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Per R. Dahrendorf
25.6.2009

INFO SOCIALISTA 25 giugno 2009
a cura di n.zoller@trentinoweb.it - tel. 338-2422592

Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it / www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno VI
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o Un Libro per cominciare:"Erasmiani. Gli intellettuali alla prova del totalitarismo" di Ralf Dahrendorf
o Costuire anche in Italia l'alleanza tra socialisti e democratici - di Mauro Del Bue
o Sinistra e Libertà: cominciamo a mettere i piedi nel piatto - di Lanfranco Turci
o Filmati e barzellette di un “uomo nuovo” - di Piero Ostellino

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Un Libro per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

Autore: Ralf Dahrendorf
Titolo: Erasmiani. Gli intellettuali alla prova del totalitarismo
Editore: Laterza, 2007

ALL'AUTORE APPENA SCOMPARSO DEDICHIAMO UN NOSTRO RICONOSCENTE RICORDO RIPRESENTANDO QUESTO SAGGIO (n.z.)

In sintesi:
Messi alla prova dai grandi totalitarismi, molti intellettuali del XX secolo ne hanno abbracciato i regimi e solo pochi non hanno ceduto. Non sono eroi, non sono lottatori della resistenza. Per queste figure-modello, come Popper, Berlin, Aron, Bobbio, Arendt e Orwell – ma anche Adorno, dal percorso più contraddittorio e meno lineare – Ralf Dahrendorf ha trovato un nome: erasmiani. In omaggio a Erasmo da Rotterdam che, già cinquecento anni fa, dimostrava di possedere le virtù che rendono alcuni immuni alle tentazioni dell’illibertà. Le biografie esemplari di una generazione, che ha sperimentato senza cedere la seduzione del potere totalitario, delineano una dottrina della libertà come virtù che travalica il tempo.

Indice:
Prefazione - L’interrogativo - 1. Chi ha resistito alle tentazioni del totalitarismo? - 2. Parliamo di intellettuali pubblici - 3. Il fascismo attirò con il legame e la figura del capo - 4. Il comunismo attirò con il legame e la speranza - 5. Ci furono persone impermeabili alle tentazioni: ad esempio Karl Popper, Raymond Aron, Isaiah Berlin - 6. Note sulla libertà, con e anche contro Isaiah Berlin - La risposta è una dottrina delle virtù della libertà - 7. Il coraggio della lotta individuale per la verità - 8. La giustizia della vita con le contraddizioni 9. La moderazione dell’osservare impegnato - 10. La saggezza della ragione appassionata - 11. Erasmo da Rotterdam fu un precursore delle virtù liberali - 12. Gli Erasmiani sono rappresentanti dello spirito liberale - Sul banco di prova del XX secolo - 13. Classe 1902, ovvero uomini di molte prove - 14. Il peccato veniale dell’adattamento - 15. La vulnerabile libertà dell’emigrazione interna - 16. Sulle scogliere di marmo, ovvero il puro vedere - 17. Gli Erasmiani non sono combattenti della resistenza - 18. L’esilio come necessità, opportunità e culto - Al di là della tentabilità - 19. La neutralità come dono e debolezza - 20. L’Inghilterra per gli stranieri - 21. L’Inghilterra per gli inglesi - 22. Oltre Atlantico. Vicina lontananza - Rivolgimenti e tempi normali - 23. 1945 ovvero la libertà culturale - 24. 1968 ovvero la delusione - 25. 1989 ovvero la fine del totalitarismo - 26. 2001 ovvero il nuovo controilluminismo - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi

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Costuire anche in Italia l'alleanza tra socialisti e democratici
di Mauro Del Bue*

In politica i socialisti italiani devono essere realisti e coerenti. Realisti, e pensare che i reduci del ecchio Psi non non sono riusciti e non riusciranno a rilanciare una forza socialista in Italia. Dopo quindici anni di tentativi è inutile continuare a illudersi e a illudere. Il bilancio deve essere onesto. Nè a sinistra, nè tanto meno a destra, è rinato il Psi o una forza che dal Psi ha preso piede. I tentativi sono stati tanti e anche con collocazioni opposte. Niente da fare. Qualcuno potrà ritenere che è colpa dei diversi gruppi dirigenti che si sono alternati all guida dei diversi partiti della diaspora. E può esserci del vero. La verità è che quando ci siamo riuniti abbiamo subito una desolante sconfitta. Ma non penso che questo sia un elemento fondamentale. E non solo perchè non c'è una prova contraria (potevamo avere dirigenti diversi e non riunificarci, ma quale sarebbe stato il risultato?), ma anche perchè l'operazione di rilanciare i vecchi partiti non è riuscita a nessuno. C'è forse in Italia la Dc, c'è forse il Pci? Si può dire che ci sono ex democristiani e che ci sono ex comunisti in abbondanza. Ma anche ex socialisti sono in prima fila, proprio perchè non hanno tentato di rilanciare il Psi. E sono presenti, ma con altre identità, è inutile negarlo, più nel centro destra che nel centro sinstra. Le ultime elezioni amministrative hanno oltretutto messo in rilievo che il già basso consenso dello Sdi, dopo la Costituente, si è quasi dimezzato ovunque. E' giusto cercare un'altra strada. Anzi l'unica strada, per essere coerenti. Noi vogliamo essere interpreti del socialismo europeo, o meglio del confronto che già s'è aperto nella sinistra europea per affrontare la sua crisi? E allora rilanciamo in Italia ciò che i socialisti europei hanno fatto in Europa. E cioè l'Alleanza dei socialisti e dei democratici. Un'intesa che si può contrarre (forse un partito, forse una federazione, forse solo un'alleanza) tra coloro che sono parte del socialismo europeo (penso a noi, a Sd, forse a Vendola, se ci sta) e i democratici italiani. I quali ultimi non devono pensare al Pd come al contenitore esclusivo di chi non è più, o non è ancora, socialista europeo, oppure come centro propulsore di una forza di tutti coloro che stanno indistintamente alla sua sinistra, come s'è scritto. Ma dovrebbero, se vogliono essere coerenti con quanto avvenuto al Parlamento europeo, lanciare il progetto della costruzione di un "soggetto" tra socialisti, intesi in senso largo, e democratici. A me pare l'unica via di uscita. Ne potremmo parlare senza
inibizioni?
* Segreteria nazionale PS

Sinistra e Libertà: cominciamo a mettere i piedi nel piatto
di Lanfranco Turci*

Nel momento in cui da Bertinotti a Il Foglio di Ferrara siamo sollecitati a confluenze ecumeniche in un unico grande contenitore di centro sinistra, che non potrebbe non essere il PD,conviene riflettere sulle ragioni di SL e su cosa fare dopo un voto non entusiasmante,ma neppure impeditivo di possibili sviluppi costruttivi.Lasciamo da parte le dinamiche della nascita della nostra lista elettorale e le ragioni obiettive oltre che le manovre politiche che hanno determinato, nel corso della campagna elettorale, modi decisionali e comunicativi che non possono essere in alcun modo vincolanti per i futuri sviluppi di SeL.La domanda di oggi è se serve SeL nel prossimo futuro della sinistra italiana.Se può avere un ruolo che non sia solo quello di garantire a qualche frazione di ceto politico una modesta possibilità di carriera?Io direi di sì,se riusciamo a farne un nucleo con un profilo politico comprensibile,capace di condurre battaglie politiche vere e di incidere sugli equilibri di tutto il centro sinistra.Se così non fosse e dovesse diventare un piccolo movimento confuso e velleitario,allora tanto varrebbe buttarsi tutti nel calderone del PD,per chi se la sente,e giocare su quel campo le carte migliori che ognuno avrà da spendere.La prima condizione è secondo me quella di disancorare SL dalle diatribe interne alla sinistra radicale e dai postumi della scissione di Rifondazione Comunista.Se la sua immagine restasse condizionata da queste vicende e aggiungo anche dal linguaggio di quel sottosistema della sinistra radicale, non si andrebbe da nessuna parte. Non perché ai Verdi o ai Socialisti o a parte di Sinistra Democratica la cosa non interessa,bensì perché non interessa ai cittadini,a quel generico potenziale popolo di sinistra che per primo dovremmo intercettare e coinvolgere.Un’altra condizione urgente è di evitare che l’aver ottenuto il risultato più significativo nel Mezzogiorno dia a SL una impronta di meridionalismo tradizionale,contiguo al partito unico della spesa pubblica che ha alimentato clientele,malgoverno e peggio in tanta parte del sud e della classe politica locale di tutti i partiti.Un federalismo fiscale ben costruito dovrebbe essere una bandiera di SL per il Mezzogiorno e per parlare a quell’Italia del Nord in cui anche SL è pericolosamente debole.Aggiungo ora alcuni punti programmatici che ritengo prioritari e anche emblematici per il profilo che SL dovrebbe assumere.
Ritengo prioritaria una lotta dura al lavoro nero e al precariato,insomma a quel dualismo del mercato del lavoro pagato dai giovani e dalla parte più debole dei lavoratori italiani e immigrati.Un impegno che non deve escludere anche l’organizzazione di movimenti autonomi.Ma deve essere chiaro che fuori dalla semplice denuncia ,se non ci si vuole condannare alla impotenza e alla indignazione nobile ma perdente,la risposta a questi problemi si chiama flexecurity,riforma degli ammortizzatori sociali e contratto unico à la Boeri o à la Ichino.
Scuola e università garantite come dice la Costituzione ai capaci e meritevoli,anche se privi di mezzi.Ma se non vogliamo il blocco della mobilità sociale,il perpetuarsi delle discriminazioni di classe o di censo,se non vogliamo abbandonare i giovani delle classi popolari alla sottocultura delle tv trash e delle discoteche,non basta dire più risorse alla scuola pubblica, si deve anche premiare il merito e le capacità degli studenti,degli insegnanti e delle istituzioni scolastiche e universitarie.Abbiamo voluto riprenderci la parola ,e sappiamo tradurla bene nella difesa dei diritti civili e della laicità dello Stato(qui siamo con i radicali toto corde).Ma non possiamo lasciare a Brunetta e alla Gelmini la parola ,non solo per il cattivo uso che ne fanno,ma perché una sinistra che non si liberi di ogni populismo al riguardo,non sarà mai egemone e credibile per il governo del paese.Sull’immigrazione bisogna che rinunciamo ai buoni sentimenti delle porte aperte a tutti.Aperte invece quanto è possibile e quanto basta,governate con umanità e con giustizia,ma anche con rigore.Attenzione seria al degrado urbano e ai conflitti sullo stato sociale fra gli ultimi(gli immigrati)e i penultimi(la nostra vecchia base popolare di operai,impiegati e pensionati)Sono loro che vivono gli effetti di un certo tipo di immigrazione,e se votano Lega in progressione geometrica,non possiamo continuare a pensare con boria intellettuale che si sono lasciati abbindolare dalla campagna xenofoba e dal terrorismo psicologico.Qualcosa ci deve essere che non funziona a sinistra in Italia come nel resto d’Europa!
Ambientalismo costruttivo:la crisi internazionale ripropone le grandi opzioni della conversione ecologica,del risparmio energetico e delle energie alternative.Unisce più che mai la politica economica e la politica ambientale.Bisogna però abbandonare le politiche del no o del nimby.No alla TAV,no alle discariche,no agli inceneritori,no ai rigassificatori.Ricordiamoci la parabola della Campania e quanti interessi sporchi e parassitari si sono mossi e si muovono dietro la sconfitta di Bassolino,ma anche dei Socialisti,del Verdi e di Rifondazione Comunista!Ultima considerazione.Noi non perdiamo di vista il PD.I’esito del suo travaglio e della sua crisi ci riguarda e riguarda i destini del paese.Per questo intendiamo incalzarlo su questi e su tanti altri temi che qui non posso riprendere.Ma il primo tema su cui tenerlo sotto tiro e su cui correggere tracce che sono anche tra di noi,è la deriva di potere e clientelare di tanti suoi gruppi dirigenti e di tante amministrazioni locali(oggi meno di ieri, perché passate anche per questo al centro destra!).Da questa battaglia passa il riavvicinamento della gente alla politica.Da qui passa anche il nostro futuro.Se vogliamo costruire un nuovo soggetto politico,la sua prima connotazione dovrà essere il suo carattere trasparente e democratico.Se invece,anche con i migliori programmi, riproducessimo una delle tante varianti dei partiti attuali,personali o basati su piccole autocrazie sostenute dalle clientele e e dall’arbitrio del potere mediatico,faremmo fallimento prima ancora di nascere,.E tradiremmo le aspettative di quei tanti giovani che in modo significativo hanno alimentato la nostra campagna elettorale in molte parti del paese.
* Segreteria nazionale PS

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Filmati e barzellette di un “uomo nuovo”
di Piero Ostellino
rubrica Il dubbio - Corriere della Sera 20 giugno ’09

Sbaglia Berlusconi a affidare agli avvocati la propria difesa sul casa delle feste a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa. La questione non e giuridica - con l'approccio formalistico degli avvocati non se ne esce - ma politica, e la può risolvere solo lui; se capisce che ciò che per i suoi avversari è una sua debolezza, in realtà, è anche la sua forza. Sbagliano anche i suoi avversari se pensano di defenestrarlo, puntando sulla (presunta) debolezza e ignorandone la (reale) forza. La chiave interpretativa della questione - che, nei suoi risvoltì psicologici, spiega, del resto, lo straordinario successo popolare dell'uomo - è nella descrizione che Patrizia D'Addario fa della sua prima visita a palazzo Grazioli: (Berlusconi) «Ci ha mostrato il video del suo incontro con Bush, le foto delle sue ville, ha cantato e raccontato barzellette».
Prigionieri della propria (presunta) superiorità antropologica, del proprio (ingiustificato) snobismo e della propria (pelosa) vocazione moralistica, i suoi avversari circoscrivo
no la vicenda alle (supposte) inclinazioni pecorecce del presidente del Consiglio. In effetti, vista da tale prospettiva, essa appare davvero il tentativo di un signore politicamente potente di portarsi a letto quattro ragazzotte prezzolate. Insomma: uno scandalo politico del quale il capo del governo pagherà il prezzo. Ma, il loro, è anche un clamoroso errore di marketing. In realtà, la vicenda non va letta dall'ottica di un uomo politico che si comporta come un sultano sessualmente assatanato, bensì da quella di un self made man che, malgrado ricchezza e potere, sente ancora il bisogno di «essere riconosciuto» e vuole farsi apprezzare. Dunque, non un caso di (scandalosa) satrapia politica, ma l'avventura del «ragazzo della porta accanto» che non crede ancora lui stesso alla fortuna che gli è capitata e ne ha costantemente bisogno di conferma.
Questa è la vera debolezza del cavalier Silvio Berlusconi. L'avvocato Agnelli che mostrasse i filmati dei suoi incontri con i potenti della terra e delle sue ville alle ragazze che, per dirla con Ghedini, «utilizzava», era semplicemente impensabile. L'uomo più ricco e, forse, anche il più potente d'Italia, che mostra filmati e foto del proprio status, e ì probabili squittii di meraviglia di alcune ragazzette disponibili, non sono uno scandalo politico; sono lo spettacolo di un'Italia, contadina e povera, entrata da poco nell'era del capitalismo, cui non pare ancor vero di goderne i frutti (anche proibiti). E questa è la forza di Silvio Berlusconi politico. Che la maggioranza degli italiani hanno votato e continueranno a votare malgrado la vanità, gli eccessi esibizionistici, certe stravaganze. Perché è uno di loro. Che piaccia o no, è la democrazia; che già, e per queste stesse ragioni, i grandi conservatori del Settecento e dell'Ottocento - Burke, De Maistre, Herder, eccetera - temevano e, oggi, da più modeste posizioni progressiste (!?), disprezza chi pensa di far fuori Berlusconi senza batterlo alle elezioni.


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