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Un LIBRO per l'Anno Nuovo
31.12.2009

UN SEGNO PER il 2010

Come piccolo dono dell’ autore per l’anno nuovo, copie della ricerca letteraria di Nicola Zoller, “La vita è scettica” (Temi ed., Trento) sono disponibili gratuitamente per tutti gli interessati presso la Biblioteca comunale di Brentonico (TN),comune d’origine di Zoller dove questi è presidente del Consiglio comunale.
Il libro si può trovare anche presso la libreria Disertori di Trento e la libreria Blu libri di Rovereto.
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Riportiamo di seguito dapprima il sommario della ricerca, con gli autori considerati, poi l’introduzione dell’autore, la prefazione di Tiziano Bianchi, e infine il prologo (che precede la trattazione dei commenti letterari) e il congedo (che manzonianamente condensa il “sugo di tutta la storia”).

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NICOLA ZOLLER

LA VITA È SCETTICA

Alla ricerca di testimonianze
letterarie per il XXI secolo


rileggendo e commentando brani di:
H. Jonas, F. Uhlman, E. Brontë, L. Santoni,
N. Gogol’, Molière, R.L. Stevenson, L. Pirandello,
W. Shakespeare, Il libro di Giobbe, J. Roth, H. Böll,
S. Vassalli, A. Miller, P. Verri, A. France, A. Koestler, N. Rossi, F. Kafka, P. Levi, F. Dostoevskij, B. Brecht, D. Buzzati, Voltaire, B. De Mandeville, F. Alberoni, L. Malerba, G. Tomasi di Lampedusa, P. Cudini,
G. Leopardi, A. de Botton, M. Proust (parte prima)

A. Baricco, A.Piperno, B. Fenoglio, D. Glick,
G. Petroni, J. Epstein, J. R. Lansdale, J. P. Feinmann,
J. Bas, N. Kimball, W. Cather, A. Cechov,
A. Schnitzler, B. Constant, B. Pascal, C. Bukowski,
D. Maraini, D. Campana, T. S. Eliot, E. Bettiza,
F. Dostoevskij, F. S. Fitzgerald,
F. Schiller, G. Herling, G. De Maupassant,
H. Von Hofmannsthal, I. Turgenev, L. Sciascia,
L. N. Tolstoj, M. Vázquez Montalbán, S. Marai, R. La Capria,
S. Vassalli, J. D. Salinger, S. Veronesi, T. Landolfi,
C. Sgorlon, F. Uhlman, G. Leopardi, D. Maraini (parte seconda)

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INTRODUZIONE

A Massimo e Andrea

“Ricordati che anche i giuristi, gli economisti, i medici saranno bravi giuristi, bravi economisti e bravi medici solo se avranno imparato come si legge veramente una grande poesia. Se no saranno solo dei mestieranti, e molto mediocri”
Roberto Cotroneo, “Se una mattina d’estate un bambino – Lettera a mio figlio sull’amore per i libri”, FRASSINELLI, Milano, 1994

“Pensare mettendosi al posto di ogni altro”
Immanuel Kant, “Critica del giudizio”, UTET, Torino, 1993
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Perché provare a raccontare la vita “senza veli” con una rassegna di libri? Lo ha spiegato Jorge L. Borges: “Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro” (in R. Cotroneo, cit.). Precisa ancor più mirabilmente Gaston Bachelard: “Nelle parole si comprende di più di quanto si veda nelle cose” (v. G. Bachelard, in “Passaggi – dialoghi con il buio”, MIMESIS, Milano, 2006).
Dunque i libri sono di grande utilità per capire la vita: grazie alla letteratura – argomenta Harold Bloom - giungiamo ad una consapevolezza e a una saggezza che non avremmo mai raggiunto da soli (v. H. Bloom, “Il genio”, BUR, Milano, 2004). Anche Tzvetan Todorov afferma: “Amo la letteratura perché mi aiuta a vivere. Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: la letteratura apre all’infinito questa possibilità di interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente” (v. T. Todorov, “La letteratura in pericolo”, GARZANTI, Milano, 2008). Similmente Alan Bennett dimostra che i libri aiutano a confrontarsi e a dialogare con gli altri: “I libri non sono un passatempo. Parlano di altre vite. Di altri mondi” (v. A. Bennett, “La sovrana lettrice”, ADELPHI, Milano, 2007).
Questa rassegna non ha intenti didattici; è stata curata da uno che non fa il “letterato” di professione e che si affida ben volentieri alla battuta di Umberto Eco: “Tutto quello che io penso è già stato stampato”(in sezione cultura del Corriere della Sera, 19 ottobre 2000). Sono quindi andato a cercare frammenti di vita e di pensiero tra tanti autori, citandoli uno ad uno con attenzione. Chiunque potrà ben dire che non ho scritto nulla di nuovo. Ma non era questa la mia ambizione, altrimenti avrei seguito il consiglio beffardo di Albert Einstein: “Il segreto della creatività è saper nascondere le tue fonti”(ibidem, 8 agosto 2002).
Le mie fonti invece le ho ben mostrate. Cosa possono aspettarsi dunque i lettori dalla mia ricerca? Lo dico nel congedo finale: con l’assistenza di Dacia Maraini, io – assieme a tutti voi - “aspetto un lupo dai grandi occhi di agnello”. Per favore, fatemi davvero compagnia.

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PREFAZIONE DI TIZIANO BIANCHI

“Nel nostro Paese soltanto gli scettici riescono
a credere in qualcosa”
Alberto ARBASINO, scrittore

“Sono un idealista senza illusioni”
John F. KENNEDY, 35° presidente degli Stati Uniti

“Se la tolleranza nasce dal dubbio, si insegni
a dubitare dei modelli e delle utopie,
a rifiutare i profeti di salvezza.
Invochiamo l’avvento degli scettici,
se devono spegnere il fanatismo”
Raymond ARON, pensatore
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L’ELOGIO DEL DISINCANTO

Pagina dopo pagina, autore dopo autore, citazione dopo citazione, è un universo striato di luce plumbea, ma come vedremo anche dai bagliori del disincanto, quello in cui ci introduce, meglio sarebbe dire ci catapulta, Nicola Zoller con la rielaborazione del suo lavoro “La vita è scettica”, apparso in una edizione più agile nel 1999 ed ora ampliato e aggiornato.
Solo arrivati in fondo, quando ci si imbatte con piacevole sorpresa in un curioso “congedo con ossimoro”, si intuisce finalmente, fra le carte, il baluginare di un timido e distaccato ottimismo rivolto agli anni a venire. Benché, è bene dirlo, più volte, sfogliando il libro, torni alla mente l’ormai tradizionale, e perfino consumata, distinzione fra ottimismo della volontà e pessimismo della ragione. Ed è proprio verso quest’ultimo che si percepisce inclinare irrimediabilmente, quasi affascinata, la sensibilità dell’autore che ormai, passati i cinquant’anni, pare aver guadagnato l’approdo ad un punto di vista “altro” sulle cose. Ma questo è tutto un altro discorso, naturalmente. O forse non del tutto.
“La vita è scettica” si propone sin dalle prime pagine come un’operazione dal sapore lievemente didascalico che procede attraverso una rilettura non casuale di alcuni brani fondamentali, per non dire fondativi, della letteratura e della cultura occidentale. Si parte dal biblico “Libro di Giobbe” e si arriva fino a “Il deserto dei Tartari”, passando per Molière, Shakespeare, Pirandello, Tolstoj e tanti altri autorevolissimi scrittori ancora. Eppure non siamo di fronte ad una più o meno ragionata guida alla lettura, come potrebbe sembrare a prima vista; semmai, e lo si percepisce procedendo di capitoletto in capitoletto, ci troviamo tra le mani una sorta di ambizioso sussidiario etico, costruito con la tecnica di genere e l’intelligenza di un agile e sapido Bignami per gli adulti che raccorda, come in un collage, una serie di testimonianze utili “per il XXI secolo”. E così, dopo le “Letture di fine secolo” (1994) e il “Breviario di politica mite” (2003), prontuari politico-letterari appositamente congegnati per un commiato consapevole dal secolo dei totalitarismi e dalle follie giustizialiste, Zoller si è cimentato in una nuova ricerca che si snoda abilmente fra quei filoni del pensiero occidentale che costituiscono il patrimonio di ogni biblioteca minima della contemporaneità. Ma l’esito questa volta è diverso.
Egli ci propone un “libro a tesi” con il quale non fa mistero di voler suggerire una quasi lezione etica. Nicola Zoller, da almeno tre decenni conosciuto in Trentino soprattutto per il suo vivace protagonismo politico nelle file del partito socialista di cui è attualmente ancora segretario regionale, da alcuni anni si dedica fruttuosamente alla ricerca letteraria, e non solo.
Iniziò nei primi anni Novanta con la pubblicazione di alcune paginette dal sapore romantico di vecchio e amato ciclostile: erano lavori di ricerca pazientemente e coraggiosamente, e interamente, autoprodotti, mentre ora – dopo “Il breviario di politica mite” del 2003 - ha portato sugli scaffali un libro vero e proprio con il marchio di una casa editrice. Molto più di cento pagine, elegantemente tenute insieme da una copertina chiara con una incisione dai toni pastello raffigurante una delle opere più enigmatiche di Paul Gauguin: “La perdita della verginità”. Una copertina su cui vale la pena spendere alcune parole. La scelta non deve essere casuale. E certo non dettata esclusivamente dalla predilezione estetica per il maestro protofauvista. Lo si capisce sin dalle prime pagine del libro, seguendo lo sguardo disincantato sul mondo con cui l’autore cerca di accostarsi, e di farci accostare, alla realtà. E allora si intuisce anche, prima dello scetticismo disincantato attuale, l’esperienza della frattura. Uno iato esistenziale che ha preceduto eziologicamente l’approdo scettico, come una sorta di esperienziale e personalissima “decollazione dell’ingenuità” che ha formato e sostanziato il disincanto di oggi. E che la scelta dell’opera di Gauguin per la copertina sia pregna di un rilievo simbolico decisivo nell’economia del libro, è confermato anche dall’epilogo con il quale Zoller chiude il suo excursus attraverso la letteratura occidentale. E infatti come non restare incantati almeno per un attimo dinanzi ai grandi occhi dell’animale dallo sguardo mite accovacciato sul seno della giovane sdraiata di Gauguin, che completano e significano “il dolce ossimoro” di Dacia Maraini, con il quale Zoller, nell’ultima pagina, si congeda dal lettore, regalandogli, regalandosi, un viatico per il terzo millennio: “…aspetto un lupo dai grandi occhi di agnello”.
E così, in questa prospettiva ambiziosamente giocata sui tempi lunghi che si muove fra le certezze buie di un Novecento ormai archiviato e i timori e i tremori dinanzi all’enigma del millennio che si è appena aperto, l’autore cerca di dimostrare il suo teorema etico. Un monito a liberarsi dalle pene dell’attualità per guadagnare la libertà di un punto di vista distante, distaccato dalle contingenze che lo, che ci, premono. La distanza, il distacco. La giusta distanza e il saggio distacco dalle cose, bussola per una nuova morale del disincanto e della mitezza cui Zoller ci invita ad aderire rubando le parole, e verrebbe da dire anche l’anima, ai maestri del pensiero occidentale.

Tiziano Bianchi

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PROLOGO

CERCARE E CERCARE, ERRANDO TRA I LIBRI

“Credo che non il cuore, ma la penna moderi i nostri sconforti:
dovunque la penna arriva, si ritira il suicidio. Così, dicesi, il cane
guarisce ogni sua piaga se soltanto la arriva colla lingua”
Tommaso Landolfi, “Viola di morte” in
“Racconti d’autunno”, ADELPHI, Milano, 1995
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“Andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla”
esorta il poeta, svelandoci il segreto della letteratura.
Sì, conoscendo sempre più addentro
- anche con erratiche prove -
il deserto a cui rischia di ridursi la vita,
sentiremo il bisogno di un pensiero che salvi
la ragione, l’amore, la convivenza umana.
Ecco: solo il disincanto
potrà proteggerci dal cinismo;
solo una vita scettica
- dal greco SKEPTOMAI, cercare -
potrà liberarci dall’indifferenza
e dalla morte morale.
Forse così, appena trapassata la fine di un millennio,
meglio sopporteremo l’avvento del prossimo.

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CONGEDO CON OSSIMORO


“Io vivo, dunque io spero… Disperazione, rigorosamente parlando, non si dà, ed è così impossibile a ogni vivente, come l’odio vero di se medesimo”. Anche Giacomo Leopardi, cantore e vittima dell’infelice condizione terrena, con i suoi pensieri morali raccolti nel “Manuale di filosofia pratica”, ci soccorre per affermare che la disperazione, quando sovente infrange il nostro incedere, va tuttavia considerata transitoria. La vita ci trascina verso una nuova speranza, una nuova aspirazione.
E noi che abbiamo provato a scrutare per qualche tratto la miseria delle vicende umane, rileggendo le testimonianze letterarie qui sommariamente commentate, ci congediamo provvisoriamente (giacché da scettici dobbiamo continuare a cercare) affidandoci dubitosi ma volentieri al dolcissimo ossimoro di Dacia Maraini:

“... aspetto un lupo
dai grandi occhi di agnello”.

Cercare, aspettare, sperare, soffrire: vivere e… morire. Già - esclama uno scrittore disincantato come Sebastiano Vassalli - “meno male che alla fine si muore”: anche l’ironia ci aiuta a mascherare i disinganni della vita, come la coscienza della caducità alimenta in noi la volontà di vivere.

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Tipografia EDITRICE TEMI - Trento
temi@temieditrice.it
tel. 0461- 826775

n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338 2422592





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