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Sull'amore per i libri
15.1.2010 data

INFO SOCIALISTA 15 gennaio 2010
a cura di n.zoller@trentinoweb.it mTel. 338-2422592
Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno VI

o Un libro per cominciare: Roberto Cotroneo,'Se una mattina d'estate un bambino'- Propositi per l'anno nuovo: LETTERA AI NOSTRI FIGLI SULL'AMORE PER I LIBRI - a cura di Nicola Zoller
o Perché non possiamo non dirci craxiani. BERSANI VADA AD HAMMAMET -di Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi http://www.thefrontpage.it/?p=3289
o Craxi, riformista e progressista europeo : "NON BASTA UNA STRADA" (Mario Pirani, la Repubblica del 4 gennaio 2010)

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Un libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Roberto Cotroneo
o Titolo: 'Se una mattina d'estate un bambino'
o Frassinelli editore


Propositi per l'anno nuovo - Lettera ai nostri figli sull'amore per i libri

Una guida per interpretare e, soprattutto, per amare i libri: è quella che ci ha offerto Roberto Cotroneo con la sua "lettera sull'amore per i libri" pubblicata da Frassinelli con il titolo "Se una mattina d'estate un bambino". Sono 'istruzioni' che egli indirizza al proprio figliolo,e indirettamente a tutti i ragazzi del mondo ma che serviranno mirabilmente anche ai più grandicelli. Per questo provo a riproporne un commento, ritenendola una lettura utilissima per aprire con gioioso impegno l' anno nuovo.
L'autore rilegge per noi alcuni libri 'fondamentali', cavandone delle istruzioni concrete per la nostra vita. Tutti abbiamo letto "L'isola del tesoro" di R. L. Stevenson: eppure Cotroneo scava forse più a fondo di tanti di noi. E a proposito della figura di John Silver - l'uomo senza una gamba, pirata e gran mascalzone - ci passa una interpretazione più nuova e autentica: John non è solo un criminale che sa anche essere simpatico; e non è neppure un banale traditore, un voltagabbana dei più visti. John Silver è qualcosa di più: è la vita, il mondo che svela il suo vero volto, è l'inquietudine, la complessità, l'immoralità che galleggia nelle acque del buon senso. Ma Silver è ancora qualcosa d'altro: Silver non è semplicemente l'uomo disdicevole che cambia partito, che passa dalla parte opposta secondo le convenienze. Non fidiamoci delle apparenze: John non è una vittima, lui è un regista. Non arranca dietro ai vincitori. Capisce per primo e fa sì che i vincitori lo seguano... Capito?
Dopo averci proposto questa chiave per indagare sull'umanità, Cotroneo tenta di indicare un metodo per le 'scelte di vita'. Per questo si serve della storia di J. D. Salinger, "Il giovane Holden", dalla quale ricava questa morale ad uso del suo piccolo delfino: sospetta sempre quando qualcuno ti dice di avere le idee chiare, quando qualcuno ostenta una verità buona per tutte le cose. Parti sempre da un presupposto: le verità non sono mai piene; sono sempre parziali, sempre imperfette. Così la vita, che è un mix sottile: non è fatta solo di trasgressione, e non è fatta solo di obbedienza; non è fatta solo di ironia, e neanche di bolsa retorica.
Quello di Cotroneo è un invito alla meditazione, ma non a scoraggiarsi. Tutt'altro. Commentando "The Love Song of John Alfred Prufrock" di T. S. Eliot, egli dichiara che 'è giusto' osare, è 'giusto' turbare l'universo. Ora il problema è un altro: la domanda successiva non è più se si possa osare, ma quanto osare. Tutti non diventano dei geni o personaggi di gran talento. E ci vuole tanta generosità per sopportare tale situazione, che pur riguarda la infinita maggioranza degli uomini. Molti sono caduti nella trappola ed hanno sofferto per non essere riusciti a trasformare la propria vita in un capolavoro: ce lo ricorda Cotroneo rammentando la vicenda de "Il soccombente" di T. Bernhard, quando uno dei protagonisti si suicida perché non ha raggiunto la perfezione.
Quale può essere 'l'uscita di sicurezza' umanamente praticabile ?
Bisogna avere - suggerisce l'autore - tanta passione e generosità per amare le cose che si fanno senza cercare a tutti i costi un risultato, senza pensare di dover comunque primeggiare o essere dei geni. Ma le cose - anche quelle che si fanno senza ambizioni - devono essere fatte con serietà, senza cedere alla tentazione del dilettantismo: le cose bisogna farle bene, sempre.
Quanto si impara dai libri ! "Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro": questa dichiarazione di Jorge L. Borges ci aiuta a capire l'ultimo 'ammonimento' di Cotroneo: anche i giuristi, gli economisti, i medici, …i politici saranno bravi giuristi, bravi economisti, bravi medici e bravi politici solo se avranno imparato come si legge veramente una grande poesia o un grande libro. Altrimenti saranno solamente dei mestieranti, e molto mediocri. Ricordati, caro figlioletto, la sentenza del grande Jorge: 'todas las cosas del mundo llevan a una cita o a un libro'.

Nicola Zoller (cerca in www.socialistitrentini.it - alla voce Testimonianze)


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12 gennaio 2010

Perché non possiamo non dirci craxiani. BERSANI VADA AD HAMMAMET
-di Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi -http://www.thefrontpage.it/?p=3289

Lo speciale della Storia siamo noi su Craxi, in onda ieri sera su RaiDue, ci è sembrato molto bello e molto triste. Minoli ha offerto un esempio di buon giornalismo: un racconto sobrio, a tratti persino scarno, con i diversi punti di vista ben rappresentati dai protagonisti di allora, che ci ha risparmiato agiografie, condanne, giudizi faziosi e sommari. Non era semplice affrontare con equilibrio e senza reticenze questa pagina sofferta della recente storia italiana. Minoli c’è riuscito. Complimenti.

Come sempre, le immagini ci hanno detto più di mille parole. E, almeno in noi, hanno provocato una grande tristezza. Le lunghe pause di Craxi, il ghigno di Di Pietro, l’insostenibile leggerezza politicante dei vecchi dirigenti del Psi, la banale autoreferenzialità di Occhetto, le orribili monetine, lo stillicidio degli annunci nei Tg degli avvisi di garanzia, degli arresti, delle morti… Ma abbiamo anche rivisto gli anni ’80, un’Italia che cresceva, una battaglia politica nobile e aspra dentro la sinistra per affermare nuove idee. E abbiamo osservato con una certa amarezza che tutte, ma proprio tutte le cose che diceva Craxi, prendendosi ogni volta gli insulti del Pci, erano giuste ed erano vere, e lo sono ancora oggi. L’Italia del dopo-Tangentopoli ha archiviato troppo in fretta il passato, e di contro ha lasciato sul campo tossine, odi, risentimenti. E un desolato senso di sconfitta.

Si può fare qualcosa per rimediare, per evitare che le ombre si trascinino senza riposo e senza tregua? Un Paese che rimuove la sua storia non ha futuro. E tantomeno ha futuro una sinistra che rimuove il leader che forse più di
ogni altro nell’ultimo trentennio ne ha segnato – con le luci e le ombre del caso – la storia reale e l’innovazione culturale e politica. E’ sufficiente un briciolo di onestà intellettuale per riconoscere non soltanto che Craxi era senza dubbio un uomo di sinistra, ma, ancor più, che non esiste una sinistra riformista e liberale diversa da quella inventata in Italia da Craxi. Siamo tutti craxiani.

Per questo vorremmo che Pierluigi Bersani andasse ad Hammamet a celebrare il decennale della morte del leadersocialista. Sarebbe giusto, intelligente, lungimirante. Indicherebbe con un forte gesto simbolico la volontà di riflettere seriamente, onestamente, politicamente su un periodo essenziale della storia del Paese e della sinistra. Sarebbe il gesto di un leader.

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"NON BASTA UNA STRADA" (Mario Pirani, la Repubblica del 4 gennaio 2010)

Nel decennale della morte di Craxi nonostante si siano ancora espressi - spiacevolmente soprattutto a sinistra - dei giudizi assai sbrigativi sulla sua persona, possiamo a nostra volta rivolgerci ad una personalità insospettabile come Piero Fassino? Se ce lo concedono i giustizzialisti che infestano ancora le nostre vite, vorremo ricordare che nel suo libro "Per passione" (Rizzoli editore), Fassino scrive: "Craxi è uomo profondamente di sinistra. Autonomista, anche all'epoca del Fronte popolare, ha uno spiccato senso dell'identità socialista rispetto all'area maggioritaria della sinistra italiana, quella comunista. Certo, Craxi non esita a fare della competizione a sinistra, puntando ad accrescere le difficoltà del Pci, inducendoci a reagire nel modo peggiore, con un più alto livello di conflittualità. Ma resta il fatto che il Pci non appare capace, negli anni '80, di affrontare il tema della modernizzazione dell'Italia, spingendo così ceti innovatori e produttivi verso chi, come Craxi, dimostra di comprenderli".
Probabilmente la sinistra avrà un futuro innovativo nel nostro Paese se arriverà a considerare effettivamente anche l'esperienza del Psi di Craxi "un filone culturale e politico essenziale della sinistra riformista italiana", come annunciava peraltro la mozione di maggioranza al congresso DS dell'aprile 2007. Un annuncio caduto nel vuoto, se l'infelice centrosinistra attuale continua ad ospitare - speriamo per poco tempo ancora - posizioni di un livore controproducente verso l'esperienza riformista all'europea di Craxi. Un' esperienza che invece trova fortunata considerazione - grazie ad intellettuali super partes - sia nel recente editoriale di Pierluigi Battista sul 'Corriere della Sera' del 4 gennaio 2010 intitolato "Non riduciamo Craxi ai suoi guai giudiziari", sia nell' articolo intitolato "Non basta una strada. Craxi, tema ineludibile" di Mario Pirani su 'la Repubblica' dello stesso giorno. Scrive Battista: "…Bisognerà pur cominciare a spiegare, a chi non ha vissuto le miserie e la grandezze della Prima Repubblica sepolta nel disonore del `92-`93, che Craxi non era il demonio. Che è stato un grande del socialismo europeo. E che disse con grande anticipo (o forse, più semplicemente, nel tempo giusto) cose che la sinistra postcomunista ancora non finisce di balbettare dopo quindici anni di revisioni monche, imbarazzi culturali, blocchi mentali non del tutto scongelati. Craxi risollevò la bandiera del riformismo, quando nella sinistra maggioritaria di allora 'riformista' era ancora una parola tabù… Fece la scelta giusta sulla sterilizzazione degli effetti inflazionistici della scala mobile. Sull`installazione degli euromissili. Sulla trattativa umanitaria per salvare la vita dell`ostaggio Aldo Moro. Difese allo stesso modo le vittime del Cile fascista di Pinochet e i dissidenti dell`Est sovietizzato incarcerati o in esilio. Capì che era controproducente mortificare la nuova modernità italiana soffocata dal dirigismo statalista e consociativo".
Annota Pirani su 'la Repubblica': "…L'intuizione storica di una riconquista di uno spazio autonomo del Psi, succube fino al 76 della preminenza comunista, avvalorata dal consociativismo berlingueriano con la sinistra Dc, era una necessità per l'Italia. Anche la dilatazione del deficit pubblico fu spinta dal consociativismo e dalla invadenza sindacale che ne derivava. Senza autonomia e peso autonomo del Psi nel governo di centro-sinistra, non ci sarebbe stata la svolta storica della scala mobile e l'inversione di una inflazione devastante, così come non ci sarebbe stata una scelta europeista epocale, quando Craxi, al Vertice di Milano dell'85 impose il voto a maggioranza contro la Thatcher per passare al Mercato unico; così come fu decisivo il suo intervento per permettere contro il Pci, l'installazione degli euromissili in Italia a fronte di quelli installati da Breznev, puntati sull'Europa per ricattarla. Per far questo occorreva un partito dotato anche di autonomia economica…... Ma il marchio dell'immoralità è finito solo su Craxi. Il codardo insulto sfiorò persino i 'miglioristi' del Pci, accusati di 'filocraxismo'. Una ingiustizia storica che duole ancora".

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Preghiamo gentilmente i nostri lettori di scrivere una e-mail a n.zoller@trentinoweb.it con il semplice oggetto "CANCELLAMI" se le nostre "info" risultano indesiderate. Grazie per la cortese paziente attenzione


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