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Breve storia del futuro
25.11.08

INFO SOCIALISTA 20 novembre 2008
a cura di n.zoller@trentinoweb.it tel. 338-2422592
- per il coordinamento del PARTITO SOCIALISTA in Trentino-Alto Adige
collegato all'azione nazionale dei socialisti e del centro sinistra -
Trento/Bolzano: www.socialistitrentini.it
www.partitosocialistatrentino.it - www.socialisti.bz.it
Quindicinale - Anno 5°








o UN LIBRO, per cominciare: "Breve storia del futuro" di Jacques Attali
o Nencini:Elezioni amministrative ed Europee con il simbolo socialista
Liste aperte a esponenti della cultura laica e riformista

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UN LIBRO, per cominciare ("Tutte le cose del mondo conducono a una citazione o a un libro" Jorge L. Borges)

o Autore: Jacques Attali
o Titolo: Breve storia del futuro
o 227 pag., 16 € – Edizioni Fazi - 2007
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L'autore
Jacques Attali, intellettuale, economista, filosofo, storico, ha insegnato Economia teorica all'École Polytechnique e all'università Paris-Dauphine.E' stato consigliere di Mitterand. Editorialista dell'«Express», è autore di decine di libri, tradotti in più di venti lingue, tra cui saggi, romanzi, racconti per l'infanzia, biografie e opere teatrali.
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“Comincerà, è già cominciata, una formidabile battaglia geopolitica tra le democrazie di mercato e il mercato, per la supremazia planetaria. Questa battaglia condurrà alla vittoria, oggi impensabile, del capitalismo sugli Stati Uniti, e persino del mercato sulla democrazia.”
In questo saggio vengono raccontati i prossimi cinquant’anni, così come Attali li immagina, tenendo conto di tutto quello che si sa da un punto di vista storico, scientifico ed economico. Nel 2050 la Terra sarà abitata da 9,5 miliardi di esseri umani e se nei Paesi oggi ricchi la popolazione sarà sempre più vecchia (raggiungeremo un’aspettativa di vita di 100 anni) e sempre più bassa la natalità, ci saranno invece nazioni estremamente prolifiche e giovani, la cui popolazione tenderà a espandersi oltre i propri confini.
Come si svilupperanno i rapporti tra le varie nazioni? che cosa cambieranno nel mondo le grandi migrazioni, o le novità del lavoro e del mercato? Alcuni sono cambiamenti già in atto: lo stesso mondo del lavoro sta subendo trasformazioni significative, la Terra è scossa da mutamenti climatici forse irreversibili, le religioni stanno prendendo sempre più un ruolo politico.
Certamente i costumi cambieranno e anche la morale: quello che non era accettato lo sarà serenamente perché nuovi saranno i nostri parametri di giudizio.
Il saggio parte da una breve analisi, attraverso concetti fondamentali, del passato visto come un costante e tortuoso cammino di liberazione degli esseri umani, percorre una sommaria storia del capitalismo, vedendone le radici ancora nel mondo greco e arriva a internet e alla crescita rapidissima delle economie asiatiche e alla crisi attuale di quella americana. Drammatici sono gli attuali numeri de lla diffusione di fame, lavoro minorile, morti di bambini sul lavoro, prostituzione sfruttamento della povertà. Tutto ciò, inevitabilmente, spingerà le popolazioni più disperate a migrare.
Ha inizio proprio da questo momento la “storia del futuro”, con la facile previsione di India e Cina come Paesi dalle economie dominanti. A queste però Attali aggiunge la Corea del Sud, vista nel 2025 come la prima potenza asiatica, forte di un dinamismo culturale e di uno sviluppo tecnologico straordinario. Così come assegna al Brasile il ruolo di quarta potenza economica del mondo dopo Stati Uniti, Cina, India e davanti al Giappone.
Nei prossimi anni anche il tempo delle merci diminuirà sensibilmente, ciò che oggi dura degli anni sarà sostituito in pochi mesi. Cambieranno le nostre abitudini di vita, tutti e ovunque saremo connessi in rete, aiutati da robot, in una situazione di perenne nomadismo.
I mutamenti climatici produrranno catastrofi naturali dalle conseguenze finanziarie immense, penuria d’acqua, inquinamento, riduzione di specie animali e vegetali.
È a questo punto che la tecnologia può intervenire e modificare questa corsa incosciente verso l’abisso…
È possibile una decima forma mercantile? Si chiede l’autore dopo aver esaminato i nove precedenti cambiamenti dell’Ordine mercantile. Si creerà un mondo policentrico ma non potrà resistere a lungo in pace e si svilupperà una formidabile battaglia geopolitica per la supremazia planetaria.
Cambiamenti dei costumi, decostruzione degli stati, imprese nomadi, iperconflitti, guerre per il petrolio e per l’acqua…. Ma forse, chissà, anche la nascita di un’iperdemocrazia tesa al bene comune.
Insomma tutto è ora ne lle nostre mani, tutto dipende dal senso di responsabilità dei governi odierni.
E l’Italia? “L’Italia si trova in una posizione geografica cruciale: all’incrocio tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente mediterraneo, e potrà sviluppare un potenziale di crescita immenso se saprà approfittare di questa tripla appartenenza. Se saprà fondersi in tre insiemi senza disperdersi in minuscole province.”

Le prime pagine 1. Una lunga storia
Per comprendere ciò che potrà essere il futuro, devo raccontare a grandi linee la storia del passato. Si vedrà che è attraversato da alcune invarianti e che esiste come una struttura della Storia, permettendo così di prevedere l'organizzazione dei decenni a venire.
Dai tempi più remoti, tutti i raggruppamenti umani si sono organizzati intorno a una ricchezza, una lingua, un territorio, una filosofia, un capo. Sono sempre coesistiti tre poteri: quello religioso, che fissa il tempo delle preghiere, ritma la vita agricola e determina l'accesso alla vita futura; quello militare, che organizza la caccia, la difesa e la conquista; quello mercantile, che produce, finanzia e commercializza i frutti del lavoro. Ognuno di questi poteri amministra il tempo, controllando gli strumenti per la sua misurazione: osservatori astronomici, clessidre, orologi marcatempo.
In tutte le cosmogonie, tre dèi dominano su tutti gli altri, mettendo in scena questa trinità del potere: i latini li chiamano Giove, Marte e Quirino - dio degli dèi, dio della guerra e dio del denaro. Sotto di loro, il regno degli uomini comuni. Ancora più sotto, un diverso potere attraversa tutti gli altri e forse un giorno ne prenderà il posto: quello femminile, che controlla la riproduzione delle generazioni e la trasmissione del sapere.
A turno, ciascuno dei tre poteri dominanti (religioso, militare e mercantile) ha controllato le ricchezze. Si può allora racconta¬re la storia dell'umanità come la successione di tre grandi ordini politici: P"Ordine rituale", in cui l'autorità è essenzialmente religiosa, 1'"Ordine imperiale", in cui il potere è prima di tutto mi¬litare, l'"Ordine me rcantile", in cui il gruppo dominante è quello che controlla l'economia. L'ideale del primo è teologico, quello del secondo territoriale, quello del terzo individualista.
In ciascuno di questi ordini, la società resta stabile per tutto il tempo in cui il gruppo dominante controlla la spartizione delle ricchezze. Nell'Ordine rituale, esso le spende in sacrifici, nell'Ordine imperiale, in monumenti, nell'Ordine mercantile, in investimenti produttivi. E, in tutti e tre gli ordini, la difesa del suo potere è prioritaria. Il controllo della ricchezza da parte del gruppo dominante è minacciato dalle guerre, dai cataclismi naturali, dai prelievi esterni, dai concorrenti. Per conservare il potere, il gruppo dominante cerca di attivare a proprio profitto il progresso tecnico, di sfruttare più intensamente i deboli o di estendere lo spazio dominato. Se fallisce, un altro gruppo dominante prende il suo posto.
Poi, quando viene messa in discussione la stessa legittimità dell'autorità, si instaura un ordine nuovo, con altri poteri, altri saperi, altri modi di spendere le eccedenze, altri rapporti di forze geopolitiche. A turno, il padrone diventa schiavo, il soldato sostituisce il prete, il commerciante rimpiazza il soldato.
Naturalmente, queste evoluzioni non passano attraverso rotture nette: in ogni momento i tre ordini di potere coesistono, con fughe in avanti premature e passi indietro.
Ecco ora la storia di questi ordini, del modo in cui sono nati e hanno assistito al proprio declino, fin dalla più remota antichità. Questo racconto permette di cogliere alcune leggi della Storia, a partire da fatti apparentemente infimi, anodini. E fondamentale comprendere queste leggi: saranno ancora all'opera in futuro, consentendo di predirne il corso.

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Liste aperte a esponenti della cultura laica e riformista
Nencini:Elezioni amministrative ed Europee con il simbolo del partito

12/11/2008 -
"Alle elezioni Europee del prossimo anno i socialisti, stando all'attuale legge elettorale, dovranno concorrere con proprie liste elettorali, ove risulti evidente l'appartenenza al socialismo europeo, aperte a figure rappresentative della cultura laica e riformista italiana". Lo ha sostenuto il segretario del Ps, Riccardo Nencini, nel corso della relazione con cui si sono aperti i lavori della direzione del partito. Dopo aver immaginato che un risultato importante per il PS sarebbe raddoppiare il numero dei voti attuali, Nencini ha affermato che per quanto riguarda le elezioni amministrative di primavera il partito socialista chiederà "primarie di coalizione reali" per rinnovare le candidature ai vertici delle istituzioni locali.
"Sarà presentato il simbolo per le provinciali - ha concluso il segretario del Ps -mentre per le comunali si lascerà ampio margine di scelta alle realtà locali. E per quanto riguarda le alleanze dovrà prevalere la disponibilità al dialogo del Partito Democratico e la convergenza sui programmi cui i socialisti daranno il loro contributo".


Documento approvato dalla Direzione Nazionale del Partito Socialista, nella
riunione del 12 novembre 2008, all'unanimità con la sola astensione di Gianni
De Michelis.
La crisi economica e il ruolo dei socialisti
La situazione del Paese è caratterizzata da difficoltà crescenti sul piano sociale ed
economico. La gravissima crisi finanziaria ha investito tutto l’Occidente e si sta
riversando sull’economia reale, rendendo davvero problematico immaginare processi
di crescita e rischiando di portare l’Europa intera, e in particolare l’Italia (che nel
corso degli ultimi quindici anni è cresciuta molto meno della media europea) in una
situazione di grave depressione. Si impongono misure immediate sul piano fiscale e
degli ammortizzatori sociali, per sostenere i redditi dei lavoratori e dei pensionati, e
garantire il credito alle piccole e medie imprese. Per questa via, si devono contrastare
le tendenze alla recessione e i rischi di una nuova ondata di perdita dei posti di
lavoro. Chiediamo al governo Berlusconi l’adozione di un pacchetto di misure sociali
a integrazione della finanziaria, utilizzando i margini di flessibilità del trattato di
Maastricht e la riduzione del costo del denaro decisa dalla BCE. Il governo
Berlusconi, dopo i primi mesi di luna di miele con l’elettorato favoriti anche
dall’assunzione di alcune misure efficaci (sui rifiuti di Napoli, sulla detassazione
degli straordinari, la lotta contro i fannulloni nel pubblico impiego), sta iniziando a
suscitare le prime perplessità nel Paese, con un consenso che ultimamente va
riducendosi cui, però, non fa da contrappeso una maggiore popolarità dell’area di
o pposizione. Anzi, anche l’opposizione di centro sinistra non gode di particolare
fiducia e non è certo rincorrendo la storica vittoria di Baràck Obama negli Stati Uniti
che i riformisti italiani potranno risultare più credibili nel loro progetto di
cambiamento. La tendenza degli italiani appare confusa e le spinte sembrano
orientarsi verso le soluzioni più radicali. Ancor più che alle recenti elezioni politiche,
infatti, le aree premiate paiono essere quelle più in grado di dare risposte fondate
sulla paura e sulla esigenza di maggior sicurezza: Di Pietro e la Lega, nonchè i
movimenti e le aree dell’antipolitica e dell’esterofobia.
Il bipartitismo anomalo all’italiana
E’ evidente che l’accordo di fatto tra Berlusconi e Veltroni per eliminare i rispettivi
alleati e creare due partiti a vocazione maggioritaria pare oggi in grave crisi. Da un
lato il Pdl deve fare i conti con la crescita della Lega e dall'altro il Pd deve oggi
misurare su se stesso i danni dell’apparentamento con Di Pietro, il figlio prediletto
divenuto degenere e pericoloso per il futuro della famiglia. Di Pietro oggi è infatti il
maggior ricettacolo di voti in uscita dal Pd e viene ora sconfessato (per non aver
mantenuto fede ai patti) ora inseguito (vedasi la vicenda abruzzese e l’assurdo tira e
molla sulla presidenza della commissione di vigilanza sulla Rai). L’Udc e i partiti
non rappresentati in Parlamento a causa di una ‘abusiva’ interpretazione della legge
elettorale (si è inventato l’istituto non previsto della negazione dell’apparentamento
che invece la legge considerava premiale) sono oggi al centro di un evidente
corteggiamento da parte di entrambi i partiti maggiori.
La nostra azione deve essere orientata in una duplice direzione: aperta a tutte le forze
disponibili al di là della loro collocazione, con l’obiettivo di contestare le norme di
una democrazia zoppa ed atipica, caratterizzata da assenza di decisioni dal basso e
gestita da una ristretta oligarchia politica. Si tratta dell’emergenza democratica ed
attiene alla questione delle norme elettorali, alla vita interna dei partiti e all’uso
dell’informazione. La seconda direzione è quella di contribuire a creare un polo
riformista rinnovato in grado di rilanciare una sinistra e un centro-sinistra in crisi, al
minimo assoluto di consensi e in preda a una sindrome da impotenza che si esprime
quasi esclusivamente con il ricorso alla piazza. Oggi è invece necessario tracciare un
itinerario per il futuro dei democratici, dei socialisti, dei riformisti italiani. Quel che
serve sono, direbbe Carlo Rosselli: “idee chiare, uomini nuovi, amore per i problemi
concreti”.
La questione democratica e la riforma elettorale
L’emergenza democratica è sotto i nostri occhi. In Italia, dal 1979, si parla di grande
riforma (Bettino Craxi fu il primo a sottolinearne l’esigenza). Dopo anni di contrasti e
di inedia le sole riforme introdotte sono state quelle elettorali (del 1991 sulla
preferenza unica, del 1993 con l’introduzione del maggioritario, le riforme elettorali
sull’elezione dei sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni, in ultimo la
riforma del 2006), la riforma del Titolo V della Costituzione votata dal centro sinistra
e confermata dal referendum (ma ritenuta da emendare anche da chi l’ha votata per la
confusione di poteri tra Stato e Re gioni) e la cosiddetta ‘devolution’ votata dal centro
destra e annullata dal referendum costituzionale. Hanno chiamato tutto questo
‘Seconda Repubblica’. A questa confusione di leggi e di norme, che ha lasciato
l’edificio istituzionale in condizioni di visibile precarietà, ha corrisposto la fine dei
partiti tradizionali e la nascita di partiti leaderistici senza organi effettivamente
collegiali, senza segretari eletti e con pochi iscritti, con la conseguenza che anche la
selezione dei dirigenti è venuta meno. Le norme introdotte nel 1993 e nel 2006 hanno
affidato di fatto ai leader dei partiti la facoltà di scegliere per intero i candidati per la
Camera e per il Senato. A partiti senza vita democratica viene affidato un potere
straordinario, il potere più alto mai conosciuto nella storia repubblicana: quello di
sostituire gli elettori nella scelta degli eletti. Questo progetto di esproprio della
comunità e di appropriazione indebita di funzioni affidate al popolo era stato
coerentemente proposto anche per le elezioni europee: sbarramento al 5% ed
eliminazione delle preferenze. E’ contro questo progetto che ci siamo con successo
mobilitati assieme ad altri movimenti e partiti dando vita al ‘Comitato per la
democrazia’. L’incontro tenuto al Quirinale ha consentito infatti al Capo dello Stato
di prendere posizione annunciando la necessità di assumere decisioni in materia solo
a larga maggioranza, orientamento cui ha dovuto attenersi il Presidente del Consiglio.
Noi continueremo comunque la nostra battaglia in difesa del pluralismo e del
legittimo diritto dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti.
Alle Elezioni Europee del prossimo anno i socialisti concorreranno con pr oprie liste
elettorali, ove risulti evidente l’appartenenza al socialismo europeo, aperte a figure
rappresentative della cultura laica e riformista italiana. A questo fine, si deve avviare
un confronto anche con i compagni di Sinistra democratica, i Radicali e altre
componenti non comuniste per conoscere le loro posizioni al riguardo e verificare la
possibilità di intese.
Rifondare il polo riformista
La crisi della sinistra italiana è anche una crisi di idee. La sinistra italiana si dibatte
ancora tra la conservazione di vecchi tabù ed una cultura genericamente
‘democratica’. E’ discutibile che cercando di lisciare il pelo alla protesta sulla scuola
con il referendum sul decreto Gelmini, il Pd riuscirà a rilanciare il suo progetto di
rinnovamento per renderlo più credibile. E’ sbagliato rincorrere Di Pietro sia sul
versante del giustizialismo sia su quello del movimentismo. Bisogna contestare il
governo sul tema dell’istruzione e sulla genericità dei tagli imposti ma senza
confondersi con una difesa acritica e corporativa di un modello universitario che va
riformato. I giovani hanno ragione a protestare perché formazione e istruzione
funzionano a intermittenza, perché, come recitava un loro efficace slogan, “Il futuro
era meglio in passato”. Necessitano grandi cambiamenti sul versante della
competitività, del merito, della qualità. Bisogna contestare la Gelmini perché opera
scelte con decreti parziali e non propone (cosa che neppure Fioroni per la verità ha
fatto) un disegno globale di riforma. E soprattutto il disagio giovanile può essere
efficacemente combattuto con una radicale riforma del nostro stato social e che non
prevede per le nuove generazioni né tutele, né garanzie né premi.
Un patto tra le generazioni, sulla scorta delle indagini e delle proposte di insigni
economisti liberali e riformisti, non tutti appartenenti all’area del centro sinistra, è ciò
che oggi diviene quanto mai attuale. Noi indichiamo tre versanti di ricerca comune: il
mercato e le sue regole nel tempo della globalizzazione; le modifiche allo stato
sociale italiano; le liberalizzazioni i temi delle culture, delle libertà, dei diritti di terza
generazione.
La grande crisi propone il rilancio di un’idea di mercato con regole chiare ed eque e
di un ruolo attivo ed efficace delle istituzioni pubbliche, dell’Europa e all’interno di
una nuova governance mondiale. Un’idea, insomma, di un nuovo socialismo
democratico e repubblicano.
Il cambiamento della sinistra italiana non è nella sua americanizzazione ma in un
riformismo decisamente innovativo che tragga alimento dalle sue radici per
proiettarsi nel futuro postindustriale della società della conoscenza, e che faccia di
inclusione, merito, responsabilità e rigore i suoi punti cardinali.
Per questo rilanciamo la proposta della creazione di un polo riformista radicalmente
innovatore, l’unico in grado di interpretare i cambiamenti intervenuti nella società
italiana. Una nuova alleanza tra soggetti distinti e separati. Con regole chiare e con il
rispetto delle singole autonomie.
Le elezioni amministrative
In generale il Ps sottolinea che la questione delle alleanze locali deve capovolgere
una tendenza che in qualche misura è parsa in vigore nel partito: prima gli assessori,
poi i consiglieri e infine il risultato elet torale; occorre al contrario prima conseguire il
risultato elettorale e infine discutere degli incarichi di governo. Questo vale per
l’Abruzzo e per tutte le realtà in cui il partito si presenterà nelle elezioni locali.
E’ evidente che il Partito Democratico si presenta in questo come il primo
interlocutore, il che non ci deve impedire un confronto con tutto l’arco delle forze di
centro sinistra nonché con quelle liste locali che possano essere in sintonia con i
nostri programmi. Un confronto tra partiti diversi che rispettano e valorizzano la loro
reciproca autonomia. Ciò non significa produrre una ferrea automaticità delle
alleanze: per le elezioni provinciali il partito impegna le istanze periferiche a
presentare il simbolo elettorale, così come per le comunali delle città con oltre 15.000
elettori, lasciando ampio margine di scelta alle realtà locali nelle restanti
consultazioni. Nella definizione delle alleanze deve prevalere il giudizio che si
esprime sulle amministrazioni locali, la disponibilità al dialogo del Partito
democratico e la convergenza sui programmi cui i socialisti daranno il loro contributo
attraverso le ‘primarie delle idee’.
I socialisti proporranno infine ‘primarie di coalizione’ quando si tratterà di rinnovare
le candidature ai vertici delle istituzioni locali.
Ps: il partito dei riformisti innovatori
Dal congresso di Montecatini ad oggi il Ps, unitariamente, ha teso a caratterizzare la
propria azione come quella di un partito presente nelle battaglie civili e sociali. Ha
promosso i seminari in materia di Giustizia e Testamento biologico, la raccolta di
firme per quattro proposte di legge popolari: precariato, det assazione delle bollette,
Costituente, unioni civili. Tutte le realtà periferiche devono sentirsi mobilitate per il
successo delle quattro campagne pubbliche. E’ stato il primo partito ad organizzare
una raccolta di adesioni ad un manifesto contro l’abolizione del voto di preferenza.
Ha lanciato la proposta di costituire il ‘Comitato per la democrazia’ composto dalle
forze non rappresentate in Parlamento. Il segretario del partito ha svolto incontri con
il segretario del Pd e dell’Udc per intrattenere o consolidare rapporti di dialogo e di
collaborazione. Per novembre e dicembre, sono previsti due importanti appuntamenti
nazionali sull’università e sulla scuola.
Riveste carattere prioritario trasformare anche la periferia del partito in una
aggregazione viva e presente nelle battaglie sociali e civili. Oggi il partito è in larga
parte del Paese troppo ancorato al potere locale. Un bene laddove il rapporto tra
potere locale e voto elettorale è accettabile, un limite dove questo rapporto non si
trasforma in iniziativa politica e quindi in consenso. E’ necessario che questa idea di
partito-movimento venga condivisa e non sia subordinata né al mantenimento di uno
schema di partito tradizionale né alla conservazione di spicchi di potere concentrati in
poche mani.
A tal fine è necessario che i Comitati Regionali prevedano l’organizzazione di
Conferenze Organizzativo-Programmatiche a partire dal prossimo mese di gennaio.
Sarà il nuovo Statuto a definire una diversa tipologia organizzativa del partito, a
stabilire le incompatibilità – spetterà subito dopo agli organi del partito rimuovere
coloro che ne sono portatori -, a prevedere strutture aperte fo rmate da iscritti e da
associazioni che collegialmente vorranno aderire ed il coinvolgimento di
simpatizzanti e di movimenti di società civile. La Conferenza di Organizzazione
fissata a Napoli il prossimo 13 dicembre sarà il momento cruciale per dar vita al
Partito Socialista dopo la Costituente. La rivista storica ‘Mondoperaio’ sarà uno
degli strumenti per avviare il dibattito sul futuro della sinistra riformista in Italia.

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