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INFO SOCIALISTA 15 settembre 2010 a cura di n.zoller@trentinoweb.it tel. 338-2422592 Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it Quindicinale - Anno VII ----------------------- o Festa nazionale dell'Avanti! o Alleanze e centrosinistra: alle urne, ma per vincere - di A.Benzoni o Donne e sviluppo, cos’è che non va - di P.Locatelli o Battisti e le fonti socialiste dell'autonomia trentina - di N.Zoller @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ - Festa nazionale dell'Avanti! Dal 14 al 19 settembre si svolgerà a Ferrara- Ravalle la Festa nazionale dell'Avanti! della domenica, organizzata dalla Direzione del PSI in collaborazione con il Comitato Regionale PSI dell'Emilia Romagna e con la Federazione PSI di Ferrara. Si tratta di un appuntamento importante per tutta la comunità socialista che riprende dopo un'interruzione protrattasi per lunghi anni. I dibattiti, che avranno cadenza quotidiana e che saranno gli eventi centrali della festa, affronteranno i temi di stretta attualità politica in una cornice, La Casa del popolo di Ravalle, situata a pochi Km dal centro della città estense, che invita i socialisti alla riscoperta e alla valorizzazione di un luogo, per l'appunto La Casa del popolo, legato alla storia e alle lotte ultracentenarie del PSI. Sabato 18 all'interno della festa avrà luogo la prima riunione del Consiglio nazionale del partito eletto al secondo congresso di Perugia. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Alleanze e centrosinistra: Alle urne, ma per vincere di Alberto Benzoni * “Battere Berlusconi, certo; ma niente scorciatoie”. Una roba che ripetiamo da anni. A contrastare, da una parte, i sostenitori della”via giudiziaria”; e, dall’altra, quanti sostengono la necessità di “alleanze di nuovo conio”con il centro se non con parti dello stesso centro-destra. Conseguentemente, andiamo ripetendo da anni che la via maestra per sconfiggere il Cavaliere sta nella capacità dell’opposizione di costruire un progetto alternativo. Un’affermazione che ha avuto, però, un corollario di non poco conto: la necessità di “cambiare la sinistra”e i suoi gruppi dirigenti, con particolare riferimento al Pd. Tesi ripresa, di recente, dallo stesso Veltroni; e che ha sempre trovato, per inciso, dei sostenitori più o meno convinti tra i socialisti. Ora, sempre per inciso, chi scrive è dell’opinione che questa linea (“per cambiare l’inquilino di Palazzo Chigi bisogna, per prima cosa, cambiare la sinistra”) oggi non sia più attuale. Sono oramai quindici anni che il Pd e il centro-sinistra vanno sempre più vorticosamente cambiando i propri leader senza riuscire a costruire una propria identità chiara e credibile; e il tempo a nostra disposizione si sta accorciando rapidamente. Non più anni; mesi. Quelli che ci separano da un appuntamento elettorale cui Berlusconi è decisamente orientato e che non siamo in grado di evitare. Il Cavaliere vuole il voto (ogni pretesto sarà buono) perché è un Caudillo pur temperato dall’ambiente (siamo in Europa che diamine!) dal suo aziendalismo pragmatico e dalle sue indulgenze malandrine. E perché, per un Caudillo, l’idea di sottostare a mediazioni e a costrizioni esterne di qualsiasi tipo è intollerabile. E, allora, queste elezioni saranno per lui una specie di giudizio di Dio: da una parte l’Unto dal popolo; dall’altra quello che considera un ciarpame e cioè le istituzioni, le regole e i vincoli della democrazia liberale. A questo punto, due domande. Primo: esistono alternative alle elezioni? Secondo: abbiamo la possibilità di vincerle? Sul primo quesito la risposta è no. Tutte le proposte di governi di transizione che siano “tecnici” (?) o di “responsabilità nazionale” hanno un comune una notevole dose di confusione ed una totale assenza di numeri (una nuova legge elettorale in questo Parlamento? andiamo!). Sul secondo fronte la partita è invece aperta. Ma a condizione di essere impostata con la forza e la chiarezza necessarie. Si voterà con l’attuale legge elettorale. In un contesto in cui una sinistra costruita sull’asse Bersani- Di Pietro- Vendola ha, allo stato possibilità di battere la coalizione Berlusconi-Bossi che sono vicine allo zero. Si può allora sperare che il centro raggiunga un numero di voti sufficiente ad impedire la vittoria del Cavaliere al Senato. Insomma, a loro il lavoro politico, a noi la purezza ideologica. Per arrivare, bene che vada, ad una situazione di stallo. Non mi pare il massimo della vita. E allora, l’obbiettivo su cui si dovrebbe lavorare chiaramente sin dall’inizio dovrebbe essere quello di mettere insieme la sinistra e “gli altri” (da Vendola a Fini? Sì da Vendola a Fini!) su un programma minimo che faccia salve le posizioni e le prospettive di ciascuno dei contraenti. “Per un’Italia decente”; che dico, “normale”. Questa l’idea-forza. Un governo che operi in questa direzione: legge elettorale condivisa; federalismo sostenibile nei suoi rapporti con il centro e con le esigenze di riequilibrio territoriale; ripresa del dialogo con le istituzione e le forze sociali; misure di sostegno per il lavoro e i ceti più deboli; meno facce feroci e più integrazione; ripristino delle regole, più rapporti con l’Europa e con le istituzioni internazionali e meno con i tirannelli di turno.Questo il progetto. Aperto a chiunque lo condivida. Concludiamo con un altro inciso. Ricordando, prima di tutto a noi stessi che in questo schieramento dovrebbe essere scontata la presenza di un’area di socialismo liberale. Lo spazio è lì. Basta occuparlo. *dirigente nazionale PSI @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Donne e sviluppo, cos’è che non va di Pia Locatelli* L’ultimo rapporto sull’occupazione dell’OCSE, l’organizzazione che riunisce una trentina di Paesi che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato, ancora una volta mette in evidenza l’anomalia italiana tra Paesi che per molti altri aspetti sono molto simili all’Italia: siamo fanalino di coda per tasso di occupazione femminile, meno di una donna su due in età da lavoro è occupata, e solo la Turchia fa peggio di noi. Questa anomalia ne trascina con sé molte altre, delle quali è insieme causa ed effetto: sono tutti troppo bassi il tasso di fertilità, gli investimenti a favore delle famiglie, le presenze femminili nelle istituzioni, le leadership femminili praticamente in tutti i settori. Sono sotto gli occhi di tutti gli ostacoli che impediscono al nostro di diventare un Paese normale, in primis gli scarsi servizi che rendono difficile conciliare i tempi per il lavoro e i tempi per la famiglia. Purtroppo manca in Italia la consapevolezza che lo spreco di risorse rappresentate dalle donne è una delle cause fondamentali della scarsa crescita e competitività del nostro Paese. Non lo si capisce, o meglio non lo si vuol capire, perché non bisogna essere dei maghi dell’economia per capire che la produttività di un Paese, oltre che dall’uso degli impianti, è determinata principalmente dal numero delle ore lavorate e quindi dal numero di persone, uomini e donne, che lavorano. Dietro queste semplici verità stanno problemi di cultura e di stereotipi culturali, di politiche coerenti, ed insieme una buona dose di misoginia. D’altronde cosa possiamo aspettarci da un Paese in cui il Primo Ministro si serve di escort per affermare la sua presunta virilità ed il Ministro degli Esteri definisce “incapaci di capire gli interessi italiani” coloro che reagiscono alle sceneggiate del dittatore libico che si procura a pagamento finte scolare per le sue finte lezioni di Islam? Siamo sicuri che tutto questo sia normale? Che tutto questo non danneggi un Paese, il nostro Paese? Consentitemi una nota non in tema ma di estrema importanza: Sostengo con convinzione l’iniziativa del nostro partito degli adesivi con l’effige di Sakineh e l’invito a sottoscrivere l’appello per la sua salvezza. Sono contenta di questo e della mobilitazione che si sta realizzando in diversi Paesi. Le numerose iniziative per tentare di salvare questa coraggiosa donna iraniana, vittima di un regime e di una legislazione che non tengono in nessun conto i diritti umani, sono tutte da sostenere. Qui non devono esserci distinguo. Sono quindi d’accordo anche con la proposta del ministro Frattini che si dichiara disponibile ad incontrare il suo collega degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, per “favorire insieme, nel comune interesse, una positiva soluzione a favore delle vita di Sakineh”. Ma perché Frattini, che ha così buoni rapporti con Gheddafi, non gli ha chiesto cosa ne pensasse? Nella sua lezione a pagamento sull’Islam, il dittatore libico ha dichiarato che le donne musulmane sono più libere di quelle cristiane. Se davvero Frattini intende agire per salvare Sakineh, chieda un aiuto a Geddafi. Sono passati solo pochi giorni dalla sua dichiarazione sulla libertà delle donne islamiche, non può essersene dimenticato. * Presidente Internazionale socialista donne @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Battisti e le fonti socialiste dell'autonomia trentina di Nicola Zoller -l'Avanti, 12 settembre 2010 Anche quest’anno i socialisti trentini hanno ricordato Cesare Battisti, catturato dagli austriaci sul Monte Corno – tra la Vallarsa e Trambileno – il 10 luglio 1916 e poi messo a morte il 12 luglio nel Castello del Buonconsiglio. La ricorrenza di quest’anno – celebrata dagli Alpini dell’Ana domenica 11 luglio – è caduta in coincidenza del Congresso nazionale del PSI di Perugia: e da lì abbiamo voluto a maggior ragione ricordare il sacrificio dell’irredentista democratico, che fu un pensatore e un dirigente socialista di livello europeo. Infatti Battisti è stata la figura più bella e rappresentativa del socialismo trentino, un socialismo che riuniva in sé gli ideali della socialdemocrazia mitteleuropea e quelli mazziniani, la lotta per l’autonomia dall’Austria e gli ideali risorgimentali. Allo scoppio della prima guerra mondiale Battisti sceglie l’interventismo. La sua non fu una scelta dettata da sentimenti nazionalistici: ma nella guerra vede la possibilità della caduta degli imperi centrali, che avrebbe permesso di costruire un nuovo assetto dell’Europa, dando vita ad un processo di profondo rinnovamento sociale ed economico. Per queste ragioni Cesare Battisti è stato definito “un irredentista non-nazionalista”, un “socialista internazionalista che nel 1914, dopo che altri aveva iniziato la guerra, si fece banditore dell’ultima guerra risorgimentale dell’Italia”. Prima di giungere a questa determinazione si era battuto per tutto un decennio per ottenere l’autonomia amministrativa del Trentino all’interno dell’impero, ma invano. A quasi un secolo di distanza, ricordare Battisti significa dunque rinverdire anche l’aspirazione all’autogoverno della nostra terra, fuori da chiusure localistiche ma secondo un’ottica progressista e di partecipazione democratica. Chi lavora alla costruzione di un ipotetico futuro Partito del Trentino – ispirato ai valori dei padri fondatori dell’Autonomia trentina - dovrebbe saper coniugare l’esigenza di agire localmente “qui ed ora” con una visione globale e d’avvenire: per questo l’apporto della tradizione e della prospettiva socialista resta importante, a sostegno di un altruismo necessario e ragionevole che vogliamo riproporre con le concise parole di un altro pensatore socialista, Jacques Attalì: “sappiamo che la nostra felicità dipenderà da quella degli altri”. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Preghiamo gentilmente i nostri lettori di scrivere una e-mail a n.zoller@trentinoweb.it con il semplice oggetto "CANCELLAMI" se le nostre "info" risultano indesiderate. Grazie per la cortese paziente attenzione torna in alto |