<< indietro


a l'ADIGE: Sinistra Europea
28.10.12

Giovedì 25 ottobre 2012
Per il giornale l’ADIGE

PER UNA SINISTRA EUROPEA, FUORI DA PROVINCIALISMO E "PAROCHIALISM"

Colgo l’occasione della venuta in Trentino del segretario nazionale di Psi Riccardo Nencini –firmatario con Bersani e Vendola del documento “Italia, Bene Comune”, per proporre ancora una riflessione sui problemi innescati dalle recenti decisioni del vicepresidente della Provincia Pacher.
Intanto va reso onore a chi rinuncia ad una posizione di preminenza personale, cosa non comune di questi tempi. Ma nella posizione assunta da Pacher appaiono meno convincenti le motivazioni politiche che avrebbero accompagnato tale scelta. Egli parla di rinuncia da parte del PD della “vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria, cioè del tentativo di “includere” nella propria orbita tutte le istanze del centrosinistra. Intanto questo sarebbe un discorso rivolto alla scala nazionale, sul quale ritorneremo subito.
Ma in Trentino? Qui il PD del recente passato non ha potuto essere “inclusivo” di tutta l’area che ha retto la maggioranza provinciale, un’area variegata comprensiva di posizioni di sinistra riformista e ambientalista, cattolico-democratica e di ispirazione autonomista. Con molta probabilità Pacher sarebbe stato chiamato prossimamente a guidare un’ area così plurale, non un governo retto da un partito “inclusivo”: ed è stata questa potenzialità variegata a far sì che in tutto il Nord Italia, solo il Trentino sia stata l’unica realtà regionale (con l’Alto Adige) ad essere guidata da una coalizione non di centrodestra. Perché rinunciarvi invocando la mancata “vocazione maggioritaria”?
Ma anche il discorso rivolto alla nazione non regge. Credo sia meritorio il tentativo di chi cerca di ancorare la sinistra italiana al discorso socialdemocratico europeo, tentativo sostenuto naturalmente anche dal Psi di Nencini. Solo gente legata al mondo mediatico-finanziario (che purtroppo nel centrosinistra di “rito Scalfari-la Repubblica” abbondano) possono considerare un vantaggio l’aver rimosso con compiaciuto cinismo l’orizzonte socialdemocratico europeo dall’Italia. E’ questo invece l’orizzonte verso cui si dovrebbe guardare: la sinistra italiana non può scadere in sospetto di “provincialismo” o peggio di “parochialism”, cioè in un reducismo italico catto-comunista che pretenderebbe di far meglio rispetto a quanto ha fatto e fa il riformismo europeo collegato al Partito del socialismo europeo.
Semmai occorrerebbe insistere di più sul discorso riformista dei “meriti e dei bisogni” richiamato dal direttore Giovanetti, citando la dizione usata dal vicesegretario del Psi Claudio Martelli negli anni ’80. Un riformismo con cui la tradizione postcomunista non ha mai fatto compiutamente i conti; un riformismo senza finalismi immaginari o demagogici, ma che muovendosi su un solido telaio di valori, è in grado di esercitare nella società democratica contemporanea l’arte di governo by trial and error, verificando e migliorando pragmaticamente i propri passi, restando “attento socialmente ai più deboli ma capace – come ben detto dal direttore de l’Adige - di coniugare appunto il bisogno con il merito, impegnato a promuovere l’uguaglianza delle opportunità per favorire l’emergere delle eccellenze, pronto a rimuovere le rendite di posizione per sprigionare le energie dell’ingegno e della creatività, così da competere con l’Europa e il resto del mondo”.
Se la sinistra riuscisse ancora a interpretare bene questa missione - che è quella della socialdemocrazia europea – perché dovrebbe essere alla fine dei suoi giorni? Potrebbe essere invece competitiva e pronta a reggere una alleanza di governo con altre componenti e tradizioni democratiche: in Italia e – come negli ultimi lustri – nel nostro Trentino.

Nicola Zoller – segretario regionale Psi




torna in alto




Powered by Web Wiz Site News version 3.06
Copyright ©2001-2002 Web Wiz Guide