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BATTISTI E MATTEOTTI
10.7.2009

INFO SOCIALISTA 10 luglio 2009
a cura di n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592

Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it
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Quindicinale - Anno VI
o Un Libro per cominciare:" CESARE BATTISTI " di Stefano Biguzzi
o Sul Monte Corno “Battisti” domenica 12 luglio 2009
o “LA PAGINA PIU' NERA PER L'AUSTRIA” - di Mimma e Marco Battisti
o BATTISTI E MATTEOTTI, SOCIALISTI E SIMBOLI DI LIBERTA' - giornale TRENTINO, p. 10, venerdì 10 luglio 2009- di Nicola Zoller

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Un Libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

Autore: Stefano Biguzzi
Titolo: CESARE BATTISTI
Editore: Utet, Torino, 2008


Frutto di una lunga e approfondita ricerca, questa biografia traccia un ritratto a tutto tondo di Cesare Battisti e analizza la complessa matrice culturale e ideologica del suo pensiero politico. L'incontro del giovane irredentista con i fermenti del nascente socialismo, la sintesi tra la lotta per il riscatto degli ultimi e le battaglie democratiche per difendere l'identità nazionale del Trentino, l'attività di geografo, giornalista, editore e deputato al Parlamento di Vienna, il passaggio all'Italia allo scoppio della grande guerra e l'impegno totalizzante profuso nella campagna interventista, l'arruolamento volontario negli Alpini fino alla cattura e al supplizio affrontato da ultimo eroe dell'epopea risorgimentale, sono resi attraverso una ricostruzione particolarmente ampia e dettagliata.


Stefano Biguzzi ha compiuto gli studi storici presso
l'Università "Ca' Foscari" di Venezia. Specialista del
primo Novecento italiano con un particolare interesse per la
questione irredentista, ha pubblicato per UTET Libreria
L'orchestra del duce (2003).


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Ricordo annuale di CESARE BATTISTI, socialista e interventista democratico - I socialisti con gli alpini dell'Ana salgono sul Monte Corno “Battisti” domenica 12 luglio 2009 (con partenza alle ore 8 da piazza Podestà, di fronte al municipio di Rovereto)

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Sul quotidiano l’ADIGE di Trento è stato pubblicato una storia “romanzata” di Pino Loperfido, intitolata “Aldeno 1916. Una moneta falsa torna sempre indietro”. Si vorrebbe narrare di un ipotetico incontro tra Cesare Battisti – che veniva tradotto in catene a Trento dagli austriaci – e un ragazzo di Aldeno, il cui padre era stato inviato come soldato dell’esercito austriaco a combattere contro i russi. A questo racconto – davvero artificioso – hanno replicato Mimma e Marco Battisti, con l’intervento che qui riportiamo:

“LA PAGINA PIU' NERA PER L'AUSTRIA”

Narrare la storia, ovvero partire da un fatto storico e costruire un racconto con i personaggi che esprimono idee, sentimenti e emozioni è un esercizio oltremodo difficile che necessita non solo di un bagaglio culturale importante ma sopratutto di una chiara onestà intellettuale. A narrare la storia della cattura e l’impiccagione di Cesare Battisti ci ha provato su l’ Adige, con il racconto “Aldeno 1916”, Pino Loperfido con risultati di tale rozzezza da far venire i brividi alla schiena. Nel racconto si imbastisce l’idea che la causa della guerra mondiale fosse proprio lui: Cesare Battisti e che lui (Cesare Battisti) ne fosse cosciente ed anche pentito. Come è noto, chi accese l’esca che scatenò la guerra mondiale fu l’imperatore Francesco Giuseppe. In tutti gli scritti di Battisti nel quindicennio che antecedette la guerra, veniva proposta la trasformazione dell’Austria in uno stato federale e la concessione dell’autogoverno alle diverse nazionalità dell’ impero, mentre in nessun scritto appare traccia di una volontà distruttrice dell’Austria. L’Autonomia del Trentino fu una delle grandi battaglie socialiste di quel periodo. Solo dopo lo scoppio della guerra, Battisti vide che la trasformazione dell’impero austro-ungarico in una confederazione democratica era illusoria e che le aspirazioni di democrazia e autonomia per il Trentino trovarono il loro riferimento con l’ annessione all’Italia. L’immagine insistente, martellante, asfissiante che Loperfido vuol dare di Battisti è quella dell’alto traditore, traditore dell’impero, traditore della divisa, traditore della sua gente, “remengo”, effimero intellettuale, fallito nella vita, cosciente e disperato per i suoi stessi errori che ri torna in catene a casa dopo la bravata di essersi giocato la vita. Il racconto di Loperfido se dal punto di vista letterario è ben poca cosa, dal punto di vista storico è uno scontro frontale con i fatti della storia, i documenti di archivio, i tanti studi realizzati, le testimonianze, la memoria della gente. Alcuni anni fa Silvius Magnago visitò il Mausoleo di Battisti sul Doss Trento e gli Schutzen sfilarono a Bolzano per onorare “l’eroe della patria altrui”. Il presidente del parlamento austriaco incontrando il presidente Dellai ebbe a dire “Ogni volta che osservo le immagini dell’ impiccagione di Battisti, mi rendo conto che quella è stata la pagina più nera per l’Austria”. Dopo la sua morte, le idee di Battisti hanno continuato a alimentare lotte per l’uguaglianza e la libertà, così da far scrivere allo storico tirolese Claus Gatterer “Raramente un uomo ha avuto la fortuna di trovare tanti esecutori del suo testamento spirituale e morale”. Accanto all’articolo, l’Adige pubblica anche alcune foto. In una di queste si vede il boia sorridente che tiene le zampe sopra colui che ha appena ucciso. Nella foto a fianco, quasi fosse uno scherzo dell’impaginatore, appare Pino Loperfido che col suo articolo ha cercato di uccidere la figura, l’esempio e le idee di Cesare Battisti.

Mimma e Marco Battisti

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BATTISTI E MATTEOTTI, SOCIALISTI E SIMBOLI DI LIBERTA' - giornale TRENTINO, p. 10, venerdì 10 luglio 2009

di Nicola Zoller

Il 10 luglio 1916 Cesare Battisti veniva catturato dagli austriaci sul monte Corno, sopra Rovereto tra la Vallarsa e Trambileno, e due giorni dopo veniva messo a morte a Trento nel castello del Buon Consiglio. La ricorrenza del fatto vede tutti gli anni i socialisti roveretani e trentini partecipare all'incontro promosso dagli Alpini dell' ANA, salendo sul Corno "Battisti" la seconda domenica di luglio - quest'anno proprio il 12 luglio, giorno del patibolo - per ricordare con questo "pellegrinaggio alpestre" il sacrificio dell'irredentista democratico, che fu un pensatore e un dirigente socialista di livello europeo. Infatti Battisti è stata la figura più bella e rappresentativa del socialismo trentino, un socialismo che riuniva in sé gli ideali della socialdemocrazia mitteleuropea e quelli mazziniani, la lotta per l'autonomia dall'Austria e gli ideali risorgimentali. Allo scoppio della prima guerra mondiale Battisti sceglie l'interventismo.
La sua non fu una scelta dettata da sentimenti nazionalistici: ma nella guerra vede la possibilità della caduta degli imperi centrali, che avrebbe permesso di costruire un nuovo assetto dell'Europa, dando vita ad un processo di profondo rinnovamento sociale ed economico. Per queste ragioni Cesare Battisti è stato definito "un irredentista non-nazionalista", un "socialista internazionalista che nel 1914, dopo che altri aveva iniziato la guerra, si fece banditore dell'ultima guerra risorgimentale dell'Italia".
Prima di giungere a questa determinazione si era battuto per tutto un decennio per ottenere l'autonomia amministrativa del Trentino all'interno dell'impero. Ma invano. Da questa travagliata esperienza scaturiva la sua adesione all'entrata in guerra contro l'Austria-Ungheria, c he motiva con le ragioni di tanti altri "interventisti democratici" italiani. Come per Bissolati e Salvemini - e a differenza di quanti vagheggiavano una guerra di conquista - ripetiamo che il fine era quello di smembrare l'impero asburgico, liberando le nazionalità oppresse, per spegnere definitivamente in Europa un permanente focolaio di reazione e di guerra.
Il suo sogno era quello di una federazione europea di libere nazioni, fondata su una risorta internazionale socialista fatta di partiti su base nazionale.
Con l'entrata in guerra dell'Italia nel maggio 1915, Battisti si arruolò nell'esercito italiano andando a combattere sul fronte del Trentino. La sua anima socialista lo portò a fraternizzare più con la truppa e con gli ufficiali di complemento che con gli ufficiali di carriera, che egli individuava come il punto debole dell'intera compagine militare. Egli vide nella guerra un fattore di coagulazione nazionale attraverso cui si sarebbe potuto, una volta terminata vittoriosamente, giungere ad una autentica coscienza nazionale.
In questo spirito egli tenne varie conferenze ai soldati, sia di istruzione militare che di sostenimento morale; ma non bisogna pensare che al profugo trentino sfuggissero il vero volto della guerra e le sue inumane crudeltà, come emerge chiaramente dal suo epistolario. Il 10 luglio 1916 venne catturato sul monte Corno. Il 12 luglio, dopo un rapido processo, fu impiccato.
Il 5 dicembre 1916 il leader socialista Filippo Turati lo commemorò alla Camera dei deputati con commosse parole. Lo definì "socialista di principi e di azione" fin dalla prima giovinezza, sottolineò "la coerenza della vita" e lo "splendore del carattere", cose che lo rendevano "uno dei simboli più significativi di altissima umanità&q uot;. Turati rifiutò poi con fermezza ogni strumentalizzazione, che già si andava profilando, della sua figura da parte della destra politica e specialmente degli ambienti nazionalisti, sostenendo giustamente che in lui "non vi fu mai sentimento di odio tra le genti o animosità di stirpi, ma una fusione di senso della giustizia e della libertà". A Turati fece eco Salvemini, il quale l'anno successivo scrisse che Battisti, con la sua cultura, con il suo disinteresse, con la sua inaudita capacità di lavoro e con i suoi precedenti, avrebbe compiuto nella nuova vita italiana una funzione benefica di prim'ordine, in cui nessuno avrebbe potuto sostituirlo. La sua morte era "per la parte sana e consapevole della democrazia italiana, una perdita funesta".
E cinquant'anni dopo, Alessandro Galante Garrone, introducendo gli "Scritti politici e sociali" di Cesare Battisti, commentò :"Tradizione risorgimentale e fede nel socialismo: con queste idee, che lo avevano accompagnato per tutta la vita e per cui aveva sempre lottato nelle condizioni più avverse, Battisti si avvia al supplizio, il 12 luglio 1916. Il significato vero di quella vita e di quella morte fu inteso appieno otto anni dopo, all'indomani dell'assassinio di Matteotti: quando a Firenze i nomi dei due martiri furono posti l'uno accanto all'altro, in una sfida coraggiosa al regime fascista...Un anno dopo, a Trento, nel primo anniversario della morte di Matteotti, un mazzo di fiori era gettato nella fossa del castello del Buon Consiglio, con un cartoncino che protestava contro gli oppressori".
L'attualità dei valori di Matteotti - che è per antonomasia il simbolo mite ed operoso del combattente per la libertà - richiama così inscindibilmente l'attualità dei valori di Battisti, stupendame nte presentita dal patriota triestino G. M. Germani, incarcerato dai fascisti: "Battisti e Matteotti io li vedevo così, uniti, simboli e sintesi di una Italia avvenire".

Questo articolo è riportato anche dal sito nazionale del PARTITO SOCIALISTA www.partitosocialista.it sotto il titolo
SOCIALISMO E AUTONOMIA IN CESARE BATTISTI




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