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Il 10 giugno 1924 un deputato socialista, la cui famiglia era originaria dalla trentina Val di Sole, veniva rapito da cinque sicari fascisti e poi brutalmente assassinato. Stava recandosi alla Camera, dove poco tempo prima aveva tenuto un circostanziato discorso contestando i risultati delle elezioni, falsati dai brogli e dalle violenze del governo mussoliniano. Si concludeva cosi tragicamente la vita operosa di Giacomo Matteotti, dirigente instancabile, fondatore di camere del lavoro, cooperative, circoli e biblioteche popolari. Dopo essere stato amministratore comunale e sindaco - impegnandosi secondo la migliore tradizione riformista a sviluppare servizi popolari, scuole, asili, vie di comunicazione tranviarie - venne eletto deputato a 34 anni nel 1919. Egli contrastò subito il primo squadrismo fascista. Si adoperò tanto attivamente in questo senso che Mussolini, assunto il potere, volle "far tacere quella voce" assumendosi poi apertamente ogni responsabilità politica del delitto Matteotti. Anche quest'anno – 80° anniversario del sacrificio di Giacomo Matteotti - come rappresentanti dei socialisti trentini abbiamo ricordato il deputato socialista a Comasine di Peio, portando una corona sotto l'iscrizione marmorea che ricorda la figura di Giacomo nella casa avita dei Matteotti in questo paese della Val di Sole. Perché ricordare Matteotti? - Perché è una bella figura di idealista concreto. Non è un estremista, egli costruisce. Ma di fronte alla tirannide sfida la morte: con sicurezza afferma che "Il socialismo è una idea che non muore. Come la libertà". Se c’è oggi bisogno di un simbolo – un vero eroe - a cui tutti i progressisti possano riferirsi, non c’è un Che Guevara che tenga: questo simbolo è proprio il riformista Matteotti. - Perché il suo sacrificio documenta - contro tante dimenticanze interessate di oggi - la intrinseca natura violenta del fascismo dalle origini in poi. Non vi fu, come alcuni pretendono, un momento "buono" del fascismo, se è vero che via via esso manderà al confino 16.000 oppositori, ne condannerà oltre 4.000 coi tribunali speciali, abolirà i consigli comunali, i partiti politici, la libertà di stampa, il diritto di sciopero, per poi gettarsi nella cruenta guerra coloniale etiopica (al prezzo di 15.000 morti italiani e di oltre 700.000 morti etiopi) concludendo la carneficina con le leggi razziali e l'appoggio alla guerra hitleriana, con le conseguenze tragiche di milioni di vittime. - Perché spesso la sua figura è collegata a quella di un altro grande socialista, il trentino Cesare Battisti. Ricorda lo storico Alessandro Galante Garrone che "a Trento nel primo anniversario della morte di Matteotti un mazzo di fiori era gettato nella fossa del Castello del Buonconsiglio" lì dove Battisti era stato messo a morte "con un cartoncino che protestava contro gli oppressori". Ecco, quei fiori idealmente continueremo a recarli anche noi ogni anno, memori della invocazione di Piero Calamandrei per i caduti della libertà: "Morti invano se li dimenticheremo, vivi per sempre se in loro ci ritroveremo uniti". Nicola Zoller consigliere nazionale SDI torna in alto |