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Per Walter Micheli
6 giugno 2011

INFO SOCIALISTA 6 giugno 2011
a cura di n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592
Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it
Sito nazionale PSI: www.partitosocialista.it - Quindicinale - Anno VIII
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o Un LIBRO per cominciare: CARLO GALLI “Perché ancora destra e sinistra” -commento di N.Zoller ("Mondoperaio", maggio 2011)

o L'UTOPIA CONCRETA DI WALTER MICHELI -di Mario Raffelli ("Trentino", 1 giugno 2011)

o ELEZIONI COMUNALI- Tognoli: a Milano nessuna sorpresa, qui la sinistra ha una storia

o Sommario AVANTI DELLA DOMENICA- n.22 del 5 giugno 2011 lsu www.avantidelladomenica.it

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Un LIBRO per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

- Autore: Carlo GALLI
- Titolo: “Perché ancora destra e sinistra”
- Laterza ed., Roma-Bari, 2010

SULL'AVANTI DELLA DOMENICA DEL 26 DICEMBRE 2010 E' STATO PUBBLICATA UNA RECENSIONE CHE HO DEDICATO AL LIBRO DI P. CATELLANI E P. CORBETTA "SINISTRA E DESTRA".SI TRATTAVA DI UNA RICERCA CHE SPIEGAVA IL PUNTO DI VISTA DEGLI ELETTORI SUI TERMINI "DESTRA" E "SINISTRA": ED EMERGEVANO TUTTI I GUASTI PRODOTTI DALL'ANTIPOLITICA NELL'ULTIMO VENTENNIO. ORA IN QUEST'ALTRO LIBRO SI PARLA INVECE DI STORIA DELLE IDEE. RESTA ANCHE QUI UN RAMMARICO: CI SONO IN ITALIA FORZE E PARTITI CHE POSSANO RAPPRESENTARE IN MODO DEGNO LE IDEE DI "SINISTRA" E DI "DESTRA"? n.z.


“Destra e sinistra entrarono nel lessico politico all’indomani della Rivoluzione francese. Il 29 agosto 1789, il presidente dell’Assemblea Costituente chiese ai presenti di spostarsi a destra se volevano mantenere al re la prerogativa di porre il veto ai deliberati dell’Assemblea, e a sinistra se invece si rifiutavano. Questa differenziazione spaziale – ha spiegato il prof. Piero Ignazi – identificò subito i conservatori (a destra) e rinnovatori ( a sinistra). Da allora quei termini hanno viaggiato nei continenti e nei secoli e, a dispetto dell’annuncio ricorrente della loro perdita di senso (il primo è del 1842), continuano ad essere elementi centrali della definizione e della interpretazione della politica”.
Anche il politologo Carlo Galli pare essere di questo avviso, se intitola inequivocabilmente il suo saggio del gennaio 2010 “Perché ancora destra e sinistra” (ed. Laterza). La sua ricerca è in verità più complessa. Destra e sinistra nascono con la politica moderna protesa a dare una “stabilità” alla convivenza umana, di fronte alla realtà minacciosa dello stato di natura: Marx arriverà a dire che solo nell’uomo finalmente “liberato” ritroveranno coincidenza società e natura (“il naturalismo compiuto dell’uomo e l’umanesimo compiuto della natura”). Ciò premesso, entrando nel merito viene segnalato subito a tutti i manichei intransigenti che trovano comodo dividere rigorosamente il mondo in parti nette tra bene e male, che emergono presto “varie” destre e “varie” sinistre, tanto che taluni di sinistra scorgeranno più consonanze con taluni del campo avverso e viceversa.
Tra le destre si distinguono: quella tradizionalista (anti-individualista e anticapitalista), contrapposta ad una destra pro-individuo e pro-mercato, che tuttavia per paura della forza del proletariato può diventare una destra autoritaria e antiparlamentare. Così le varie destre assumeranno posizioni diverse sulla concezione dello Stato: si passerà da un culto vero e proprio della forma statuale alla critica per i lacci e lacciuoli della mano pubblica fino a giungere ad una vera e propria ribellione per il temuto livellamento sociale e territoriale; mentre ci sarà sempre chi a destra rivendicherà la superiorità dell’Altare – del potere clericale – per controbilanciare l’intrinseca laicità della forma statale. Quanto al ruolo dell’individuo, questi - per le varie destre - sarà volta a volta “un lupo da tenere a freno con dure leggi repressive” oppure una “inerme pecora” da proteggere, e infine un “eroe solitario” che sa affrontare da solo il destino. Così il capitalismo verrà aborrito in nome del rifiuto nazionalistico dell’internazionalismo del capitale, altre volte osannato come “nuova provvidenza in terra”, altre volte coartato da un controllo occhiuto del governo o imbrigliato dall’economia “corporativa”.
E veniamo alle varie sinistre: la rivoluzione francese e il suo seguito vedranno emergere dapprima i liberali, cultori dell’Illuminismo, della laicità e dei diritti individuali; poi i democratici radicali, col loro repubblicanesimo egualitario, giacobino e poi mazziniano; infine i socialisti, divisi in varie famiglie: utopisti, anarchici, marxisti (destinati a suddividersi tra rivoluzionari e riformisti). Puntualizza Galli: “Statalistica e individualistica, libertaria e autoritaria e anche totalitaria, centrata sulla spontaneità o sulla disciplina, pauperistica o produttivistica; industrialista o ecologista, bellicosa o pacifista, universalista e differenzialista, utopistica e scientifica, anche la sinistra appare costituire – allo sguardo storico – un universo pluralistico: quello della sinistra è un mondo di infinita varietà e di straordinaria plurivocità, che sul piano storico-pratico ha avuto e ha il gusto più della separazione che non dell’unione, della guerra fratricida che non della collaborazione. I conflitti tra Marx e Bakunin, fra Lenin e Luxemburg, fra Stalin e Trockij, fra socialisti e comunisti, sono solo alcuni momenti esemplari, alti e sanguinosi, di una storia politico-ideologica all’insegna della scissione”. Da sempre – proseguendo fino ad oggi - a sinistra si consuma in particolare una divisione profonda su due questioni: sul ruolo dell’individuo e su quello dello Stato. C’è la sinistra che considera il soggetto precedente alla politica, dotato di originari diritti individuali; e c’è la sinistra che inserisce l’individuo nelle lotte storiche di liberazione e quindi inglobato in un movimento/organismo collettivo. Così lo Stato sarà visto da una parte come strumento dell’oppressione di classe e quindi da abbattere; altri invece considereranno lo Stato “come un mezzo per portare nella società un po’ di giustizia”.
Registriamo infine una vera e propria “confusione” fra destra e sinistra, che per lunghi tratti tra Ottocento e Novecento finiscono per convergere – almeno in significative componenti – prima sulla polemica antiborghese, poi sulla critica al parlamentarismo, e infine – nella prima metà del XX secolo – sulle proposte di pianificazione per superare l’economia capitalistica.
Comunque nonostante tutte queste varietà e sovrapposizioni, la distinzione destra/sinistra sembra permanere anche nella politica del nostro tempo. Il prof. Galli assegna alla sinistra questa vocazione: promuovere la centralità politica del soggetto e l’uguale dignità di tutti gli individui. La destra invece privilegia la difesa della convivenza civile contro le minacce di disgregazione provenienti dall’esterno della società costituita: accorda all’individuo il diritto di difendere la propria libertà anche in modo aggressivo per vincere la lotta per l’esistenza. E’ un progetto di emancipazione individuale senza prospettive di uguaglianza per i diversi: al massimo si può lenire questa disuguaglianza con la compassione, quasi una beneficienza, fuori da un discorso di diritti.
Di fronte ad un futuro instabile, la destra è meno spaesata della sinistra: il richiamo ai diritti, a quanto rimane dello Stato sociale, suona attardato. Eppure la sinistra può ancora invocare un’occasione per un’altra impresa comune che favorisca la legalità sull’eccezione, la libertà sull’autorità, l’autonomia sul dominio, il ragionamento sulla propaganda, l’uguaglianza sulla disuguaglianza, la dignità dell’uomo sulla sbrigativa logica capitalistica. Ma Galli non si ferma a tifare per questa sinistra che ancora non si fa strada: spera anche in una destra che diventi portatrice di una “serietà severa”, di un realismo non cinico né effimero, che sappia opporsi alle derive dell’economia.
Carlo Galli segnala infine – inaspettatamente - un’ipotetica alternativa alla destra e alla sinistra: se e quando si avvererà una versione della citata profezia marxiana di un mondo perfetto che unisca l’uomo e la natura - cioè “il vivente non umano”- in una nuova alleanza fondata sulla decrescita, quando cioè la politica potrà organizzarsi su altre contrapposizioni (ad esempio “inquinatori contro ambientalisti”), allora destra e sinistra potranno non significare più nulla.

- Nicola Zoller
Rivista MONDOPERAIO, maggio 2011, p. 99, www.mondoperaio.it


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A tre anni dalla morte
L'UTOPIA CONCRETA DI WALTER MICHELI

-di Mario Raffaelli
giornale "TRENTINO", 1 giugno 2011, p.1

Pragmatismo e utopia fanno parte della natura umana ma diventano, spesso, i due modi alternativi di concepire l’azione politica. In questi casi il pragmatismo scade allora nella semplice (a volte corrotta) gestione dell’esistente, mentre la tensione ideale finisce per esaurirsi in mera predicazione, alla lunga improduttiva e frustrante.
Solo la convivenza di queste due dimensioni, infatti, può determinare i momenti “alti” della politica, quelli nei quali diventano possibili cambiamenti durevoli e profondi. Ed è proprio la ricerca di questa difficile, faticosa, complementarietà ciò che caratterizza la qualità e la moralità autentica degli uomini politici di valore.

Walter Micheli è stato uno di questi, capace di trasformare la tensione ideale in azione di governo, con la costruzione quotidiana di nessi coerenti tra il progetto generale e i singoli passi.
Quest’azione genuinamente riformista ha consentito il raggiungimento di obiettivi importanti (la mappatura dei rischi idrogeologici, la legislazione urbanistica, i Parchi, i biotopi, il “Progettone”) che hanno messo il Trentino al riparo dai disastri che, ad ogni acquazzone particolarmente violento, vediamo accadere in tante parti d’Italia. In questo modo, è stata costruita una cultura del territorio improntata alla tutela ambientale, certo, ma anche capace di coniugarsi alla modernità, attraverso la valorizzazione delle risorse.
Pur profondamente legato alla sua terra, Walter non era, infatti, un valligiano conservatore, legato a valori di un presunto buon tempo antico. Né, allo stesso modo, ha mai rappresentato una variante del “trentinismo”, sia pure colto. Al contrario, era convinto che la sopravivenza e lo sviluppo del Trentino (“piccolo e solo”) dipendevano proprio dalla capacità di aprirsi all’esterno e, per questo, coltivava per primo le sue radici locali innaffiandole con la cultura europea e con l’interesse per tutto ciò che accadeva nelle diverse parti del mondo.

Walter Micheli, infine, non era un profeta solitario. I risultati raggiunti nella sua azione amministrativa, così come quelli ottenuti, più in generale, in quegli anni importanti, erano il risultato dell’impegno di un gruppo dirigente ampio, solidale e aperto. Ricordo ancora quando, dopo esserci recati insieme a Stava, Walter ed io avvertimmo l’impossibilità di rimanere insensibili di fronte a quel disastro e la necessità, quindi, di portare il partito a misurarsi con la responsabilità del governo.
Non fu una scelta facile per un movimento che, negli anni precedenti, aveva rifiutato ripetutamente le offerte di partecipazione alla Giunta provinciale. Per questo, si rese necessaria una discussione lunga, appassionata, a tratti anche lacerante, capace di coinvolgere non solo l’intero corpo del partito ma anche tutte quelle energie, umane e professionali, che, pur non militando direttamente con noi, esprimevano simpatia e interesse per la nostra azione.
Questo stile di lavoro, che era per noi una caratteristica connaturata e permanente, contribuì in maniera decisiva a migliorare non solo l’incisività del nostro ruolo e delle nostre elaborazioni programmatiche, ma anche la qualità del confronto all’interno della Giunta e dello stesso Consiglio provinciale.

Anche questa è una lezione di grande attualità. Oggi non siamo, per fortuna, all’indomani di una grande tragedia. Eppure il Trentino si trova di nuovo in prossimità di una svolta storica. Con gli “accordi di Milano”, infatti, si è aperta una nuova pagina della nostra Autonomia e, di fronte ai problemi posti da questa fase suprema della globalizzazione, non sarà facile reggere alle sfide.
Per di più, tutto ciò accade in coincidenza con la fine temporale di una leadership lunga, forte e, spesso, incontrastata. Sarebbe da irresponsabili chiudere gli occhi di fronte a questo problema. La soluzione, infatti, non può più discendere da classiche manovre di Palazzo, né essere affidata a “primarie” decise e organizzate all’ultimo momento.
Si dovrebbe invece approfittare di questo difficile passaggio per aprire una grande riflessione sul futuro del Trentino, sulle sfide che lo attendono, sulle scelte da fare per affrontarle al meglio. Aprendo un grande “concorso d’idee” in grado anche di selezionare un nuovo gruppo dirigente e, poi, anche il nuovo leader.
A questo dovrebbe servire l’apertura di quel “cantiere” invocato da più parti negli ultimi mesi. E forse, per stimolare l’impegno dei capimastri, tanti volonterosi muratori dovrebbero mettersi al lavoro.

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ELEZIONI COMUNALI: da MILANO

Tognoli: nessuna sorpresa, qui la sinistra ha una storia
«Non è stato affatto un voto "contro": la voglia di cercare qualcosa di nuovo è l' anima profonda di questa città»

- Corriere della Sera, 31 maggio 2011

MILANO - «L' errore più grosso che ho sentito, durante questa campagna elettorale, è stato il ritornello spaventato secondo cui "Milano non poteva andare a sinistra...". E io dico: ma quando mai, se fino al leghista Formentini questa città ha sempre avuto sindaci socialisti?». Come lui, in effetti: vale a dire Carlo Tognoli, sindaco di Milano dal ' 76 all' 86, penultimo di una stirpe di primi cittadini del Garofano iniziata con Antonio Greppi - quello della ricostruzione dopo la guerra - e finita con Paolo Pillitteri pochi anni prima che il cognato di questi nonché ex leader maximo di un Psi al suo massimo storico, Bettino Craxi, concludesse i suoi giorni come un esule inseguito da sentenze di condanna. «Nessuna situazione storica - dice ora Tognoli - può essere la fotocopia né la ripetizione di un' altra. Dico semplicemente che la sinistra, dopo quasi vent' anni, è tornata oggiAggiungi un appuntamento per oggi a governare Milano. Se poi questa saprà essere una sinistra riformista e democratica lo scopriremo nei prossimi mesi. Io certamente me lo auguro». Quel che è certo è la circostanza per cui a questa famosa «grande tradizione socialista riformista milanese» si sono richiamati, durante la campagna elettorale appena conclusa, tanto lo sfidante vincitore Giuliano Pisapia quanto il sindaco non più uscente ma ormai uscito Letizia Moratti: «Quest' ultima in particolare - sottolinea lo stesso Tognoli - era andata a rendere onore alla tomba di Greppi nel giorno della Liberazione, mentre Pisapia si era più volte rifatto nei suoi discorsi non solo a Greppi e al sottoscritto ma anche al mio predecessore Aldo Aniasi». E qual è la considerazione che ne segue? «Che a differenza di quanto ho sentito dire in queste ore da più parti - argomenta l' ex sindaco - questo non è stato affatto un voto "contro" qualcuno o qualcosa. Milano non è mai stata una città del "tanto peggio, tanto meglio": e anche questo voto esprime la ricerca di qualcosa di nuovo, una volontà di guardare avanti che poi è sempre stata l' anima profonda di Milano». Tognoli lo ripete evocando semplicemente i dati di fatto: «La cosiddetta "sinistra di governo" è sempre stata una presenza del tutto normale per Milano, dove naturalmente le frange estreme sono sempre esistite ma si è sempre riusciti a evitare che conquistassero spazio: persino il Pci, che al governo nazionale non era mai riuscito a entrare, a Milano fu chiamato tranquillamente in giunta dai socialisti che preferirono questa soluzione schiettamente di sinistra eppure moderata e riformista nei fatti piuttosto che mettere insieme amministrazioni miste o, come si diceva allora, di larghe intese». Del resto, prosegue Tognoli, la tradizione che ha portato anche Pisapia a scandire in Piazza Duomo di voler essere «il sindaco di tutta la città» è né più né meno quella che già nel ' 14 - quasi un secolo fa - indusse il padre stesso dei socialisti italiani, Filippo Turati, ad ammonire l' altro socialista Emilio Caldara, nel giorno della sua nomina a sindaco, a «ricordarsi sempre di essere il sindaco dei milanesi, non dei socialisti: le stesse identiche parole che a me disse Craxi il giorno del mio insediamento». Conclude: «Certo, il contesto storico-politico odierno e quelli in cui ci trovammo io o Aniasi non sono confrontabili. Ma voglio sperare che il richiamo al socialismo riformista che non io, ripeto, bensì i candidati stessi hanno voluto evocare non vada perduto. Così come, per quanto sia certamente vero che Milano ha spesso vissuto in anticipo tutto quel che poi si è esteso a tutta Italia, non bisogna dimenticare che poi i voti per il Parlamento non arriveranno comunque in regalo ma bisognerà prenderli. E il buongoverno di questa città, in tal senso, sarà l' elemento determinante per continuare a raccoglierli».

Paolo Foschini

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AVANTI DELLA DOMENICA- n.22 del 5 giugno 2011

leggilo in formato PDF su www.avantidelladomenica.it

Riccardo Nencini - Il centrosinistra torna a vincere. Un civismo riformatore
Roberto Biscardini - Nella vittoria di Pisapia a Milano c'è l'anima socialista
Marco Di Lello - Piazza Municipio sembrava il Gange
Gerardo Labellarte - Ventitre nuovi sindaci socialisti
Vignetta - Paolo Della Bella - De Magistris e la 'monnezza
Alberto Benzoni - Un futuro anche per le primarie
Stampa e Tv - Tutto quello che non vi hanno detto di noi
Nicola Zoller - Si può ripartire da Milano
Massimo Carugno - Un vento nuovo anche in Abruzzo
Giuseppe Tamburrano - il nostro motto è 'fa quel che devi!'
G. Sandri e G. Tomaselli - Trent'anni fa iniziava la stagione di Mitterrand
Luigi Iorio - Europride, il silenzio del governo
Brevi dalle urne
Luca Cefisi - Sul nucleare è molto difficile un vero controllo democratico
Libero Montesi - Il nucleare in Italia non sarà mai un 'affare'
Claudia Bastianelli - Tutti dicano no alle intimidazioni
Margherita Torrio - Basilicata, crocevia dell'immigrazione
Marco Andreini - 'Forti' e 'deboli' nel mercato del lavoro
CGIE. Maggioranza arrogante
Lettere di Zannini, Baraggia, Guidetti



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Preghiamo gentilmente i nostri lettori di scrivere una e-mail a n.zoller@trentinoweb.it con il semplice oggetto "CANCELLAMI" se le nostre "info" risultano indesiderate. Grazie per la cortese paziente attenzione



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