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INFO SOCIALISTA 15 Ottobre 2009 a cura di n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592 - Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it Quindicinale - Anno VI ________________________________________ o Un libro per cominciare: Stefano Livadiotti,“Magistrati - L’ultracasta” o STRAPPO DI VIOLANTE: PM MORALISTI o IL PSI: costruiamo un nuovo centro sinistra o PER L'INFORMAZIONE LIBERA E DEMOCRATICA o SOCIALISTI DI MINORANZA @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Un libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges) o Autore: Stefano Livadiotti o Titolo: “Magistrati - L’ultracasta” o Bompiani, 2009 Giustizia - L’ULTRACASTA DELLE TOGHE da il Trentino 11/10/09, pag.1 prosegue a pag.9 Al termine di una delle tante presentazioni del libro “Magistrati - L’ultracasta”, a Cortina, una signora mi ha letteralmente bloccato. Voleva raccontarmi il suo caso: convocata per una testimonianza in un tribunale a molte centinaia di chilometri dalla sua città, si era regolarmente presentata per sentirsi annunciare che Vostro onore era stato trattenuto al circolo per un torneo di tennis e che quindi poteva pure tornarsene a casa ad attendere un nuovo invito a comparire. Testuale. Ecco. Saranno state le provocazioni del ministro Brunetta, che ha proposto di mettere i tornelli all’ingresso dei palazzi di giustizia, ma la domanda che mi hanno rivolto più spesso su e giù per l’Italia è proprio questa: quanto lavorano i nostri magistrati? Ho risposto citando dati ufficialissimi, tratti da un documento del Csm, l’organo di governo autonomo della magistratura: dice che da una toga ci si possono attendere sei ore di impegno quotidiano per 260 giorni all’anno (perché ne ha 51 di ferie pagate). Il totale fa 1.260, contro una media di 1.800 ore dei dipendenti pubblici o privati. Un attimo di incredulità ha sempre preceduto la domanda successiva, e logicamente conseguente: ma quanto guadagnano? Su questo punto non sono mai riuscito a cavarmela senza qualche difficoltà. Non è semplice spiegare a un impiegato, a un operaio o a un professionista i meccanismi - senza eguali nel mondo - in base ai quali chi indossa per la prima volta la toga sa che dopo esattamente 28 anni sarà arrivato all’apice della carriera, avrà conquistato lo status di magistrato di Cassazione, il titolo di Sua Eccellenza e uno stipendio pari a 4,7 volte quello di un italiano medio. Tutto questo anche se Vostro onore non brilla per capacità professionali ed è rimasto tutta la vita in un piccolo tribunale di provincia, alle prese con liti di condominio e incidenti d’auto. Così come non è facile spiegare a un precario che un magistrato può decidere di tentare la fortuna cimentandosi in una carriera parallela, per esempio quella politica, con la certezza che se va male c’è un ufficio sempre pronto a riaccoglierlo a braccia aperte. Davanti ai dati sulla malagiustizia (nel civile, dicono le classifiche internazionali, stiamo peggio del Gabon) gli italiani non si stupiscono e, purtroppo, non si indignano più di tanto, sono assuefatti. Sanno bene quanti siano i giudici che faticano ogni giorno, non sottovalutano i meriti storici della magistratura, né hanno dimenticato i magistrati che hanno pagato il loro impegno con la vita, ma ormai meno di un italiano su tre si fida della categoria. E ciò che più risulta insopportabilmente ingiusto agli italiani è l’impunità di fatto di quei signori che vedono tutte le sere in qualche salotto televisivo con il ditino alzato. Un salvacondotto che scatta anche nei casi più eclatanti. Il libro si apre con la storia di un giudice pedofilo, sorpreso con un minorenne nella toilette di un cinema di periferia e assolto dai suoi colleghi giudici con l’incredibile motivazione che tre anni prima del fattaccio l’imputato aveva battuto la testa: una sentenza che, a causa di complessi quanto perversi meccanismi, è costata allo Stato, e dunque ai contribuenti, ben 70 miliardi di lire degli anni Novanta. Qualche giorno fa, al termine della presentazione del libro alla Festa democratica di Genova, mi ha fermato un ragazzo: ma è proprio tutta vera, mi ha chiesto, la storia del pedofilo? Gli ho risposto che io stesso, quando ne avevo sentito parlare la prima volta, avevo pensato a un’invenzione. Poi ho visto le carte. Stefano Livadiotti Giornalista dell’“Espresso”, autore del libro “Magistrati - L’ultracasta”, Bompiani @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Strappo di Violante: pm moralisti La «legalità violata» - L' accusa: spesso gli inquirenti cercano reati, anziché prove di reati di cui hanno avuto notizia dal Corriere della Sera 2 ottobre 2009, p.13 ROMA - Quasi a prevenire l' accusa di aver voltato gabbana, o la domanda «da che pulpito?», a metà del suo libro intitolato Magistrati (pubblicato da Einaudi e in uscita oggi) Luciano Violante cita se stesso, tornando al 1993. «Nessuna società ha tollerato troppo a lungo un "governo dei giudici" - scriveva su l' Unità nell' agosto di quell' anno -... Prima o dopo arriva una politica regolatrice che ridefinisce i rapporti tra i poteri dello Stato e le relazioni tra magistratura e cittadini... Tra i problemi che si pongono oggi, alla chiusura di un ciclo storico e all' apertura di una nuova fase, c' è il ruolo che dovrà avere la magistratura nel nuovo sistema politico». L' Italia affrontava allora la bufera di Mani Pulite e delle stragi mafiose, Violante guidava la commissione parlamentare antimafia e veniva indicato come il capo del «partito delle toghe». Uno che tirava le fila del presunto complotto politico-mediatico-giudiziario contro la classe dirigente dell' epoca, per dirla tutta. Invece, ricorda l' ex deputato del Pci e dei Ds, fin da quei giorni lui metteva in guardia dall' invasione dei giudici nel campo della politica. E dai conseguenti conflitti tuttora irrisolti. Per colpa dei partiti vecchi e nuovi, ma non solo. Pure le toghe hanno avuto e hanno le loro responsabilità, denuncia Violante al termine della sua rilettura dei fatti dell' ultimo quindicennio destinata a far discutere politici e magistrati. Perché si sono lasciate attrarre dalle «luci abbaglianti del moralismo giuridico», e si sono abbandonate (almeno una «parte rilevante» di esse) a un malinteso controllo di legalità. Considerato non tanto «ricostruzione della legalità violata», bensì «verifica che la legalità non sia stata per caso violata»: pubblici ministeri alla ricerca del reato anziché della prova di un reato di cui hanno avuto notizia, come invece dovrebbe essere. E non si può continuare a nascondersi dietro «l' ipocrisia costituzionale» dell' azione penale obbligatoria, che nella realtà è affidata alla discrezionalità del singolo pm; una stortura per la quale l' ex magistrato ed ex parlamentare suggerisce un' articolata ipotesi di soluzione. A questa situazione, scaturita da tutto quanto seguì alla scoperta di Tangentopoli, Berlusconi e la destra che di quella «rivoluzione» sono i principali beneficiari (il Cavaliere vinse le elezioni appena «sceso in campo» nel ' 94, e poi altre due volte fino al 2008) hanno reagito e continuano a reagire in maniera scomposta e sbagliata. Per proteggere il premier dai suoi guai giudiziari attraverso le varie leggi ad personam e contra personam, certo. Ma c' era e c' è dell' altro, che fa scattare l' autocritica di Violante: «La sinistra, e con essa chi scrive, si è fermata alla superficie. Non si è chiesta se, alla base di quelle scelte che giudicava disdicevoli e contrarie ai valori costituzionali, non stesse una ragione diversa dal tornaconto personale e più profonda». Esiste un' esigenza di riforme non colta dalla sinistra, che è rimasta a guardare denunciando «la calata di nuovi Unni» senza chiedersi se quegli Unni, sebbene «un po' barbari», non fossero «anche un po' riformatori». S' invoca di continuo la Costituzione calpestata, avverte Violante, ma «i grandi valori costituzionali non si difendono impugnandoli come reliquie di santi in processione», bensì «vivificando la loro stessa ragion d' essere nella società contemporanea». L' unico tentativo di adeguare le regole ai cambiamenti lo fec e nel ' 98 la commissione bicamerale guidata da D' Alema, che tentò di sciogliere anche i nodi del conflitto tra politica e giustizia, ma Berlusconi la fece saltare. Dieci anni dopo, l' opposizione di oggi continua ad affrontare «in modo del tutto inadeguato» quel conflitto che si perpetua. E l' Associazione nazionale magistrati ha le sue responsabilità per essersi limitata al ruolo di «vociante controparte del mondo politico», senza assumersi l' onere di favorire «una nuova legittimazione» all' indipendenza dei giudici per riguadagnare il rispetto perduto «della società e della politica». A conclusione della sua analisi Violante indica alcune proposte di riforma e invita i magistrati a «rispettare l' autonomia della politica e dell' amministrazione senza cedere alla tentazione di costituirsi come guardiano-protettore della comunità nazionale». È ciò che secondo l' ex presidente della Camera è accaduto in passato, e di cui ricorda di aver segnalato il pericolo nell' ormai lontano 1993. Ma forse, allora, nemmeno lui pensava che quindici anni più tardi avrebbe affrontato le questioni intraviste all' epoca in termini così perentori. Giovanni Bianconi @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ Il PSI: costruiamo un nuovo centro sinistra Dopo 15 anni, il partito dei socialisti riprende la sua denominazione: Partito Socialista Italiano. La decisione assunta ieri dalla Direzione nazionale non deve essere intesa come un ripiegamento in un'autoreferenzialità sterile, o in una sorta di "ricerca del tempo perduto”. Piuttosto il Partito Socialista Italiano, con il suo portato di storia e di valori costituisce un patrimonio necessario, indissolubilmente legato all'Italia, a quell'Italia laica, democratica e antifascista, di cui festeggeremo il 150° anniversario dell'unità, che ha avuto e avrà nei socialisti un sicuro punto di riferimento. Il partito sta rilanciando la rivista Mondoperaio, storica fucina di idee innovative per la sinistra riformista; inoltre si sta promuovendo la campagna di adesione 2009, che è in pieno svolgimento (si veda il sito www.partitosocialista.it), nonché il rafforzamento delle strutture e della rete territoriale degli amministratori. Tra dicembre e gennaio sarà inoltre attuato un quadro di iniziative aperte in ricordo di Pietro Nenni e Bettino Craxi orientate alla costruzione di un nuovo centro sinistra in Italia. In questa cornice prosegue il nostro impegno all'interno di Sinistra e Libertà, che dovrà caratterizzarsi come forza innovativa della sinistra riformista e garantista, superando tendenze massimalistiche e giustizialiste estranee ad una moderna sinistra europea. Nei prossimi mesi -giovandoci del rapporto di collaborazione con singoli parlamentari vicini ai socialisti- verranno presentati disegni di legge legati alle campagne pubbliche (Statuto dei lavori, diritti civili, politiche per le famiglie) del Partito Socialista Italiano e di Sinistra e Libertà. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ "Sono 4 le distinte ragioni che giustificano - al fine di un ideale benessere dell'umanità - la libertà di opinione e la libertà di espressione. In primo luogo, un'espressione NEGATA potrebbe essere vera. Poi, anche se fosse errata potrebbe contenere una parte di verità, che emergerebbe solamente dal confronto fra le opinioni. Terzo, anche se l'opinione prevalentemente accettata e divulgata costituisse l'intera verità, se non si permette che venga vigorosamente contestata sarà accettata come pregiudizio e con scarsa comprensione. Infine, se diverrà dogma sarà accettata come pregiudizio e scarsa comprensione" -sintesi tratta da JOHN STUART MILL, "SAGGIO SULLA LIBERTA'" PER L'INFORMAZIONE LIBERA E DEMOCRATICA Occorre che il nostro intero sistema dell'informazione esca da una condizione di grave inadeguatezza. A mettere in pericolo la democrazia non è solo il comportamento di Berlusconi ma anche della Rai e di gran parte dell’editoria, a cominciare dai gruppi che controllano quasi tutta la stampa periodica e quotidiana, che continuano a ignorare la voce di quattro milioni di italiani, quanti sono quelli che alle ultime elezioni hanno votato per i partiti che non hanno superato la soglia di sbarramento alle Camere. La democrazia non si esaurisce nelle rappresentanze parlamentari e se Berlusconi agisce come un autocrate, la Rai e molti altri editori si comportano allo stesso modo esercitando una censura inaccettabile. In questo paese la libertà e la completezza dell'informazione sono costantemente messe in pericolo se non eluse certo da chi ha monopolizzato con una inaudita concentrazione di proprietà il sistema televisivo, ma anche da quanti impediscono e negano il libero ed equo accesso ai mezzi di informazione pubblici e privati, siano tv o giornali, che, al contrario, dovrebbero essere i presìdi dell'informazione democratica. Auspichiamo che, a partire dalla manifestazione del 3 ottobre a Roma venga posto anche il tema dell'accesso ai mezzi di informazione per tutti, così come previsto dell'art.21 della Costituzione. Negare o comprimere gravemente la possibilità di esprimersi ai rappresentanti di 4 milioni di italiani è anche questo un attentato alla Costituzione repubblicana. Nicola Zoller - segretario regionale dl Partito Socialista @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ SOCIALISTI DI MINORANZA Settimanale ‘Vita Trentina’ – 11 ottobre 2009, p.35 Commentando una lettera di Nicola Zoller sul “futuro del socialismo europeo”, il direttore del ‘Corriere del Trentino’ Enrico Franco ha invitato i socialisti “a coltivare uno spietato spirito autocritico per rimediare ai troppi errori che rischiano di portare inesorabilmente al capolinea il movimento socialista”. Se il dr. Franco si riferisce ai socialisti trentini e italiani si potrebbe dire che la “fine politica” dell’organizzazione socialista è già stata scritta da tempo – con conseguenze “non particolarmente felici” per il nostro Paese - per via giudiziaria. Nonostante ciò, c’è ancora chi non crede alla “fine ideale” del socialismo democratico. E non è solo il caso di Nicola Zoller , ma di tanti altri che come lui non fanno una politica “politicante” a tempo pieno, ma occupandosi del proprio lavoro in aziende private o nelle professioni dedicano poi il proprio tempo libero alla passione politica fuori da tanti compromessi. Per questo c’è tanta coerenza e idealismo – come giustamente rileva il dr. Franco – in queste persone, che risultano essere più intellettuali che “politici”, meno disponibili e – probabilmente anche meno abili – nella gestione interessata del potere: molti di loro infatti hanno scelto consapevolmente di essere “di minoranza” , per una sorta di obbligo morale di fronte alla politica ufficiale corrente. Queste persone risulteranno pure dei politicanti “perdenti”, ma mai dei “falliti” sul piano umano. Meriterebbero più fiducia - anche elettorale - da parte di tutti. Lorenzo Passerini @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ torna in alto |