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SICUREZZA E IMMIGRAZIONE Il rapporto tra sicurezza ed immigrazione nelle città italiane è stato il tema principale delle ultime campagne elettorali. Un argomento capace di svegliare un elettorato altrimenti assopito e di indirizzarlo in massa a destra guidato dal mito rassicurante della “tolleranza zero”. Ecco quindi un partito fortemente xenofobo, come la Lega Nord, raggiungere percentuali di voto a due cifre anche là dove in precedenza non riceveva che una manciata di voti. Ecco Alemanno, politico post fascista stimatore delle legioni paramilitari del romeno Codreanu, divenire nientemeno che sindaco di Roma. Dopo le bombe carta e gli attentati ai negozi romeni e il fuoco appiccato ad un clochard indiano viene da pensare che Gobetti avesse ragione ritenendo il Fascismo una “autobiografia “ della nazione- Italia. Altro quindi che “italiani brava gente”! Le riflessioni sui fenomeni migratori non possono non portare ad una critica all’utilizzo del concetto stesso di identità. Come scrive Remotti nel suo “Contro l’identità” , le appartenenze identitarie non sono immutabili nel tempo. Alcune possono infatti nascere dal nulla e non avere quindi una storia pregressa. Le nostre società d’altra parte sono sempre state tutt’altro che immobili: come ricorda Barbujani in “Europei senza se e senza ma” non esistono sostanziali differenze di DNA tra gli esseri umani e anzi, come ricorda l’autore in una battuta: “Volete vedere la faccia di un immigrato africano? Guardatevi allo specchio” , perché tutti noi proveniamo geneticamente proprio dal “continente nero”. La storia insegna che le civiltà chiuse alle grandi vie del commercio, private della possibilità di relazionarsi con altri popoli, hanno finito per decadere ed estinguersi. Solo le società aperte hanno avuto modo di arricchirsi e prosperare: la Repubblica di Venezia, ad esempio intratteneva fruttuosi scambi culturali con i sultani di Istanbul, con buona pace di Borghezio e Calderoli. Ecco quindi che forse, di fronte al formarsi di società multietniche e complesse, l’unico modo possibile per creare una società pacifica è quella di ragionare sulla base di individui, portatori degli stessi diritti e doveri: non esistono criminali romeni ed italiani, esistono criminali e basta. I tempi sono quindi maturi per creare nuovi codici di cittadinanza transnazionale e globale. Purtroppo invece l’Italia sta finendo per assomigliare drammaticamente al Paese immaginario descritto da Bertold Brecht nel suo “Teste tonde, teste a punta” nel quale un dittatore si inventa un conflitto razziale per distogliere l’attenzione dei cittadini dalla crisi economica attribuendo alle “teste a punta” ogni colpa. Quando la rivolta sarà domata tutto tornerà come prima. I ricchi a fare i ricchi e i poveri a fare i poveri. Ed è esattamente quello che succederà nel nostro Paese senza un rapido risveglio dal sonno della ragione nel quale sembra essere piombato. MATTEO SALVETTI matteosalvetti@yahoo.it torna in alto |