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Diritto alla dignità
30.11.2009

INFO SOCIALISTA 30 novembre 2009
a cura di n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592

Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno VI
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o Un libro per cominciare: Iona Heath, “Modi di morire” - commento di Nicola Zoller
o LA VOCE DEI GIOVANI - di Lorenzo Passerini e Enrico Franco
o INCENERITORE a Trento:la democrazia non può fuggire dai confronti - di Graziano Agostini

Iniziative socialiste
o NENCINI: PER L'ALLEANZA DEI RIFORMISTI DI SINISTRA E DI CENTRO
o Winter School dei Giovani Socialisti (FGS) a Marina di Massa
o Congresso del PARTITO DEL SOCIALISMO EUROPEO a Praga

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Un libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Iona Heath
o Titolo: “Modi di morire”
o ed. Bollati Boringhieri, 2008

Fine vita - IL DIRITTO DI MORIRE CON DIGNITA' -di Nicola Zoller
giornale l'ADIGE, 20 novembre 2009, p.1/54

Novembre, il mese dei morti, e per i vivi forse il momento più propizio per meditare sulla morte, magari facendosi aiutare da qualche lettura più profonda delle altre, che da tempo ti ripromettevi di fare: l’hai più volte rimandata per poi accingerti infine ad affrontarla con lo spirito giusto. Eccovi il mio resoconto.
La morte può essere posticipata, non prevenuta. Nonostante le pretese della medicina, la morte resta l’inevitabile conclusione della vita e spesso è imprevedibile, arbitraria e ingiusta. Iona Heath, medico inglese, ci dona un piccolo, immenso libro sulla morte, propriamente sui “Modi di morire” (ed. Bollati Boringhieri, 2008). Si finisce – avverte l’autrice - anche per colpevolizzare la vittima casualmente colpita da malattie gravi: eppure non c’è medicina preventiva o comportamento salutista che tengano. Qui il regno della giustizia, l’idea che ognuno di noi abbia quel che si merita è rigorosamente escluso! Ci piace credere che, se ci comportiamo bene, se mangiamo con moderazione i cibi giusti, se facciamo esercizio fisico con regolarità avremo in premio una vita lunga e sana. Le cose non vanno necessariamente così: il cancro è un promemoria sconvolgente dell’ostinato grado di imprevedibilità, incertezza e ingiustizia della condizione umana.
La società occidentale contemporanea nega la morte. Spiega Sven Lindqvist: “La società, la cultura, la civiltà intera sono solo scappatoie, un unico gigantesco autoinganno il cui scopo è farci dimenticare che incessantemente cadiamo attraverso l’aria e ci avviciniamo ogni istante di più alla morte”. Così sulla medicina e sui medici viene addossata la responsabilità di evitare la morte, di prolungare la vita spesso a scapito della sua qualità. Racconta l’autrice: “Una ricerca sull’assistenza a pazienti in stato avanzato di cancro o demenza, moribondi in un ospedale di malati terminali degli Stati Uniti, ha rilevato che per il 24 per cento di entrambi i gruppi si era tentata la rianimazione cardiopolmonare e che il 55 per cento delle persone affette da demenza senile avevano cessato di vivere con i tubi per l’alimentazione forzata ancora inseriti. Il risultato è che oggi negli Stati Uniti è impossibile morire con dignità, a meno di non essere poveri in canna”. E citando B. Keizer: “Uno degli incontri più sciagurati della medicina moderna è quello tra un vecchio fragile, indifeso e ormai prossimo alla morte e un giovane e scattante medico interno agli inizi della carriera”.
Così la longevità piuttosto che essere una benedizione diventa un incubo. “Meno male che alla fine si muore”: qui mi sovviene una considerazione ironica di Sebastiano Vassalli. Precisamente pertinente però: la morte è temuta perché pone fine alle felicità umane, ma pone fine anche alla paure e alle sofferenze. E appunto Primo Levi in “Se questo è un uomo” testimoniava: “La sicurezza della morte impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore”.
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Nel tentativo di negare la morte, si finisce anche per invocare la morte “improvvisa”, uno shock fulmineo, più piacevole per il morituro, più delizioso per il parentado. Eppure così si perde la possibilità di lasciare in ordine le proprie cose, di condividere e rivivere i ricordi, di dire addio, di perdonare e di essere perdonati. Il morire va vissuto – esorta Heath – il morire fa parte della vita, il dolore stesso non è sempre distruttivo. L’ambizione che l’assistenza medica riesca a permettere ai pazienti di morire “senza sintomi” è utopistica e disonesta: oltre a svilire l’antico tentativo umano di affrontare il dolore con forza d’animo e stoicismo, alimenta smodate speranze che finiscono in disillusioni; mentre invece è meglio coltivare piccole speranze genuine, pensando appunto a un miglioramento pur limitato, a godersi una giornata di sole, un compleanno o un contatto affettuoso.
E poi si può trovare una vera consolazione pensando a coloro che hanno già varcato il confine. “Si arriva a un momento nella vita in cui, tra le persone che abbiamo conosciuto, i morti sono più numerosi dei vivi” racconta Italo Calvino ne “Le città invisibili”. Quando si sono perse molte persone care, morire diventa più semplice , così i morti aiutano i vivi a morire: la morte è avvertita come una conquista universale, un test che è impossibile non superare. E i giovani, che conoscono inevitabilmente più vivi che persone morte? Per loro morire è tanto più difficile, e più arbitrario, e più ingiusto!
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Abbiamo detto che l’autrice di questo prezioso breviario sui “modi di morire” è un medico, però un medico speciale: nella parte conclusiva ha l’esperienza per suggerire come accompagnare con umanità i morenti. Occorre in primo luogo “raffreddare la collera” del dolore con le parole, proferendole senza distogliere lo sguardo dal sofferente. Le parole giuste ci riparano dalla troppa gioia e dal troppo dolore. E occorre continuare a parlare anche quando l’infermo è ridotto al silenzio dalla debolezza. Le parole, ma anche la musica può essere di conforto. E poi anche il tatto, la stretta di mano o il tocco di consolazione. E ancora: la pazienza, quella che sanno usare le persone care e conosciute, che riescono ad aspettare senza curarsi del tempo che passa, evitando una morte di fretta, tra sconosciuti, in un luogo impersonale.
Parole, tatto, tempo: un tempo “profondo”, di cui dispongono coloro che sono capaci d’amore e di intuizione davanti alla sofferenza. La professionalizzazione delle cure palliative e la conseguente medicalizzazione della morte affida i morenti a persone non sempre predisposte. I medici hanno bisogno della scienza ma anche della capacità di mantenere un rapporto solidale e continuativo verso l’assistito, di passare da una relazione funzionale e impersonale “Io-Lui” alla pienezza di un rapporto “Io-Tu” che riconosca la soggettività illimitata dell’altro. E quando la morte diventa inevitabile, quando la scienza – che pur ha consentito all’umanità di fare enormi progressi contro la morte – si ferma, il medico deve essere capace di farsi soccorrere dalla poesia:
“La lunga infermità della mia salute e della mia vita sta per guarire,
e il nulla sta per offrirmi tutto” (Shakesperare, “Timone d’Atene”).

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LA VOCE DEI GIOVANI
di Lorenzo Passerini - Corriere del Trentino - pag.8 del28/10/10

Commentando l'indagine sul Trentino del 2050 condotta dal Servizio statistica della Provincia il prof. Gianfranco Cerea, docente di Economia a Trento, si è cosi espresso: «L'attuale sistema privilegia gli ultrasessantenni, gravando sui giovani. Questi ultimi devono prendere coscienza del problema e far sentire la loro voce».
Condivido l'osservazione di Cerea. L'Italia infatti non è un Paese per giovani: li carica di un enorme debito pubblico e pensionistico e li priva di prospettive per il futuro relegandoli ai margini del mercato del lavoro; la politica abitativa privilegia le posizioni acquisite impedendo ai giovani di accedere all'edilizia pubblica; la spesa per la protezione sociale è ripartita in modo del tutto svantaggioso per le nuove generazioni di lavoratori, garantendo prevalentemente il sistema pensionistico. Infatti in Italia rappresenta il 26,4% sul Pil di cui il 15,5% per i trattamenti pensionistici; in Danimarca è del 30,1% complessivamente e l'11% per le pensioni; in Svezia rispettivamente del 32% e 11,5%; in Olanda 28,2% e 11,1%; in Germania del 29,4% e 12,4%; in Francia 31,5% e 13%; nel Regno Unito del 26,8% e 11,8%. In Italia quindi la spesa sociale è largamente inferiore alla media europea e più della metà di questa è assorbita dal sistema pensionistico.
Scrive Giorgio Santini, dirigente Cisl, su «Conquiste del Lavoro» del 20 giugno: «Risultano particolarmente colpiti dalla crisi produttiva i lavoratori a termine (…) si evidenzia la debolezza dei giovani e dei lavoratori precari di fronte alle turbolenze del mercato del lavoro».
Scevri da facili demagogie alla Tremonti - un Ministro alla ricerca di slogan e soluzioni intriganti per il pubblico che all'ora dei tg lo segue da casa - i giovani devono diventare motore del cambiamento e l'inevitabile flessibilità di cui necessita una moderna economia della conoscenza non deve essere scaricata interamente sui nuovi entranti e non può essere disgiunta dalla sicurezza sociale. Un importante obiettivo da conseguire è quello di superare le forti disparità che dividono i lavoratori «tipici» dagli «atipici». Secondo Pierre Carniti, segretario generale della CISL dei primi anni '80, si devono uniformare le aliquote contributive, i trattamenti salariali e le normative per la risoluzione del rapporto di lavoro.
Tito Boeri ha proposto alcune soluzioni in «Un nuovo contratto per tutti» e in «Contro i giovani - come l'Italia sta tradendo le nuove generazioni», nel quale scrive: «Tutti devono poter entrare con le stesse regole, permettendo ai loro datori di lavoro, privati e pubblici, di valutare il loro rendimento nei primi tre anni, con tutele contro il rischio di licenziamento crescenti nel tempo».
Penso sia necessario per i giovani fare sistema e «lobby generazionale» per poter aumentare la propria presenza nelle istituzioni e nei luoghi decisionali.

Risposta del direttore Corriere del Trentino dott. Enrico Franco

Caro Passerini,
rispondendo a un'altra lettera sul tema, domenica ho rilevato come la nostra sia una società miope perché penalizza i giovani, quindi il proprio futuro. La responsabilità di tale situazione, ovviamente, ricade in primo luogo sull'establishment. Ossia sugli adulti e gli anziani. Tuttavia lei ha ragione: se i giovani partecipassero di più alla vita pubblica, forse qualche piccolo risultato potrebbero ottenerlo. Alle recenti primarie del Pd, ad esempio, in tutta Italia l'età media dei votanti è stata elevata: perché i giovani non si sono visti ai seggi? Per sfiducia? Legittimo, ma la politica non si cambia chattando e bloggando in internet (strumento certo prezioso e capace in qualche modo di produrre dei condizionamenti anche nel Palazzo): bisogna sporcarsi le mani, combattere, raccogliere consenso e tradurlo in rappresentanza in tutte le sedi decisionali. È vero, si sente proprio l'assenza di una lobby generazionale giovanile che contrasti le altri lobby generazionale assai attive.

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Inceneritore a Trento: la democrazia non può fuggire dai confronti!

Sulla realizzazione dell'inceneritore a Ischia Podetti si sono sentite un'infinità di voci legittimamente preoccupate per la tutela della salute pubblica, ma non si sente la voce importante del Partito Democratico e dei suoi esponenti (tranne qualche rarissima eccezzione), perché? Eppure le voci riferiscono che almeno la metà degli esponenti di quel partito sono contrari alla realizzazione dell'opera o chiedono di valutare, prima della decisione finale, anche soluzioni alternative. Perché allora si tace? Parlare, dire cosa si pensa davvero infastidisce Pacher e Andreatta? I quali spingono invece per la realizzazione, sostenendo che l'impianto è praticamente innocuo; quando invece dallo studio di fattibilità presentato non risulta essere esattamente così?
Ai vari Comitati e Associazioni ambientaliste, da sempre contrari alla costruzione dell'inceneritore, si sono uniti nella contrarietà o nella richiesta di valutazioni che mettessero a confronto altre soluzioni alternative, tutti i partiti di centro-destra, alcuni di centro-sinistra (i più piccoli), alcuni Comuni direttamente interessati, gli agricoltori, le A.C.L.I. Trentine che hanno manifestato le loro preoccupazioni e alcune Circoscrizioni del Comune di Trento – da notare che altre mozioni contro l'inceneritore presentate e discusse sui vari livelli amministrativi, non sono state approvate per l'effetto dei voti di astensione e non per l'espressione di voti contrari (che sono stati pochissimi), il che la dice lunga sul fatto che i politici locali si siano fatti convincere dell'innocuità dell'impianto di incenerimento e che siano convinti che incenerire sia la soluzione migliore. Dalla Circoscrizione del Bondone, zona interessata all'inceneritore, è partito un messaggio di vera democrazia poi seguito da molti altri, ma non raccolto – guarda caso – proprio dagli amministratori del Partito Democratico. In quel messaggio si dice, in sintesi : tutti vogliamo che la salute dei cittadini venga garantita, anche attraverso la qualità dei prodotti agroalimentari coltivati in loco; tutti siamo consapevoli che si debba risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti al più presto mandandone in discarica la minor quantità possibile (anche con l'inceneritore 25/30 mila tonnellate annue finirebbero in discarica); tutti sappiamo che l'iter per la realizzazione dell'inceneritore è stato lungo ed è giunto a conclusione, ma tutti vorremmo che quella nuova tecnologia che si basa sul recupero e sul riutilizzo dei materiali, che ha fatto enormi progressi negli ultimi anni e che garantirebbe maggiormente la salute pubblica, venisse messa alla prova consentendone la partecipazione alla gara per l'assegnazione dell'appalto. Il messaggio è chiaro: se dalla gara emergerà che solo la realizzazione di un inceneritore potrà risolvere il nostro problema, noi accetteremo, nostro malgrado, il verdetto. Questa ci sembrava e ci sembra una proposta democratica che non dovrebbe essere rigettata da chi vuole affermare la democrazia. Abbiamo chiesto di dare informazione alla gente ed eravamo disposti ad organizzare delle serate dove si potessero mettere a confronto gli aspetti tecnici/sanitari delle varie soluzioni. Ci è stata negata anche questa possibilità! Noi eravamo abituati a contestare il Presidente Berlusconi, quando negava i confronti elettorali agli avversari, mai avremmo pensato di essere costretti a contestare, per lo stesso motivo (negare i confronti democratici), chi era con noi nella stessa contestazione!!! Il 3 novembre scorso abbiamo partecipato all'incontro organizzato dal P.D. di Mezzocorona (Pacher e Nardelli erano presenti per tranquillizzare i cittadini) e in sala vi erano circa 150 persone, ma nessuno – tranne Pacher e Nardelli - ha speso una parola a favore dell'inceneritore! Il 6 novembre scorso abbiamo partecipato anche alla serata informativa organizzata dai Comuni della Rotaliana (venivano esposti i rischi per la salute pubblica e le soluzioni alternative all'inceneritore). Circa 1500 persone presenti al Palarotari in quell'occasione tutte d'accordo – nessuno ha speso una parola a favore dell'inceneritore (al riguardo vi è da dire però che Dellai. Pacher e Andreatta erano stati invitati, ma risultavano assenti) - con i relatori sul fatto che l'inceneritore non può essere considerato innocuo per la salute dei cittadini e tutte hanno preso coscienza che le alternative all'inceneritore esistano. Non siamo fuori tempo massimo, anzi, non avremmo dovuto nemmeno trovarci in questa situazione assurda se tutte le forze politiche avessero fatto del referendum del 2003 un un atto di vera democrazia partecipata; la democrazia ha delle regole e dei tempi da rispettare... Si faccia un bel gesto democratico, si accetti la sfida del confronto tra le diverse tecnologie ammettendo alla gara anche quelle prive di combustione. Il responso potrà essere diverso da ciò che abbiamo sempre sostenuto, ma sarà un responso figlio della democrazia.

Graziano Agostini, Consigliere della Circoscrizione del Bondone (Trento)

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iniziative socialiste

NENCINI: L' ALLEANZA DEI RIFORMISTI DI SINISTRA E DI CENTRO E' LA SCELTA STRATEGICA PER IL FUTURO

“Per le prossime elezioni regionali, l’alleanza di tutti i riformisti è una scelta strategica che varrà anche per il futuro”.
Lo afferma il segretario del Psi, Riccardo Nencini.
“Solo un progetto per un nuovo centrosinistra – continua il leader socialista - che sia finalmente in grado di offrire al Paese una prospettiva di vere riforme e di rilancio economico, può convincere una quota rilevante dell’elettorato a votare per i nostri candidati, preparando l’alternativa al centrodestra. Per questo però, e a iniziare dalle regioni meridionali, - conclude Nencini - bisogna avviare al più presto un tavolo di confronto di tutte le forze riformiste,di sinistra e di centro, che serva a scegliere i candidati vincenti”.

-Winter School dei Giovani Socialisti (FGS)

La prima edizione della Winter School organizzata dalla Federazione dei Giovani Socialisti (FGS) si terrà nei giorni 4-5-6 dicembre 2009 a Marina di Massa (MS) e saranno tre giorni di intenso dibattito politico, ma anche di divertimento, come nella buona tradizione socialista, in un programma ricco di eventi e di ospiti, che verrà pubblicato on line non appena sara’ definitivo.
La manifestazione si svolgerà all’ interno della struttura Ostello Internazionale Turimar in Via Bondano a Mare 4 – Marina di Massa (MS), facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e a 10 minuti dal centro della città. Nella stessa struttura è previsto il pernottamento.

-Congresso del PARTITO DEL SOCIALISMO EUROPEO (Pse)
PES Congress, Prague, 7-8 December 2009

The PES Congress is a major gathering of European socialist, social-democrats and labour members. It meets twice every five years and brings together over 330 delegates from the PES member parties and numerous guests and PES activists. The responsibilities of the Congress include: deciding on the political orientation of the PES, electing the President and adopting changes to the statutes and to the membership status of parties.
In 2009 the Congress takes place in Prague, Czech Republic on 7-8 December and it will be the starting point of a broad debate on the European Left for the XXI century.
Following the success of the PES Councils in 2008 and 2007 and PES Congress in 2006, where PES activists were a lively presence that marked a new way of integrating grassroots into European politics, activists are invited to attend this important socialist gathering.

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