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INFO SOCIALISTA 2 giugno 2010 a cura di n.zoller@trentinoweb.it tel. 338-2422592 Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it Quindicinale - Anno VII ------------------------ o 2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA. IL MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO o WALTER TOBAGI, TRENT'ANNI DOPO - di Riccardo Nencini o GIACOMO MATTEOTTI – la storia e l’avvenire - di Nicola Zoller @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ -2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA. IL MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO Napolitano: L'Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta Un augurio affettuoso a quanti vivono e operano nel nostro paese per la festa che celebriamo insieme: festa dell’Italia che si unì e si fece Stato 150 anni orsono, festa della Repubblica che il popolo scelse liberamente il 2 giugno 1946. In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro. Parlo dei problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell’economia e della giustizia sociale. Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile: occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all’Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l’Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica, elevare la produttività del nostro sistema economico: solo così si potrà creare nuova e buona occupazione. Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso. Si discutano in questo spirito le decisioni che sono all’ordine del giorno; si scelga in questo spirito – nel Parlamento, nelle istituzioni regionali e locali e nella società – tra le diverse proposte che si dovranno liberamente esprimere. Ci accomuni un forte senso delle responsabilità cui fare fronte perché l’Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta e si dimostri capace di dare il suo contributo alla causa della pace e della giustizia nel mondo. Buon 2 giugno a tutti. Giorgio Napolitano @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ - WALTER TOBAGI, TRENT'ANNI DOPO Fu assassinato il 28 maggio 1980 Ci manca Walter Tobagi. Manca a questa Italia il suo spirito critico e ostinatamente alla ricerca della verità, animato da un riformismo socialista non astratto ma tradotto in un'altissima professionalità e dedizione al lavoro. Riuscì più di ogni altro a sviscerare il fenomeno del terrorismo e lo fece senza mai cadere nella tentazione, molto in voga tra una parte dei giornalisti del tempo, di condividere le presunte ragioni di chi sparava e uccideva. Tobagi non ebbe mai dubbi su chi avesse torto, capì l'essenza e la matrice ideologica dei brigatisti e non esitò a denunciarne la contiguità, quando non l'organicità, a certi ambienti. Come ebbe a dire Pansa, “il terrorismo era tutto il contrario della sua cristianità e del suo socialismo” e per questo Walter era convinto che “poteva annientare la nostra democrazia”. Qualcuno ha detto che Tobagi fu ucciso due volte: il 28 maggio del 1980 dai terroristi della Brigata XXVIII Marzo, negli anni successivi nel corso di una vicenda processuale che fu riaperta per evidenti incongruenze solo grazie alla determinazione di Craxi e del Psi, che sostennero che dietro ai giovani incriminati vi fosse un humus ben più esteso. Ne era convinto anche il generale Dalla Chiesa, molto meno coloro che, soprattutto a sinistra, bollarono quella ricerca di verità come una ossessione socialista. Da anni chiediamo che ci sia più attenzione alle vittime del terrorismo e che i protagonisti di quella stagione, coloro che hanno ucciso, gambizzato o anche solo teorizzato la rivoluzione armata, non siano considerati alla stregua di miti. Se di miti o di eroi in quegli anni vogliamo parlare, questi sono Walter Tobagi, Mario Calabresi, Fausto Dionisi e quanti pagarono con la vita la loro dedizione al lavoro, la loro ricerca di verità e di giustizia. Vite oneste e preziose interrotte dall'odio, dalla violenza e dal furore ideologico. Se il terrorismo è stato sconfitto nelle sue peggiori espressioni lo dobbiamo anche a Tobagi e non ci stancheremo mai di sottolineare il vuoto che ha lasciato nel nostro paese. Riccardo Nencini segretario nazionale PSI @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ -GIACOMO MATTEOTTI – la storia e l’avvenire Giacomo Matteotti viene ricordato ogni anno dai socialisti trentini a Comasine di Peio, terra d’origine della famiglia Matteotti, assieme al sindaco di Peio Dalpez e con l'amico Pedergnana, presidente del Circolo culturale ricreativo “Giacomo Matteotti”- L'APPUNTAMENTO è PER GIOVEDì 10 GIUGNO 2010 ALLE ORE 17.30 A COMASINE DI PEIO. Ricordando Giacomo Matteotti a Comasine di Peio – terra d’origine della sua famiglia - nel 86° anniversario della morte lo immaginiamo per sempre come una bella figura di idealista concreto. Egli costruisce, non è un estremista. Ma è un uomo che di fronte alla tirannide sfida coraggiosamente la morte: per questo è stato definito “un pericoloso riformista”. Rammentiamo che era il 10 giugno 1924 quando il parlamentare socialista veniva rapito da cinque sicari fascisti e poi brutalmente assassinato. Stava recandosi alla Camera, dove poco tempo prima aveva tenuto un circostanziato discorso contestando i risultati delle elezioni, falsati dai brogli e dalle violenze del governo mussoliniano. Si concludeva cosi tragicamente la vita operosa di Giacomo Matteotti, dirigente instancabile, fondatore di camere del lavoro, cooperative, circoli e biblioteche popolari. Dopo essere stato amministra-tore comunale e sindaco – impegnandosi secondo la migliore tradizione riformista a sviluppare servizi popolari, scuole, asili, vie di comunicazione tranviarie – venne eletto deputato a 34 anni nel 1919. Egli contrastò subito il primo squadrismo fascista. Si adoperò tanto attivamente in questo senso che Mussolini, assunto il potere, volle “far tacere quella voce” libera e giusta. Da allora la figura di Matteotti è diventata per tutti il simbolo della lotta per la libertà. Anche la nostra Provincia ha inserito nel suo “Progetto memoria” una ricerca che valorizza presso le giovani generazioni la figura del parlamentare di origini trentine. Va rammentato che la figura di Matteotti è spesso collegata a quella di un altro grande socialista, il trentino Cesare Battisti, e non a caso a Comasine tra le vie che segnano questo piccolo e caro borgo alpino accanto alla via “Salita Matteotti” si è trovato spazio per una via dedicata proprio a “Cesare Battisti”. Ricorda lo storico A. Galante Garrone che “a Trento nel primo anniversario della morte di Matteotti un mazzo di fiori era gettato nella fossa del Castello del Buonconsiglio” lì dove Battisti era stato messo a morte “con un cartoncino che protestava contro gli oppressori”, i nuovi oppressori di marchio fascista. Ecco, quei fiori idealmente continueremo a recarli anche noi ogni anno, memori della invocazione di Piero Calamandrei per i caduti della libertà: “Morti invano se li dimenticheremo, vivi per sempre se in loro ci ritroveremo uniti”. Nicola Zoller @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Preghiamo gentilmente i nostri lettori di scrivere una e-mail a n.zoller@trentinoweb.it con il semplice oggetto "CANCELLAMI" se le nostre "info" risultano indesiderate. Grazie per la cortese paziente attenzione torna in alto |