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Destino in un libro
22 maggio 2012

Trento/Bolzano, 22 maggio 2012


Sommario:

1. Un Libro per cominciare: “Storia e destino” di Aldo Schiavone -commento di N. Zoller, rivista Mondoperaio

2. Dopo il voto alle Amministrative: CORRUZIONE, UN CANCRO ALL’ITALIANA - di Alessandro Pietracci – giornale Trentino

3. ATTENTATO BRINDISI: UN ATTO VILE ED EFFERATO, UNA FERITA INFERTA ALL'ITALIA


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1.Un Libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Aldo SCHIAVONE

o Titolo: “Storia e destino”

- Editore Einaudi, Torino



-Commento di Nicola Zoller, pubblicato dalla rivista nazionale del Psi, Mondoperaio, n.3/2012 con il titolo “IL BRUCO E LA FARFALLA”:



La Scienza moderna ha portato l’uomo a “grandi mortificazioni”, secondo la sintesi di Sigmund Freud: da Galileo in poi “la Terra e i suoi abitatori non sono più al centro di un bel niente; siamo confinati su un pianeta che ruota con il suo sistema intorno a una stella come miliardi di altre, ai confini estremi di una galassia come milioni e milioni di altre”.

Ma siamo stati comunque fortunati, ammette lo storico e giurista Aldo Schiavone in “Storia e destino” (Einaudi ed.) che qui di seguito proviamo ad esaminare. L’homo sapiens moderno ha soltanto 30.000 anni. Dopo la scoperta del “tempo profondo” – che cioè la Terra ha più di 4 miliardi di anni, contrariamente alla credenza derivata dalla Sacra Bibbia che non potesse averne più di 6 mila – si poteva pensare che avremmo potuto esserci da molto più tempo; ma è altrettanto vero che avremmo potuto anche non esserci proprio: dall’albero della vita, il nostro “rametto” avrebbe potuto staccarsi, e al nostro posto esserci “un pesce, un uccello, un australopiteco o semplicemente niente di niente”. C’è stata una straordinaria sequenza di circostanze vantaggiose, che dalla comparsa – oltre 3 miliardi di anni orsono – dei primi segni di vita sulla Terra con organismi monocellulari, ha condotto all’homo sapiens contemporaneo, per un percorso accidentato fino allo sviluppo della nostra mente autocosciente. Nulla infatti ci autorizza a interpretare la nostra presenza attuale come il realizzarsi di un “progetto consapevole fin dall’inizio” grazie a un “creatore” o ad un “disegno intelligente”; ma non possiamo non vederci come un risultato eccezionalmente importante dal punto di vista evolutivo, a cui siamo giunti per una quantità innumerevole di contingenze a noi favorevoli.

E ci potrebbe essere un futuro altrettanto strepitoso, dalle possibilità ignote. Arthur Clarke, l’autore di “2001: Odissea nello spazio”, nel 1953 ha scritto un libro dal titolo emblematico: “La fine dell’infanzia”. Per Clarke la specie umana ha un futuro tutto da scoprire, mentre la sua condizione attuale è assolutamente provvisoria, solo una tappa intermedia, anzi ancora “infantile”. Ora si profila un salto estremo: se fino al XVIII secolo la civiltà umana ha mantenuto una certa continuità con le epoche precedenti, con l’avvento delle rivoluzioni industriali la nostra specie ha sviluppato una “intelligenza tecnologica” che l’ha allontanata vertiginosamente dal proprio passato. Stiamo adesso raggiungendo un punto di fuga dall’orbita precedente: l’evoluzione della specie umana potrà essere controllata non più dalla natura ma dalla mente, dalla cultura. Per non far meravigliare qualcuno, è bene chiarire che per “natura” non possiamo immaginare qualcosa di statico a cui fare un riferimento fermo. Nel passato sono state considerate “secondo natura” istituzioni e pregiudizi che oggi ci appaiono aberranti, dalla schiavitù alla sottomissione della donna. L’“ordine naturale” è sempre stato provvisorio, c’è sempre stata una commistione tra “natura” e “cultura”, tra vita spontanea e vita del pensiero. Così nel tempo potrà diventare plausibile e “naturale” un uomo “padrone” della propria forma biologica: non c’è altro da fare che prepararsi ad uscire dall’infanzia, figurandoci un futuro dove quello che la tecnologia potrà fare sarà ammissibile. L’uomo uscirà dalla minorità in cui era stato consegnato fino a ieri, potendo “moralizzare” una natura consegnata interamente nelle sue mani. La tendenza generale è ben riassunta da E. O. Wilson: “Noi ci stiamo congedando dalla selezione naturale. Stiamo per guardare in noi stessi e decidere cosa vogliamo diventare”. Sostituire l’intelligenza all’evoluzione significa anche far cadere ogni barriera tra “naturale” e “artificiale”. Ma anche qui è bene rammentare che l’artificialità è intervenuta presto a modificare la naturalità della vita: basti pensare al caso degli antibiotici: individui che prima di questa tecnologia erano destinati a morire, ora sono in grado di sopravvivere e tramandare il loro patrimonio genetico.

La rivoluzione tecnologica richiede anche una parallela rivoluzione culturale: dovremo saper passare dalla sindrome di Frankenstein per cui ogni intervento sulla nostra forma ha un carattere diabolico, alla speranza del bruco, di diventare prima o poi farfalla. Non c’è una deriva satanica della storia umana, ma un esito “naturale” di un itinerario che ha condotto l’uomo sulla soglia di un “infinito in tutte le direzioni”, verso un futuro che ci porterà “prima di tutto un’inaudita opportunità di liberazione”. Da un lato diventerà sempre più chiara l’eccezionalità della nostra specie: all’inizio c’era una minima differenza a nostro vantaggio, poi alla lotteria dell’evoluzione noi abbiamo vinto anche per conto di tutti i meno fortunati e toccherà “alla nostra civiltà farsi carico di ogni orso polare , di ogni tigre indiana e di ogni squalo dell’oceano”. D’altro lato, nella configurazione post-naturale della nostra specie cambierà il modello della famiglia, la diversità di genere tra maschile e femminile avrà minor rilevanza, per cui ognuno potrà attingere ad un comune patrimonio umano: avremo così liberamente donne al comando e uomini nel giardino di casa, o viceversa.

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Su ogni fronte la rivoluzione della tecnica ha bisogno di etica. Se continuiamo a pensare alle potenzialità positive della tecnica (al bruco che diventa farfalla), allora pensiamo che essa possa condurre al miglioramento della specie umana con l’inveramento effettivo del “principio dell’unità dell’umano”, fino a ieri considerato irrealizzabile e utopistico, rompendo tutte le barriere fittizie di razza, genere, religione o civiltà. Aprire per tutti gli umani – non solo alla parte più privilegiata di essi – la possibilità di accedere ad un’uguaglianza non seriale, ma considerata come illimitata possibilità di costruire il proprio sé, sarà la sfida etica che ci aspetta.

Punto di partenza per questa prospettiva resterà il superamento della struttura di violenza e aggressività insita nelle nostre basi o tare evolutive: ma già d’ora la potenza della tecnica – che detiene la possibilità di distruggere l’intera biosfera - per un positivo paradosso ha già contribuito a rendere impossibile la guerra tra Stati in molte parti del pianeta.

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Infine, la scoperta del “tempo profondo” fa intendere che esso non è solo dietro di noi, ma che è anche davanti a noi. Secondo la ricerca di Aldo Schiavone noi oggi non siamo che una figura intermedia, una instabile figura di transizione. Qual è allora il nostro destino? Per la tradizione giudaico-cristiana Dio ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza” (Genesi, I, 26-27). Ora anche i “creazionisti” più dogmatici non possono sostenere una interpretazione tanto letterale di quel passo biblico, contro l’evidenza dei fatti spiegati dall’evoluzione: l’immagine di Dio poteva riflettersi su un primate di milioni d’anni fa? Per il credente dunque, il tempo profondo che si apre dinanzi a noi potrebbe sprigionare una potenzialità mitica: la potenzialità dell’uomo di non “essere” ma di “poter diventare” simile a Dio. Chi crede nell’immortalità dell’anima trova qui un ricongiungimento dell’umano col divino dentro un principio universale d’amore e d’alleanza.

C’è invece chi non crede al Dio biblico: non c’è nessun Dio che crea l’uomo a sua immagine, ma è piuttosto l’uomo che per consolarsi si figura nella sua fantasia antropocentrica un Dio onnipotente ma incredibilmente simile a lui. Per costoro e per tutti i non credenti di questo mondo resta invece una speranza legata all’intelligenza umana: la possibilità – con la scienza e con la tecnica – di giungere perfino a padroneggiare l’infinito, l’infinito come assenza totale di confini alle possibilità del fare. Siamo stati finora una specie eccezionalmente fortunata che tra “il caso e la necessità” delle fasi evolutive primordiali e preistoriche è passata sopra fallimenti, regressioni, catastrofi e orrori, fattispecie queste ripropostesi anche in epoca storica. La speranza è che il futuro – tra le tante alternative – permetta ancora alla specie umana il raggiungimento della soluzione ad essa più favorevole.





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2. Dopo il voto alle Amministrative: CORRUZIONE, UN CANCRO ALL’ITALIANA



-di Alessandro Pietracci*

giornale TRENTINO del 17 maggio 2012



Le elezioni amministrative del 6-7 maggio, che hanno coinvolto 9 milioni di elettori (andati alle urne in una percentuale al di sotto del 70% degli aventi diritto), sanciscono la crisi praticamente di tutti i partiti presenti in Parlamento. Secondo le stime del professor Roberto D’Alimonte i due blocchi di centrodestra e centrosinistra perdono rispettivamente 14 punti (dal 39,9% al 25,7%) e 5 punti (dal 43,1% al 37,7%) in relazione alle elezioni 2008. Il PDL crolla, la Lega lo segue addirittura riducendo di 2/3 i suoi voti passando dal 15,3% al 5,5%: se dimentichiamo il fortino veronese, che ha retto per esclusivo merito personale del sindaco Tosi, il movimento di Bossi rischia di diventare, anche al nord, un elemento ininfluente. Grillo fa meglio, molto meglio del Carroccio e ne intercetta parte dell’elettorato in libera uscita ottenendo nelle regioni settentrionali una percentuale oltre il 10%. Il PD perde qualcosa, tengono i partiti di Di Pietro e Vendola. Il “terzo polo” non esiste e Casini ne ha preso atto, anche se la sommatoria dei gruppi e delle liste ascrivibili a formazioni di centro si attesta a un lusinghiero 16,5%. Un’ultima notazione che proviene dalla mia scuderia e che faccio soltanto perché nessun organo di informazione ha giudicato opportuno dare: c’erano anche liste e candidati socialisti in questa tornata e hanno avuto pure un discreto successo, come è avvenuto per il sindaco socialista di Carrara , eletto al primo turno, tanto per citarne uno.

Il lettore mi scuserà per questo elenco di cifre. Forse ha già capito da tempo che stiamo vivendo una fase della nostra vita politica del tutto simile a quella di vent’anni fa: un Governo tecnico, non completamente adeguato, nato per arginare un’emergenza economica senza precedenti, un Parlamento non tanto “assediato” dalla magistratura come durante Tangentopoli quanto auto delegittimato per trasformismi, compravendita di voti, scandali a ripetizione, forze politiche esauste, poco connesse con lo sconcerto crescente e purtroppo, con la rassegnazione dilagante, particolarmente tra i giovani o, ancora, con la rabbia e la tensione che si aggirano nel paese; pifferai e populisti che dall’esterno chiamano alla rivoluzione ed all’assalto dei palazzi del potere, ma che non sarebbero certamente in grado di governare.

Rispetto a vent’anni fa la crisi è molto più grave. Sicuramente dal punto di vista economico. Non è colpa dell’Italia se l’Europa non è nelle condizioni di rispondere adeguatamente al naufragio di un piccolo paese come la Grecia, la cui ricchezza è inferiore a quella delle principali banche italiane che a loro volta sono nulla rispetto ai grandi gruppi americani. Non è colpa dell’Italia se una finanza internazionale, priva di limiti e di regole, fa il bello e il cattivo tempo secondo meccanismi e strategie che anche gli osservatori più esperti faticano a comprendere. E infine non è colpa del nostro Paese se la globalizzazione fa vincere le potenze emergenti o i giganti Cina e India che da soli, come popolazione, rappresentano un terzo dell’umanità.

L’Italia però ha molti altri aspetti su cui fare un esame di coscienza. Per fare un esempio la Germania negli scorsi anni ha compiuto serie e incisive riforme del lavoro, riuscendo nell’impresa di garantire forme meno precarie di contratto ma di aumentare nello stesso tempo la produttività e la competitività, diventando contemporaneamente il primo leader mondiale per prodotti di innovazione tecnologica in campo ambientale. Noi litighiamo, in modo stucchevole, per una leggera revisione dell’articolo 18 con i sindacati sul piede di guerra e con un Governo nelle ultime settimane troppo ondivago.

È la corruzione tuttavia il vero cancro del paese. Corruzione che si manifesta a tutti i livelli e che forse è ancora più radicata rispetto al 1992. È una degradazione soprattutto etica. Molti politici, purtroppo di ogni schieramento, non hanno più neppure il senso del pudore: sembra quasi che non lo facciano apposta come quei bambini, abituati a mentire, che non sono più in grado di distinguere il vero dal falso. Gli appartenenti alla casta non sanno di vivere in una casa lussuosa pagata da altri, non sanno che la ristrutturazione della villa si è potuta fare grazie ai rimborsi elettorali, non sanno di andare in vacanza per merito di strani personaggi che prima o poi rischiano sempre la galera. Essi vivono nel paese delle meraviglie e sarà difficile che cambino a causa di una sberla elettorale.

Serve rientrare immediatamente in sintonia con il paese. Parlando di cose concrete, girando i mercati, battendo le piazze, essendo persone normali tra cittadini normali. Il riformismo è anche questo. Hollande ha vinto perché non ha usato i toni sprezzanti del suo avversario ed ha offerto nuove ragioni di speranza alla Francia ed all' Europa. In Italia ed in Trentino noi Socialisti lavoriamo per costruire la Casa dei riformisti, un progetto che raccolga tutte le anime del riformismo, quello laico, socialista, liberale e cattolico democratico. Sono idee che per farsi strada hanno bisogno di tempo, ma alla fine sono quelle a determinare un futuro possibile di riscatto e di benessere.



*segretario provinciale del Partito Socialista Italiano





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3. ATTENTATO BRINDISI: UN ATTO VILE ED EFFERATO, UNA FERITA INFERTA ALL'ITALIA
19/05/2012 -



“L’attentato di Brindisi suscita orrore e angoscia, è una ferita inferta all’Italia. Lo dice Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, commentando l’attentato di questa mattina avvenuto nei pressi dell’Istituto professionale “Morvillo e Falcone” di Brindisi. “Un atto vile ed efferato –continua il segretario del Psi – voglio esprimere tutta la mia vicinanza e quella dei socialisti alla famiglia della giovane Melissa e alla città di Brindisi.

Lo Stato- aggiunge Nencini – agisca con risolutezza per individuare i responsabili dell’accaduto.

Provo rabbia e sgomento. Oggi – conclude Nencini - è un giorno triste per tutti noi".

Per Claudia Bastianelli, segretario nazionale dei Giovani Socialisti: "Quanto accaduto alla scuola di Brindisi e' sconvolgente. La morte di una ragazza di 16 anni che si stava recando a scuola e i numerosi feriti causati dall'esplosione ci lascia sgomenti. Spero che si individuino rapidamente mandanti ed esecutori dell'attentato ma intanto va sottolineato che attaccare una scuola vuol dire attentare all'istruzione, ai giovani e dunque al futuro del nostro Paese.



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Preghiamo gentilmente i nostri lettori di scrivere una e-mail a n.zoller@trentinoweb.it con il semplice oggetto "CANCELLAMI" se le nostre "info" risultano indesiderate. Grazie per la cortese paziente attenzione.



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