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Magris beffardo sul dialetto

INFO SOCIALISTA 15 settembre 2009
a cura di n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592 -

Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno VI
o Un libro per cominciare: Kobayashi Takiji,"Il peschereccio di Granchi" (commento di Matteo Salvetti)

o LETTERA APERTA ALLA RESPONSABILE DELL' ISTRUZIONE - di Claudio Magris

o I SOCIALISTI TRA ELABORAZIONE AUTONOMA E PROGETTO DI SINISTRA E LIBERTA’- di Roberto Biscardini

o TESSERAMENTO 2009


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Un libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Kobayashi Takiji
o Titolo: "Il peschereccio di Granchi"
o Tirrenia Stampatori, 2006


La storia sarebbe potuta andare diversamente. Kobayashi Takiji, dopo aver ultimato gli studi alla Scuola Media commerciale di Otaru, piccolo porto del nord del Giappone, sembrava infatti ormai avviato ad una tranquilla e agiata vita da piccolo impiegato di banca: un successo, considerando le vicende della sua famiglia d'origine, costretta ad emigrare per cercare aiuto da familiari più fortunati, dopo aver perso tutto sulla scia dei cambiamenti sociali ed economici prodotti dalla Restaurazione Meiji del 1907.
Il giovane Takiji tuttavia non aveva ancora trovato la propria strada. Imbevuto degli ideali progressisti e socialisti appresi sui banchi di scuola, divenne ben presto un attento osservatore della realtà del suo Paese e, appassionato di letteratura russa e dei romanzi sulle vicende del proletariato giapponese, si convinse ben presto che quella della scrittura sarebbe stata l'attività della sua vita.
Non sfuggì quindi alla sua attenzione la tragica situazione dei contadini del l'Hokkaido, spesso provenienti da altre e più fertili regioni giapponesi e lusingati dal governo tramite una politica di incentivi ad abbandonarle, per colonizzare terre inospitali, del tutto inadatte all'agricoltura. Queste persone formavano la underclass dell'Hokkaido, composta da lavoratori costretti a vivere ai margini delle città portuali, impiegati e sfruttati nella pesca stagionale, nelle cave di carbone e nei lavori ferroviari: gli uomini in buona sostanza che pagarono spesso con la vita la nascita del Giappone moderno.
Di idee socialiste, influenzato dagli avvenimenti della vicina Unione sovietica, Kobayashi Takiji scrisse “Il peschereccio di granchi” al ritmo di tre, quattro pagine al giorno durante il normale orario di lavoro in banca. Fu questo il romanzo che contribuì alla sua consacrazione e che, allo stesso tempo, ne fece presagire l'imminente fine per mano violenta. Tra le sue pagine maledette viene narrata senza giri di parole la dura esistenza quotidiana di un equipaggio a bordo del peschereccio “Hakko Maru”, dedito alla pesca dei granchi nelle fredde acque territoriali giapponesi, al confine della Kamchatka. Sembra la descrizione di una discesa agli inferi, tra lavoratori costretti a vivere in condizioni igieniche disastrose, afflitti da malnutrizione e da ogni sorta di parassita, costretti a loro insaputa ad affrontare tempeste e il rischio concreto di venire affondati dalla marina militare russa per la continua violazione dei confini territoriali. Un incubo che culmina con la morte di un giovane ventisettenne, ridotto in fin di vita dalla dissenteria e dalle percosse subite. Sarà questo l'episodio che scatenerà la rivolta sulla nave e porterà ad una prima effimera vittoria “sindacale” dell'equipaggio.
Il 20 febbraio 1933 Kobayashi Takiji venne arrestato subit o dopo le 12 pomeridiane e condotto a Tokio da squadre della polizia speciale per un interrogatorio. Venne invece torturato a morte, nonostante le autorità ufficialmente avessero individuato la causa del decesso in un attacco al cuore, assai improbabile considerata la giovane età dello scrittore, all'epoca appena ventinovenne.
In un Giappone autoritario che si avviava a grandi passi verso la disastrosa avventura coloniale asiatica in un trionfo irrazionale di orgoglio nazionalista e che di lì a poco avrebbe stretto alleanza con l'Italia fascista e la Germania nazista in un folle sogno di supremazia mondiale, non venne accettata in particolare l'ultima pagina de “Il peschereccio di granchi”, con la descrizione dei lavoratori del peschereccio intenti a mettere della ghiaia nelle scatolette di polpa di granchio annualmente destinate all'Imperatore, vero e proprio “dio sole” del Giappone imperiale.
Non bastarono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki a fare luce sulla morte di Kobayashi: solo dopo la fine della Seconda Guerra mondiale la memoria di questo autore poté essere essere onorata pubblicamente con l'istituzione il 20 febbraio di uno speciale giorno della cultura a lui dedicato.

Matteo Salvetti

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Con l'inizio dell'anno scolastico, vogliamo segnalare la lettera beffarda di Claudio Magris sull'ipotizzato insegnamento del dialetto, apparsa sul Corriere della Sera lo scorso 7 agosto 2009

LETTERA APERTA ALLA RESPONSABILE DELL' ISTRUZIONE
Dante e Verga? Non li voglio. Mi son de Trieste
Promuovere una cultura capace di creare identità locale. Galileo si studia solo in Toscana, vietato in Sicilia. Michelangelo? Cosa c' entriamo noi di Trieste con lui? Ministro, cambiamo i programmi: El moroso de la nona al posto di Dante

di CLAUDIO MAGRIS

Signor ministro, mi permetto di scriverLe per suggerirLe l' opportunità di ispirare pure la politica del Ministero da Lei diretto, ovvero l' Istruzione - ad ogni livello, dalla scuola elementare all' università - e la cultura del nostro Paese, ai criteri che ispirano la proposta della Lega di rivedere l' art. 12 della Costituzione, ridimensionando il Tricolore quale simbolo dell' unità del Paese, affiancandogli bandiere e inni regionali. Programma peraltro moderato, visto che già l' unità regionale assomiglia troppo a quella dell' Italia che si vuole disgregare. Ci sono le province, i comuni, le città, con i loro gonfaloni e le loro incontaminate identità; ci sono anche i rioni, con le loro osterie e le loro canzonacce, scurrili ma espressione di un' identità ancor più compatta e pura. Penso ad esempio che a Trieste l' Inno di Mameli dovrebbe venir sostituito, anche e soprattutto in occasione di visite ufficiali (ad esempio del presidente del Consiglio o del ministro per la Semplificazione) dall' Inno «No go le ciave del portòn», triestino doc. Ma bandiere e inni sono soltanto simboli, sia pur importanti, validi solo se esprimono un' autentica realtà culturale del Paese. È dunque opportuno che il Ministero da Lei diretto si adoperi per promuovere un' istruzione e una cultura capaci di creare una vera, compatta, pura, identit&agrav e; locale. La letteratura dovrebbe ad esempio essere insegnata soltanto su base regionale: nel Veneto, Dante, Leopardi, Manzoni, Svevo, Verga devono essere assolutamente sostituiti dalla conoscenza approfondita del Moroso de la nona di Giacinto Gallina e questo vale per ogni regione, provincia, comune, frazione e rione. Anche la scienza deve essere insegnata secondo questo criterio; l' opera di Galileo, doverosamente obbligatoria nei programmi in vigore in Toscana, deve essere esclusa da quelli vigenti in Lombardia e in Sicilia. Tutt' al più la sua fisica potrebbe costituire materia di studio anche in altre regioni, ma debitamente tradotta; ad esempio, a Udine, nel friulano dei miei avi. Le ronde, costituite notoriamente da profondi studiosi di storia locale, potrebbero essere adibite al controllo e alla requisizione dei libri indebitamente presenti in una provincia, ad esempio eventuali esemplari del Cantico delle creature di San Francesco illecitamente infiltrati in una biblioteca scolastica di Alessandria o di Caserta. Per quel che riguarda la Storia dell' Arte, che Michelangelo e Leonardo se lo tengano i maledetti toscani, noi di Trieste cosa c' entriamo con il Giudizio Universale? E per la musica, massimo rispetto per Verdi, Mozart o Wagner, che come gli immigrati vanno bene a casa loro, ma noi ci riconosciamo di più nella Mula de Parenzo, che «ga messo su botega / de tuto la vendeva / fora che bacalà». Come ho già detto, non solo l' Italia, ma già la regione, la provincia e il comune rappresentano una unità coatta e prevaricatrice, un brutto retaggio dei giacobini e di quei mazziniani, garibaldini e liberali che hanno fatto l' Italia. Bisogna rivalutare il rione, cellula dell' identità. Io, per esempio, sono cresciuto nel rione triestino di Via del Ronco e nel quartiere che lo comprende; perché dovrei leggere Saba, che andava invece sempre in Viale XX Settembre o in Via San Nicolò e oltretutto scriveva in italiano? Neanche Giotti e Marin vanno bene, perché è vero che scrivono in dialetto, ma pretendono di parlare a tutti; cantano l' amore, la fraternità, la luce della sera, l' ombra della morte e non «quel buso in mia contrada»; si rivolgono a tutti - non solo agli italiani, che sarebbe già troppo, ma a tutti. Insomma, sono rinnegati. Ma non occorre che indichi a Lei, Signor Ministro, esempi concreti di come meglio distruggere quello che resta dell' unità d' Italia. Finora abbiamo creduto che il senso profondo di quell' unità non fosse in alcuna contraddizione con l' amore altrettanto profondo che ognuno di noi porta alla propria città, al proprio dialetto, parlato ogni giorno ma spontaneamente e senza alcuna posa ideologica che lo falsifica. Proprio chi è profondamente legato alla propria terra natale, alla propria casa, a quel paesaggio in cui da bambino ha scoperto il mondo, si sente profondamente offeso da queste falsificazioni ideologiche che mutilano non solo e non tanto l' Italia, quanto soprattutto i suoi innumerevoli, diversi e incantevoli volti che concorrono a formare la sua realtà. Ci riconoscevamo in quella frase di Dante in cui egli dice che, a furia di bere l' acqua dell' Arno, aveva imparato ad amare fortemente Firenze, aggiungendo però che la nostra patria è il mondo come per i pesci il mare. Sbagliava? Oggi certo sembrano più attuali altri suoi versi: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!». Con osservanza


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I SOCIALISTI TRA ELABORAZIONE AUTONOMA E PROGETTO DI SINI STRA E LIBERTA’

Roberto Biscardini *

Sui rapporti tra Partito Socialista e Sinistra e Libertà. Premesso che la politica è l’arte del possibile e non dell’impossibile, in gioco ci sono due questioni assolutamente importanti e irrinunciabili.
La prima è semplice: il Partito Socialista c’è, ha le sue regole interne, la sua vita interna ed esterna, é l’espressione di un’autonoma iniziativa politica, è parte di un’identità, che non è nostalgia, ma forza attuale anche per il futuro. Il Partito Socialista, che non ha nessuna intenzione di sciogliersi, è consapevole al pari delle altre forze che hanno dato vita a Sinistra e Libertà, pur provenendo da storie ed esperienze diverse, che questo paese è in profonda crisi, economica, sociale, ma anche politica e istituzionale. E’ di fatto alla fine di un ciclo politico, il ciclo della Seconda Repubblica, che coinvolge (e non salva) la sinistra, anch’essa alla fine di una sua storia. Quella drammatica. Del suo impoverimento, del suo fallimento dall’inizio degli anni ’90 ad oggi. Quindi indagare sulle regioni di come questa Repubblica abbia prodotto così tanti guai e come mai nonostante i disastri prodotti dalla destra, la sinistra non sia mai riuscita (nei fatti) a vincere, ci dovrebbe unire, e già in parte ci unisce, nell’analisi e nelle risposte da dare insieme. Questo è il percorso iniziato con Sinistra e Libertà. Non un partito, ma un alleanza di forze unite su due cose assolutamente chiare e concrete. Misurare insieme la nostra capacità di proposta politica in occasione delle elezioni, europee prima, regionali adesso, per proporsi con un'offerta politica diversa dal resto della sinistra. Non p er essere a sinistra del PD, che non significa niente, ma nemmeno a destra di Ferrero o di Di Pietro, che non significa niente. Semplicemente diversi da entrambi.
Il punto è un altro: l’obiettivo dei Socialisti da sempre e di Sinistra e Libertà oggi, è quello di cambiare la sinistra, per costruirne una nuova. Con un diverso appeal, con un nuovo programma, con proposte convincenti sul terreno di una diversa sinistra di governo, una sinistra nuova con proposte chiare e convincenti per affrontare la crisi istituzionale, economica e sociale. Una sinistra laica e delle libertà per tutti, non giustizialista ed internazionalista.
E’ poco? Assolutamente no. E’ molto di più dell’obiettivo sterile di un partitino subito. Quelli che la sinistra già conosce e sono nel carniere dei suoi già sperimentati fallimenti. I partiti che si fanno e si sfasciano subito, o non vedono nemmeno la luce, come è stato già per la Rosa nel Pugno o per l’Arcobaleno. Perché nati dalla fregola di avere una casa per sè, invece che un movimento nascente e crescente per il paese. Per i quattro o cinque gatti del vertice dei partiti di provenienza o per i quattro o cinque della base o dei vari piccoli vertici locali, senza base sociale di riferimento.
Mi si dirà: ma così facendo, l’atteggiamento di chi in Sinistra e Libertà non vuole un partito subito (praticamente tutti) frena il processo.
No, non è così o non deve esserlo.
Parlo per me, parlo per i Socialisti che conosco. L’iniziativa politica dei Socialisti, autonoma sul piano della propria elaborazione e organizzazione di partito, non deve fiaccare o frenare lo straordinario lavoro che dobbiamo fare con Sinistra e Libertà. Anzi, più tutti sono forti con le proprie energie e le proprie idee, più faranno crescere Sinistra e Libertà.
Ma contemporaneamente Sinistra e Libertà non deve essere da freno all’iniziativa dei movimenti che la compongono. Se Sinistra e Libertà impedisce ai Verdi di essere Verdi, ai Socialisti di essere Socialisti e agli altri di essere ciò che sono e vogliono essere, allora sì c’è l’implosione. Ma non sarà così.
Il processo deve andare avanti con coraggio, generosità e determinazione, e può andare avanti anche con quel tanto di carica sperimentale che un movimento crescente e nascente deve avere. I due piani, partito e Sinistra e Libertà, debbono pertanto rimanere separati, ma devono essere sviluppati al meglio e con uguale energia su entrambi i fronti. Se tutti faranno così, senza attardarsi sulle regole dell’ingegneria della futura organizzazione o peggio ancora degli assetti, il processo crescerà e allora avremo svolto un primo passo della nostra iniziativa verso la sinistra nuova a cui Sinistra e Libertà non è già la soluzione ma un forte inizio.Sul PD non mi dilungo. Non mi si può chiedere di guardare con attenzione al niente che vuole rappresentare tutto.

* membro della Segreteria nazionale PS

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Riservato a iscritti e simpatizzanti socialisti - TESSERAMENTO 2009

La Segreteria nazionale del Partito Socialista, su delega del Consiglio Nazionale, ha stabilito che la campagna di adesione al Partito Socialista per l'anno 2009 avrà inizio il 1 agosto e terminerà il 30 novembre.

Norme e modalità per l'iscrizione:

Il costo della tessera 2009 è fissato in € 20.
Per i componenti della Segreteria Nazionale, i Consiglieri e gli Assessori Regionali in € 200
Per i componenti della Direzione Nazionale, i Consiglieri e gli Assessori Provinciali e dei Comuni capoluogo in € 100
Per i componenti del Consiglio Nazionale in € 50

"Il tesseramento subisce, nelle sue modalità, parziali modifiche per il 2009.
Le iscrizioni possono avvenire in modo singolo od organizzato.
Le Sezioni e le Federazioni sono autorizzate a raccogliere le adesioni al partito al loro livello territoriale.
Il Segretario della struttura interessata provvederà a rimettere all'Ufficio Centrale del Tesseramento l'elenco completo degli iscritti, con tutti i dati necessri per ogni singola tessera ed a provvedere al versamento collettivo delle ralative quote attraverso un unico bollettino di Conto corrente postale sul numero sottoriportato.
L'Amministrazione Centrale stornerà ,dal costo delle tessere, una quota di Euro cinque per tessera da destinare alle strutture periferiche.
Il singolo compagno può iscriversi, autonomamente, attraverso il bollettino di c.c.p. ovvero con il sistema online utilizzando la Carta di Credito."
Iscrizione con bollettino postale
Per isciversi occorre versare la quota tessera sul C/C postale n.91345454 intestato a Partito Socialista, indicando, in modo leggibile, Nome, Cognome, data e luogo di nascita, indirizzo ed email.

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