mutui agevolati per avviare nuove attività imprenditoriali”; 7) Riforma della Costituzione, che prevede la riduzione dei deputati al numero di 508 e la trasformazione del Senato in Camera delle Regioni; 8) Una legge che consenta di affidare in concessione ai giovani i fondi rustici abbandonati dei privati e dello Stato. “Questo – spiega Oreste Pastorelli – consentirebbe di creare occupazione giovanile, di tutelare l’ambiente e di utilizzare i fondi Ue a disposizione per il recupero ambientale”. (puoi continuare la lettura sul dettaglio delle proposte in www.avantidelladomenica.it ) @@@@@@@@@@@@@@@ 3. Grillo come Berlusconi, più povero senza la politica -di Carlo Correr – Avanti della Domenica, 31 marzo 2013 Considerare il Movimento 5 Stelle solo da un punto di vista politico, potrebbe essere un errore. L’M5S di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio forse è un fenomeno politico transitorio così come lo è stato l’Uomo Qualunque o i Pirates, ma di certo è un affare, anzi un grande affare. Il solo blog di Grillo, quello dove pubblica editti e scomuniche, rende non meno di 5-10 milioni di euro l’anno. Il dato, approssimativo per difetto, è stato reso noto dal sito on line del Sole24 Ore che ha interrogato un’analista del settore. “Un calcolo a spanne”, ha spiegato, si può fare guardando al “ricavo medio per pagina offerto da Google AdSense” che equivale a 5 euro ogni mille pagine visitate. “Purtroppo beppegrillo.it non è in Audiweb e non ci sono altri strumenti che consentano di verificare in modo puntuale il volume di traffico. Ma usando Alexa.com (sito specializzato per l’e-commerce ndr) è possibile stimare che il traffico del sito sia di un milione, un milione e mezzo di pagine al giorno. Per cui si può affermare che i ricavi oscillino tra i 5 e i 10 milioni di euro all’anno”. Inutile dire che la notorietà di Grillo è enormemente cresciuta con le elezioni e che il suo blog in quel periodo ha avuto una forte crescita negli accessi. Altrettanto intuitivo è che la popolarità porta alla ‘Casaleggio associati’, l’aziendina proprietaria in toto del movimento ‘politico’, che sta alla democrazia come il nuoto alla fisica delle particelle, ancora più soldi attraverso la pubblicità diretta e indiretta. E questo senza contare il vantaggio personale del ‘comico’ Grillo che è pur sempre un uomo di spettacolo, che ha fatto la sua fortuna facendo spettacolo, e che certamente potrà chiedere cachet ben più corposi di quelli che poteva esigere 5 o dieci anni fa. Dunque più della politica, gli affari. La stessa logica che in fondo lo accomuna strettamente al suo arcinemico Berlusconi. La stessa logica che spiega come mai, in fin dei conti, né l’uno né l’altro abbiano davvero bisogno del finanziamento pubblico per fare politica, ma semmai l’esatto contrario: senza politica sarebbero più poveri. . torna in alto |